Massaja
Lettere

Vol. 5

/46/

823

Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 302rIll.mo Signor Antoine Carissimo

Clermont 21. Agosto 1880.

Arrivato qui la sera del 19., come Le diceva nell’ultima mia, pensando che Ella sarebbe venuta ho fatto cercare di Lei, e nessuno seppe darmene notizie, ne ho ringraziato perciò Iddio che Ella [ha] preso la risoluzione di non venire.

Nell’itinerario che io Le spediva nella mia suddetta Le diceva che mi sarei trovato al più tardi il 25. a Tolosa di dove Le avrei scritto avvertendola del mio arrivo ad Abbadia; tale era la mia risoluzione; oggi però mio malgrado mi trovo obligato a disdirmi anche di questo, ed eccoLe l’imponente ragione: trovandomi ancora alla Bourboule ho ricevuto due lettere, una del P. Generale che mi scriveva d’intelligenza col Cardinale Simeoni, ed un’altra di un’amico che mi esortavano a recarmi a Roma al più presto: [f. 302v] a queste due lettere ho risposto ancora che sarei venuto al più presto possibile, ma che non poteva assolutamente dispensarmi da una visita promessa al Signor d’Abbadie, persona a cui la Missione Galla e la Chiesa di Dio professa delle rispettabili deferenze, cosa vuole? jeri sera quando già io era ritirato nella mia camera per dormire mi arriva una terza lettera dello stesso Cardinale Simeoni d’accordo col S. Padre, la quale mi ordina di partire per viam breviorem alla volta di Roma. Come io e Lei, e tanto meno Madama d’Abbadie, non siamo sceftà [ribelli alle leggi], come è chiaro dobbiamo piegare la fronte. Sappia adunque che io mi trovo obligato a partire al più presto direttamente per Lione; colà, fatta che avrò una visita al /47/ Consiglio Centrale della Propagazione della Fede, prenderò il treno del Monte cenisio direttamente per Roma sotto il nome semplice di Padre Guglielmo dalla Piova Cappuccino, e senza fermarmi in Torino mia stessa patria volerò per Roma incognito, ed incognito dimorerò colà fino alla mia sortita, e ciò per di Lei norma, perché occorrendo di volermi [f. 303r] scrivere mi scriverà coll’indirizzo suddetto dirigendo la Sua lettera al P. Generale dei Cappuccini. Non posso dirLe le ragioni di tutto questo fuori di questa, la corte oggi si trova a Torino; il resto poi delle ragioni deve già averle sentite verbalmente da me e da altri.

In vista di tutto questo credo di non avere bisogno di scusarmi presso di Lei, persona troppo ragionevole; nel caso che il cuore di Lei facesse il cattivo io confido nel patrocinio di Madama d’Abbadie, la quale dopo aver veduto la mia brutta figura una volta non sarà tanto vaga di vedermi. Ad ogni evento quod differtur non aufertur, ed io sono sempre fisso di venire, e rimanervi molto sino a tanto che non mi cacieranno.

Per tutto il resto poi debbo notificarLe per la gloria di Dio che la mia salute ha guadagnato molto: monto e scendo le scale con molta facilità, e posso celebrare la S. Messa senza appoggiarmi, cosa che attribuisco quasi a miracolo; di tutto ne sia ringraziato Iddio.

F. 303v Il P. Luigi Gonzaga, anche lui molto meglio in salute si unisce a me nel presentarLe coi saluti i più sinceri sentimenti di riconoscenza ed amicizia, coi quali ho l’onore di raffermarmi

D. S. V. Ill.ma e Carissima

Divot.mo Servo
† Fr: G. Massaja V.o