Massaja
Lettere

Vol. 5

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Al padre Isidoro Faraone da Guarcino OFMCap.
segretario generale – Roma

[F. 1r] Caro P. Segretario Amat.mo

Marsilia 10. Agosto 1881.

Ho ricevuto la Sua del 1. Agosto corrente. Ella si congratula con me di una dignità che io non ho ricevuto; in caso di sbaglio io non sono dispensato dal ringraziarLa, perché certamente Ella ha creduto quello che forze non è. Nel caso affermativo la mia promozione in arcivescovo non aggiunge meriti dove non ci sono, e non fa che accrescere i rimorsi di non avere abbastanza servito la Chiesa, come avrei dovuto come semplice Vescovo, peso che mi ha sempre spaventato, e che mi bastava. Lasciamo poi il riflesso dell’onore, cosa che ho mai calcolata, come Ella ben sa. Fino a tanto che non mi vengono i documenti io non mi credo obligato a ringraziare il S. Padre.

[F. 1v] La mia malattia è reale ed è un’irritazione alla vessica, cagionata probabilmente dai viaggi troppo moltiplicati in strada ferrata, l’ossidazione [del]la quale mi cagiona subito un gran bisogno di orinare, senza poterlo soddisfare. Per questo ho dovuto trattenermi 15. giorni a Nizza, e non osando più viaggiare sulla strada ferrata, sono venuto qui per la via del mare sopra un vapore della compagnia Frassiné, il quale mi portò qui Domenica sera 7. corrente.

Questo mio incommodo ha impedito il mio viaggio ai bassi Pirenei; ho scritto ad Abbadie, il quale deve andare a Venezia come rappresentante l’Instituto di Francia sul fine di questo mese; nel suo ritorno egli verrà qui a vedermi. Io intanto, per non restare qui tanto tempo parto Martedì per Bastia, dove resterò 15. giorni e poi ritornerò qui per conferire col suddetto. Allora vedrò cosa potrò fare; probabilmente prenderò la via di mare per Napoli, e di là /104/ volerò a Frascati al caro P. Vittorio; [f. 2r] dico al caro P. Vittorio, non al P. Generale, ne a Lei, perché, come suppongo, Ella allora non sarà più a Frascati.

Benché nel proposito di non parlare più ne dei conventi, ne delle provincie per dove passo, con pericolo di guadagnarmi la fama d’intrigante, pure non posso dispensarmi di parlare di Nizza, essendo obbligato a farlo da una promessa fatta a quella famiglia. Quel Convento, nel supposto che non vi muoja qualcuno, potrà ancora reggersi al più due o tre anni, e poi non potrà più sopportare i pesi del ministero, perché tutti i soggetti sono vecchj, quasi tutti verso i 70. ed anche sopra. Dalla Provincia di Piemonte non vi è più da sperare 1. per l’inerzia totale del governo 2. mancanza di soggetti 3. difficoltà per parte del governo locale; dove dunque caderà questo povero convento? non vi è altro rimedio che unirlo ad una Provincia di Francia, cioè o a quella di Lione, oppure a quella di Corsica; da principio il P. Guardiano mi aveva detto di procurargli qualche soggetto dalla Provincia di Lione, ma poi mi sono accorto che alcuni di quei vecchj temono molto i francesi per la diversità del loro carattere, ed inclinerebbero a preferenza di trovarsi colla provincia di Corsica, come di carattere italiano.

Io non facio che riferire la cosa come l’ho sentita; il P. Generale poi prenda le dovute informazioni per impedire la perdita totale di quel convento bellissimo, ed antichissimo. Ciò che ho detto è molto, [f. 2v] e merita tutta l’attenzione dei Superiori maggiori; ho veduto il Curato, e lo giudico quasi nello stato del defunto Commissario; guai se questi muore, perché potrà per qualche mese il P. Guardiano supplirlo, ma anch’egli è già molto pesante e vecchio, e non ne troveranno altro certamente, e notino che la parochia è proprietaria del Convento. Dunque urget provedervi per tempo, altrimenti tutto sarà perduto...

Lascio ora questo affare che non mi appartiene, e parlo di me. Dopo la mia partenza da Roma non ho più continuato i miei lavori per mancanza di tempo; in Nizza a fronte del mio incommodo, pure ho scritto circa 80. pagine; dovrò continuare, cosa ne dice? io sono tentato di lasciar tutto: per continuarlo vi bisognerebbe un’anno di libertà assoluta, cosa che difficilmente potrò sperare. Supposto che io arrivi a finirlo avrei bisogno di un soggetto capace per ridiggerlo, cosa difficile fra noi. In diffetto di questo sarà una fatica inutile, e diventerà un manoscritto da cadere in qualche arsenale dei frati, oppure nell’archivio di Propaganda per essere mangiato dai tarli. Ella è stata quasi sempre mio Confessore, e L’assicuro che la sola ubbidienza mi ha spinto fin qui. Ella vi pensi e mi consigli, perché non so se sia una tentazione o cosa sia...

I miei saluti a tutti, e mi creda sempre, quale ho il piacere di dirmi

D. P. V. M. R.

Fratello per la pelle
† Fr. G. Massaja V.o Cappuccino