Massaja
Lettere

Vol. 5

/196/

996

Al commendatore Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 231r Ill.mo mio Commendatore

Frascati 3. Ottobre 1883.

Accuso ricevuta della Sua Carissima del 27. scorso mese; non ho termini per spiegarLe il piacere che Ella mi ha fatto scrivendomi. Ho un poco di risentimento con Madama d’Abbadie, la quale neanche mi manda i saluti. Ma comunque finiremo per fare la pace, perché la guerra colle Signore non sta bene.

Mi rincresce molto che Ella non abbia trovato un bravo Sacerdote per la S. Messa in Abadia. Oh se non fosse lontano, oppure se non fossi vecchio con certi incommodi che non vogliono sapere di strade ferrate! oh allora direi a Madama di montare la guardia, perché altrimenti io verrei a prendere possesso della bella cappella, ed a celebrare per aver l’onore di avere M.r Antoine per acolito. Ma siamo troppo lontani, e le mie forze vanno diminuendo tutti i giorni, ci vedremo ancora? non lo so; se non altro in paradiso, dove il mio cuore bramerebbe far campagna al più presto per riaquistare la salute dalle miserie umane...

F. 231v Il mio manoscritto è arrivato all’anno 1872. tenendo sempre poco presso lo stile che Ella sa, ed ha veduto in Marsilia. Mi trovo al quarto volume: Il primo che Ella ha veduto conta 700. pagine senza le note, il secondo ed il terzo sono di mille pagine un poco più grandi, ma sono quasi senza note. Il quarto volume è già arrivato a 550. pagine molto grandi; sto scrivendo sui costumi di Devra Libanos. Se avessi salute, al più in Febrajo potrei arrivare al 1880. epoca del mio ultimo esilio. Dopo questo lavoro, un’appendice di storia contemporanea abissina, sarebbe come un’ornamento di questo lavoro.

Io non so se potrò finire di scrivere tutto ciò che già tengo nell’imaginazione. La stampa poi è un’affare che mi spaventa, non tanto per la spesa, perché forze troverei un’ajuto presso gli amici. Piuttosto per il lavoro delle correzioni e delle note, lavoro immenso in proporzione delle mie forze attuali. Io sono tentato molto di terminare la storia, e poi farne un regalo del manoscritto alla Chiesa, la quale potrà farlo publicare dopo [f. 232r] la mia morte, quando la povera anima mia sarà arrivata al porto, dove non vi è più pericolo di borrasca nel mare del mio povero cuore, perche allora l’ossilazione della bussola cessa, ed il suo movimento cangia diriggendosi al pretto /197/ zenit. Oggi mi spaventa l’ossilazione della bussola e la sua declinazione, ed incommincia spaventarmi anche la fatica materiale.

A proposito della storia abissina uno dei nostri giovani per nome Kenfié mi ha mandato una bellissima relazione in lingua amarica, sopra gli ultimi movimenti politici di quel paese, penso mandarla a Lei con patto di custodirmela.

Ella ha ricevuto da me anticamente una relazione sopra il mio esilio di Kafa, scritta dal P. Leone; se Ella potesse trovarla ancora mi farebbe un gran regalo, perché sarebbe una nota già completa. Se la publicazione dei documenti portughesi si eseguisce sarei fortunato di averla, perché in Etiopia a questo riguardo vi sono molte lagune, e molte esaggerazioni.

F. 232v Io sto pensando giorno e notte al modo di poterci trovare almeno una volta ancora a passare qualche settimana insieme. Dopo un’amicizia di quasi mezzo secolo, non sarebbe male parlare un poco sul modo di renderla eterna purgandola dalla polvere di questo povero mondo. Esiste una certa polvere molto fina, la quale ci fa fare voli sino al sole, ai pianeti, ed alle comete, ma fino a tanto che questi voli si fanno colle ali dei telescopii, non si arriva che a dare delle beccate incomplete, le quali conchiudono niente, e finiscono per lasciare certe piaghette alle ali dell’intelligenza creata da allontanarla ancor più da Dio nostro centro unico a cui dobbiamo ritornare... Io getto la tesi, e Madama facia la spiegazione... dopo una certa sua letterina scrittami dall’America, io ne ho preso il testo per la meditazione... ma basta, altrimenti Mons[i]eur va in collera.

Oggi è vigilia di S. Francesco, il S. Padre vorrebbe che tutto il mondo fosse terziario, e se io fossi venuto ad Abadia, certamente non avrei mancato di benedirLe la corda, ma non mancano di zelanti più di me. G[l]i abbracio tutti due nel S. crocifisso ed alzando le mani al cielo Le benedico e sono

† Fr. G. Massaja Arc.o Cappuccino