Massaja
Lettere

Vol. 5

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1164

Al cardinale Giovanni Simeoni
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 290r Eminenza R.ma

[Roma, maggio 1886]

Ho letto con tutta attenzione i manoscritti abissini che Ella mi consegnò da qualche mese. Essi sono di un vecchio Sacerdote abissino per nome Tekla Haimanot da me stato ordinato Sacerdote nel mese di Decembre 1846. ad istanza del Prefetto della Missione Lazzarista Signor Giustino Dejacobis, a norma degli Ordini di cotesta Sacra Congregazione di Propaganda in data, se non erro, del mese di Giugno di detto anno. Fu il primo dei Sacerdoti da me stati ordinati in Gualà Provincia dell’Agamien; fu anche uno dei più /318/ istruiti, e zelanti compagni di quel degno apostolo, il quale, forze l’unico che ha compreso il modo di evangelizzare quel paese disgraziato, fu anche il primo Vicario Ap.o di quella Missione, da me stato consacrato Vescovo in Massawah il 6 Gennajo 1848., come più difusamente è stato scritto nelle mie memorie vol. 1.

Io avrei voluto tradurre in nostra lingua il manoscritto in questione, ma è così lungo, che nelle attuali circostanze mie, attesi gli incommodi, e le mie occupazioni, che Ella non ignora, mi è stato impossibile di farlo. Il povero vecchio Sacerdote scrivente, stato educato da un vero Santo apostolo, a cui io professo un gran rispetto come a mio [f. 290v] [come a mio] maestro nell’apostolato, è cosa naturale come lo scrivente, stato testimonio oculare di tanto zelo e di tanta prudenza nei tempi eroici di quella missione apostolica, abbia nei suoi scritti qualche cosa da dire nel posteriore governo della medesima [retta] dai Vicarii apostolici posteriori. Lo scrivente non attacca le materie di fede, ma solo degli usi del paese, e vede mal volontieri un certo disprezzo di tutto e di tutti, ed a ciò attribuisce in parte l’attuale persecuzione del governo. I scritti attuali fanno seguito di altri già spediti prima, e da me tradotti. Oggi non credo bene farne caso, perché a nulla servirebbe; è bene conservarli per norma di criterio futuro, ma mettergli in campo non sarebbe prudente, ne per lo scrivente, ne per i Superiori attuali.

Tale è il mio attuale giudizio per pratica norma in caso di risposta. Una lettera generica di lode al suo zelo, e di prudente riserva, ecco tutto ciò che occorre per il momento. Restituisco i consegnatimi manoscritti, eccetto la lettera latina da lui medesimo riconosciuta, come imperfetta, e non abbastanza caratteristica, e che perciò penso conservare presso di me per ora, e che non mancherò [di] restituirla a suo tempo.

Mi perdoni se ho ritardato troppo a rispondere, è piuttosto una vera impotenza, o se vogliamo, consiglio prudente nell’attuale epoca di persecuzioni per la pace dei nostri cattolici. Persuaso intanto che Ella acetterà le mie scuse, godo ripetermi

D. Em. V. R.ma

sempre divot.mo Servo
† Fr. G. Card. Massaja Cappuccino