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19.
Matrimonio cattolico di Aviètu-Gulti
e matrimonio galla detto «racco»

mi restavano alcuni affari prima di partire per Lagamara. Finito questo affare dell’ordinazione, il quale mi ha occupato una decina di giorni, mi restavano ancora due cose da fare, una era quella di visitare un villagio di mercanti cristiani, per vedere cosa doveva sperare da quella gente che si dicevano cristiani, ma si trovava colà un [fatto da produrre] gran scandalo agli stessi pagani. L’altra cosa indispensabile era quella di decidere, e preparare la strada per Lagamara. Per rapporto al primo affare io ho mandato subito il novello sacerdote a quel villagio per avvertire [gli abitanti del]la mia venuta [p. 276] e preparare le cose in modo che la medesima potesse essere utile alle anime loro, ed ottenere almeno lo scopo prefissomi di togliere lo scandalo, che era il disonore della casta cristiana colà. Di là passasse in Loja da Negus, e combinasse con Avietù sul nostro viaggio. In capo a pochi giorni ritorna il mio zelante sacerdote a dirmi queste parole = quanto sono contento per l’affare dei cristiani di Cobbo, altrettanto poi sono in pena rapporto a Negus Sciumi, Avietu è qui e parli con lui = un brutto affare politico e religioso...! Entra infatti Avietu ed inginocchiato ai miei piedi si mette a piangere = Padre mio, dice, voi sapete quanto ho combattuto col diavolo per mantenere l’indipendenza del mio cuore dall’amore di altre donne; io ho preso il vostro consiglio, e quello di Abadia, e neanche oso stendere le mani sopra la mia persona, come cosa non più mia, ma della futura mia sposa; ora Negus per la gelosia dei trionfi di Gama non vuole più sapere di questo mio matrimonio, e vorrebbe darmene un’altra... oh padre mio! o la figlia di Gama, oppure mi decido di dare la mia persona a Dio, disposto a combattere col diavolo sino alla morte

Sentito questo, ho veduto subito il brutto affare che il diavolo ci stava preparando, affare brutto in politica, e brutto [pure] nello spirituale: andava non solo in pericolo il matrimonio di questo giovane, vero angelo [p. 277] di costumi, e vero modello di un giovane ricco, forze l’unico in tutti i paesi Oromo-Galla, ma innoltre un’affare da compromette- /160/ re la pace tra Negus e Gama, affare che certamente avrebbe rovinato Negus, come uomo incapace di mettersi alla testa di un’armata, e mai Gama di tutt’altra tempra. Vedendo la gravità di questo caso, ho domandato subito ad Avietu se la cosa era già conosciuta dal publico, e da Gama, ed egli avendomi assicurato che no, ho chiamato subito il novello sacerdote Abba Joannes, ed a tutti [e] due, partite subito, dissi, andate da Negus e ditegli che ad ogni costo venga subito da me, portando con se almeno due buoi, e tutti [e] due lo accompagnerete, venga solamente ed aggiusteremo ogni cosa; a ciascheduno in particolare ho dato qualche istruzione sulla maniera di rispondere in caso di difficoltà, e gli feci partire.

arrivo di Negus e di Avietu con due buoi. Partiti questi io non fui tranquillo fino al loro arrivo l’indomani di buon mattino. Ha preceduto Abba Joannes di un quarto d’ora [i due], e mi disse Negus e Avietù sono vicini con due buoi; abbiamo passata la notte a combattere, Negus per due volte ha acconsentito, ma la sua gran moglie Sabie l’ha fatto retrocedere; alla fine abbiamo [abbiamo] vinto, e sono per arrivare; Deo gratias, dissi, ora dobbiamo pensare alla maniera di aggiustare la cosa qui, affinché [p. 278] non accada poi un’inconveniente maggiore; appena saranno arrivati, dissi, mentre io mi troverò con Negus, tu anderai da Gama e da Dunghi a dar notizia del loro arrivo, e gli dirai che io voglio essere presente quando gli riceverà. Appena ho avuto tempo a terminare queste mie parole, che vengono a dirmi che [che] Negus ed Avietu erano arrivati. Sono sortito subito ad incontrare Negus, ed ho ordinato che attaccassero i muli ed i buoi, e poi ho preso i due forestieri con me nella mia capanna per dire schietto il mio consiglio. Ho fatto segno ad Avietu di sortire, ed appena sortito il giovane sono entrato subito in materia dicendogli che l’aveva chiamato per far la visita di convenienza a Gama, come facevano tutti gli altri del Gudrù; che in seguito io pensava di discorrere con Gama sull’affare del matrimonio di Avietu, perché dovendo partire, assolutamente non voleva partire senza assistere a questo matrimonio.

risposte di negus e contro risposte mie. Al sentire questa mia intimata Negus si conturbò: io sono, disse, la prima famiglia del Gudrù, come posso dichiararmi suddito di Gama? rapporto al matrimonio di Avietu mancano forze delle spose di famiglie più onorate di Gama? Se tu sei la prima famiglia di Gudrù, tu non sei il primo guerriero, gli dissi, forze Avietu è più guerriero di te, ed esso assolutamente non vuole saperne di [di] separarsi da Gama, divenuto suo suocero e Padre; finalmente poi sei tu, ed è il consiglio di famiglia che l’avete legato a questa figlia di Gama; egli ad ogni costo vuole essere fedele alla sua sposa, [p. 279] e protesta di non voler acettare /161/ altra [donna] fuori di essa; ora vuoi tu separarti da questo giovane, l’onore ed il rappresentante della vostra dinastia dopo di te? e se Avietu sarà con Gama, cosa potrete fare voi altri? Ma io, disse egli, sarei ancora disposto a rassegnarmi, ma la mia moglie Sabie assolutamente non vuole, cosa devo fare? Un’uomo onorato, dissi, prende forze consiglio dalla moglie nelle cose di stato? in caso di guerra sarà forze Sabie che monterà a cavallo per difendere le vostre richezze? se siete battuti volete seguire l’esilio dei Waracumbi suoi parenti, e lasciare al nemico tutte le vostre richezze? Ascoltatemi e lasciate tutte queste questioni da una parte; io poi penserò a rispondere alla vostra moglie Sabie.

incontro di Negus con Gama; Non aveva ancora terminato questa mia conversazione, che Abba Joannes era già là che aspettava per dirmi che Gama seduto fuori già stava aspettando Negus per riceverlo, ed erano presenti tutti i suoi principali oracoli. Ci siamo subito andati, ed arrivati là Gama vicino a lui aveva preparato una sedia per me ed un’altra per Negus. Questi fu di parola[:] presentò a Gama i due buoi dicendo che si riservava poi qualche cosa di meglio per altra volta; intanto presentava i suoi complimenti. Gli ho lasciato parlare un momento, conclusione del matrimonio. ma poi presi io la parola sull’affare del matrimonio dicendo che non conveniva ritardarlo di più, attesoché il giovane era arrivato [p. 280] Gama rispose[:] va bene; io aveva già sentito questo da mia Madre, e tutto era già conchiuso quando sortì l’affare della guerra; dopo alcuni dissero che Negus non vi pensava più, epperciò sono stato quieto; io non ho creduto a tutto ciò che mi dicevano, ed il nostro Padre quì presente sa che io stimo Negus come mio Padre, ed io non cangio parola; qualora il giovane non la desideri più lo dica, perché io ho delle domande di persone molto rispettabili che la desiderano. Allora prese la parola Avietu e disse: Padre mio, tutti devono sapere che io [non] ho voluto mai veder altre donne in speranza della mia sposa, se mai sorgesse qualche cosa framezzo, io vengo quì, la sposerò quì, e sarò un servo vostro. Allora Gama lo chiamò a se, lo baciò e fece chiamare Dunghi sua madre. Questa avrebbe voluto tardare qualche mese per disporre ogni cosa, ma io dissi che non dava più di tre settimane, perché pensava di assistere [a] questo matrimonio, prima di partire per Lagamara. Allora Gama disse, si farà la solennità come si potrà, per me la più bella solennità sarà vedere questi due, che tanto si sospirano, uniti insieme; in segno della mia più completa adesione, dichiaro da questo momento che Negus Sciumi è il mio Padre, e mio primo consigliere nel governo.

preparativi per le nozze; Conchiuso il matrimonio Gama ha dato ordini molto in grande per la celebrazione delle nozze, ed appena ritornato a casa Negus per parte /162/ sua ha voluto fare altrettanto. La nonna poi di Avietu, [p. 281] la quale comandava la casa di questi ha fatto anch’essa dei grandi preparativi. Negus ha mandato 50. bovi e 50. castrati tra pecore e capre con un cavallo di gran lusso in regalo a Gama. Avietu fuori di se per contentezza volle restare presso di me qualche giorno per completare la sua istruzione, fare la sua confessione generale e prepararsi a ricevere l’Eucaristia, e forze la confermazione prima dello sposalizio, il quale si decise che avrebbe avuto luogo alcuni giorni prima delle gran nozze in facia al publico. La sua sposa già era preparata. sposalizio religioso cattolico. Ho voluto amministrare loro tutti i sacramenti privatamente e quasi in secreto, perché altrimenti si sarebbe fatto troppo chiasso in facia al Gudrù pagano. Dopo l’amministrazione dei sacramenti ho preso tutte le intelligenze con Donghi affinché essa pensasse al modo di coabitazione secreta nei dieci giorni che restavano ancora prima delle gran nozze, e ciò affinché quella gran crisi gli trovasse già calmi ed in possesso del loro cuore reciproco.

casi di coscienza di Avietu. Dopo tutto ciò Avietu mi fece una quantità di quesiti per sua tranquillità di conscienza ai quali fu facile rispondere; ma due toccavano il pubblico, ed anche lo stato civile della novella loro posizione; una era la prova della verginità, e l’altra era il racco, o matrimonio religioso-civile.

[p. 282] ceremonia per la prova della verginità. La prova della verginità, benché in diverso modo, è una cosa comune quasi in tutto l’oriente, dove diventa come una formalità; non si usa in Abissinia cristiana, perché sarebbe inutile, attesa la gran corruzione di quel paese; frà i Galla di quelle parti è molto rigorosa, ed è di un gran freno morale; ecco come si suoi fare: i sposi sogliono dormire in una casa nuova divisa in due; la sera delle nozze, mentre si trovano la prima volta fra loro [gl]i sposi tre vecchi, e tre matrone stanno nell’anticamera; lo sposo si dichiara contento della sua sposa, ed allora i vecchi danno il segno al publico ed in tutto il villagio [si odono] dei trilli di congratulazione, e tutto è finito. In caso contrario lo sposo sorte senza nulla dire, ed allora entrano le matrone a verificare; trovata la verità lo sposo è in diritto di rimandarla ai suoi parenti dopo il racco, e la povera sposa si trova disonorata, e nessuno può più sposarla, perché già sposata ad altri. Il caso è rarissimo, ma nel supposto i parenti per salvarla fanno una pace pagando per avere la dichiara[zione] di verginità. Qui non si trova superstizione, e lo sposo può fare la sua dichiar[azion]e, e tutto è finito, epperciò dissi ad Avietu che poteva andare avanti.

cerimonia del racco, o sposalizio. Il racco poi essendo il matrimonio religioso pagano contiene naturalmente della superstizione, epperciò la cosa era più delicata per la con- /163/ scienza dei due novelli sposi cristiani, [p. 283] ma siccome è anche matrimonio civile con grandi conseguenze nello stato civile dei maritati, ho dovuto pensarvi bene prima di dare la mia risposta ad Avietu. Ecco la cerimonia di uso in Gudrù ed in tutti i paesi Galla di quella parte: All’arrivo delli sposi è attaccata una vacca che gli aspetta sulla porta della capanna dove devono dimorare; lo sposo scanna questa vacca e raccoglie del sangue della vittima in un piatto, e con quello unge la propria fronte e le parti generative, e poi fa la stessa funzione alla sposa in presenza di due testimonii; finisce per aspergere tutta la casa di quel sangue. La superstizione sta nello scannare la vittima con certe formole pagane, e poi nell’unzione che si deve calcolare come un’atto sacerdotale di tradizione primitiva. mia decisione ad Avietu. Non potendosi lasciare la funzione senza conseguenze gravi nello stato civile, anche rapporto alla legittimazione della prole, io non ho potuto far altro che far lasciare tutte le formole, che di un’atto materiale ne fanno un’atto religioso, e superstizioso; così fù la risposta.

un gran segreto della vecchia Dunghi. Come io aveva incaricato Dunghi, vecchia furba e molto sperimentata, rapporto alla secreta coabitazione dei due sposi sino alle nozze solenni. Qualche giorno prima di queste nozze [p. 284] la buona vecchia venne a darmi conto della sua missione: la prima volta gli ho condotto io stessa in una casetta tutta particolare, della quale tengo io la chiave, e dove vado io a nascondermi qualche volta per riposare, e sono rimasta un poco con loro per dirgli qualche cosa, e poi sono sortita per lasciargli in libertà, ma ho voluto osservargli da un luogo che essi non sapevano: che spettacolo di semplicità e di amore! mi venne la tentazione di paragonargli a due cagnolini di un mese quando faceziano; ciò che più mi stupì e stato che non si avvicinano se prima non passavano qualche tempo in ginochio a pregare; si vede veramente che voi altri soli avete il vero secreto dell’amore, oh quanto sono diversi i cristiani del Gogiam! Dopo tutto ciò ho poi una notizia a da[r]vi che corona l’opera: la nostra sposa con soli 15. anni di età è già madre, e dai segni [che] ho [ho] potuto avere pare che sia del primo giorno stesso...! Ho raccontato stammane tutto ciò a Gama, egli, benché uomo all’ingrosso come voi sapete, pure piangeva[:] oh quanto mi sono sbagliato! o[h] perché non son più giovane per mettermi sul bon sentiero! non cessava di esclamare, oh almeno fosse così il nostro Gosciò! ma noi guasti, l’abbiamo già guastato!

Come ho già descritto altre volte il banchetto Oromo in tutte le sue particolarità non mi trattengo a rinnovarle; dirò solamente, che nel primo giorno delle nozze si trovavano in casa di Gama circa 300. invitati, /164/ [p. 285] tutte persone di riguardo; il banchetto incomminciò alle nove del mattino, e durò sino alle due dopo mezzo giorno, ora fissata per la partenza. partenza dei sposi per Loja. Quando tutto fu in ordine per la partenza circa un centinaio di donzelle, secondo l’uso, vestite in gala, a modo del paese, schierate fuori della porta aspettavano la sposa che sortisse per complimentarla, come una compagna che sorte dal loro rango per entrare in un’altro rango delle matrone. Io aveva raccolto qualche pezzo dei loro canti fra le mie memorie, ma sgraziatamente tutto fu perduto in Kafa col mio giornale. Erano lodi alla compagna del suo passato, erano augurj pel suo avvenire. I 300. invitati erano tutti a cavallo, chi di muli, chi di cavalli. Dieci fucilieri a cavallo, cinque per parte l’accompagnavano a modo principesco. Tanto lo sposo, che la sposa erano sopra un mulo di lusso riccamente adobbato. In casa di Gama il banchetto durò tre giorni di seguito; nella gran casa di Gama per gli uomini, e presso le mogli di Gama per le donne.

viaggio trionfante dei sposi. Partito il convoglio nuziale da Assandabo per tutta la strada fù un vero trionfo, dovunque trilli di gioia risuonavano, e nei centri cori di donzelle cantavano le consolazioni dei nuovi sposi; passarono ad Am[i]liè a salutare la loro proava madre di Dunghi [p. 286] e di Abba-Saa ancor vivente, e nostra cristiana, e senza fermarsi proseguirono il loro viaggio per Loja, dove arrivarono la sera verso le 6. Trovarono là un gran mondo che le riceveva, era due gran case, quella di Negus, e quella di Hada Gulti nonna di Avietu. Il convoglio si diresse alla casa di Hada Gulti, casa propria di Avietu, dove arrivati prima di ogni cosa ebbe luogo il Racco, secondo le istruzioni che gli ho dato. Dopo tutto il convo[g]lio nuziale entrò nella casa di Negus, e là ebbe luogo la gran cena, dopo la quale si ritirarono i due sposi, ed ebbe luogo la seconda ceremonia, la prova della verginità, gran bugia e gran verità nel tempo stesso. cioè una gran bugia, perché essa [sposa] contava già dieci giorni dal suo vero sposalizio cattolico, e si trovava già incinta, ma [era] però una gran realtà nel senso del publico, e la sposa si meritava in realtà tutte le congratulazioni di uso manifestate con trilli e canti di circa un’ora. L’indomani il pranzo ebbe luogo alla casa di Avietu, e così per otto giorni continui la cena in casa di Negus, ed il pranzo in casa dei sposi, succedendosi sempre nuovi invitati di Gudrù.