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30.
Ambasciata anglo-abissina di Flad.
Vangelo, «Imitazione di Cristo» e celibato.

il signor Flat missionario protestante Ancora un piccolo fatto occorso nel frattempo che io mi trovava in Massawah prima della partenza per Aden. Teodoro aveva spedito al Governo di Londra il Dottore Flat missionario protestante, per mezzo del quale quell’imperatore domandava i regali, dei quali si è già parlato [p. 57] avanti. Questo missionario [apr. 1866] obligato a lasciare l’abissinia in ossequio agli ordini imperiali, lasciava in quel paese la sua moglie con famiglia. Il governo brittanico, come già ho notato, aveva accordato i regali domandati da Teodoro, e quei regali già da mesi si trovavano in Massawah. Il governo di Aden aveva spedito parecchi corrieri a Teodoro per annunziare l’arrivo di detti regali, e non potendo avere una risposta, ne affermativa, ne negativa dall’imperatore abissino, aveva risolto di obligare Flat a partire per la via di Matamma, l’unica che ancora restava aperta per le comunicazioni coll’imperatore e coi prigionieri inglesi. Questo Dottore Flat [fine ott. 1866] era arrivato da Aden colla Vittoria, quella che aveva portato i miei ragazzi a Suez; egli restava abitualmente in Umkullu nella casa del Console Mussingher, e veniva ogni giorno a passare un’ora con me, accompagnato anche qualche volta dallo stesso Console Mussingher.

sue pene molto grandi Ora questo povero missionario protestante si trovava frà il martello e l’incudine, oppresso dalla più grande malinconia. Da una parte avrebbe voluto dispensarsi dall’andarvi, perché, come egli diceva, la strada è pericolosa e lunga, e poi, se tutte le cose anderanno bene, e che mi riesca di arrivare felicemente, arrivato che sarò sarà un brutto affare trattare con quel matto [p. 58] d’imperatore; ma pure come si fa, il governo mi manda, e non posso rifiutarmi. Da un’altra parte poi io tengo là la mia povera moglie coi miei poveri figli; anche per questa parte, guai se io non vado, perché essi sono come garanti naturali della parola data, e del comando ricevuto; così pure, guai anche per loro se io non incontrerò le grazie di quel despota, essi saranno sempre parte- /259/ cipi della mia disgrazia. Tutto ciò poi, oltre a tutte le strettezze della guerra, le quali oggi colà devono essere terribili. suo racconto e mia compassione Quando il povero Dottore Flat raccontava questo a me che conosceva Teodoro, il paese, e tutta la verità e la ragione che aveva quel poveretto, mi si agghiacciava il sangue nelle vene, e lo stesso triste effetto provava il console Mussingher. Con tutto ciò, bisogna poi anche convenire, dicevamo fra noi, che il governo inglese ha anche un poco di ragione nel pretendere che il dottore Flat si esponga a tutte queste vicende, essendo esso coi suoi colleghi missionarii la causa di tutte queste vicende dolorose alle quali è esposto.

difficoltà insuperabili Il caso pratico era talmente ingarbogliato, che un’uomo anche il più retto, [e la persona] meglio disposta, non poteva a meno che soffrirne al solo sentirlo, senza che si presenti una via aperta per un consiglio. Io poi essendo venuto di fresco dalla corte [p. 59] dell’imperatore Teodoro, più di tutti poteva giudicar[ne] la gravità del caso. il cattolico ed il protestante nelle strettezze In tutt’altra circostanza, ne il dottore Flat missionario Protestante si sarebbe accostato a me per sfogarsi nelle sue grandi strettezze, ne io missionario cattolico avrei osato pronunziare una sola parole, ben conoscendo ognuno la grande distanza che ci separava, ma nelle grandi crisi del mondo, gli stessi due poli fanno causa comune. Sopratutti il missionario cattolico, [è] obligato a riconoscere la sua posizione di figlio fedele a quel Gesù suo maestro, il quale dimenticava un momento le sue pene stesse sopra la croce, che lo facevano agonizzante per dividere le sue sollecitudini in favore degli stessi suoi crocifissori; certamente perciò che io [ne] sentiva tutta la pena per la sua desolazione, ed avrei fatto tutto il fatibile per ajutarlo; ma [se] lo stesso governo inglese [era] divenuto impotente, cosa poteva far io, altro che pregare?

visite private e complimenti Qualche volta veniva da solo, ed allora per lo più io non aveva coragio di stuzzicarlo e sortire con lui in materie di controversia, perché rispettava la sua posizione dolorosa; mi contentava di [di] consolarlo con sentimenti cristiani che egli riceveva con molto rispetto e gratitudine; qualche volta mi faceva un complimento, il quale veniva dal profondo del suo cuore, ah!, diceva, [p. 60] bisogna convenire che nelle tribolazioni la parola del prete cattolico è un vero balzamo che discende al cuore; noi protestanti faciamo rumori, ma voi fate affari, perché la vostra parola è di una natura che si insinua di più, ed è fatta più per il cuore. sue letture sul Kampis Io tengo un libro cattolico, al quale qualche volta ricorro per consolarmi, ma questo libro, come libro cattolico non possiamo darlo a tutti, perché solleva certe questioni che tutti non sono capaci di sciogliere... Di grazia, caro Signor Flat, qual sarebbe questo libro? [doman- /260/ dai.] È il Tommaso da Kempis [fù la sua risposta]. Ora caro, risposi io, se voi avete il Kempis, voi avete nelle mani la vena dell’oro; [non] avete mai sentito la storia di quel farmacista, il quale vendeva medicine, e soleva dire che non dava sempre la vera medicina, perché altrimenti [il malato] guarirà, e non verrà più alla mia bottega?

Comprendo benissimo la similitudine, rispose il protestante, ma Ella non ignora che il Kempis, tuttoché un libro d’oro, come Ella lo chiama, libro che nella sua totalità io potrei chiamare libro tutto divino, pure essendo un libro composto da un cattolico, e lavorato tutto sopra fonti cattoliche, non può sempre fare la fortuna di un Protestante e servirgli di guida, professando il protestante un’altra religione, contro la quale il Kempis potrebbe sollevare dei dubbi; e dei rimorsi pericolosi. alcune mie risposte Caro Signor Flat, [ribattei io,] Ella è entrata in questioni nelle quali io oggi mi guardava di entrarvi, rispettan[do] la circostanza attuale delle afflizioni che la travagliano; sappia che io parlando con un protestante, mi sono guardato sempre [p. 61] e mi guardero ancora di considerarlo come figlio di un’altra religione, come Ella lo suppone colle sue parole suddette; non tutti i protestanti sono eguali il protestantismo non è una religione a parte con fundatori riconosciuti, come divinamente ispirati; gli stessi suoi primi dogmatizzanti, ne hanno esternato una simile pretesa, ne hanno cercato di provarla con qualche segnale di missione divina. Il protestantismo perciò non è che una semplice scuola stata condannata dalla Chiesa come eretica, e scomunicata. La condanna cade sopra la dottrina, e la scomunica ferisce le persone che l’hanno acettata con cognizione di causa e con qualche ostinazione. Tutti gli altri sono impropriamente chiamati protestanti, ma non lo sono in realtà, essi sono avanti [a] Dio tutti figli nati della Chiesa cattolica, sudditi al parroco del luogo, al Vescovo della diocesi, ed al Papa in tutto il mondo; più o meno colpevoli di connivenza però secondo i diversi gradi d’istruzione sopra la missione divina della Chiesa di Cristo, e sopra le materie eretiche.

Flat sta fermo sulla questione Ora torniamo al Kempis, se questo libro fa del bene a Lei, o caro Signor Flat, perché non potrà fare del bene a tutti? Perché dunque Ella dice che non può dare il Kempis nelle mani di tutti? Già ho risposto, che tutti non sono capaci di distinguere il dottrinale cattolico dal dottrinale protestante, rispose Flat; il protestantismo non è religione ed io ho già detto che il protestantismo non è una religione, [ribattei io,] [p. 62] ma una semplice scuola condannata dalla Chiesa; altrimenti il solo protestantismo conterebbe più di cento religioni, essendo più di cento le scuole diverse che si dicono protestanti; ora Cristo ha istituito una sola religione, e questa di necessità è la Cattolica, dalla quale sono sortite tutte queste scuole dissen- /261/ zienti, senza un magistero divino, epperciò senza un capo per terminare tutte le loro questioni. Se esiste un’atto formale e canonico che separi i Protestanti dalla Chiesa Cattolica, questo non può essere altro che la scomunica pronunziata dalla Chiesa. Questa scomunica però essendo una pena gravissima, eguale alla pena di morte, essa non può colpire che i soli colpevoli, e lascia intatti tutti i così detti protestanti di buona fede, i quali nulla sanno, e nulla possono sapere delle gravi questioni che hanno prodotto tutta questa rivolta.

ritorna la questione del Kempis Ciò posto come base, quale io intendo [di] rimettere al giudizio della Chiesa, per ogni caso di esaggerazione, io ritorno sull’affare del Kempis, e dico che i vostri clienti hanno tutto il diritto di leggerlo, e voi comettete un’ingiustizia a proibirlo, per molte ragioni. Lascio da una parte la ragione principale, quella che già e [stata] sviluppata sopra, che cioè io riconosco i protestanti di buone fede come figli della Chiesa, i quali mantengono pieno diritto di leggere tutti i libri che spiegano e sviluppano la fede professata dalla Chiesa Cattolica. Passo perciò alla seconda gran ragione presa dai vostri stessi insegnamenti protestanti, in forza dei quali il grande oracolo che finisce tutte te questioni [p. 63] è il senzo privato di ciascheduno, in virtù del quale un protestante, anche essendo protestante di nome, può credere ed insegnare tutto quello che credo ed insegno io. L’ultima formola del protestantismo è quella della rivoluzione o libertà, la quale dal regno dogmatico ideale, è poi passato al regno civile col nome di democrazia, o di rivoluzione popolare, della quale il Protestantismo si può chiamare vero Padre naturale. missionarii protestanti convertiti A questo riguardo dirò [che] nel mio passato sacro ministero ho avuto [modo di conoscere] dei protestanti, i quali erano ministri, anzi missionarii; essi credevano ed insegnavano ciò [ciò] che credeva ed insegnava io; alla fine si dichiararono cattolici, e si presentarono a me dicendo di voler sortire dalla cloaca del protestantismo; con pochi giorni d’istruzione ed una professione di fede ho potuto sentire la loro confessione, ed amministrare loro gli altri sacramenti con grande loro consolazione; una cloaca o scopatura delle eresie tutto va bene, dissi loro, e ringraziamone Iddio, ma non approvo questo nome di cloaca [dato] al protestantismo, come espressione poco rispettosa; allora, mi disse uno dei neo convertiti, senta, io ho meditato il protestantismo prima di condannarlo, esso è lo scopatura di tutte le eresie sortite dalla Chiesa incomminciando dal tempo degli apostoli sino ai nostri giorni; per farle piacere non dirò più cloaca ma scopatura.

Meïster Flat carissimo, [conclusi io,] noi abbiamo detto molte cose, ma non abbiamo terminata la questione del Tommaso [d]a Kempis; Ella mi pare uno di quei signori, il quale incontrando un buon piatto nel pran- /262/ zo lo mette [d]a parte per se e non lo lascia gustare [p. 64] ai suoi figli; questo egoismo non è da lodarsi. parla il console Mussi[n]gherr Il Console Mussingher non si trovava da principio della conferenza, ma era arrivato abbastanza per tempo per sentirne più della metà, che vuol[le] sentire in silenzio senza prenderne parte; Monsignore, disse, Ella sa che io sono Svizzero, epperciò paese misto di cattolici e protestanti, se mi permette dirò anche io qualche parola. Da quanto pare, la questione trà Lei ed il Signor Flat riguarda la lettura di Tommaso [d]a Kempis; in ciò posso dire anche io qualche cosa non parlo dei svizzeri di montagna, i quali non sanno leggere, e conoscono solo la filosofia delle vacche e delle capre, ma tutti i svizzeri di città leggono tutti secretamente il Kempis, e ne ho trovato di quelli che lo amavano più del Vangelo: due belle sentenze questo, dicevano, è grano maturo, il Kempis è il fromento già ridotto in pane, e pane tutto fresco e delizioso, per chi ha i denti; ma tutti non osano leggerlo in publico come lavoro tutto cattolico, per non onorare il cattolicismo; molti anche non lo leggono, perché non lo capiscono; il Kempis, mi diceva un’amico, contiene una mistica bella e sublime, per la quale a noi protestanti manca la chiave.

obiezione del signor Flat Il Signor Flat al sentire queste parole, si trovò toccato nell’amor proprio, non tanto per l’onore del Kempis, quanto per quello del Protestantismo: ella, Signor Console, ha detto una cosa [p. 65] che non fa onore ai protestanti, come se i protestanti mancassero del Vangelo, di cui il Kempis [ne] è la spiegazione pratica; a questo riguardo debbo dire che i protestanti conoscono il Vangelo meglio dei cattolici, i quali si perdono in molti altri libri fatti dai preti, e poi non conoscono il vangelo. risposta di Mussingher Perdono Signor Flat, [interruppe il console,] io le concedo che i protestanti leggano più il Vangelo dei nostri cattolici, perché, come si sa la lettura della S. Scrittura è come l’unico esercizio religioso per loro, ma nego che i nostri cattolici non conoscano il Vangelo meglio dei protestanti; Ella non dimentichi la sentenza di quel mio amico sopra citata: il Vangelo è il grano, ed il Kempis è il pane fresco; come il Kempis sono tutti i libri spirituali fatti dai preti, come ella dice. Ora si può dire che una persona che ha in abundanza il pane sempre pronto manchi di grano? Ma siamo giusti, io non ho accusato i protestanti, come se non avessero il S. Vangelo; so benissimo che l’hanno, e se qualcheduno non può comprarselo, le società bibliche glie lo danno anche gratis; io non ho fatto altro che citare le parole di un protestante mio amico, il quale diceva che i protestanti mancano di chiave per comprendere il Kempis.

Ella, Signor Flat giustificherebbe i protestanti quando facesse vedere /263/ che i protestanti posseggono queste chiavi ad oltranza. la chiave della psiegazione necessaria Io lascio da una parte certi testi del Vangelo, i quali, senza una chiave o spiegazione sarebbero scandalosi, come [p. 66] quella di cavarsi l’occhio, di tagliarsi la mano o il piede, di odiare il Padre, la madre, la sposa, ed anche se stesso, come quella di prendere la croce e seguire Cristo, e tante altre sentenze o parabole, le quali di necessità hanno bisogno di una chiave o spiegazione. Non parlo di certe virtù, le quali sono le basi del Vangelo, come l’umiltà, la mortificazione, la rassegnazione, l’unione della volontà del uomo a quella di Dio, le quali sono come le chiavi per comprendere tutto il linguagio del Kempis. Non parlo dei sacramenti, i quali formano come il materiale del libro quarto del Kempis, essendo divenute tutte queste materie un misticismo inutile in facia al crede fortiter, divenuto unico sacramento dei Protestanti. Il console getta la tesi del celibato Voglio limitarmi, ad una sola questione, la quale si trova soventi trattata o direttamente, oppure indirettamenie dal nostro Kempis, e fra i protestanti forma soventi soggetto di critica contro i monaci e sacerdoti cattolici, quella cioè del celibato dei monaci e dei preti, come se fosseuna cosa proibita dal Vangelo, e se la verginità non fosse uno stato superiore allo stato matrimoniale.

egli riduce la questione ad un semplice sospegtto Io non domando al Signor Flat come la pensa sopra il celibato e sopra la verginità del clero cattolico, perché sono appena passati due giorni, [che] egli si è spiegato abbastanza sopra l’argomento in questione nella circostanzà che si parlò fra noi dei scandali di P. Giovanni Stella, avendo egli allora preso non solo la difesa del suddetto, e fattone gli elogi, ma condannato apertamente la disciplina della Chiesa cattolica, e fatto gli elogi alla Società biblica protestante, la quale pretende assolutamente [p. 67] il matrimonio in un giovane prima di ascriverlo frà i suoi ministri evangelici. Io sono un filosofo, e non un teologo, e non pretendo di instruire minerva domandando ad un ministro evangelico quale deve essere la fede di un cristiano sopra la materia in discorso, perché allora egli ex officio sarebbe obligato almeno di tenersi alla lettera, ed a quanto dice S. Paolo ai Corinti, se pure questa epistola da qualche scuola protestante non è ancora condannata ad essere cancellata dal candne dei libri santi, come arrivò ad altre simili. Io perciò mi limiterò a confessare una mia debolezza, o meglio una mia temerità pensando male dei ministri, o missionarii evangelici, come se essi fossero inclinati a tener nascosti simili dottrine evangeliche dei libri nostri cattolici per l’impossibilità di poter rispondere a certe difficoltà troppo lampanti, le quali potrebbero sollevarsi. Ora bramo di sentire la risposta del Signor Flat a questo mio sospetto.

/264/ Gesù ai farisei Signor console, dissi io, in questa circostanza io non voleva entrare in questioni, e mi accorgo che ci avvanziamo a questionare; io la consiglierei invece di leggere il capitolo 19. di S. Matteo, e di attenersi al sistema che tenne nostro Signore G.[esù] C.[risto] coi [coi] farisei in simile questione molto delicata. Quei nemici accaniti del Redentore gli si accostarono domandandogli il suo parere rapporto al ripudio, onde coglierlo sul falso. Nostro Signore sortì colla questione della Verginità [p. 68] molto più grave di quella del divorzio, sopra il quale si raggirava la loro mala fede, e dopo aver loro fatto osservare la dolorosa posizione degli eunuchi, alcuni nati tali dalla loro madre, altri fatti per malizia umana, ed altri finalmente divenuti tali di propria elezione, finì quella delicata questione molto sublime con una notissima transizione, la quale impose silenzio ai suoi avversarii dicendo loro: onora la verginità come riservata a pochi non tutti possono capire questa sublime dottrina, essendo essa riservata a quei soli, i quali sono stati da Dio elevati ad una tale elevata dignità tutta angelica, e poi finì la questione con quel canone scritturale, qui potest capere capiat. Così io crederei megli[o] [di] terminare la questione presente sopra il celibato canonico dei sacerdoti e dei nostri monaci cattolici. Caro mio, è questa una questione, la quale non si può sciogliere in piazza da tutti nel tribunale democratico Protestante, come riservata al solo Dio, che conosce tutta la nostra debolezza, eppure non solo la canonizza nel suo Vangelo, ma l’esalta e la loda, come una cosa tutta celeste, ed angelica.

istanza di Flat Il Signor Console Mussingher prese il mio consiglio, ma non così il nostro protestante Signor Flat, il quale colla sua pratica provò la gran verità dell’oracolo divino del non omnes capiunt verbum istud, e credette invece [in] una nostra ritirata. Il Signor Flat invece di ammirare la mia [p. 69] riservatezza ed il mio rispetto per i protestanti ha creduto il momento di cantare vittoria, e sortì [con] la questione akillea di Giovanni Stella, e di alcuni altri apostati nostri, onde montare in cattedra per insegnare alla Chiesa di Cristo una modera[ra]zione nella sua disciplina con dei canoni che facessero per tutti, per evitare simili scandali, i quali per essa sono un vero eclisse che la degradano e la mettono al dissotto dei Protestanti molto più umani e prudenti. Quasi mosso a compassione per la nostra causa perduta, [e] stava indorando la pilola della nostra sconfitta. Il console fremeva di questo suo trionfo, ed a me rivolto mi domandò il permesso di rispondere, allora ho fatto cenno di sì dicendo queste parole come non ha compreso la mia risposta, rispettosa bensì, ma decisiva che non ametteva replica.

risposta del console Mussingher Signor Flat, rispose il console Mussingher, Monsignore da vero oracolo aveva terminata la questione nobilmente colle parole stesse del divin /265/ Redentore[:] qui potest capere capiat, io non osava più parlare sopra la chiusa di Monsignore, e le parole del divino nostro legislatore. Ora non essendo conveniente che l’oracolo ritorni sulla sua parola, parlo perciò io povero secolare, che non sono, ne prete, ne tanto meno ministro evangelico. Saprebbe ella indicarmi la ragione per cui il nostro divin Redentore, invece di fare un’apologia esplicativa sopra la verginità da lui tanto amata, e commendata, conchiuse [p. 70] poi con una risposta così tronca da lasciar trasparire appena la coda del gran mistero da lui predicato? La ragione non domanda risposta, perché è evidente nella risposta definitiva del divino maestro. base del suo discorso I farisei non cercavano la verità, ed erano talpe che nulla comprendevano; una risposta più esplicativa, non solo sarebbe stata inutile, ma sarebbe stata un gettare la margarita ai porci. Questa mi pare la ragione più ovia. Ora venendo al valore delle ragioni addotte dal Signor Flat, tutte ragioni di fatto, debbo rispondere con fatti. Incomminciando dal Cielo, la coda di Lucifero che cadeva [ne] traeva con se un terzo [di stelle] di quella corte celeste. Dopo la caduta di Adamo fra i due figli, il primogenito fu padre dei sette vizii capitali e da lui ebbe origine la famosa divisione dei figli di Dio, e dei figli degli uomini. Quando i figli di Dio s’imparentarono con questi ultimi naquero i famosi giganti; che misero la rivolta generale che causò il diluvio, pendente il quale tutta la Chiesa di Dio fù ristretta nell’Arca misteriosa figura della Chiesa. Dopo i figli di Noè cospirarono ancora, e fecero la famosa torre di Babele, la quale doveva arrivare sino al cielo col cemento della ragione, e naque il protestantismo biblico padre del protestantismo evangelico, il quale finirà con dar la mano alla massoneria, ed indi all’anticristo.

la minore di esso Ora che il nostro Signor Flat facia una raccolta di queste stelle cadenti per ricavarne del bitume alla continuazione della torre di Babele, oppure per farne delle colonne di nero antico per ornamento delle scuole protestanti o massoniche, è un calcolo giusto, ma questa scoria una volta caduta [p. 71] dal firmamento della Chiesa non monta più in atto per insegnare alla Chiesa di Dio, ed a Cristo medesimo. Ad ogni caso di eccezione, deve passare avanti un confiteor cantato in gran musica colla battuta di un mea culpa da far tremare le colonne del firmamento stesso, seguito da un’indulgentiam pronunziato dal Padre eterno in Piviale, e sortito dall’arsenale delle sue grandi misericordie, e ciò per aprirgli le porte della Chiesa di Dio, ma [non] mai per servire di base per un’argomento dottrinale, se non di quelli che si chiamano a contrariis da far coragio ai delinquenti e salvargli dalla disperazione. fine ed esito del medesimo Dopo molti anni non posso ricordarmi di tutta la bella parlata che fece quì il /266/ console Mussingher, ma mi ricordo che fu così commovente, che il Signor Flat finì per darsi vinto e terminò ogni questione con dire: io mi trovo con moglie e figli in una posizione, la quale mi obliga a parlare come ho parlato, ma le mie convinzioni sono ben altre, e mi riservo a dirle in particolare al console, dal quale Ella le sentirà. Questi poi mi disse che nella sostanza [Flat] si farebbe anche cattolico, ma una catena di motivi lo impediva.

arri[vo] di Meroedar, e partenza di Flat
[da Teodoro: fine apr. 1867]
Arrivò fratanto Meroedar governatore di Aden sopra un bastimento che doveva portarmi in Aden. Questi fu inesorabile col Signor Flat, il quale dovette partire quasi subito per l’interno, girando per i Bogos, Kasselà, Matamma e Gondar. Io poi ho dovuto terminare ben presto i miei affari, perché Meroedar assegnava pochi giorni di tempo [p. 72] per la partenza. battesimo dei due giovani, e disposizoni di partenza La guerra con Teodoro era come decisa; il Console Mussingher dovendo partire per riconoscere ed esaminare la costa da Massawah sino a Babel Mandel mandato dagli inglesi, egli cercava per se domestici, e ne cercava anche per la spedizione, questa circostanza mi facilitò il battesimo, non solo dello schiavo perfettamente guarito, ma dello stesso figlio del mussulmano, dei quali fece egli da padrino; egli gli prese con se come servi, promettendomi di lasciargli liberi dopo la guerra. Si fece dunque in Umkullu di notte il battesimo secreto di questi due ferventissimi neofiti; lo schiavo restò con me, e siamo passati alla missione dei Lazzaristi, ed il suo compagno entrò come servo del console, intesi pero che tutti [e] due fossero a sua disposizione in caso di bisogno, sia per il suo viaggio di esplorazione, sia per ogni caso di guerra e di bisogno.