/310/

35.
Partenza da Ambàbo. A Borzano.
Carriera dell’emiro di Zeila Abu-Beker.

primo movimento da Ambabo
[1.2.1868]
[Ambabo-Liccè: 50 stazioni]
In quattro giorni tutti il bagaglio fu consegnato, ed il giorno 29. di Gennaio siamo sortiti di casa, e là sulla spiagia del mare trovammo la maggior parte degli uomini all’ordine di viaggio, i quali stavano caricando. Quando tutto fu in ordine siamo montati a mulo, e seguitando la spiaggia del mare a ponente siamo arrivati ad un bel piano poco più di un kilometro, dove si piantò il campo per quel giorno, e si dovevano radunare gli uomini nella sera e nella notte. È questo l’uso delle carovane: nel primo giorno non si fa viaggio, ma in piccola distanza si organizza il campo, per [p. 152] dare campo a tutti di concentrarsi. arrivano molti mercanti La mattina seguente non faceva che arrivare nuovo mondo, e fummo stupiti di vedere, non solo i pochi cameli da me pagati, i quali non potevano essere al più 17., dei quali 15. solo dovevano essere carichi, secondo il nostro calcolo, dovendo alcuni servire per portare aqua, ed alcuni dei nostri giovani, i quali potevano averne bisogno. Si partì verso le undeci del mattino. Abubeker veniva con noi, epperciò gli ho fatto alcune difficoltà, come, dissi, la nostra roba è tutta dispersa, e mescolata con altre mercanzie che non erano nostre? Cosa importa a voi, rispose, purché a suo tempo troviate tutto ciò che è vostro? Arrivati che saremo a Borzano non molto lontano di quì, colà prima di lasciarvi e ritornarmene, io sistemerò ogni cosa.

seconda stazione di Borzano
[2.1.1868]
descrizione del luogo
Dopo al più un’ora e mezza di viaggio siamo arrivati a Borzano. Ere questo luogo il pendio di una collina, la quale guardava al sud, e [era] coperta di boscaglie e di spine ingrate, le quali se invece fossero state viti od altri alberi fruttiferi, l’avrebbero cangiata in deliziosa campagna; la sua valle tutta vicina era appunto la continuazione della baja di Tagiurra, in quel luogo più ristretta, e larga solo al più un kilometro, presentando al lato opposto una riva con vegetazione, [p. 153] sufficientemente bella, la quale era il confine della tribù Somauli. Dietro le nostre spalle al nord la collina si alza[va] dolcemente, e lasciava vedere /311/ una specie di mandra di cameli, di vacche, e di capre; il villagio è più alto dicevano alcuni denakil, e si trovano là i schiavi di Abubeker; alcuni altri all’opposto ci facevano paura, per impedire a noi di montare. Dal giudizio che noi facevamo a mezzo kilometro più [in] alto doveva esservi qualche villagio con una bella sorgente di aqua sufficiente per gli uomini e per tutte le bestie. Nella sera venne di là aqua sufficiente e buonissima, e la cena per Abubeker. alcune voci proibite Correvano voci secrete che in quel villagio esistesse un’altro gran collegio di schiavi, ed altre voci ancor più secrete messe all’indice in prima classe, che cioè, a noi vicino vi esistesse una specie di romitagio, nel quale si circoncidevano alcuni giovani scielti per il Santuario degli Harem, destinati per il Sultano...

La carovana passò in Borzano, non solo la notte, ma la giornata seguente, nella quale Abubeker scrisse tutte le sue lettere per Menilik, e per le diverse sue case di Scioha. Verso sera fece [una] finta di liquidare i nostri affari, ma nella sostanza era per scorticarci per l’ultima volta. predica di Abubeker In presenza nostra e del Signor Mekev [p. 154] ci fece prima di tutto una lunga conferenza: Sentite, disse, sono presto 40. anni dacché pasarono quì [per] l’ultima volta degli uomini bianchi come voi nel tempo del gran Re di Scioha Sela Salassie, e notate che quegli erano inglesi, uomini ricchi che spargevano molti denari, eppure ebbero fra queste tribù di Denakil delle vittime. Dopo quell’epoca nessuno più vi passò, e siete voi i primi. Al giorno d’oggi tutto il mondo al vedere uomini bianchi crede di vedere delle bestie feroci. Quando ho dato parola al Re Menilik ed a voi di farvi passare, lo stesso tremava per paura che non arrivasse qualche cosa. sue menzogne Per poter riuscire in questo affare io ho già speso molti denari, e dovrò spenderne ancora; ma sia pure, io lo facio volontieri; per fare piacere al Re Menilik, ed ai francesi miei amici. Il Re Menilik, dissi a tutti questi Denakil, [non] ha mai veduto uomini bianchi ed è matto per vedergli: io sono andato a cercargli in Aden, ed ho trovato questi poveracci, e gli facio passare a mie spese.

suoi finti timori Sappiate di più che ho giurato in Aden per la mia testa, che nulla arriverà loro; lo stesso ho giurato al Re Menilik. Ora, se questa gente muore nel nostro paese, sappiate che la mia testa la pagherà, ma più nessuno di voi potrà [più] andare in Aden, ne tantomeno toccare i confini di Iffat, dove tutti abbiamo dei parenti; essi pagheranno il sangue di questa gente colle loro teste. sue proteste Quindi, rivolto a noi, sappiate [p. 155] anche voi, ci disse, che voi non siete ricchi, e guai a voi se farete vedere un solo tallero, perché allora anche milliaja non vi basteranno più. Vi ho già detto che voi siete poveri, e che dovete figurare da poveri, ora vi aggiungo, che, incomminciando dal giorno d’oggi sino al /312/ vostro arrivo ad Iffat, voi siete miei schiavi; io aveva promesso di accompagnarvi, ma mi fù impossibile, e vi consegno al mio figlio primogenito, egli sarà il vostro padrone, voi siete nelle sue mani, e tutto ciò che è vostro è nelle sue mani; guardatevi bene perciò dal cercare querele, perché egli farà di voi e delle cose vostre tutto quello che crederà bene di fare; egli pagherà quando si dovrà pagare, egli darà quando dovrà dare. Ecco là tutto il vostro bagaglio, guardate se manca qualche cosa; ciò fatto, badate di non pensarvi più sino ad Iffat. Voi Signor Mekev siete testimonio; voi stesso non dovete più pensarvi sino alla presenza di Menilik, e dovete guardarvi dal sollevare questioni.

ultimo colpo di mano Ora veniamo alla conseguenza, proseguì Abubeker; voi là avete veduto il vostro bagaglio, e con questo tutte le proviste necessarie per la vostra casa, e per quella del Signor Mekev. Io non vi ho fatto vedere tutto quello che ho già distribuito ai diversi quartieri della carovana per il loro sostentamento; ho già consegnato tutti gli involti destinati per le dogane, dei quali vi ho già parlato prima; alcuni involti a sacchi sono stati [p. 156] presi anche dal numero di quelli stati comprati da voi; tutti gli altri gli ho sortiti dal mio deposito. un calcolo all’ingrosso Le sole tele bianche e nere sono [valutate] cento talleri; altri cento talleri per pane, farina, riso, e datili; per i servi della carovana, [per] riconoscenza al capo della carovana, e ad alcune guardie distinte altri cento. Finalmente per tributo al Sultano di Tagiurra e ad altri capi tribù altri cento. Tutti questi [vanno] uniti ai cento che rimasero dopo il conto dei fucili. In tutto voi mi dovete ancora altri 500. talleri, ai quali io aggiungerà altri 200. talleri, che riceverete in Ifat dal mio figlio, per saldo degli altri cento fucili venuti di Francia, e che io dovrò ricevere in Aden dal Console, dietro un vostro ordine e ricevuta del denaro, secondo l’intelligenza passata col console.

la futura realtà Arrivati in Scioha si vedrà la verità di tutte queste note e conti presentati dal riclamo di tutti gli uomini della carovana che faranno a Menilik. [Fece di] Più, invece di aver sortito sacchi di riso e di datili, per la carovana, egli nella notte precedente rubò... [egli rubò] due sacchi, uno di riso, ed uno di datili nel mio deposito e gli mandò in regalo alla sua casa di Borzano, alle sue schiave favorite, ed ai nuovi circoncisi. Del resto [non] ha dato nulla alla Carovana, la quale si mantenne tutta da se a spese proprie. calcoli dell’assassino e del viandante Abubeker aveva bisogno di presentare un conto rotondo per salvarsi dal pagare i 200. fucili e lo fabricò con dei conti arbitrarii. Io, ammaestrato da fatti precedenti dello stesso genere, aveva già prevenuto i miei compagni di tutto [p. 157] ciò che sarebbe accaduto, e posso assicurare che sapevano tutto, ma noi, ripeto quì il già /313/ detto, eravamo gu[i]dati da due principii, quello cioè di poter ad ogni costo arrivare in Scioha sani e salvi, senza sollevare questioni; quindi in secondo luogo di separarci da Abubeker in tale amicizia che ci lasciasse sperare in avvenire [di poter ancora] confidare in lui, sia per le corrispondenze colla costa e con Aden, e sia molto più per fare di lui come una casa di banca, da poter ritirare qualche somma di denaro, mediante biglietto di cangio da pagarsi in Aden dal nostro missionario; ben conoscendo io per esperienza la grande difficoltà di poter avere denaro nell’interno. Sotto questi due punti di vista il lettore di queste mie memorie dovrà giudicare tutta la nostra pazienza nelle perdite, e nelle umiliazioni che vedrà in seguito. Sul fine della storia poi egli stesso potrà sentenziare sopra i nostri calcoli.

partenza da Borzano
[4.1.1868]
L’indomani prima ancora che si levasse il sole abbiamo lasciato Borzano, tenendo sempre [un] poco il sud-ovest senza allontanarci gran cosa dalla spiaggia del goffo o baja di Tagiurra. Abu beker prima di lasciarci ci fece ancora molte prediche, raccomandandoci di stare agli ordini. Per carità, disse fra le altre cose, la nostra barba nascondete la vostra barba, perché i nostri denakil vorrebbero tagliare la vostri [p. 158] testa per staccarne la barba e farne un’ornamento del loro scudo; la mia in specie, essendo molto lunga, e nel fondo rossa tendente sul bianco, avendo una qualche somiglianza alla criniera del leone, essendo più vagheggiata dai selvaggi, Abubeker colle sue venerate manine me ne fece una trezza in forma di codino [e] mi raccomando di tenerla nascosta dentro il collo della camicia. Fu questa l’ultima operazione, e datoci il buon viaggio se ne ritornò indietro verso il suo Borzano, ed io non lo viddi più da quel giorno per [poi] vederci avanti [a] Dio con tutt’altri calcoli e futuri destini. Bisogna convenire che Abubeker è un grand’uomo nel suo senso; mentre scrivo egli è ancor vivo, divenuto un vecchio Bascià dell’Egitto.

storia di Abubeker Come questo uomo è una persona molto importante, il quale dovrà essere citato parecchie volte in seguito, prima di lasciarlo deffinitivamente, credo utile [riferire] una piccola storia della sua persona. Abubeker, nato in Tagiurra, vivente ancora il suo Padre, passò tutta la sua gioventù in Scioha sotto [1813-1847] il regno di Sela Salassie avo del Re Menilik, il quale lo amava molto, e si serviva di lui per la sua grande abilità e destrezza nel trattare gli affari. In quel tempo egli viaggiò [per] tutto l’alto piano etiopico, quando in qualità di ricco mercante, e quando anche come [p. 159] [come] inviato del Re Selasalassie. complicazioni politiche di quei paesi In Scioha regnava allora nella Provincia musulmana d’Ifat la casta dei Walasma, come regna ancora presentemente. In Zeïla sul mare Sïr Markeb, di /314/ razza Somauli, si trovava come Emïr e governatore di tutta la costa africana del golfo di Aden. Un terzo punto essenziale [d]a conoscersi è quello della razza Denakil, la quale era dominata in quel tempo dal Re di Aussa padre dell’attuale Hanferiè. Questo Re di Aussa riceveva le carovane di Ifat mandate da Walasma sulle vicinanze del lago salato e le mandava a Zeïla all’Emir Sir Markeb, e non le lasciava discendere a Tagiurra capitale dei Denakil. Per questa ragione Tagiurra porto naturale dei Denakil restò come deserta, e quasi senza commercio, per non volersi assoggettare, ne all’Emïr di Zeïla, ne al re di Aussa capo dei Denakil; e molti dei suoi commercianti passavano a Zeïla, abbandonando Tagiurra.

tentativi di Abubeker In mezzo a tutte quelle complicazioni, Abubeker, uomo energico, a cui le idee non mancavano, [era] favorito dal Re Sela Salassie, ed incaricato da lui di frequenti viaggi alla costa; d’accordo col suo padre, il quale, d’accordo pure col sultano di Tagiurra, in essa era divenuto come il capo, incomminciò a lavorare potentemente per l’indipendenza della sua patria, sia dall’Emir di Zeïla, e sia ancora dal Re di Aussa. Mentre il suo padre si batteva dalla parte del mare [p. 160] coll’Emïr di Zeïla al sud, si batteva ancora al nord dietro le spalle, dove i Denakil di Aussa facevano delle discese minaciando Tagiurra; Abubeker, senza perder tempo, ora era in Scioha a conferire con Selasalassie, Abubeker in Aden ed ora in Aden a far progetti cogli inglesi; mentre strada facendo lavorava a preparare le tribù alla rivolta contro il Re di Aussa. Io non dico che Abubeker abbia deciso l’affare della spedizione inglese a Scioha del Capitano Harris, perché non sono abbastanza informato di tutti i detagli passati in Aden [1841-1842] in quel tempo, ma è certo che quella spedizione ebbe luogo appunto in quell’epoca, e fù appunto in quel tempo [che] per parecchi anni la bandiera inglese fu piantata in Tagiurra. Nel 1849. io, avendo visitato Tagiurra, ho veduto ancora colà la casa detta del console. Fù appunto allora anzi, che alcuni mi dissero che gli inglesi da principio, invece di Aden, pensavano di stabilirsi nella baja di Tagiurra, come luogo più a proposito per uno stabilimento marittimo.

spedizione inglese
[lug. 1841]
Ritornando ora ad Abubeker, fù egli che accompagnò la spedizione del Capitano Harris in Scioha. Con quella spedizione egli sperava di ottenere dal Re Sela Salassie l’impiego di Abegaz, ossia di governatore della Provincia di Ifat; congiura contro Abubeker ma il partito dei Walasma, che ne erano in possesso, prevalse contro di lui, anzi questo partito, d’accordo col Re [p. 161] di Aussa, fu quello che arrivò a gettare sospetti nel cuore del Re Sela Salassie contro Abubeker, e contro la stessa spedizione inglese, la quale [nov. 1842] fù poi obligata a ritornarsene alla costa senza nulla ottenere in Scioha. /315/ Abubeker intanto, perduta ogni speranza di diventare governatore della Provincia mussulmana di Iffat, non abbandonò il suo commercio con Scioha, ne l’amicizia di Sela Salassie, e tanto meno il progetto dell’indipendenza di Tagiurra. Vedendo che la spedizione inglese non aveva incontrato tutta la simpatia in Scioha, egli incomminciò a lavorare col governo francese.

Rocher d’Hericour in Scioha Fu allora che Abubeker condusse in Scioha [per] la prima volta Rocher d’Hericourt viaggiatore francese, e determinò una concorrenza francese contro la spedizione inglese. Rocher d’Hericourt, inteso con Sela-Salassie, [1.3.1840; 1843] andò in Francia e vi ritornò, anche egli con canoni ed altri grandi regali per Sela Salassie. Rocher d’Hericour era un’uomo più popolare; epperciò ingerì in Scioha meno sospetto degli inglesi, motivo per cui fù più amato da Sela Salassie e dal paese, ma non seppe utilizzare il suo ascendente colà, ne per il suo paese, ne per altri; contribuì [p. 162] anzi tutto all’opposto ad un maggior isolamento di quel paese. gli inglesi esiliati da Scioha Per una certa gelosia nazionale; credendo di servire al paese proprio, Rocher d’hericour ha dovuto parlare poco favorevolmente degli inglesi stabiliti in Aden, e siccome la paura è propria dei deboli e dei selvaggi; questo linguagio del Signor Rocher d’Hericour ha dovuto contribuire [nov.1842] all’espulzione di tutti gli inglesi, e degli, stessi missionarii protestanti, ed alla strada di Tagiurra chiusa chiusura della strada di Tagiurra, non solo per gli inglesi, ma per tutti gli europei dell’avvenire. Lo stesso Rocher d’Hericour non ritornò più per la strada di Tagiurra.

In fatti, questo viaggiatore passò qualche tempo in Scioha, ottenne dal Re Sela Salassie alcuni regali, e [1.3.1840] fece un trattato di commercio trà il regno di Scioha e quello della Francia; fece cioè uno di quei trattati di lusso, equivalenti ad una poesia fatta in occasione di qualche festa, e che pochi giorni dopo servono ad inviluppare la buona fede del publico, perché [non] servono a nulla, perché fatti con una società pupilla, incapace di conoscerli e di rispettarli. Difatti, ottenuto tutto questo, il Signor Rocher d’Hericour volendo ritornarsene dal regno di Scioha si accorse che anche per Rocher la strada di Tagiurra, era chiusa anche per lui, e dovette ritornarsene per la via dell’Abissinia, per dove era passato il missionario protestante Kraf esiliato. Rocher in Abissinia
[giu. 1843]
Rocher d’Hericour, passato per l’Abissinia fece altri trattati con Ras Aly [p. 163] e con Degiace Ubiè, i quali pure servirono a lui per il momento, e nulla più; egli incoraggì il Signor Montuori a recarsi in Scioha, ma il povero missionario cattolico andatovi si accorse pure che quel paese era chiuso anche per il nostro ministero; come poco dopo si è convinto il P. Cesare da Castelfranco mio missionario, e dopo di lui P. Felicissimo mandato da me, obligati tutti a /316/ ritornarsene senza nulla poter fare. Rocher d’Hericour, per la sua fatica, fù poi fatto console di Gedda, dove morì alcuni anni dopo.

muore il padre di Abubeker Fratanto, ritornando noi ad Abu beker, il suo Padre essendo stato ucciso in Tagiurra dai soldati del Re di Aussa, egli dovette restare là per sostenere la causa dell’indipendenza di Tagiurra da Zeïla, e vi rimase sino all’epoca della morte del signor Lambert
[1858]
morte del Signor Lamberte agente consolare francese residente in Zeïla, stato ucciso dai schiavi dell’Emir Sïr Marcheb sopra una barca nelle vicinanze di Tagiurra. Il fatto crudele passò [per] qualche tempo innosservato, come [si fosse trattato di] un naufragio, ma il furbo Abubeker colse la circostanza per disfarsi del nemico, esaminò il fatto, e mando il processo a Parigi, di dove vennero bastimenti da guerra, fu preso Sir Markeb e condannato a morte. Abubeker emir di Zeïla
[1861]
pace con Tagiurra
Ad istanza quindi del governo francese Abubeker essendo stato fatto Emir di Zeïla, cessò naturalmente la guerra di questa con Tagiurra, essendo egli divenuto padrone delle due posizioni. [p. 164] Abubeker divenuto Emir di Zeïla non ha dimenticato Tagiurra sua patria, e vedeva male la strada da Tagiurra a Scioha chiusa già da molti anni, quando io [19.2.1867] nel 1866. mi sono presentato a lui per domandargli il passaggio. Egli allora fece il prezioso con me, perché sperava di mangiarvi una buona propina, come fanno tutti i venditori di merci rare e sconosciute, ma nel cuore desiderava che riuscisse, perché era una sua impresa antica, e lo sperava anche da Menilik, principe tutto nuovo della stirpe di Sela Salassie, ristabilito sul trono dei suoi Padri dopo molte vicende. Fu per questa ragione, che volle venire egli stesso da Zeïla, e volle accompagnarci sino a Borzan. Noi abbiamo fatto dei grandi sacrifizii, ma intanto tutte queste considerazioni erano per noi un buon segnale di riuscita. Abubeker se ne ritornò contento, non solo d’aver guadagnato, ma d’aver spuntato un suo piano antico; noi poi fummo contenti pure di trovarci in viaggio.