/344/

39.
Il monte Azzelo. Mekev e il pastore Krapf.
Sterili diatribe. Protestanti negativi.

La mattina seguente, appena incomminciavasi a manifestare l’eurora, noi già eravamo in viaggio verso ponente. Quando il sole si levava dietro le nostre spalle, a ponente avanti di noi il cielo era molto chiaro nell’orizzonte, ed alcuni indigeni ci segnavano alcuni segni di Ankober alcuni punti neri [p. 212] appena visibili; erano, da quanto si diceva da tutti, le altezze di Ankober, le quali si presentavano alla nostra vista, come sogliono presentarsi certe montagne dei litorali a distanza di una giornata di vapore; colla differenza però, che il piano del mare essendo più netto, l’occhio può andare più lontano, mentre la terra [non] è mai così netta, sia nel suo livello, e sia ancora per la sua vegetazione, dimodoché ciò che si direbbe egualmente lontano, deve sempre calcolarsi un terzo più vicino. Tuttavia, dal calcolo che io faceva, noi eravamo ancora a 35. o 40. leghe di lontananza da Ankober. il monte Azzelo, o Ayelo Quasi sulla stessa linea di Ankober, qualche grado più al nord, ma molto più vicino a noi, si presentava il monte Azzelo.

alcune tradizioni Questo monte è un’antico vulcano, il quale ha una certa importanza per le tradizioni quasi mitologiche di tutti quei paesi circonvicini, non esclusa la stessa Abissinia del sud. Per questa ragione egli merita un’articolo a parte, perché poi dovrò ritornarvi; quando parlerò più di proposito di una colonia da me tentata alcuni anni dopo e delle tradizioni cristiane dei paesi denakil esistenti sui confini est del regno di Scioha. Per ora dirò solamente che le tradizioni riguardanti il monte Azzelo, oppure Ayelo, come è chiamato da altri, non sono sempre le medesime presso i Cristiani dei paesi alti, presso i Denakil dei luoghi circonvicini, presso i galla oromo delle montagne dette degli Ittu al Sud Est [p. 213] del monte in questione, e dei mussulmani, tanto della costa, quanto dell’Iffat che si trovano all’Est della bassa parte abissinese, già sopra nominata. Io in seguito avendo molto conversato col già mentovato Mahumed Gurra, il quale era musulmano coi musulmani, Denakil coi Denakil, e galla cogli Oromo; avendo parimenti più volte confabulato coi /345/ figli di Abu Beker stabiliti in Scioha ho [ho] potuto avere molte di simili tradizioni. Più tardi, quando parlerò più direttamente della colonia suddetta, e dovrò raccontare alcuni fatti avvenuti, allora si potranno avere alcuni detagli un poco più precisi di simili tradizioni.

forma del monte, e detagli Il monte Azzelo è un monte isolato, il quale si eleva a qualche centinaja di mettri frammezzo ad un piano leggermente ondeggiato, ed inclinato all’ovest verso il basso, dove scorre il fiume Awaz dal sud-ovest al nord-est. Intorno, ai piedi del monte sortono dal piano alcune roccie di lava, o meglio di scoria volcanica rosse verso il nero. Al sud est del monte si attacca al medesimo un codazzo di collinetta appena visibile. Noi eravamo accampati sul piano, al più un kilometro lontani dalle falde del monte, e la cima di esso ci sembrava quasi acuminata senza segnale di piano superiore. Il monte era quasi nudo di vegetazione, meno alcuni arbusti [p. 214] quasi secchi, e pochissima altra vegetazione; è da notarsi però che nell’epoca del nostro viaggio, come già si disse, da circa due anni non si era veduta una pioggia notabile, epperciò, anche altrove tutto era secco, e l’erba medesima, dove ancora vi era, si vedeva secca.

conversazione cogli indigeni La sera, appena fummo accampati, secondo il consueto, partirono i cameli per la provista dell’aqua necessaria per la carovana, ma invece di prendere la strada verso il monte Azzelo, presero la direzione opposta. Noi quindi abbiamo interrogato [i carovanieri], se nelle vicinanze del monte Azzelo non si trovavano sorgenti, e tutti d’accordo risposero di no; anche nel caso che ve ne fossero, aggiunsero essi, chi oserebbe avvicinarsi al monte Azzelo? opinioni diverse sul monte Azzelo. Da ciò naque una conversazione molto viva ed interessante: multi multa dicebant, ma quasi tutti convenivano nell’asserire che nessuno mai cercò [di] avvicinarsi, e tanto meno salire il monte. Nel nostro paese, disse il Signor Mekev inviato del Re Menilik, si dice da tutti che sopra il monte Azzelo esiste un monastero di monaci santi, i quali sono mantenuti da Dio per miracolo; vengono dal nostro paese, ed alcuni anche io gli ho conosciuti, ma venuti non vi ritornano più. Anche alcuni dei nostri Denakil sono di questo parere, aggiunse Mahumed Gurra, ma nessuno gli ha veduto; gli oromo invece credono che sopra [p. 215] questo monte dimorino radunate tutte le ajane o spiriti tutelari loro, i quali aspettano che i Galla ritornino; all’opposto i nostri musulmani pensano che sono i loro Sciek o Santi. Molti frà i nostri Denakil sogliono fa[r]vi dei sacrifizii di vittime, ed in morte vogliono essere sepolti nelle vicinanze di questo monte. una mia risposta In tutte queste diverse opinioni, risposi io al Signor Mekev, ed a parecchj altri che erano con lui, io lascio il monte dove si trova, e tutte le questioni /346/ intorno al medesimo; la gran questione sta tutta nei vostri cuori, nei quali esiste un gran mistero, il quale ha bisogno di essere [di essere] spiegato a lungo. Sentite, miei cari, tutti quanti voi credete in Dio, padrone e creatore vostro e di tutto questo bel mondo; voi tutti credete nell’esistenza degli Spiriti angelici, i quali si occupano di voi; più ancora veggo in voi una certa fede nei Santi, tutti uomini come voi, i quali vi hanno preceduti, ed hanno fatto qualche bene; più di ogni altra cosa poi mi accorgo che in voi tutti esiste un’intimo sentimento sopra l’esistenza di un altro mondo, il quale esercita un non so quale prestigio nei vostri cuori; veggo che voi non lasciate di sperare, sia a vantagio di questa vostra esistenza in vita, sia ancora dopo morte.

Dopo tutti i rimarchi sopra riferiti mi ricordo di aver fatto al Signor Mekev ed ai suoi compagni una notabile conferenza sopra il bisogno di riflettere e di istruirsi [p. 216] in questa materia, conferenza che non sarei capace ora di riprodurre, ma che più tardi produsse tutto il suo effetto, e mi fù più volte riprodotta dallo stesso Signor Mekev, e da molti che l’hanno sentita da lui. Mekev parla di Kraf Appena ebbi finita la mia conferenza, prese la parola il Signor Mekev: io mi congratulo con voi, disse egli, ma oh come voi siete diverso dal Signor Kraf mio antico padrone (1a): una volta, secondo il solito accompagnandolo alla caccia nei contorni di Ankober, sopra un’altezza seduti, venne il discorso sopra questo monte Azzelo ed io gli aveva raccontato ciò che nel nostro paese si sente dalla bocca di quasi tutti, cioè, che sopra questo monte esistono monaci santi in comunicazione con Dio, e mantenuti da lui, come già Le dissi. Ma appena sentì egli queste mie relazioni, andato nelle furie, come, disse, dopo anni che stai con me ancora mi racconti simili storie delle vostre vecchie? voi altri abissini, veduto che avete un monte, vi pare subito di vedere un monastero, vi pare di vedere la Madonna, o S. Michele, o S. Giorgio, oppure abuna Tekla Hajmanot; va [a] contare queste cose ai papisti, ma non a me.

ministero di Kraf Ecco l’opera che ogni settimana formava l’occupazione del Signor Kraf, soggiunse il Signor Mekev, egli distribuiva delle bibbie a chi ne domandava; 2. Ogni Venerdì, giorno di digiuno, scannava un bue, e distribuiva [la] carne ai poveri, molti dei quali non la ricevevano, [p. 217] e /347/ molti la ricevevano per mangiarla l’indomani; per riceverla perciò, prima si informavano chi aveva scannato l’animale, se trovavano che l’avesse scannata l’europeo, allora non la ricevevano, perché Kraf come musulmano essendo egli considerato come musulmano, non dovevano mangiare carne profana degli infedeli; se poi la vittima era stata scannata da uno dei servi abissini, allora l’acettavano come sopra si e detto. In terzo luogo il Signor Kraf nelle domeniche, oppure nelle altre feste principali soleva recarsi, ora ad una Chiesa, ora ad un’altra in tempo delle funzioni dove arrivato in qualche luogo vicino alla Chiesa si sedeva, e radunava gente per leggervi la bibbia, e bestemmiarvi contro l’eucaristia, contro la Madonna, contro i Santi secondo la prattica dei protestanti.

Mekev si dirigge a me Voi invece, [proseguiva] a me rivolto il Signor Mekev, parlando del monte Azzelo, avete usato gran prudenza schivando tutte le questioni delle diverse razze a riguardo del medesimo, come cose incerte, e che avrebbero sollevato questioni odiose, ma dolcemente vi siete introdotto nel nostro cuore medesimo leggendovi certe verità comuni a tutti, per esortarci tutti a pensare alla vita futura, cosa che da noi si crede in fondo, poi quasi non vi si [p. 218] pensa più. sua parlata a me Noi credevamo di essere fra noi molto lontani, e di una fede che ci metteva in atteggiamento di nemici sempre armati e, pronti a batterci a vicenda, voi invece siete sortito con quelle ammirabili parole; voi nel fondo siete tutti cristiani e fratelli che credete tutti nell’esistenza di un’altro mondo, dove sta rivolto il vostro cuore; voi non mancate di altro che di una guida la quale vi conduca ai piedi del vostro vero Padre che è Cristo, facendovi conoscere tutti i gran misteri della sua divinità, e quali sono le regole per arrivare sino a Lui, per possederlo poi eternamente. Facia Iddio che io un giorno sia vostra guida per istruirvi e spiegarvi tutti i misteri del monte Azzelo, che conoscetete meglio quando colle ali della fede sarete montati un poco più alti, dove tutto vedrete colla luce del sole che più non tramonta, e che dissiperà le tenebre, che oggi vi tengono divisi fra voi.

Questo modo di parlare, continuava il Signor Mekev a me dirigendosi, oh quanto è diverso da quello del mio antico padrone! ministero protestante egli con un’orgoglio tale, che la sola protezione del Re poteva salvarlo da una sollevazione del popolo irritato, non faceva altro che disprezzare, condannare, ed in certo modo calpestare tutte le cose più sante da noi venerate, per le quali noi eravamo come in diritto [p. 219] di chiamarsi cristiani seguaci di Cristo, e senza delle quali noi dobbiamo riconoscerci pagani come i Galla; almeno ci avesse dato qualche segno e qualche speranza, ma niente di tutto questo, la sua stessa casa era senza moralità e senza /348/ governo, un poco di lettura della bibbia spiegata da lui a sua volontà, ecco tutto. Io sono rimasto con lui quasi quattro anni, l’ho seguito nel suo esilio sino all’Egitto per ubbidire al mio Re. Mekev visita tutte le chiese d’Egitto
[1842]
Arrivato in Egitto ho cercato di frequentare la chiesa del mio Patriarca Copto e non volle; ho cercato di frequentare le chiese latine, o greche, o armene, ma peggio[:] egli per forza mi obligava a seguirlo alla Chiesa protestante, dove nulla vi era che letture e qualche cantico. Io però, a costo di disgustare il mio padrone, ho voluto tutto vedere, ho veduto i nostri copti, ho veduto i greci, ho veduto gli armeni, ed in modo particolare ho frequentato i frati di terra santa. i Padri di Terra Santa, [che vanno] a piedi nudi, vestiti di grosso drappo, con una corda [alla cintola], con una grossa corona pendente alla medesima; questi molto mi amavano, e questi soli mi parvero i veri cristiani, perché [furono] i soli che mi parvero vestiti di carità e di zelo per la salute dell’anima mia.

Io dunque ringrazio il Signor Kraf per avermi fatto ricco di denari, e per avermi insegnato [ad usare] il fucile, ma questo signore non è stato mai padrone del mio cuore, perché non mi ha insegnato da amar Dio. prote[sta] di Mekev Oggi ho trovato voi che portate la Chiesa con voi, trovate [p. 220] la maniera di celebrare la Messa fra questi fanatici musulmani, ed in mezzo alle fatiche e tribolazioni del viaggio, voi digiunate, voi pregate, e voi ancora istruite; dal giorno d’oggi io sono vostro, ma io sono un uomo guasto e [non] potrò mai essere un vostro seguace fedele per immitarvi in tutto; tuttavia, appena saremo arrivati in Ankober, oppure a Liccèe, io vi consegnerò il mio figlio Tessamà affinché impari tutto e vi segua in modo che col tempo possa essere utile anche a me. Per ora non dico altro, se non che il Signor Mekev fu di parola in tutto, e nel momento dell’ultimo mio esilio, egli ritiratosi dagli impieghi, fece il suo matrimonio ecclesiastico, e si comunicava regolarmente ogni settimana. Il suo figlio [cresimato: 4.4.1869] Tessamà, entrato da noi nel 1868. nel 1880. era acolito, possedeva già sufficientemente il latino, ed anche il sufficiente delle scienze, per le quali dimostrava grandi capacità.

una mia osservazione Mi sia quì lecito di fare alcune osservazioni in proposito del Signor Mekev. Questo Signore all’età di 40. anni circa, [era] rimasto molti anni nella piena confidenza di un classico missionario protestante sopra indicato, e di altri suoi colleghi anche dottissimi, come Issemberg, e Samuele Gobbà tutti autori di operette scritte in lingua amarica contro il cattolicismo; al mio incontro in Aden con lui mi sono accorto subito che aveva a [che] fare con un Protestante, e quasi dubitava del Re Menilik, come se l’avesse mandato espressamente [p. 221] per esaminare la mia fede; tuttavia come se nulla fosse, io mi sono proposto di /349/ cattivarmi il suo cuore, mio sistema usato con lui e l’occasione mi si presentò propizia avendolo curato da alcune malattie secrete per le quali mi consultò; io l’ho curato come mio figlio, alle attenzioni di uso non mancando di aggiungere sempre qualche conferenza morale facendogli conoscere che il nostro buon Dio nel proibire certe intemperanze e certi peccati non era solo [per] l’interesse dell’anima nostra, ma indotto da una cura e sollecitudine paterna per la salute nostra corporale medesima. Di modo che quando [25.2.1868] siamo arrivati al monte Azzelo, egli già era tutto mio, e già poteva dire che aveva fatto una confessione generale delle sue miserie; anzi già l’aveva battezzato secretamente sub conditione a sua istanza, temendo qualche sinistro incontro in viaggio per il suo paese. Il lettore di queste mie memorie dopo questa mia osservazione potrà comprendere la ragione per la quale il Signor Mekev fu così prodigo di complimenti con me.

una mia convinzione Se io avessi seguito l’impulso del mio cuore prevenuto nel primo incontro col Signor Mekev avrei subito cercato di disputare con lui e cercare così di distruggere gli errori del protestantismo che ogni ragione voleva di supporre in questo uomo dal momento che seppi essere stato degli anni in stretta confidenza con [p. 222] missionarii protestanti, ma l’eresia malata del cuore un’esperienza di molti anni mi ha convinto, che non solo fra i barbari dell’Africa, ma nella nostra stessa Europa, dove io ho esercitato molti anni il sacro ministero prima di partire per le missioni estere, il male fra molti dei nostri eretici protestanti non è sempre un’errore dell’intelletto, per cui si ricerchi sempre una previa istruzione per convincere una persona e determinarla alla conversione, forze il male ha la sua radice o fede dominante nel cuore, vale a dire, che è per lo più un’antipatia ed inimicizia di razza divenuta dominante nell’educazione stessa popolare, o per lo meno è l’uno di una passione violenta che rende il cuore del uomo incapace di amare la verità stessa. come debba curarsi In questo caso, trattandosi di malattia del cuore, meno un miracolo della grazia che tutto può, come è accaduto in S. Paolo, naturalmente parlando, la verità stessa ripetuta irrita di più, ed in questo caso il cuore dell’infermo infedele non può essere vinto se non ché dall’urto simpatico di un’altro cuore, come, per disposizione della grazia, suole arrivare fra due cuori amanti di un’amore naturale, benché di diversa fede.

In questi casi l’apostolo della verità, il quale già occupa una posizione naturalmente odiosa in facia all’infedele di cuore ammalato, se si [p. 223] accosta a lui colla verità secca, non fa che irritare, come il chirurgo che si avvicina col ferro per tagliare, o come il medico che si avvicina colla sua pilola disgustosa; nasce perciò la necessità all’apostolo di /350/ assalire il cuore infedele come semplice amico, il quale si avvicina preceduto da una face abbagliante di amico pieno di commiserazione per il povero infedele, come pare facesse S. Paolo, ora fingendosi ebbreo cogli ebbrei, ed ora fingendo di esaltare la superstizione dei greci per aprirsi la via a far loro conoscere il Dio ignoto. certi tipi apostolici d’Europa In questo modo si debbono spiegare certe conversioni operate da Dio col ministero di certi tipi di apostolato suscitati da Dio, e già messi in trono dal popolo come oracoli straordinarii, e vittime di carità evangelica, i quali si avvicinarono ad un peccatore creduto indisposto, l’obligarono come per forza ad inginocchiarsi e confessarsi, contro le regole di conosciuta prudenza, come il curato d’Ars in Francia, il Cottolengo in Torino da me conosciuto, e molti altri, come al suo tempo S.t Antonio, e S. Vincenzo Ferreri. Quando piacesse a Dio di cangiare la corrente attuale, un centinaio di simili apostoli basterebbe per tutta la nostra europa di oggi.

Io avrei molti fatti, i quali potrebbero in modo tutto pratico esporre queste mie idee, ma non farei che ripetere ciò che già sta scritto altrove, dove il lettore di queste mie memorie [p. 224] potrà trovarli a suo luogo, voglio limitarmi ad un solo [fatto] non ancor riferito.

una disputa coi protestanti Io mi imbarcava a Marsilia il 9. Settembre dopo il centenario di S. Pietro, [nel 1867,] come già ho notato altrove. Arrivato sul vapore ho preso posto in prima classe. Nella stessa prima classe si trovavano tre giovani missionarii, se non erro delle missioni straniere di Parigi molto ferventi, i quali andavano in Cina, e vi si trovava pure un missionario protestante, il quale accompagnava due giovani damigelle, probabilmente figlie di ministri, che dovevano sposarsi con ministri missionarii. Comunque, siano i nostri giovani sacerdoti per eccesso di zelo, i quali, come novelli soldati volessero fare finte battaglie, ossia il missionario protestante già maturo nel mestiere cercasse [di] tentare i nostri giovani sacerdoti, oppure volesse so[ltanto] mantenere il decoro della sua posizione in facia alle due damigelle ed alcuni altri protestanti, fatto sta che incomminciarono le dispute, alle quali io non ho voluto prendere parte, anche con qualche ammirazione dei nostri giovani preti.

prendono parte le damigelle La questione, ossia il prorito di disputa si riscaldò talmente che incomminciarono a sciogliere la lingua le damigelle stesse vomitando il capitale di calunie portato con loro dal conservatorio, come figlie di preti educate espressamente per essere date per mogli [p. 225] a nuovi ministri o missionarii protestanti, da servire loro di scudo nella diffesa del protestantismo, e di catena nel tempo stesso per impedire la loro conversione al cattolicismo. alcuni inconvenienti Molti dei nostri cattolici non sentivano bene certe calunnie contro il clero cattolico senza risparmiare quello di Roma /351/ medesima particolarmente presa di mira. confidenze del protestante Come io non aveva preso parte a simili dispute, venne da me secretamente lo stesso ministro protestante pregandomi di parlare ai sacerdoti missionarii affinché lasciassero tutte quelle dispute: essi, mi diceva, parlano ad un convertito, e nella posizione in cui mi trovo mi obligano a dire quello che [non] ho mai detto, ed ho mai creduto; ciò che più mi rincresce è che le damigelle hanno già preso impegno, ed esse come giovani donne sono più ascoltate di me anche dai cattolici... Ella di grazia facia buon officio, e sappia che lo stesso Comandante me ne ha già parlato, e non vorrebbe proibirlo per l’onore della causa religiosa, e bramerebbe assopire la cosa.

Benché io non avessi una posizione officiale per imporre una cessazione dalla disputa, e non potessi abusare di certe confidenze fattemi dal ministro protestante, pure io confidava nella virtù dei giovani missionarii nostri, [p. 226] i quali mi servivano la Messa e facevano ogni giorno la S. comunione nella mia cabina; feci loro conoscere che le dispute erano troppo innoltrate, e potevano fare più [del] male che [del] bene. Le lasciarono, e tutto finì. Questi sacerdoti non si fermarono in Egitto, ma io avendo dovuto aspettare la partenza d’un altro vapore da Suez, trovai colà sul mar rosso sopra lo stesso vapore il nostro ministro Protestante che [che] continuava esso pure il suo viaggio per le Indie. sue disposizioni convertirsi Questo povero protestante, obligato a mantenere ancora la sua posizione per certe circostanze di famiglia, non essendovi più i tre sacerdoti sopradetti, la sera, appena le damigelle, delle quali era custode, si erano messe a letto, passava un’ora con me, o sul ponte, oppure nella mia cabina versando tutte le sue pene: io non ho voluto mandare in Europa le due mie figlie per l’educazione, [mi confidava,] ma ho voluto educarle io stesso; una è già maritata ad un’impiegato irlandese, e l’altra lo sarà pure frà un’anno. Ciò fatto lascierò le missioni protestanti, e liquidati gli affari di famiglia vado a Gerusalemme con mia moglie; è questo un piano conchiuso, e [dopo aver detto] ciò mi fece vedere alcune lettere dei nostri missionarii, e del Patriarca Valerga. Gli ho fatto coraggio e gli aggiunsi io pure una lettera [commendatizia].

la disputa è una guerra Ho riferito questa storia per far conoscere che il sistema della disputa è una specie di guerra fatta o per vincere o per distruggere; essa è utile, anzi necessaria [p. 227] cogli eresiarchi o quasi eresiarchi dogmatizzanti, cioè forze un decimo delle popolazioni, per gli altri poi è forze più nociva che utile, perché [si tiene con chi] non sa apprezzare ne il valore ne la superiorità delle ragioni; anzi le armi degli eretici, essendo per lo più [più] popolari ed avvelenate possono anche fare maggior male /352/ alle due parti del volgo belligerante; il male poi che [non] manca mai è quello di allontanare sempre più le masse fra [di] loro, e rendergli più inaccessibii al nostro ministero. L’abissinia cristiana ama molto la disputa, e confesso di [non] avere [ottenuto] nulla disputando, anzi ho sempre più perduto che guadagnato. Per questa ragione a misura che conobbi il paese ho finito per rinunciarvi affatto. Chi cerca la verità, soleva dir loro, venga e senta[:] io ve la esporrò tanto chiara che possiate capirla, ma non venite per disputare, perché non vi sentirò, per la ragione che la disputa indispone il cuore e prepara la guerra, ed io sto quì frà voi per istruirvi e non per battermi. Il prorito delle dispute ha riempito il mondo di eresie e di scismi.

le due caste odierne in Europa Anche nei nostri paesi la società cristiana si è notabilmente cangiata, e possiamo dire senza timore di sbagliarci che si sta dividendo, anzi è già divisa in due caste, una pagana [p. 228] e l’altra debole cristiana inclinata all’apostasia; se ciò siam costretti a vedere nei paesi stessi cattolici, con maggior ragione si deve dire dei paesi protestanti, dove l’influsso benefico della grazia e della rivelazione cristiana è stato cangiato in lussuriosa filosofia dal razionalismo protestante; là sopratutto il lavorio dell’apostasia è compito da secoli; protestanti positivi e negativi solamente nasce il bisogno di distinguere la casta dei protestanti negativi e di buona fede, dai positivi, i quali sono entrati formalmente nelle fallangi del paganesimo massonico dominante; questi senza un miracolo non si convertiranno più. I protestanti puramente negativi, i quali sono molti, anzi la maggior parte; questi si trovano separati da noi cattolici da una diga di pregiudizii, di menzogne, e di antipatie, passati in abitudine fra loro, ma nel fondo non sono ancora affatto abbandonati da Cristo, nel quale ancora sperano, epperciò sono ancora figli della Chiesa cattolica, e nostri fratelli, che noi con tutti i mezzi possibili dobbiamo cercare di riunire nel vincolo della carità. Ciò che diciamo dei protestanti, dobbiamo dirlo degli altri eretici e principalmente dei scismatici orientali.

lavoro desiderabile In quanto ai protestanti si sono fatti già molti lavori e se ne stanno facendo ancora, i quali sono e saranno veri tesori che non mancheranno di produrre col tempo i loro frutti, ma sono tutti [p. 229] lavori tendenti nella maggior parte a distruggere gli errori infiltrati nei popoli relativamente alla fede ed al dogma corrotto; un lavoro direttamente ordinato a ravvicinare il cuore delle masse protestanti separate dalla Chiesa dalla barriera di un’antipatia divenuta come una seconda natura, questo, secondo me, sarebbe un lavoro ancora da desiderarsi; lavoro della divina [Provvidenza] per la sua Chiesa ma siccome egli è molto difficile, sarà un lavoro riservato alla Providenza, la quale, per vie fuori di ogni nostro calcolo, arriverà ad ottenerlo coll’o- /353/ pera degli stessi nemici della Chiesa. La persecuzione attuale della Chiesa di Dio, e del suo Capo augu[s]to, mentre sono lasciate in gran pace tutte le altre sette eterodosse chi lo sa che noti sia a questo fine? Noi siamo arrivati ad un’epoca da poter interrogare il nostro buon Dio colle parole del Salmista[:] quare fremuerunt gentes, et populi meditati sunt inania adversus Dominum et adversus Christum ejus? Forze, terminate che saranno le evoluzioni attuali l’oracolo divino ci risponderà: ho voluto salvare la mia chiesa per le vie del calvario, dove è nata colla morte del suo autore e Maestro divino. Ringraziamo Iddio, che colla rivoluzione del [17]90. ha distrutto il clero per seppelirvi il giansenismo, ed il suo figlio [il] gallicanismo, altrimenti... [Così] mi rispondeva un venerando vecchio Vescovo di Francia nel 1850...


(1a) il Signor Mekev era un’antico servo, anzi [una] specie di Agente del Signor Kraf missionario protestante, di cui già si è parlato altrove, stato esiliato dal gran re Selaselassie avo di Menilik, se non erro nell’anno [1842] 1843. Mekev lo seguì nel suo esilio sino ad Alessandria d’Egitto, e poi ritornò al suo paese. [Torna al testo ]