/114/

13.
Disfatta e prigionia di Tekla Ghiorghis II.
Incoronazione di Joannes IV in Axum.

arriva dal Tigrè abba Johannes co[n] gra[n]di notizie
[metà mag. 1868]
Ma lasciamo la casa di Gilogov non ancora fabricata e ritorniamo alla città reale, dove ancora io doveva restare, e mi rimangono ancora grandi fatti storici da narrare. Non era ancora partita la spedizione del Gudrù, che mi arrivò dal Tigrè un monaco chiamato Abba Joannes, stato qualche tempo discepolo di Monsignore Dejacobis, del quale io ho parlato descrivendo il mio viaggio alla costa nel [1863] 1864. e parlando di Cialicot capitale dell’Enderta. Questo monaco, avendo inteso che io mi trovava in Scioha era venuto con intenzione di mettersi alla mia sequela nell’apostolato, e portò notizie molto gravi sopra il movimento politico-religioso che si stava sviluppando in Gondar ed in Tigrè. In Tigrè Besbes Kassà, [25.5.1868] arrichito di fucili, di cannoni, e di munizioni da guerra [p. 440] dall’armata inglese, come già è stato detto più addietro, egli stava prendendo un gran sviluppo da intimorire il nuovo imperatore Tekla Giorghis. sta per venire il vescovo copto
[dall’Egitto: giu. 1869; in  Tigrè: ago. 1869]
Besbes Kassa contro ogni uso abissino, senza tener conto, ne dell’imperatore, ne del Re Menilik, di propria autorità aveva mandato una delegazione in Egitto per far venire un nuovo Vescovo eretico eutichiano, il quale, da quanto si diceva già era in viaggio prossimo ad arrivare. Era questa una specie di provocazione, o almeno manifestazione contro l’imperatore Tekla Giorghis, quasi non riconoscendolo come tale, perché fattosi da se, senza la consacrazione del vescovo.

minacie di guerra Per parte sua poi l’imperatore Tekla Giorghis, vedendo, come il novello pretendente aquistava ogni giorno maggiori forze, sia perché col tempo poteva ingross[ars]i di più in numero la sua armata, sia ancora [perché] faceva istruire i suoi soldati da europei, pensava di far presto [prima] che crescesse di più il gigante. timore di Tekla Ghiorghis Discendere in Tigrè tutto solo colla sua armata ordinaria, [era un progetto che] aveva di che [dar da] pensare; tanto più che una parte della sua armata era composta di persone venute dal Tigrè, paese posseduto dal nemico, il quale nella sua armata contava dei parenti misti coll’armata dell’imperatore, elementi /115/ tutti che potevano tradire. L’imperatore Tekla Ghiorghis avrebbe bramato d’ingrossare la sua armata coll’unione [p. 441] dei principati [del] Sud; egli sperava di unirsi con Menilik, e con Tedla Gualu, Principe del Gogiam. Il solo Menilik avrebbe potuto radunare un’armata superiore a quella dell’imperatore Tekla Ghiorghis; anzi in materia di cavalleria sorpassava tutti gli altri insieme. Ma ecco ciò che dicevano questi principi: egli si dice imperatore, ma con che titolo? non per successione legittima, perché in ciò siamo tutti eguali; non per titoli di consiglio, e di acclamazione, perché non ci ha interrogati; non per titolo di conquista, perché non ci siamo battuti. Sopratutto poi non è consacrato dal Vescovo, secondo i nostri usi. Per tutti questi motivi essi si rifiutavano, e non vollero prendere parte.

una sua industria L’imperatore Tekla Ghiorghis professava la fede di Devra Libanos, ed amava molto i cattolici; ora conoscendo la mia esistenza in Scioha volle giocare una carta per guadagnarsi Menilik: radunò gli oracoli del clero di Gondar e di molte altre Chiese centrali, quasi tutti della fede di Devra Libanos, fece scrivere una lettera secreta, ed una mia risposta una lettera al Re Menilik, nella quale il clero di Gondar diceva al Re Menilik poco presso in questo senso: Sire, l’imperatore Teodoro per l’amore del Vescovo copto Salama fece piangere la metà del paese obligandola ad entrare nella fede Karra di Eutiche, mentre Iddio ci aveva fatto conoscere la gran santità di abuna Jacob: [p. 442] non contento di farci piangere, egli stesso dovette piangere per tanti scandali di Salama; ora ecco venuto il momento di disfarsi di questi vescovi copti scandalosi: abuna Jacob è morto, ma voi possedete il suo fratello; siate unito all’imperatore nostro, discendete con lui alla guerra contro Besbes Kassà, e riconosceremo tutti abuna Messias per nostro Vescovo = Questa lettera fu conosciuta in Scioha e fece un chiasso nel partito Devra Libanos. Il re Menilik [23.5.1868] me la fece conoscere per mezzo di un grande oracolo del partito Devra Libanos per conoscere il mio sentimento. Dite a chi vi ha mandato, risposi io, che io in questi affari soglio ricevere gli ordini da Dio per mezzo di Roma, e non dai partiti e dai Re: sappiate che io [non] ho niente da fare con Gondar, perché quel paese appartiene al [De Jacobis]
[mons. Bel]
successore di Abuna Jacob, il quale oggi è abuna Petros; è con lui che debbono intendersela, e non con me semplice delegato al di qua del fiume Bascillò.

astuzia dell’imperatore Come è chiaro, l’imperatore Tekla Ghiorghis con quella lettera intendeva solo di sollevare il partito Devra Libanos molto forte in Scioha, e così indirettamente obligare Menilik ad ajutarlo senza contrarre con lui un’obligazione qualunque; destrezza di Menelik ma il Re Menilik conobbe la sua astuzia tanto che bastava per declinarla; [p. 443] mi fece vedere la lettera unica- /116/ mente per scaricarsi l’odiosità in facia al partito Devra Libanos molto forte non solo in Scioha, ma anche in Gondar. Secretamente poi il Re Menilik coll’elemento della regina, e del suo monachetto Ghebra Salassie favoriva il partito Copto. [pace con Menelik: 16.11.1868] Menilik fu contento della mia risposta, perché così poté rifiutarsi senza odiosità. Se io avessi preso parte alla [proposta della] lettera suddetta, il Re Menilik non mi avrebbe ascoltato, perché la passione sua di regnare non sarebbe stata soddisfatta. discesa dell’armata in Tigrè
[10.6.1871]
Così passò la lettera dell’imperatore Tekla Ghiorghis senza nessun effetto; rifiutatosi il Re Menilik si rifiutò anche il principe del Gogiam, ed il povero imperatore dovette discendere tutto solo alla guerra col Tigrè.

L’imperatore Tekla Ghiorghis, mentre scriveva in Scioha a mio riguardo per accaparrarsi il partito Devra Libanos non lasciava di scrivere allo stesso partito in Tigrè, meno forte bensì, ma esistente, e quasi tutto fuso col partito cattolico, in modo da compromettere la stessa missione, come si vedrà. [vittoria al Scirè: 23.6.1871
ad Adua: 9.7.1871]
disfatta dell’imperatore
[11.7.1871]
Disceso infatti l’imperatore nel Tigrè con un’armata sufficiente, bisogna confessare che si è battuto molto valorosamente con Besbes Kassà, a segno che quest’ultimo era giunto quasi al momento di una totale disfatta; quando Besbes Kassà, vedutosi alle strette, si mise egli stesso alla testa [p. 444] dei cannoni fece una scarica diretta al corpo stesso delle guardie imperiali, e colpì così bene, che, senza toccare l’imperatore, mise il disordine nel centro dell’armata imperiale, e nel tempo stesso, lasciata la sua posizione, Bebes con tutte le sue truppe, dato un’attacco generale, arrivò sopra l’imperatore stesso e lo dichiarò prigioniere. Così rimasta la vittoria a Besbes Kassà, l’imperatore Tekla Ghiorghis restò suo prigioniere, e la sua armata si disperse passando nella maggior parte al servizio del conquistatore.

ricevimento del vinto Alcuni riferivano la storia dell’incontro del vittorioso Besbes Kassà col vinto imperatore Tekla Ghiorghis, e bisogna confessare che fu una scena molto significante, e nel tempo stesso commovente. Il vittorioso Besbes, fatta apparecchiare una gran tenda di lusso, e fattovi aggiustare un trono posticio in gran forma, quando il povero vinto si avvicinava, il vincitore gli andò incontro in gran forma, e baciatogli le mani, lo introdusse e lo fece sedere in trono ordinando che tutti i suoi grandi gli prestassero gli stessi onori: Iddio ha dato a lui il trono, disse, a me ha dato la vittoria, ma non ha tolto a lui gli onori imperiali. Certamen[te] che Napoleone terzo [1-2.9.1870] dopo Seddan non fu meglio ricevuto dalla corte di Prussia. Gli spettatori quasi sospettavano che volesse riconoscerlo come imperatore, dichiarandosi come suo vassallo. Nei pochi giorni che il vinto passò al campo di Besbes, [p. 445] questi restava sempre seduto a terra ai piedi della vittima caduta al brando della sua spada. Fece quin- /117/ di publicare nel campo dei vinti: non temete figli miei, chi ha serviti l’imperatore ha servito mio Padre, e sarà calcolato il suo servizio. diversità tra Teodoro e il vincitore Che diversità di carattere tra il vincitore Besbes ed il fu imperatore Teodoro! Questi alcuni anni prima, disceso colla sua armata contro Negussiè, il quale regnava da alcuni anni sopra tutto il Tigrè, battutosi con lui quasi nello stesso luogo, lo vinse, e presolo fugiasco, [† 12.1.1861] sul momento gli tagliò le due mani e i due piedi gettandolo in un fosso come un tronco secco; lo stesso fece alla maggior parte dei suoi uffiziali. Con tutto ciò fra i pochi che viddero la tragedia dei due vincitori, non mancarono molti che lodarono più Teodoro che Besbes.

catene di argento Il vinto imperatore rimase nel campo parecchj giorni quanti bastavano per costruire catene degne di lui, e quanto bastò per seppellire pacificamente la sua armata in modo che l’eco troppo fragoroso della sua caduta non producesse una fuga repentina da produrre una crisi. Ma, appena passato il tempo opportuno, ecco il vincitore, presentarsi sempre rispettosamente al vinto con un serto di lucide catene, gianoï (1a) gli disse, a voi convenivano catene d’oro, ma cosa volete? io non sono abbastanza ricco e le ho fatto fare in argento; compatitemi [p. 446] ma intanto abbiate la santa pazienza di lasciarcele mette[re], perché nei nostri paesi tale deve essere la condizione dei vinti per la sicurezza dei trionfi del vincitori. In quel momento stesso una scorta sufficiente di soldati era già preparata, ed abbraciatolo lo fece partire di notte alla volta della [Amba Salama]
[† 1869]
fortezza medesima, dove, circa tre anni prima moriva del vaivolo Ozzoro Salassie madre del vincitore, ed il suo fratello maggiore Ato Goxà, stati tutti [e] due incatenati dallo stesso vinto imperatore, quando era ancora principe reggente nel Tigrè. (1b)

morte di Tedla Gualu
[14.11.1867]
Dal monaco abba Joannes venuto dal Tigrè ebbi ancora alcuni detagli sopra la morte di Tedla Gualu, Principe del Gogiam, del quale molto si è parlato da me, sia nelle relazioni da me fatte sopra la missione del Gudrù, e sia ancora nell’occasione del mio viaggio a Massawa nel 1863. e 1864. Come la persona di questo principe interessava molto la missione del Gudrù; devo riferirne qui la sua storia [sua], e quella del suo figlio che ha regnato dopo di lui (2a) Tedia Gualù morì avvelenato da /118/ un monaco che faceva l’indovino o mago di sua casa nel 1865., e [dic. 1867] dopo di lui regnò in Gogiam il suo figlio Degiace Desta, che io aveva conosciuto ed anche catechizzato in Gogiam nel anno 1849. al campo di Ras Aly, epperciò egli era come [p. 447] cattolico di cuore, ed ajutava molto la nostra missione del Gudrù, più ancora di suo Padre. Degiace Desta non avendo voluto assoggettarsi all’imperatore Tekla Ghiorchis, questi passato in Gogiam colla sua armata [inizio nov. 1869] lo legò, e diede il Gogiam a Degiace Adal Tassamà piccolo figlio di Degiace Gosciò Zaudiè. Cosi il governo del Gogiam ritornò alla dinastia degli usurpatori figli di Zaudiè, lasciando di nuovo quella di Gualu vero possessore antico. L’imperatore Tekla Ghiorghis, benché grande amico della missione Cattolica, fece alla medesima un gran male nel breve tempo che regnò in Gondar, levando Degiace Desta dal governo del Gogiam. Ciò sia detto prima di lasciare per sempre la sua storia. Egli [† feb. 1875] morì in catene nella fortezza, di cui si è parlato sopra, pochi anni dopo.

Besbes Kassà fa risorgere l’eresia La vittoria di Besbes Kassà sopra l’imperatore Tekla Ghiorghis cangiò di aspetto la politica abissinese sotto ogni riguardo, principalmente sotto il rapporto religioso della missione cattolica. Senza Besbes Kassà la corrente politica dell’Abissinia tendeva molto a staccarsi dal ramo eretico Copto d’Egitto dopo la storia di Abba Salama e dell’imperatore Teodoro. Besbes Kassà fu quello che rilevò l’eresia eutichiana in Abissinia. venuta del vescovo eretico
[ago. 1869]
Difatti non tardò ad arrivare il nuovo Vescovo eretico dal Cairo col nome di Abuna Atanasio, chiamato da Besbes, il quale lo ricevette con grandi onori. Arrivato che fù il nuovo Vescovo in Abissinia [p. 448] Il primo passo che fece il nuovo vescovo fu quello di dare la corona imperiale al suo protettore Besbes Kassà, il quale nella sua incoronazione prese il nome di Ati Joannes. incoronazione di Besbes
[Joannes IV: 21.1.1872]
La solenna funzione di questo nuovo imperatore ebbe luogo in Axum antica capitale dell’impero abissinese, stata abbandonata da secoli, dopo la fondazione di Gondar. Da principio il Sud dell’Abissinia, incomminciando da Gondar, ricusò di riconoscere il nuovo Vescovo, come non chiamato dall’intiera Abissinia, ma solo dal Principe del Tigrè; quindi anche rifiutò di riconoscere il nuovo imperatore. Sia perché incoronato da un Vescovo intruso, e non riconosciuto da tutto il paese. Sia ancora perché stato incoronato in Axum, e non in Gondar, secondo l’uso stabilito da secoli.

una supposizione
[10.6.1871]
Se, appena partito l’imperatore Tekla Ghiorghis da Gondar per il Tigrè, il Re Menilik colla sua armata colossale avesse fatto qualche movimento verso Gondar, oppure verso Devra Tabor; il solo avvicinarsi verso il Nord, forze avrebbe impedito la guerra; in caso diverso, appena sentita [11.7.1871] la caduta dell’imperatore Tekla Ghiorghis, esso fosse entrato in /119/ Gondar a prendere possesso della Capitale, se non altro, avrebbe certamente] impedita l’incoronazione di Besbes Kassà nuovo imperatore dell’Abissinia; supposti movimenti di Menelik io però credo che avrebbe regnato pacificamente Menilik, a preferenza [p. 449] di Besbes Kassà per la ragione che quest’ultimo, benché con fucili e con cannoni ricevuti dagli inglesi, e di una perfezione maggiore, era però molto inferiore nell’armata quasi senza proporzione. Sopratutto mancava di cavalli quasi affatto; i cannoni poi ricevuti dagli inglesi erano abbastanza grossi in proporzione dei mezzi di trasporto e delle strade dell’Abissinia da ingombrare la marcia militare. Oltre a tutto ciò, se alla disfatta dell’imperatore Tekla Ghiorghis Menilik si fosse trovato in Gondar, la maggior parte dell’esercito vinto sarebbe corso certamente a lui, ed al suo grido sarebbe corso tutto il centro dell’Abissinia, come ad imperatore già in possesso della capitale. Io ho voluto riferire questi detagli di fatti già passati unicamente per far conoscere lo stato dell’Abissinia in simili frangenti di movimenti militari.

impedimenti ai medesimi Del resto poi non ignoro, che il Re Menilik nelle circostanze in cui si trovava avrebbe incontrato gravi difficoltà per risolversi. La prima di tutte le difficoltà era quella che il Re Menilik era ancor giovane innesperto nel maneggio di un’armata, e non ancora abbastanza in possesso della medesima. La seconda difficoltà, anche gravissima nel caso pratico sarebbe stata quella che la sua armata, massime nella sua metà galla era pochissimo disposta a movimenti lontani, massime al nord, [p. 450] dove l’imperatore Teodoro avendo tutto distrutto, l’armata sua difficilmente avrebbe trovato di che vivere. Nelle tradizioni abissine il nord avendo sempre dominato il sud e mai il contrario, ad eccezione [delle campagne] dell’arabo Gragn, il quale aveva incomminciato al sud, ed arrivò sino al Tigrè; le truppe indi dell’Abissinia sud temono [di] discendere al nord, e questi anche da parte sua suol considerare le truppe venute dal sud come invasioni di barbari nemici del paese. La prima ragione di questo è perche l’impero etiopico ha incomminciato dal Nord; la seconda ragione è poi anche [perché] il nord, come paese più vicino ai paesi civilizzati, è sempre stato meglio armato.

Menelik supposto imperatore Passando ora all’avvanzamento della missione cattolica, anche nel caso che il Re Menilik fosse disceso a Gondar ed avesse regnato sopra tutta l’Abissinia o Etiopia, la missione nostra non avrebbe certamente avvanzato gran cosa. Menilik amava la missione Cattolica, e posso forze assicurare, che nel suo cuore l’amava a preferenza della gerarchia copta eutichiana, perché forze conosceva la religione cattolica come l’unica vera; ma il Re Menilik era uno di quei principi giovani, i quali più della /120/ religione amano l’avvenire del proprio regno. la missione cosa avrebbe guadagnato? Il Re Menilik era già arrivato a comprendere che un Vescovo Cattolico, [non] avrebbe mai potuto discendere così [in] basso per approvare tutti gli usi degradanti [p. 451] come un vescovo eretico senza il controllo della fede e del santo timor di Dio; egli dai miei scritti e dalle mie frequenti conferenze aveva già capito, come ne io, ne qualunque altro Vescovo Cattolico non avrebbe mai potuto seguirlo in tutte le sue spedizioni ed in tutti i suoi movimenti per benedire tutte le sue rappresaglie e tutte le immoralità del suo campo e della sua corte. È fuori d’ogni dubbio perciò che il Re Menilik nel nostro supposto di aver regnato sopra tutta l’Etiopia, non avrebbe mancato di fare la pace col Vescovo eretico, e collo stesso Besbes Kassà, dichiaratosi capo del partito eutichiano dei Karra; che avrebbe quindi abbraciato tutte le conseguenze del sistema della corte eretica antico; certamente però meno persecutore, perché di un naturale più pacifico, e meno crudele; tanto più [che era] già prevenuto da noi in senso contrario.

Ma, come già si disse, l’esito fu tutto contrario: il Re Menilik, ancor troppo [troppo] giovane, per stessa ragione che non osò correre in soccorso dell’armata inglese, il suo timore e la sua debolezza lo fece rimanere tranquillo nel suo regno di Scioha, e si mantenne neutrale, mentre tutta l’Etiopia entrava in una crisi vitale quall’è il cangiamento dell’imperatore, cadde Tekla Ghiorghis e fù incoronato Besbes col nome di Ati Joannes. il partito eutichiano Il partito Karra eutichiano, [p. 452] benché inferiore di numero, anzi quasi nullo nel regno di Scioha, aveva già guadagnato molto [1854-1868] sotto il regno di Teodoro e di Abba Salama, ma alla morte di questi due, ed alla nostra comparsa al Sud sotto la dinastia degli antichi Re di Scioha colà risorta con Menilik, aveva veduto un’epoca di eclisse, il quale fu di pochi giorni; il partito Devra Libanos incomminciava appena [a] respirare dalle antiche persecuzioni, quando egli incommincia [a] risorgere la venuta del nuovo Vescovo eretico e la pacifica incoronazione dell’imperatore Giovanni richiamò a nuova vita l’eutichianismo. Il Re Menilik nel fondo era un’antico figlio di abba Salama per la sua educazione [ricevuta] alla corte di Teodoro; le tradizioni della sua dinastia, e la fede dei suoi Padri avendolo richiamato e ristabilito nel suo regno, si vidde come obligato di mettersi alla testa del partito Devra Libanos, e la nostra comparsa nel regno di Scioha, aveva rianimato questo partito molto vicino al cattolicismo; tutto ciò però non fu che un semplice fuoco di paglia.

anche nella corte di Menelik Nella corte stessa del Re Menilik aveva già incomminciato a riaccendersi il fuoco dell’eresia eutichiana nella persona della regina Bafana e del /121/ suo galante monachello Ghebrà Salassie, i quali nel cuor loro non lasciavano di godere per la venuta del vescovo, e per l’incoronazione del nuovo imperatore. [p. 453] suoi progressi in corte Lo stesso Re Menilik non avrebbe lasciato di far eco ai loro trionfi secreti, se l’incoronazione dell’imperatore Giovanni stata fatta a dispetto del re Menilik, che portava abusivamente il nome d’imperatore non l’avesse trattenuto. Questo nostro Re adunque, unicamente per un punto di onore, ancora per molto tempo tenne fermo nel non riconoscere l’incoronazione del nuovo imperatore Joannes, e per legittima conseguenza, anche il nuovo vescovo eutichiano. Per lo stesso motivo seguitò sempre nel medesimo sistema di prima, di favore per la missione cattolica, che non lasciò di ajutare, anzi promuovere. Con tutto ciò in secreto andava prendendo vita nella stessa corte il partito eutichiano, dove in secreto non mancavano le corrispondenze col nuovo vescovo eretico.

Menelik, e l’imperatore Giovanni Con tutto ciò il Re Menilik, piccato nell’onore di vedere incoronato il nuovo emolo imperatore, sperava sempre ancora che il suo impero non avrebbe fatto fortuna, ed a misura che aquistava esperienza nella diplomazia del paese, conoscendo l’errore commesso per la sua poca esperienza non lasciò di minare sempre l’impero di Giovanni. politica di due colori alla corte del re Naque quindi nella corte di Scioha una politica di due colori diversi: in politica il Re Menilik diventò nemico dichiarato dell’imperatore Giovanni [p. 454] mentre secretamente per le mene della regina Bafana e del suo galante monachello si stava trattando una pace secreta col nuovo Vescovo politicamente considerato come intruso. L’inimicizia di Menilik durò dall’anno [1872] 1870., nel quale ebbe luogo l’incoronazione dell’imperatore Giovanni, sino al 1878, anno in cui ebbe luogo la pace fatale che produsse poi il nostro esilio. In tutto quel tempo in Abissinia si contavano due imperatori, cosa affatto nuova in quei paesi. In quanto al Vescovo eretico, per ora basti dire, che, politicamente parlando, fu sempre considerato come nemico, e la missione cattolica godette in tutto quel tempo la più ampia libertà e favore. Officiosamente poi ed in secreto, col mezzo della regina, il vescovo eretico teneva la più intima corrispondenza colla corte di Scioha, e vi otteneva ciò che voleva. Basti per ora il dire che il sacerdote [25.7.1869] da me ordinato secretamente per essere nominato confessore della corte, con bel titolo fu lasciato [d]a parte, e questa carica fu data al galante monachello Ghebra Salassie, per compiacere il vescovo eretico.


(1a) Vale Sire oppure Maestà fra [di] noi. È una voce usata solamente] nel caso vocativo. [Torna al testo ]

(1b) nel mio viaggio alla costa [1863] [nel] 1864 ho parlato di questa fortezza, di Ozoro Waletta Salassie, e di Ato Goxà. [Torna al testo ]

(2a) Sarebbe stata una laguna in questa mia storia se avessi lasciato di riferire la morte di Tedla Gualu, persona, di cui molto si parlò per l’addietro. Ho voluto riferirla qui come [fatto] avvenuto in tempo del[l’]imperatore Tekla Ghiorghis. [Torna al testo ]