Storia dell’antica Abbazia e del Santuario
di Nostra Signora di Vezzolano
Del Sac. Cav. Antonio Bosio

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Serie
dei prepositi regolari ed abati secolari
di Vezzolano

Qui darò la serie dei Prepositi di Santa Maria di Vezzolano, che appartennero all’Ordine di S. Agostino, e quindi quella dei Commendatarii ed Abati secolari, indicherò i Priorati ed i Priori che dipendevano dalla detta Chiesa con alcuni dei Vicari, che ho potuto ritrovare nelle pergamene e bolle sinora conosciute. La quale serie non si trova nella Storia cronologica dei Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, Abati e Superiori di Ordini del Piemonte composta del benemerito Monsignore Francesco Agostino della Chiesa dei signori di /57/ Cervignasco, Vescovo di Saluzzo, edita in Torino nel 1645 in latino, e ciò perchè in allora Casale ed il Monferrato non facevano parte degli stati di Casa Savoia.

Prepositi Regolari

Teodolo. Questo primo Preposito si conosce dal sopracitato atto delli 27 febbraio 1095 con cui Ardizzone ed Amedeo figliuoli del fu Guglielmo, Anselmo ed Ottone figliuoli del fu Tetone, Ottone del fu Vifredo e Guido figlio di Arduino colle rispettive mogli danno investitura a Teodolo, detto Fanto (ossia Fausto) e ad Egidio Sacerdoti (presbiteri), ed Ufficiali della Chiesa di Santa Maria di Vezzolano, di quanto possedeva detta Chiesa, o sarebbe per possedere: e ne depongono la carta sull’altare della Madonna.

Dal complesso di questo documento si conosce che detta chiesa già esisteva, e che era uffiziata dai predetti uffiziali; non sono indicati, se fossero costoro preti secolari, o regolari, ed a quale Ordine appartenessero, ma probabilmente erano Agostiniani, poichè in una carta del 1109 Teodolo è detto Preposito, prima dignità fra quei canonici, mentre i superiori dei monasteri Benedettini erano distinti con quella di Abati.

La detta investitura del 1095 con un’altra del 1153 si trova nei monumenti di Storia patria; con questa addì primo gennaio Uberto ed i suoi nipoti Ardizzone e Guglielmo, Ardizzone e Goslano ossia Vitale Giorgio con istromento rogato Giordano (1a) confermano /58/ la prima investitura. Li detti devono essere figli e nipoti dei sovra nominati nella carta del 1095. Questi munifici e pii personaggi doveano appartenere alla ricca e potente famiglia dei Radicati, già in quell’epoca in fiore nei paesi circostanti, anzi la medesima, come altre molte che seguivano la legge salica, forse venne al seguito di Carlo Magno, il quale si sa che diede ai suoi fedeli molti e cospicui feudi nel suo nuovo Regno di Lombardia (1b).

Nell’archivio dell’Arcivescovado torinese si trova per copia, quasi sincrona, la donazione fatta da Ar... Vescovo di Torino al monastero di Vezzolano della chiesa di S. Lorenzo di Rivo Martino, presso Settimo Torinese. In essa i Canonici Vezzolanesi si obbligano di andare alcuni di essi ad officiare la detta chiesa e di offrire annualmente alla mensa Vescovile due cerei del peso d’una libbra con 12 denari di moneta secusina posti sopra ciascuno cereo, ed intervenire alla Sinodo Diocesana. Si attribuisce al vescovo Arberto circa il 1100 (2a).

Andrea nel 1148.

Eugenio III Papa con bolla dei 16 giugno del 1148 data da Vercelli prende sotto la sua protezione la chiesa ed il preposito Andrea di Vezzolano; conferma tutte le donazioni fatte e specialmente la decima in /59/ Pompiano fatta da Carlo vescovo di Torino. Fu pubblicata dal chiarissimo Baron Manuel, l’originale è negli archivi del Regno.

Nel 1152, 4 dicembre, Ugo ossia Uguccione vescovo di Vercelli dona al suddetto preposito Andrea ed ai suoi fratelli in perpetuo a succedersi, la chiesa della Beata Maria nel castello di Crea (in castro crebudonensi), e ciò per seguire la vestigia del suo predecessore Ghisolfo. L’originale si conserva nei Regii archivi e fu pubblicato come sopra.

Di nuovo Carlo vescovo di Torino col suo capitolo si mostra largo col monastero di Vezzolano col fare donazione al preposito Andrea delle chiese di S. Giovanni e di S. Giacomo di Luserna addì 5 marzo del 1153 mediante il canone di sex nummi da pagarsi annualmente alla sua cattedra (1c).

Trovandosi l’Imperatore Federico Barbarossa presso Torino prendeva la chiesa, i monaci ed i possessi di Vezzolano sotto la sua protezione e salvaguardia con diploma dei 12 gennaio 1159 (2b). Ugoccione vescovo e Conte di Vercelli coll’intervento e consenso dei Canonici e del signor Uberto avvocato della chiesa di S. Eusebio investiva Andrea preposito nella persona /60/ di Guglielmo priore di Vezorano specialmente dei possessi che avevano Uberto e Tebaldo detti di Leticia nel luogo di Scorano (Schierano), Rogerio ed Enrico e Guidone, ossia Bogiamundo fratelli e vassalli dello stesso Vescovo e di tutta la decima che Uberto e Tebaldo avevano nel luogo suddetto ed in Primeglio, col canone da pagarsi al Vescovo nella festa di S. Martino di soldi tre di Pavia, e ciò con atto rogato Girardo Milanese notaio del Sacro Palazzo addì 10 febbraio 1166.

Guido o Vidone nel 1170.

Giovanni detto Bazano, cittadino di Vercelli colla moglie Sibilla e Mombilio o Bombello suo figliuolo colla rispettiva moglie Sibilia addì 14 giugno 1170 fondava il priorato di Santa Maria e di S. Pietro apostolo in Capriasco, presso Vercelli nella chiesa di tale titolo, Nel testo: già da Guidone
vedi Correzioni
già dal Bazano edificata e la sottoponeva al monastero di Vezzolano ed al suo Preposito con tutti li beni dipendenti, riservandosi il patronato per sé e suoi discendenti. Se ne trova copia negli archivi generali, ed in quello del Regio Apostolico economato (1d).

/61/ Il Papa Alessandro III con bolla data da Anagni addì 10 luglio del 1176 conferma li possessi e le chiese ivi nominate dipendenti da Vezzolano. In questa bolla per la prima volta i canonici Vezzolani sono detti Agostiniani. Esiste copia autentica fatta da Baldassare Sandigliano di Bianzè, trascritta dal non men dotto che gentile cavaliere Giovanni Barberis, canonico archivista dell’Eusebiano capitolo e fu pubblicata dal Baron Manuel.

Ecco quali sono le chiese e priorati che già a quel tempo erano sottoposte a Vezzolano. Oltre lo stesso luogo d’Albugnano, la chiesa di Ponticelli coi suoi possessi e decime. Si trovava questa chiesa tra Cambiano e Santena, sulla strada di Poirino; Ponticelli fu pure castello e feudo posseduto dalla nobile famiglia Benso e da altre casate; ora non vi è più la chiesa, ma solamente cascine, si conserva tuttora una torre, e la camera ove riposò Pio VII nel 1809 (1e).

/62/ La chiesa di Santena colle sue pertinenze e decime. Santena è un bellissimo villaggio che fa parte della città di Chieri.

Vi è un grandioso castello con un vasto parco appartenente al marchese Ainardo Benso di Cavour, nel salone del quale si ammirano molti oggetti di antichità e mobili del secolo XV e XVI. Nella chiesa parrocchiale si vede un bel monumento in marmo bianco del duca Clermont Tonnerre, e nei sotterranei la tomba del conte Camillo di Cavour con quelle del suo fratello marchese Gustavo e della famiglia.

La chiesa di Bibiana colle sue pertinenze. Bibiana è un comune presso Pinerolo, come è pure la seguente chiesa di Lucerna colle sue pertinenze e decime, che si riscuotono nel foro di Lucerna, e fuori.

La chiesa di Geuda (altrove è detta Gavida) colle sue pertinenze e decime: non so indicare dove esistesse.

/63/ Quella di Ranzono od Aranzono è sui fini di Riva, e quella di Rivochiuso a Settimo Torinese.

La chiesa di Crea (Credonense) colle sue pertinenze e decime, ora santuario celebratissimo della Madonna del monte di Crea.

La chiesa di Vivarone colle appartenenze.

La chiesa di Morano colle dipendenze: è un comune a quattro miglia da Casale, feudo dei Mossi.

La chiesa di Geronda coi possessi e colle decime.

Quella di Capriasco coi possessi e decime, che è la sopranominata.

La chiesa di Borgaro colle sue terre e decime. Questo Borgaro o Bulgaro dovea essere situato nei confini dell’Agro torinese ed astese fra il torrente Banna e la grande selva vicina, posseduto dai canonici del Salvatore della cattedrale di Torino con molte altre terre. Verso il fine dell’ottavo secolo, come nota il Casalis nel suo Dizionario, questa terra fu infeudata dal Capitolo torinese ai suoi Avvocati che da Bulgaro appunto si nominavano. Nel 1200 la repubblica di Chieri s’impadronì di questo castello. Ho veduto però che altrove è detta Bolgaro di Vercelli; si dovrà piuttosto riferire al luogo ora detto Borgovercelli.

La chiesa di Ubiliano colle sue pertinenze e decime col porto del Po, e molini, le possessioni e decime di Quadrato tanto nelle acque, come nelle terre. Questa chiesa tuttora sussiste e serve anche pel cimitero del Comune di S. Sebastiano. Si dice anche Ovigliano, Nevigliano, Vuigliano. Il conte Guglielmo di S. Sebastiano figlio del fu Manfredo di casa Radicati, alli 7 degl’idi di maggio del 1176 vende tre pezze di terra nelle fini di Campagnola alla chiesa di S. Pietro di Wigliano. Il marchese ho tolto una virgola dopo Guglielmo IV Guglielmo IV il vecchio di Mon- /64/ ferrato approva una permuta fatta tra il suo procuratore fiscale ed il Priore di Vuigliano d’un fitto d’ambrosini 20 sovra una pezza di terra e casa nelle fini di Ursenica e dovuti da Giorgio e fratelli Della Porta con altro di fitto di 20 ambrosini sovra beni nelle fini di Vuigliano dovuto da Grisando Gallo di Crescentino al detto Priore, e ciò con patenti delli 26 marzo 1465.

Qualche volta questo Priorato fu unito alla Parrocchia di Santa Maria e di S. Cassiano del luogo di S. Sebastiano; e vi è una bolla di Sisto IV dei 4 degli idi di febbraio 1480 a favore di Obertino Gallo Canonico del monastero di S. Maria di Vezzolano. Si trova un’altra bolla di Papa Innocenzo VIII della Parrocchiale, e del Priorato suddetti a favore di Francesco di Monferrato il giorno avanti le Calende di febbraio del 1491.

Questo Francesco dovea essere naturale dei marchesi di Monferrato del ramo Paleologo, non lo trovo notato nelle tavole genealogiche del conte Pompeo Litta.

Quadrato o Quadrata era un luogo ora scaduto, tra Crescentino e Lucedio; vi passava la strada Romana, e l’itinerario di Antonino, ed il Gerosolimitano ne parlano; questa carta fu donata all’abbazia di Lucedio da Lotario I; il Casalis dice che l’unico suo resto sia una chiesuola denominata S. Michele di Quadradula.

Nel 1178 carta di vendita fatta da Giovanni conte di Radicati, qomiti radicate, figlio del fu signor Ar.... di legge salica dei beni che Guido di Fogliano teneva dai Seniori di Radigata presso Vezzolano. Pergamena originale molto mancante, ma pregievole, perchè è la prima conosciuta che parli dei conti Radicati già chiamati di Cocconato, e si trova nell’Economato di Torino, pubblicata dal baron Manuel.

/65/ Lucio III da Velletri diede una bolla di conferma ai 19 ottobre del 1182; in essa oltre alli priorati suddetti si nomina anche la chiesa del Porto di Gaudio, Portus Gaudii. La chiesa di S. Giovanni di Riva colle pertinenze e decime; la chiesa poi di Giridda coi possessi e decime, che forse dovrebbe essere la Geronda nominata nell’altra bolla, come Arenzono sarebbe il Ranzono a Riva.

Il Priore Marc’Aurelio Rorengo dei conti di Lucerna ne parla nelle sue Memorie istoriche. Torino 1649.

Ai 15 di maggio 1188 Giacomo, figlio di Giacomo di Porta Dorania e di donna Matelda, fece donazione di un bosco in Selva, coerenti i Signori della Torre, il Rivosecco e l’ospedale di Brione nelle mani di Guglielmo Priore di Vezzolano e di Airaldo Priore di Pontixello; l’istromento fu stipulato sotto il portico della chiesa di S. Michele in Torino, chiesa vicino a Porta Palazzo verso la Consolata, che venne distrutta nelle guerre.

Il prevosto Vidone, che è quello stesso nominato nell’iscrizione dell’Ambone o Nartece del 1189, riceve in dono da Ar... Vescovo di Torino, la chiesa di San Lorenzo di Rivo Martino.

Guido Prevosto alli 4 delle calende di marzo, del 1196, essendo in Chivasso, fa donazione a Bonifacio marchese di Monferrato della casa del Beato Martiniano edificata nella valle della Torretta. Bonifacio poi ne investì Goffredo frate della mansione della Beata Maria de Bitumine (Betton).

A questo marchese Bonifacio si attribuisce la coltura del grano turco da lui recato in Italia, venendo dalle Crociate.

Il suddetto prevosto per porre termine ad una lite, /66/ vertente tra la sua chiesa ed il signor Giordano di Pino con Uberta sua figlia ed altra Uberta figlia di Ansaldo Cova, compra un podere nel territorio di Celler... (forse Cellarengo nel mandamento di Villanova d’Asti) per soldi trenta: tra li testimoni si leggono Giacomo Pievano di Pino e Rodolfo Acolito di Parone, come da pergamena negli Archivi regii.

Nel 1203 Giovanni era Priore di Vezzolano ed Enrico Torcello canonico.

Giacomo Prevosto nel 1210.

Innocenzo III Papa alli 22 febbraio del 1210 delega il Preposito di Vezzolano, che dovrebbe essere Giacomo, il Vescovo di Torino, l’Abbate del Tiglietto presso Sassello, ed il cimiliarca o custode del tesoro della chiesa di Milano, per comporre la lite che vertiva tra Guglielmo marchese di Monferrato ed il comune di Vercelli per il diritto che li stessi pretendevano di avere su Trino, come si può vedere nell’Irico, Rerum patriæ, e nel Pedemontium sacrum, e si legge la detta bolla nel codice vercellese dei Biscioni, come si ha nell’opera del cavaliere Vittorio Mandelli, Il Comune di Vercelli nel medio evo.

Ottone IV Imperatore nel giugno del 1210 conferma al Prevosto Giacomo i possessi e prende sotto la sua salvaguardia la chiesa di Vezzolano. Questo diploma fu dato presso Torino, fra li testimoni vi sono Giacomo Vescovo di Torino, Guido Vescovo di Asti, Tommaso conte di Moriana e Guglielmo marchese di Monferrato. E inserito in altro diploma dell’Imperatore Enrico del 1310 negli Archivi generali.

Nel 1226 ai 19 ottobre dovea essere vacante la sedia Prepositurale, poichè il Capitolo di Vezzolano composto /67/ del prete Bertramo Massario, prete Matteo Sacrista, prete Olivero, prete Amedeo, frate Girodo Diacono, il signor frate Viviano suddiacono, e Guglielmo canonico e priore di Vuigliano od Ovigliano e Pietro de Caratio o Carozano priore di Pontuele (leggi Ponticelli,) e Oberto Festa o Testa commissario di Quadrato, Bongiovanni converso, trovandosi tutti nel castello di Vezzolano investirono il signor Bonifacio (detto IV nella Cronaca del San Giorgio) marchese di Monferrato in feudo paterno; e gentile il luogo in cui è posto il castello d’Albugnano, colla giurisdizione e castellania, riservandosi un sedime nello stesso per la chiesa ed edifizii che volessero costrurre: proibendo al detto marchese d’alienare ed infeudare ad altri il castello, riservandosi pure il fodro sugli abitanti soliti in Albugnano, e nei podere di Vezzolano colla metà dei banni, giudicature e tutte le successioni e redditi soliti, concedendo al marchese di tassare ogni anno gli abitanti nella festa di S. Martino in cento soldi di segusini vecchi, e venti moggia d’avena alla misura di Cocconato, di mettere un castellano che piacesse al prevosto e difendesse il Prevosto, li frati e gli averi di Vezzolano, e che il Prevosto ed il marchese potessero cambiare il castellano, che gli uomini ivi abitanti facessero fedeltà al marchese, salva la fedeltà al Prevosto ed al Capitolo di Vezzolano.

La metà del contito e della curaria spettasse al Preposto e l’altra al Marchese. Se accadesse necessità, fosse lecito al Marchese di condurre per difesa delle sue terre gli uomini di detta Chiesa da Moncalvo a Gassino. Per detto feudo il Marchese fece fedeltà al Preposito ed al Capitolo Vezzolanese. Nel giorno seguente Roberto ed Alberto conversi confermarono la /68/ predetta donazione. Questo istrumento fu rogato da Ambrogio Brodolano notaio, si trova inserto nella carta di conferma fatta dal marchese Teodoro ai 14 dicembre 1306, originale negli Archivi regii e pubblicata dal chiarissimo Manuel.

Tutti li vescovati, le abbazie ed i monasteri solevano cedere a potenti sovrani alcun loro feudo, per non avere la forza di difenderlo, anzi per farsi difendere dall’assalti d’ingordi e prepotenti vicini. Investivano anche i loro avvocati di feudi e castelli perchè ne tutelassero i loro diritti; così fece la Chiesa torinese investendo del feudo di Moncucco i loro Avvocati, conosciuti come signori di tale paese, e del feudo di Borgaro altri Avvocati, che ne prendevano pure il cognome.

Simone nel 1231.

Se ne conosce appena il nome da una carta delli 6 gennaio di quell’anno.

Enrico nel 1235.

Il Vescovo di Vercelli li 14 aprile del 1235 concede al monastero di Vezzolano le chiese di S. Pietro di Fenestrelle e di S. Stefano di Maconeto, affinchè le facesse offiziare da’ suoi canonici, rimanendo però le medesime soggette, come per lo avanti, al Pievano ed al Capitolo di Pino.

La chiesa di S. Pietro è sicuramente l’antica parrocchia d’Albugnano, che serve ora pel cimitero: la bellissima architettura del coro è quasi simile a quella di Vezzolano. Non saprei, se fu detto de Fenestrella, dalla piccola finestra posta sopra il coro, o perchè questa chiesa è posta fra due colline nell’imboccatura /69/ della vasta ed amena valle di Aramengo e Marmorito, quasi aperta come una finestra.

Esiste ancora nella regione di Maconeto una cappella di S. Stefano, che fu anche parrocchiale. Questa cappella è nuova e poco discosta dal luogo ove sorgeva l’antica.

Nel 1238 addì 7 febbraio il Prevosto Enrico a nome della Chiesa di Vezzolano riceve da Vintiguno Vicario e Capitano in Italia, e Lombardia per l’imperatore Federico II l’investitura del castello e villa e possessi d’Albugnano, e ciò nella chiesa di S. Secondo in Asti, presenti Bonifacio marchese di Monferrato, Tommaso marchese di Saluzzo, e Guisirone conte di Lomello, rogato Ottone notaio di Pocapaglia. Si trova negli Archivi generali.

Nel 1239 in febbraio Enzo, re di Sardegna e figliuolo dell’imperatore Federico, concede alcuni privilegi a Vezzolano.

Guglielmo Proposito nel 1246.

Si conosce l’esistenza di questo prelato da un istrumento del 23 marzo 1246 esistente nell’Archivio dell’Ospedale maggiore di Vercelli, come da notizia trasmessa dal citato Cav. Mandelli al sullodato barone Manuel.

Diverse sono le bolle del Pontefice Innocenzo IV date da Lione in Francia, che riguardano il Preposito ed il monastero di Vezzolano, ma in nessuna viene declinato il nome del medesimo. In un indice di scritture di questo monastero esistente del R. Economato se ne vede una colla data del 1245, con essa il Papa esime il Preposito della tassa di lire dodici imperiali dovute al vescovo di Vercelli, e ciò perchè aveva sofferti gravi danni, ed incarica dell’e- /70/ secuzione della medesima il suo Legato in Lombardia.

Nel primo volume dei citati monumenti di Storia patria si leggono due altre bolle, una colla data delli 13 febbraio, e l’altra del 1° giugno del 1245 colle quali il suddetto Papa incarica il Preposito di far desistere il Capitolo della Chiesa di Torino dall’opporsi a riconoscere in proprio vescovo Giovanni Arborio.

Una preziosa bolla concessa anche dal medesimo Gerarca in data 13 giugno 1248 da Lione si è quella, con cui si confermano le possessioni e privilegi concessi alla Prepositura di Vezzolano specialmente da suoi antecessori, Alessandro, Lucio e Gregorio IX. Da questa citazione solamente si conosce l’esistenza della Bolla Gregoriana. Anche la detta bolla trascritta da copia autentica si deve alla gentilezza del prelodato canonico e cav. Barberis, che l’entrasse dal ricco Archivio dell’Ospedale maggiore di Vercelli e la comunicò all’erudito Barone Manuel.

Francesco Agostino Della Chiesa Vescovo di Saluzzo nella sua Cronologia nella serie degli Abati dell’insigne Abbazia di S. Pietro di Savigliano, dice che nel 1260 Corrado Abate era stato Prior di Vezzolano, ma crederei per isbaglio, poichè appartenendo quell’Abbazia all’Ordine di S. Benedetto, non poteva avere per Abate il Priore di Vezzolano, che apparteneva certamente in quell’epoca agli Agostiniani.

Qui devo avvertire che la chiesa e monastero di S. Maria di Vezzolano in Monferrato non si deve confondere con altra di uguale denominazione posta poco lungi dalle mura di Vercelli, che fu Priorato, non Prepositura, anche dell’Ordine Agostiniano, e che l’ultimo Priore D. Bernardo Langosco dei Conti di Stroppiana la rinunciò ai Cappuccini nel 1535, come riferi- /71/ sce il Mandelli nel Comune di Vercelli. I beni stabili di quel Priorato furono concessi ai Barnabiti; le carte essendo state confuse, ne può nascere, come già dissi altrove, un errore, tanto più che i due Vezzolani in allora si trovavano nella stessa diocesi di Vercelli.

Raimondo Prevosto nel 1279.

È detto anche Beamondo o Boemondo, e lo trovo in una serie incompleta manoscritta dei Prepositi colla data dei 4 novembre 1279.

Frate Salomone de Gerbo Canonico di Vezzolano è sottoscritto come testimonio in un’investitura di Moncucco al primo aprile del 1285.

Oddone Preposito 1292.

Oddone od Ottone di Moncucco è nominato colle sole iniziali D. O. Preposito di Vezzolano con sei canonici al primo marzo 1304. Vedi il Mandelli nell’opera citata. Si trova anche testimonio all’atto di fedeltà prestata dai Signori di Moncucco nel 1° maggio 1303.

Probabilmente apparteneva alla famiglia degli stessi Signori che ricevevano investiture dal Vescovo di Torino.

Negli Archivi arcivescovili di Torino si trovarono pergamene dei 15 febbraio 1265 di fedeltà prestata al Vescovo per l’Avvocazia della Chiesa maggiore di Torino, di S. Martino di Stellone, della Pieve d’Avigliana, della Pieve del Monte Giove, ove dicesi Vergnano, e della Pieve di Ruffia. I Signori di Moncucco avevano ivi sette mansi. Nel 1303 si divideva già detta famiglia nei Signori di Moncucco e nei della Frayta.

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Nicolò nel 1306.

Nicolò di Vergnano Preposto eletto addì 14 di dicembre 1306 riceveva nel Castello di Chivasso omaggio e fedeltà prestata dal nuovo Marchese di Monferrato Teodoro Paleologo figlio del greco Imperatore di Costantinopoli Andronico, e della Marchesana di Monferrato Violante, pel feudo d’Albugnano; si fece anche la conferma dei patti convenuti (1f).

Nel 1310 ai 24 di novembre Enrico VII Imperatore essendo in Asti confermò i privilegi della Prepositura, ed alli 26 dello stesso mese a richiesta del detto Nicolò lo investì nuovamente del Castello e feudo d’Albugnano. Esiste di questa investitura una copia negli Archivi generali autenticata da Giov. Antonio Cortellario di Cocconato, da Matteo Quagliotti di Schierano, da Giovanni Regis di Primeglio, e da Gabriele Quagliotti di Schierano, tutti notai nel 1490.

D. Eusebio di Tronzano, Vicario del Vescovo di Vercelli, con atto delli 18 dicembre 1311 dichiarava spettare a Vezzolano il priorato di S. Maria di Vivarone, rammentato nella bolla d’Alessandro III del 1176, come da carta nel R. Economato.

/73/ Il preposto Nicolò investì di alcuni beni in Albugnano ai 15 febbraio 1327 Giacomo figlio di Opicio di Pratofiorito o Pianfiorito, li 27 aprile 1330 Vercello Rivano, ed alli 11 ottobre 1349 Oberto Falletto, come riporta il chiarissimo Manuel da carte dell’Economato. Alcuni pensano che il Nicolò nominato nella carta del 1349 sia diverso dal Nicolò di Vergnano, per il lungo reggime di quel monastero Agostiniano, e perchè da alcuni è detto De Vagnonibus, ma vi potrebbe essere sbaglio dell’amanuense, e non ripugna che reggesse per circa quaranta e tre anni la prepositura.

Del preposto che successe al Nicolò si conosce solamente l’iniziale G, forse Gaufridus, Goffredo; rammentata in una bolla d’Innocenzo VI delli 16 dicembre 1355 diretta ad Aimone priore della chiesa Credonense (Crea), essendo vacante la prepositura di Vezzolano per la morte del prevosto G.

Simone II prevosto nel 1360.

In un istromento dell’Archivio di S. Eusebio di Vercelli in data delli 15 giugno dell’anno suddetto intervenne F. Symon Dei gratia prapositus S. Maria de Vezzolano ed il frate Agacia (Ajassa), prior di S. Maria di Geronda (Mandelli, Il comune di Vercelli, tom. III, p. 184.)

Giovanni marchese di Monferrato con testamento delli 9 di marzo del 1372 (morto ai 20 dello stesso mese e sepolto a Chivasso), vedendo che il priorato di S. Maria di Creta, ora detta Crea, dipendente dalla Prepositura di Vezzolano, il più insigne fra li Santuari del suo stato, era governato solamente da un priore e da due canonici, legò al medesimo un po- /74/ dere di 36 moggia sui fini di Trino, perchè si potessero mantenere tre altri canonici, e ricorse per tal fine al Papa. Dotò pure la Cappella di S. Margarita Vergine e Martire esistente in quella chiesa, e regalò un piede di detta Santa. Di queste largizioni si parla nella Storia manoscritta del Monferrato, originale nella Biblioteca del Seminario di Casale, e nella Cronaca di Benvenuto San Giorgio più volte stampata (1g).

Nelle guerre tra Savoia e Monferrato la chiesa di Vezzolano ebbe a soffrire gravi danni, specialmente nel priorato di Riva, danni che vennero in parte risarciti per arbitramento delli 26 luglio 1388 e delli 7 marzo 1389 del duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, e con altro delli 27 settembre 1391 fatto dal Duca di Borbone, come si rileva dalle storie e documenti di Monferrato, e dalla storia del conte Rosso nelli Studi storici del chiarissimo conte Cibrario.

Tommaso Lascaris nel 1405.

Non si può conoscere se vi sia stato altro prevosto tra il Simone ed il Lascaris; e neppure si conosce la data precisa della nomina di quest’ultimo, e solamente da una Bolla data da Nizza alli 29 di marzo del 1405 dell’Antipapa Benedetto XIII si viene a sapere la conferma della nomina del preposto Tommaso Lascaris e del canonico Guglielmo Avogadro dei Signori di /75/ Casanova a priore di Capriasco per il decesso di Luchino d’Asti. La detta bolla si conserva originale negli Archivi dell’Ospedal Maggiore Vercellese.

Il prevosto Tommaso era figlio di Pietro Balbo II Lascaris dei signori di Tenda e conti di Ventimiglia. Esso ai 5 ottobre del 1424 nomina il frate Sibaudo Bigliore de’ signori di Luserna al priorato di S. Giovanni di Perno presso Luserna per la rassegna fattane dal F. Vuetto del fu Tommaso, anch’esso dei signori di Luserna e Torre, come da carta dell’Archivio Arcivescovile di Torino. Fra Giacomo Bigliore era priore di Bibiana (1h).

/76/ Il detto prevosto tenne in Vernante, feudo della sua casa, un Capitolo, e concede una permuta tra li canonici Giacomo e Guglielmo, ambedue della nobile famiglia degli Avogadri del priorato di Capriasco con /77/ quello d’Ovigliano presso S. Sebastiano. Un Lazzaro di Tenda era parroco di Vernante. Vedi la pergamena relativa nell’ospedale di Vercelli.

Nel 1439 il prevosto Tommaso ottenne da Enrichetto Natta, vicario del marchese di Monferrato, di rivendicare alcuni diritti della sua prepositura sopra beni in Albugnano tenuti da Conrotto Delle Crose; pergamena negli archivi generali. Nel 1441 ai 4 di dicembre nella piazza d’Albugnano dà investitura di alcuni beni a Michele e Bartolomeo de Ponserolio, quali eredi del fu Giacomo Sivol, come leggesi in un documento dell’ospedale sovracitato.

Dalla carta suddetta del 1439 si viene a conoscere che il prevosto e monastero di Vezzolano da superiore, come era al marchese di Monferrato pel feudo d’Albugnano, ne era già quasi divenuto dipendente; in ogni tempo la forza sempre al diritto prevalse.

Prevosti Commendatari.

Circa la metà del secolo XV, scadendo la regolare disciplina nei monasteri, venne in uso di separare una parte dei redditi delle Abbadie, Prevosture e Prio- /78/ rati, lasciando il rimanente pel mantenimento dei monaci, e si davano in commenda perpetua a chierici secolari, i quali venivano onorati coi titoli e distintivi di abati, prevosti o priori commendatari secondo il titolo del beneficio, e ciò facevasi pure in vista di compiacere alcune fra le principali Famiglie, le quali in quel modo provvedevano largamente e con onori i loro figliuoli cadetti, che non abbracciavano le armi, e ciò sovente avveniva con iscapito della religione e della ecclesiastica disciplina, accadeva pure che un’Abbazia restava quasi per secoli infeudata ad una famiglia. Lo stesso avvenne nella Prepositura Vezzolanese.

Alcune fiate si nominavano due superiori, uno locale e monaco che dicevasi Abate di Governo, l’altro secolare e si nominava Abate commendatario. La quale cosa non sembra accaduta a Vezzolano.

Circa il 1455 Marco Lascaris dei signori di Tenda, cugino del precedente, cioè figlio di Antonio, fratello di Pietro Balbo il sovramenzionato, e di Francesca de’ Bolleris, de’ signori di Centallo, fu il primo prevosto commendatario.

La prima notizia che si ha di questo commendataria è delli 10 di settembre del 1455 in una consegna di beni enfiteotici fatta dai fratelli de Girodis di Rosignano, come da documento nell’Economato generale dei benefizi vacanti.

Una seconda memoria del Marco si trova in un sunto autentico e giudiziale fatto della bolla che Innocenzo IV avea data a favore di Vezzolano, da una copia che esisteva nella camera cubicolare del preposto, e fu trascritto nel chiostro del detto monastero addi 26 aprile del 1458 da Giorgio Avogadro /79/ di Collobiano, canonico vercellese, a nome del suo fratello Nicolino, vicario generale di Amedeo de Nores, vescovo di Vercelli (1i).

I marchesi di Monferrato che già avevano ottenuto Albugnano in feudo, desideravano d’acquistare anche i diritti signorili antichi, che la chiesa di Vezzolano possedeva sul fiume Po pel tratto compreso tra Chivasso e Lavriano, i quali erano annessi specialmente al priorato di S. Pietro d’Ovigliano nel territorio di S. Sebastiano; questi diritti consistevano nelle ragioni di mero e misto impero colle fedeltà, omaggi e decime su quelle regioni, diritti di navigazione e pesca, ma erano di piccolo provento diminuito dalle usurpazioni dei vicini, e specialmente dei Radicati signori di S. Sebastiano, come scrive il chiar.mo Manuel. Guglielmo, fratello ed erede presuntivo di Giovanni IV marchese regnante, seppe amicarsi il prevosto Marco di Tenda, la cui famiglia era in buona relazione col Monferrino, in modo, che il prevosto radunato il suo capitolo espose la convenienza della cessione di quei diritti, facendo risultare in modo speciale le benemerenza di quei principi verso la chiesa di Vezzolano, e la speranza che li medesimi avrebbero continuato a difenderne i diritti e proteggerla. La cessione si fece ricevendone stabili pel valore di 350 fiorini da 23 ambrogi caduno, e ciò con istromento delli 20 no- /80/ vembre 1462, essendo Nicolino De Ferrari procuratore di Guglielmo di Monferrato. Venne poi messo in esecuzione con altro istrumento dei 14 aprile 1465. Il canonico Ubertino de’ Galli di Crescentino era priore d’Ovigliano, come leggesi nella pergamena conservata nei Regi Archivi.

Il prevosto Marco era anche priore di S. Maria d’Entremont nel Fossignì. Fu sacrato vescovo di Rietz (Rhegiensis) in Provenza nel 1465. Dalla salvaguardia data a favore del Marco alli 7 dicembre di detto anno, in cui è detto vescovo, si viene a rettificare tanto il Della Chiesa, come il Gioffredo che lo dicono vescovo nell’anno seguente, come bene osserva l’erudito Manuel. Questa carta è negli Archivi suddetti (1j).

Ancorchè investito di quella nuova dignità, tuttavia volle ritenere questa Prepositura, e qualche volta si recava a Vezzolano: e si hanno due investiture date il 7 di novembre del 1467 in Albugnano risiedendo in domo Ecclesiæ, a favore di Antonio e Bernardo Bozolo e di Antonio Bozzello, alla presenza dei canonici Giorgio de Pectis, priore di S. Maria di Crea, e Gabriele di Montiglio. Il detto F. Giorgio de Pectis di Vercelli era suo vicario generale nel 1466, la stessa carica ebbe quindi il F. Bartolomeo de Pisis di Moncalieri, priore di Santena.

I Loira di Poirino nel 1472 ai 27 di giugno fecero /81/ remissione di beni nel territorio di Poirino al prevosto e vescovo Marco di Tenda.

Avendo il pontefice Sisto IV Della Rovere ad istanza del Guglielmo I fra li marchesi l’ottavo, eretto il Vescovado di Casale, capitale del Monferrato con Bolla delli 18 aprile 1474, ed unito alla nuova diocesi Albugnano, smembrato da quella di Vercelli, nel territorio del quale trovavasi la chiesa di Vezzolano, fu cagione che i vescovi di Casale pretendessero la dipendenza di questa Prepositura, e che i prepositi intervenissero alla Sinodo, e pagassero il cattedratico. All’opposto il preposito ed i canonici vezzolani credevano d’essere esenti in virtù di bolle e privilegi pontificii.

Anche posteriormente il venerabile Tullio Del Carretto dei Conti di Millesimo, vescovo di Casale, fece alti lamenti per questo motivo (1k). Monsignor Marco Lascaris ebbe anche a sostenere i suoi diritti d’esenzione contro il Vescovo d’Ivrea Giovanni di Parella, come da carta non autentica nell’Economato.

Nel 1477, 29 agosto, il Lascaris in Albugnano diede altra investitura di beni sulle fini di Montiglio ad Ambrosino Pettenati (Pergamena negli Archivi generali).

Nel 1483 i Deputati del Comune d’Albugnano si recarono a Casale alli 11 di aprile a prestare fedeltà /82/ ai M. Bonifacio il IX fra li Marchesi, essendo morto il suo fratello Guglielmo (carta nell’Economato).

Sisto IV con Bolle delli 3 giugno 1479 delegò i Prevosti di Moncalieri e di Chieri ed il canonico Antonio Canziatore per conoscere nella causa di Gioannone Piso, priore di S. Maria di Gironda, altre volte di Vezzolano, fuori le mura di Vercelli, contro Fabiano Bays. Negli Archivi di Corte o generali si trova una lunga pergamena di transazione e larga concessione, fatta dal prelodato commendatario e dai monaci colla comunità di Albugnano, cedendo essi alcuni diritti feudali, obbligandosi questa di pagare in ogni anno fiorini 80 di Savoia da grossi 12. Questo istromento fu rogato nella sala vecchia di Vezzolano da Guidetto de Pisiis di Moncalieri, notaio e chierico di prima tonsura, e da Giovanni de Clementaris ai 15 d’aprile 1485. V’intervennero a questo istromento o mandarono i loro procuratori tutti i canonici di Vezzolano in numero di dodici, compreso il Prevosto, e sono i seguenti: Bartolomeo de Pisis o Pisiis, sopranominato, Priore di S. Paolo di Santena, e Vicario Generale; Corrado de Lerinis, Priore di S. Pietro di Capriasco; Corradino De Feys dei Consignori di Piossasco, Priore di S. Lorenzo di Rivochiuso o Rivomartino, presso Settimo Torinese; Borgognone de Laya de Biliatoribus dei Consignori di Luserna, Priore di S. Marcellino di Bibiana (1l); /83/ Giovanni de Manfredis dei Conti di Luserna, Priore di S. Giovanni di Perno di Luserna; Bertino de Gallis di Crescentino, Priore di S. Pietro di Naviliano, od Oviliano presso S. Sebastiano; Giovanni de Pisis di Moncalieri, Priore di S. Maria di Gironda fuori le mura di Vercelli; Facino de Gallis di Crescentino, Priore di S. Maria di Ponticelli; Bernardo o Bernardino Bozolio d’Albugnano, canonico di Vezzolano; Gabriele Cocastello dei Nobili di Montiglio, Priore di S. Giacomo di Banengo nel territorio di Montiglio, e di S. Maria da Inverono, situato presso Ponte Stura, era rappresentato dal precedente; Galeazzo Facino di Milano, Commendatario di S. Giovanni di Bolgara di Vercelli, rappresentato dal Prete Milano di S. Giorgio, curato di Rondizone e dai nobili Agostino de Mandolis di Vercelli ed Antonio Quaglia di Borgaro.

Erano Sindaci e Procuratori di Albugnano Vercellino de Valle, figlio d’Oberto, Tommaso de Serra, Giacomo Lupo, Antonio Bozoli, Davide Ferrano, Giovannino Barberis e Guglielmo Nebbia, oltre i nobili Bartolomeo de Magistro e Luchino della Rua, Consoli d’Albugnano, e di più Giovanni della Rugia, Guglielmo de Conroto, Gabriele della Lancia, Sandrone de Conroto, Giovanni Repolo, Bertino Falenis, Giacomo Crosa e Petrino de Nicolino tutti del consiglio e della Credenza di quel Comune. Fra li testimoni si vede D. Bartolomeo de Croasiis, o Crovesio di Tenda, ed ivi canonico e cappellano di Monsignor /84/ Marco Lascaris, ed il nobile Teodoro dei conti Radicati, Consignori di Primeglio. Fra li testimoni alla procura della Comunità vi è il nobile Pietro de Advocatis, de’ Signori di Pino. Per aggiustare le dette differenze il Prevosto Marco ottenne in quell’anno un breve da Innocenzo VIII papa, per l’esecuzione del quale furono commissari Giacomo della Torre, Prevosto del monastero di S. Giacomo dell’Ordine degli Umiliati fuori le mura di Moncalieri, il Prevosto della Madonna della Scala di Chieri, e l’Arcidiacono di Torino (1m); e furono all’uopo esaminati D. Antonio de Sapientibus, pievano di Pino; D. Antonio de Crivellis da Buttigliera, curato di Moriondo; D. Pietrino de Rocatis di Montalto, vicecurato d’Albugnano e l’egregio Guglielmo Rubeo di Moncucco Castellano d’Albugnano.

Essendo sottentrati nel 1476 i servi di Maria ai canonici regolari di S. Agostino nel Priorato e Santuario insigne di Crea, non dipendette più da Vezzolano, epperciò non se ne scorge più in questa carta il Priore di quella chiesa. Il ricco priorato di S. Bartolomeo di Oviglie presso Riva non vi mandò il Priore, poichè forse in quell’epoca era già annesso alla mensa del Preposito.

Nel 1490 ai 26 di marzo, Francesco Bernardo de Bozzoli, Vicario di Vezzolano compra uno stabile in Albugnano da Bartolomeo de Magistris: l’atto è rogato in domo D. Episcopi Regiensis Præpositi Eccl. B. Maria de Vezolano, il che dimostra che questo /85/ Prelato era ancora in vita ed è l’ultima memoria che di lui si abbia in Piemonte. Nella Gallia Sacra non vi è notata la sua morte. Monsignor Lascaris fu encomiato assai da M. Della Chiesa nella sua Cronologia, e dall’Abate Gioffredo nella storia delle Alpi marittime come abile politico e negoziatore nelle varie legazioni che sostenne.

Antonio Lascaris 1499.

Era nipote del precedente, siccome figlio di Tommaso fratello di M. Marco e di Simonetta Adorno di Genova. Il primo atto di questo Commendatario, che si conosce è delli 16 ottobre 1499 di consegnamento di beni fatto in Aramengo da Bernardo Barello a Bartolomeo Solaro dei Signori di Monasterolo, Procuratore del nuovo Prevosto, come da carta negli archivi generali; in essa non s’intitola Vescovo di Rietz. Credo che con questo documento si possano correggere i Sanmartani nella Gallia Cristiana e nel catalogo dei Vescovi di Rietz, i quali dicono quest’Antonio Lascaris fratello di Marco, e che per rinunzia del medesimo ebbe nel 1495 quella sede; e che in quell’anno fece il sinodo e formò li statuti del capitolo della sua Cattedrale, e vi nominò diversi suoi nipoti e parenti a cariche ecclesiastiche, cioè Tommaso a Prevosto, Antonio ad Arcidiacono, e fu poi suo successore nel Vescovado, Pietro a Sacrista ed Onorato a Canonico, e che era vivo nel 1517.

Nel 1515 ai 27 di settembre Monsignor Antonio trovavasi a Vezzolano e diede investitura a Francesco Gallo di Crescentino di tre pezze sui fini di quella città, come da istromento nei R. Archivi, ove si vede /86/ pure che il F. Bernardo, canonico regolare di S. Agostino, era suo Vicario. Dal testamento del nobile Michele Ambrogio Bigliani, rogato Vaudagna, alli 7 ottobre del 1516 risulta che il suo figlio D. Alessandro era Priore di S. Lorenzo di Rivo Martino. Prima dell’Alessandro, cioè nel 1498, F. Pietro de Buriis era Priore di S. Morizio del Villar nella valle di Luserna, ora detto Villar Pellice, e di S. Lorenzo di Rivomartino.

I Lascaris che ebbero Imperatori e Principi d’Oriente s’imparentarono colla non meno nobile famiglia dei Signori di Ventimiglia, alla quale si crede appartenesse la madre di S. Antonio Abate, padre dei monaci dell’Egitto (1n), ed unirono i due cognomi e le due armi, le quali portano nel 1, e 4 di oro all’aquila bicipite di nero con ambe le teste coronate del medesimo che è di Lascaris, nel 2 e 3 di rosso al capo d’oro, che è di Ventimiglia: lo scudo delle dette armi posto in cuore di una grande aquila pure bicipite di nero, membrata, rostrata e coronata d’oro. Per divisa o sia motto: Nec me fulgura; come si ha nella Serie dei Cavalieri dell’Ordine della SS. Annunciata del Cigna-Santi: epperciò si devono correggere i Fiori di blasoneria del Della Chiesa, il Teologo Arnaldo nell’Anfiteatro, ed il P. Angius nelle Famiglie nobili, Vol. IV, i quali tutti mettono differenze. /87/ Vedi le → Aggiunte Quest’ultimo nomina, non so con quale appoggio, un Francesco figlio di Antonio, Prevosto di Vezzolano nella prima metà del secolo XV, ed a sorella del monsignor Marco la sventurata Beatrice, vedova di Facino Cane, fatta uccidere dal secondo marito il Duca Filippo Visconti per impossessarsi delle sue ricchezze, il che diede origine a romanzi ed a tragedie: ma non si conosce bene di chi fosse figliuola, quantunque indubitatamente appartenesse a quella illustre famiglia, e fosse erede della Signoria di Tenda.

Giovanni Pietro Grossi 1519.

Poche sono le memorie che si hanno di questo Prevosto. Era figlio di Giovanni Giacomo Grosso di Riva presso Chieri, di nobile famiglia, che acquistò i feudi di Bruzolo, S. Giorio, S. Didier, e Chianoc in Val di Susa, ed infine ebbe il Contado della stessa Riva. Un Francesco fu Presidente del Senato di Piemonte.

Negli Archivi dell’Arcivescovado di Torino si conserva una carta delli 11 luglio 1521 di collazione della Cantoria di Chieri e di altri benefizi a favore del D. Giovanni Pietro Grossi, Prevosto di Vezzolano, vacanti per la morte di D. Petrino Gribaudi. Era suo Vicario generale D. Bernardo Signoris canonico, che forse è lo stesso Vicario sovra nominato. Circa il 1530 si trova Priore di S. Lorenzo di Rivo Martino Oggerio Fauzone, figlio di Antonio, di nobile famiglia di Mondovì, che era eziandio canonico e Priore di S. Pietro di Vasco. Ma forse tenne per poco tempo questo benefizio, poichè si legge nell’Archivio Arcivescovile una collazione delli 6 ottobre 1531 dello /88/ stesso, vacante per la morte di D. Giovanni Maria Bigliore, al Chierico Francesco Maria Cibo nobile Genovese. Non ho potuto trovare altro circa questo Preposito.

I Grossi portano per arma: d’oro all’aquila nera coronata e membrata di rosso. La margine è nera, caricata di sette denari d’argento, ossia grossi. Motto: Sola voluntas.

Nicolò Fieschi 1534.

Era di nobilissima famiglia genovese. Anche di questo Preposito si hanno pochissime notizie. Dovrebbe essere morto nel 1546, poichè si trovano patenti del Duca Carlo Emanuele delli 7 settembre in capo al podestà di Riva per procedere alla riduzione del tenimento di Oviglia, attesa la vacanza per la morte dell’ultimo provvisto. Sono negli Archivi generali. Non sembra che sia stato subito nominato il successore. Nella genealogia stampata della famiglia Fiesco-Lavagnino non trovo alcun Nicolò vivente in quest’epoca, ma potrebbe darsi che fosse della linea dei Signori di Masserano, in cui s’incontrano diversi Nicolò. Forse era nipote o non lontano parente del suo omonimo Nicolò Fieschi di Lavagna arcivescovo di Ravenna, Cardinale di Santa Prisca ai 28 settembre 1500, morto ai 14 giugno 1524, e sepolto in S. Maria del Popolo a Roma.

I Fieschi ebbero due Papi: Innocenzo IV eletto nel 1243, ed Ottobono eletto Papa nel 1275 col nome di Adriano V.

I Fieschi portano per arma: d’azzurro a tre bande d’argento. Cimiero: un gatto sedente: motto: Sedens ago.

/89/ Nella statistica del mandamento di Riva dell’avvocato Plebano Teresio, si legge che circa il 1550 Monsignor Vespasiano Gribaldi Moffa di Chieri, già Arcivescovo di Vienna in Delfinato, possedesse con titolo d’Abbazia il Priorato di Oviglia di giornate 590 circa. Non mi consta che avesse proprio questo priorato, sarebbe da cercare se piuttosto non fosse quello di San Albano (1o).

/90/

Marco Sitico nel 1553.

Era figlio del conte Teodorico Sitico d’Altaemps in Germania e di Clara de1 Medici, nipote ex sorore di Pio IV. Nacque nel 1533 il 19 di Agosto in Empsin, militò da giovine contro i Turchi, sotto il suo zio Gian Giacomo De Medici, gran capitano del suo tempo. Abbracciato lo stato ecclesiastico fu nominato cardinale dal suo zio Pio IV ai 26 febbraio 1561, cioè un anno dopo S. Carlo Borromeo. Fu Abate di Casanova e di Chiaravalle, arcivescovo e principe di Salisbourg. Ebbe il titolo cardinalizio di S. Giorgio in Velabro, e fu uno dei Presidenti e Legati del Concilio Tridentino.

Forse non mai visitò la Prepositura di Vezzolano, alla quale rinunziò nel 1592, a favore di Ottaviano Carisio. Nel 1591 era suo vicario generale Galeotto de Bernardinis, che alcuni lo credettero Prevosto, ma che non risulta da documento alcuno. Il cardinale Marco /91/ morì nel 1595 ai 15 di febbraio d’anni 62, e venne tumulato in S. Maria di Transtevere, che aveva ristorata ed ornata, nella magnifica cappella da lui eretta.

Il cardinale Sitico portava per stemma: partito, a destra d’argento alla croce di rosso; a sinistra un capro rampante, in punta d’argento ad una croce appuntata di rosso.

Avendo i canonici Regolari di S. Agostino cessato quasi del tutto di officiare la Madonna di Vezzolano ed i Priorati dipendenti, sembra che dal Carisio si sia cominciato a denominarne i Prelati col titolo di Abati, siccome quello che era più volgarmente conosciuto in Piemonte, per le molte Abazie che i Benedittini possedevano, quantunque ancora per alcun tempo nelle Bolle Pontificie venisse quella chiesa denominata, come realmente era, Prepositura ed i Commendatari venissero appellati Prevosti.

(1a) Monumenta hist. patr. raccolta della Regia Deputazione sovra gli studi di storia patria, volume I. Chartarum colonna 714.

Si noti che il 1095 è celebre per la predicazione della Crociata fatta da Pietro l’Eremita, pontificando Urbano II, regnando Arrigo IV Imperatore e Re, ed il suo figlio Corrado Re. [Torna al testo ]

(1b) I Franchi non avevano soldo o paga militare, perciò ricevevano beneficii o terre e comuni per sostentarsi. I nobili beneficiati Lombardi si chiamavano Gasindi.

Forse Gassino era un beneficio miliare. Vedi Leo Enrico: «Vicende della Costituzione delle Città Lombarde, tradotte dal Conte Cesare Balbo.» [Torna al testo ]

(2a) La piccola pergamena originale si trova nell’arch. dell’Arciv. e fu pubblicata nei Mon. hist. p. T. 1. Chart col. 783. [Torna al testo ]

(1c) Venne pubblicata nel volume suddetto dei monumenti a col. 802. [Torna al testo ]

(2b) L’originale è nei R. Archivi pubblicato nelle Notizie e Documenti riguardanti la Chiesa e la Prepositura di S. Maria di Vezzolano nel Monferrato raccolte dal Barone Giuseppe Manuel di S. Giovanni ed illustrate con disegni dal Conte Edoardo Mella nel Vol. I della Miscellanea di Storia Italiana pubblicata dalla R. Deputazione di Storia Patria. Lo stesso dicasi della carta del 1166. [Torna al testo ]

(1d) Il Cav. Mandelli Vittorio trovò un privilegio del Vescovo Uguccione del 1154 con cui prendeva sotto la protezione di S. Eusebio la Prepositura di S. Maria di Gravedasco ed è diretta al Preposto Martino e crede che sia lo stesso che Capriasco, ma noterei non sembrare probabile che in così poco tempo, cioè in meno di 16 anni fosse quella prepositura scaduta da essere ridotta in Priorato, anzi questo eretto e dotato dal benemerito Giovanni Nel testo: Bazzano
vedi Correzioni
la correzione dovrebbe applicarsi anche poco sotto
Bazano nel 1170; probabilmente si riferisce ad un’altra Chiesa. Il Priorato di Capriasco si trova nel territorio di S. Germano Vercellese. Nel 1569 vi furono atti di contestazione delli Signori Bazani di Vianzino e Leone Bazano dalli stessi nominato al detto /61/ Beneficio contro il Prete Ludovico di Buronzo provvisto dal Cardinale Vescovo di Vercelli, agitati avanti il Vicario generale di quella Diocesi: sembra che il Ludovico di Buronzo fosse stato conservato nel possesso, poichè seguirono nel 1581 alli 11 maggio atti di riduzione alle mani reggie dei redditi del Priorato vacanti per la morte del Buronzo. Nel 1583 ai 23 d’agosto il Prevosto di Vezzolano diede istituzione di Capriasco a favore del Prete D. Giovanni Pietro Nel testo: Bazzano
vedi sopra
Bazano provvisto con Bolle di Gregorio XIII, ove si dichiara di patronato della famiglia Bazana. Nel 1701 ne fu investito l’Abate Giacomo Spinelli con bolle delli 18 gennaio. Ma con bolla delli 9 settembre dell’anno successivo Clemente XI l’univa al Seminario di Vercelli. Le carte di questo Beneficio si trovano negli Archivi generali. [Torna al testo ]

(1e) Qui mi sembra pregio dell’opera di riferire l’iscrizione /62/ che fu posta in detta circostanza e nella medesima camera dal possessore signor Giuseppe Rignon, l’epigrafe fu fatta dal Barone Giuseppe Vernazza.

L’Immortale e Santo Pontefice era trascinato in esiglio a Savona dal prepotente Napoleone I. Ecco la bella epigrafe che tuttora si legge: Anno MDCCCIX die XVII Iulii hora VII matutina Pius VII Pontifex Maximus ad Villam meam me absente divertens hic quievit hora una semis.

Iosephus Iacobi F. Rignon Domo Aug. Taurinorum eius rei memoriam hæredibus posterisque traditam volo uti si Iesu Christi Vicarium insperato advenientem adorare non potui at quanta meis ædibus sanctitas illata sit seduli pensitent.

Questo religioso signore avrà sicuramente ricevuto il premio della sua devozione verso il pontefice, quando Iddio coronò la sua vita con una felice morte alli 8 di febbraio del 1810. [Torna al testo ]

(1f) Violante era figliuola di Guglielmo il grande e fu erede del suo fratello Giovanni, ultimo Marchese di Monferrato della famiglia d’Aleramo, morto in Chivasso od in Volpiano nel 1305. Essa prese il nome d’Irene, quando sposò Andronico Paleologo, imperatore di Costantinopoli, che si dice di famiglia orionda di Vetulonia, ora Viterbo, e nominò il suo secondogenito Teodoro I Marchese di Monferrato d’anni 14, che si affrettò a venire a prendere possesso del suo nuovo stato. [Torna al testo ]

(1g) Guglielmo I. Paleologo di Monferrato fece scolpire nelle sue monete la Madonna di Crea come patrona del Monferrato, così pure fecero alcuni de’ suoi successori della casa Errore non segnalato nelle CorrezioniGonzag<l>a. Vedi: Ioannis Andreæ Irici Rerum patriæ pag. 200. Queste monete furono anche riportate nella cronaca di Crea del cavaliere Alessandro Godio. [Torna al testo ]

(1h) La parrocchiale di Luserna comprendeva, sotto il titolo di Priorato di S. Giovanni del Perno, le due parrocchie unite di S. Giovanni e di S. Giacomo, il cui territorio formava una sola comunità di Luserna. In questo priorato parrocchiale si succedettero alcuni personaggi appartenenti ai diversi rami dei signori di Lucerna e Valle; qui registrerò la serie dei priori, come ebbi dalla gentilezza dell’attuale priore il dotto Don Giacinto Giuliani da Pinerolo. Nel 1467 era priore Giovanni de’ Manfredi dei consignori di Luserna; nel qual anno fece riattare la chiesa di S. Giacomo: nel 1507 Guglielmo Manfredi; dal 1539 al 1549 Cristoforo Rorengo dei detti signori, come pure li seguenti Bernardino Giacopino, Cristoforo e Claudio Monaco di S. Benedetto, tutti dei Rorenghi. Tra il 1561 ed il 1584 la canonica o residenza dei priori venne trasferita nel borgo di Luserna presso la chiesa di S. Giacomo, essendo stata distrutta dagli eretici la casa del priorato presso la chiesa di S. Giovanni. Nel 1605 era priore Sincero Bigliore dei consignori di Luserna. D. Giovanni Pietro Bussone fu nominato priore nel 1613; nel 1618 era vacante.

Con bolle delli 5 febbraio 1619 fu nominato priore il /76/ Padre Orazio del fu Francesco della Guglielma, dell’Ordine minoritico di S. Francesco, Teologo e Lettore di metafisica nella Regia Università di Torino, e Teologo di S. A. Reale e la tenne fino al 1625. Gli succedette nel 1626 l’illustre priore Marc’Aurelio Rorengo dei conti di Lucerna, autore delle Memorie istoriche sopra citate; e di altre opere, e tenne la detta parrochia sino al 1647, e fu traslato a quella dei santi Stefano e Gregorio in Torino, poscia fu rettore del Seminario torinese, quindi Vicario Generale di Vercelli, era figlio di Giovanni Battista e di Caterina Bigliore, si trovava ancora tra vivi ai 28 di Giugno del 1672. Vedi Pedemontium sacrum. Nel 1648 venne nominato D. Domenico Valerio di Villafranca di Piemonte, e rinunciò nel 1683 succedendogli suo nipote Domenico Bonettini. Nel 1657 fu eretto il comune di S. Giovanni distaccandolo da Luserna. Nel 1690 D. Giovanni Battista Corte da Givoletto era vicario foraneo. Dal 7 dicembre 1690 sino all’agosto del 1692 fu sospeso l’esercizio del culto nella parrocchia, essendo tutti stati costretti ad emigrare altrove i cattolici superstiti dalle stragi dei Francesi, che ripetutamente devastarono ed incendiarono il paese.

Dal 1722 resse la parrocchia il Teologo Michele Antonio Richeri della Morra, vicario foraneo; fu traslato nel 1730 a quella di S. Maria Maddalena di Villafranca in Piemonte. Per decreto 10 luglio 1729 fu separata la parrocchia di San Giovanni. D. Giuseppe Bartolomeo Fontana di None, vicario foraneo e primo priore della sola parrocchia di S. Giacomo, fu traslato nel 1743 a Faule. Giovanni Battista Bruna di Sambuco, vicario foraneo, tenne il priorato dal 1744 al 1757, e gli succedette il Teol. Giovanni Antonio Cesano di Briche- /77/ rasio sino al 1774; nel 1758 alli 12 di novembre fu consecrata la chiesa di S. Giacomo Maggiore. Il Teologo Vittorio Bonettini di Costigliole, nativo di Luserna, fu priore sino al 1787; nel 1785 alli 4 di settembre fece consacrare l’altar maggiore. Per dieci anni resse questo priorato il Teologo Claudio Brianza di Luserna, cioè sino al 1797, dopo esser già stato parroco di Villar-Perosa, di S. Maria di Bricherasio e di S. Giovanni di Luserna. Dal 1798 al 1845 fu parroco e vicario foraneo il Teol. Francesco Pronati di Bricherasio, già parroco d’Abbadia; il sullodato D. Ghiliani attualmente e saggiamente regge dal 1845 questa parrocchia. [Torna al testo ]

(1i) Ivi trovansi nominati fra li testimoni D. Rolando de Plaus.... (Plausiasco, Piossasco), Baccelliere de’ canoni e rettore della parrocchia di S. Eusebio di Castelnuovo, e Domenico Vayo d’Albugnano sacerdote, frate Giacomo de Advocatis (Avogadro) di Casanova, ministro dell’Ospedale di S. Andrea di Vercelli e prior di Capriasco. [Torna al testo ]

(1j) Barbello Simone nell’Historia præsulum rhegiensium, lo dice Cardinale, non so con quale fondamento. Nel Ciacconio non è nominato. I Sanmartani nella Gallia Sacra concordano col Della Chiesa nel dirlo vescovo dalli 6 ottobre 1466. Forse questa data è della consecrazione o del possesso. [Torna al testo ]

(1k) Tullio Del Carretto resse la Chiesa di Casale dal 1594 e morì santamente ai 13 ottobre del 1614. V. Cenni biografici sopra il Venerabile servo di Dio Nel testo: Del Carrette
vedi Correzioni
Tullio Del Carretto
, ecc. Savona 1863. Il Bar. Manuel crede che non siasi suscitata la questione di dipendenza dal primo vescovo Bernardino de Tibaldeschi a riguardo dell’amicizia del marchese col Marco Lascaris. [Torna al testo ]

(1l) Nel 1489 ai 21 marzo gli succede Andrea Provana di Leynì, canonico arcidiacono della Metropolitana, abate della Novalesa, vicario generale, ministro del Duca a Roma, ove nel 1495 ai 23 febbraio si sottoscrisse alla donazione fatta del Regno di Cipro da Carlotta di Lusignano, vedova di Lu- /83/ dovico di Savoia, al suo nipote Carlo I Duca di Savoia (Pedemontium sacrum, Vol. II, pag. 733), figlio del B. Amedeo. Si vede che anche i priorati in quest’epoca si concedevano a preti secolari. [Torna al testo ]

(1m) In quell’epoca dovea essere arcidiacono Guglielmo Cacia di Novara Vicario Generale di M. Giovanni di Compesio Vescovo di Torino. [Torna al testo ]

(1n) Si crede pure che il madesimo santo fosse nato a Ventimiglia, ma poi condotto giovane ed educato in Egitto domicilio del padre suo, divenisse poscia il fondatore dei monaci della Tebaide e dei canonici Nel testo: Opistalieri Errore non segnalato nelle Correzioni Ospitalieri, come si legge nel Sillabo del Rossotto, il quale dice pure che Monsignor Antonio Lascaris stampò i decreti sinodali di Rietz. [Torna al testo ]

(1o) Vespasiano Gribaldi era figlio di Giovanni Antonio dei Signori di Santena e di Santenotto (castello distrutto saranno circa 30 anni vicino a Santena), e di Valentina Balbiano (la quale sposò poi Renato Birago, presidente in Torino e gran cancelliere dei Re di Francia, poi cardinale (A), nato in Pinerolo e naturalizzato in Francia; e nel 1567 nominato arcivescovo di Vienna in Delfinato, rinunziò nel 1574 a Pietro di Villars. Nel 1593 ai 26 di marzo consacrò la chiesa di S. Maria di Porcile (Purcellarum) di Poirino, ora S. Maria Maggiore che è la primaria parrocchia di quel cospicuo borgo. Rassegnò pure il priorato di S. Albano presso Riva ai 7 di settembre 1599 al suo parente Vespasiano Balbiano. Nel 1602 consacrò S. Francesco di Sales a Thorens; morì a Thouviere presso Evian dopo il 1608, si crede d’anni 106.

Dopo la rinunzia era venuto ad abitare in Chieri. Il suo /90 successore Pietro di Villars, della famiglia del celebre maresciallo, avendo pure rinunziato al vescovato nel 1582 andò ad abitare a Moncalieri, ove nella sua ultima malattia nel 1592 nel convento di S. Francesco venne assistito dal suo antecessore M. Gribaldi suddetto e dal suo successore e nipote altro Pietro di Villars. Gli fu eretto in San Francesco a Moncalieri un monumento colla sua figura in basso rilievo colle seguenti parole scritte attorno alla lapide: Hic jacet Petrus de Villars archiepiscopus Viennæ in Delphinatu qui obiit die 14 novembris 1592 requiescat in pace. Questa lapide era stata smarrita nella ricostruzione della chiesa nel 1788 con molte altre; ritrovata non son molti anni, fu dai Padri Barnabiti ricollocata in onore. [Torna al testo ]

(A) Si credette per molto tempo, che Valenza, o Valentina Balbiano, gentildonna Cheriese, avesse dato il suo nome al grazioso castello del Valentino, siccome quello che era stato acquistato ed abbellito dal Renato da Birago per la suddetta sua moglie mentre egli era Presidente di Torino per Francesco Re di Francia (1563), ma si hanno documenti che già nel secolo XIV era quella regione nominata Valentino, e si parla pure nei medesimi della fontana, la quale potrebbe probabilmente essere la stessa che tuttora esiste. (Il Castello del Valentino, di Gio. Vico, 1858). [Torna al testo ]