Storia dell’antica Abbazia e del Santuario
di Nostra Signora di Vezzolano
Del Sac. Cav. Antonio Bosio

[seguito di p. 182]

Castelnuovo d’Asti.

Il cospicuo borgo di Castelnuovo, Castrum novum, si trova in bella maniera posto a scaglioni sopra il dorso di amena e fertile collina, che lo difende dai venti boreali.

La chiesa parrocchiale di recente costruzione è dedicata a Nel testo manca il ; dopo apostolo
vedi Correzioni
S. Andrea Apostolo; anticamente apparteneva alla diocesi di Vercelli, ora a quella di Torino.

Oltre l’altare maggiore vi sono diverse cappelle: sono molto vaste quelle di mezzo, quella a diritta entrando ha una grande incona della Madonna del Rosario con molte figure. Si vuole Nel testo: lavorato
vedi Correzioni
lavorata dalle figlie del Moncalvo, ma per certo le bellissime teste sono del padre, come praticava fare, per li molti lavori che dovea eseguire.

L’altra in faccia è dell’Addolorata con statua in legno, e se ne celebra la festa con gran pompa.

Prima, che si facessero ristauri in questa chiesa si /183/ leggeva su lapide nel muro vicino all’altare del Crocifisso in cornu evangelii.

Franciscus Boscassus Regius insinuator quotidie perpetuo huic aræ SS. Crucifixi eiusque Dolorosissimæ matris Missam in aurora celebrandam testamento reliquit. XIII Cal. Martii MDCCXLII.

Vicino ai Battistero vi era il sepolcro con iscrizione sopra pietra di: F. de Caglieris quondam Simonis. 1742. Pur troppo vi è una mania di togliere le memorie antiche. Sul quadro della cappella del suffragio vi è scritto:

Sumtu Soc. Suffr. anno erection. MCDLXXXXVII.Per certo il quadro non è di quell’epoca.

Fra li prevosti di questa chiesa trovo un Taddeo Rivalba dei signori del vicino Lovencito nel 1545: un Gio. Giacomo Malabaila di Bra nel 1548: 1610 Gio. Domenico Cagnolo di Castelnuovo: due della famiglia Vacca di Castelnuovo nel 1627 e 1630: nel 1652 Petrina Giacomo da Chiusano, nel 1694 Gio. Durando da Druent: due Montalenti pure di Castelnuovo sul principio del secolo scorso, alla quale famiglia appartenne l’Avv. Giuseppe Montalenti, che raccolse sul principio del presente molte memorie di storia patria, come altrove dissi. Un Paolo Avogadro di Collobiano fu prevosto nel 1758. Regge ora la Parrocchia il Prevosto Gio. Battista Rossi di Cavallermaggiore, il quale è anche Vicario Foraneo. I libri parrocchiali cominciano solamente dal 1625, e non si sa, ove trovinsi quelli della parrocchia di S. Pietro.

Oltre la chiesa della Confraternita con bella facciata vi è pure quella detta di S. Maria del Castello, perchè è posta nella parte più eminente del sito del castello. La detta chiesa è dedicata all’Assunzione della Ma- /184/ donna, detta anche della Cintura. È a croce greca con tre altari. L’incona dell’altar maggiore colla Madonna, Sant’Agostino e Santa Monaca sua madre, è bella e sembrami del Milocco, che dovrebbe pure aver dipinto il catino coll’Assunzione ed il rimanente della chiesa.

L’altare è in stucco ben marmoreggiato: il palliotto è di cuoio dipinto a fiori con in mezzo un medaglione colla nascita della Vergine. L’altare in cornu evangelii ha il quadro di S. Francesco Saverio; quello in faccia porta dipinta la Madonna in gloria con San Grato Vescovo, che riceve la testa di S. Gio. Battista, la quale sembra uscire da un pozzo. Vi è scritto sopra il quadro: Ex devotione: D. Auditor Joannes Antonius Petrini Meglini Castrinovi fil. in honorem B. M. V. Sanctique Grati hoc opus extruxit anno 1631 F. A. F. Vi è l’arma d’argento ad un albero di verde, capo d’azzurro a tre stelle d’argento. Motto: In meglio spero. Nella sagrestia vi è un altro quadro di S. Grato colla data 1619, anche fatto dipingere dal suddetto Meglino. Inferiormente a questa chiesa vi è il palazzo degli antichi feudatari, forse fatto costrurre da Donna Matilde di Savoia Simiana. Entrando dalla sala tutta dipinta, si passa ad una grotta assai lunga, che traversa la collina, e da cui si ascende per una scala a due salite in assai vasti sotterranei con diverse nicchie, quasi cappelle o salotti ben ornati, il tutto scavato nell’arenaria, vi è tuttora una piccola scala per accedere alla chiesa, ma la porta fu otturata. Questa grotta a due piani si può visitare per cortesia del proprietario Sig. Avv. Amaretti. Altra grotta fu fatta scavare nel 1830-31 dall’Avv. Allunandola; è lunga 19 trabucchi.

/185/ I nobili Rivalba avevano la casa allato alla chiesa parrocchiale, che fu distrutta per formarvi una piazza; mi ricordo ancora d’avervi veduti i soffitti dipinti.

Nella vecchia casa comunale vi era un un’iscrizione in onore del celebrato legista Odonello Mercandillo di Castelnuovo, Professore di Diritto a Padova, che lasciò colle stampe di Venezia del 1550-51, diverse opere legali, fu Pretore in patria e Giudice in Asti. Qui ricopio quanto si era ancora potuto ricavare, perchè si conservi: Universitas Castrinovi auream si potuisset statuam ut meritis grae adequaret at quod potuti ad beneficiorum memoriam stemma erexit M. Jurec.to D. Odonello Marcandillo Catho. Maj.is Auditori. Duc. Sab. Cons. et Magno dicti Oppidi Praetori 1559. Quo pacem.... penatis.... Frachor.... p. sep.... vere.

Morì in patria nel 1590. Il Della Chiesa ed il De Rolandis portano il catalogo delle sue opere.

Castelnuovo si onora anche del P. Antonio Capra, Domenicano, peritissimo nel livellare le bombarde nel 1388. Giorgio Argentero nativo di Riva si trasferì a Castelnuovo ed ivi nel 1535 era rettore delle scuole e fu padre dei due seguenti:

Argentero Giovanni nato nel 1513 fu celebre medico in Lione e professore di medicina in Pisa, Mondovì, Torino ed altrove, le sue opere date alla stampa sono molte e ricercatissime. (Vedine il catalogo nel Della Chiesa, Rossotto e Bonino).

Sposò Margarita Broglia, sorella di Carlo Arcivescovo di Torino, morì alli 13 di maggio 1572 d’anni 59 e venne tumulato nella metropolitana con iscrizione e busto, che tuttora si vede. Bartolomeo suo fratello fu pure celebrato medico in Lione, e padre di Fabio, Presidente di Camera e Guardasigilli e di Gior- /186/ gio Archiatro di Carlo Emanuele, poi Conte di Bagnasco e Signor di Cocconato. Suo figlio Carlo fu Vescovo di Mondovì, morto nel 1630. Gli Argentari, ora estinti, ebbero anche il feudo di Berzezio.

Nel 1677 un P. Domenico De Ferrari fu Provinciale dei Domenicani. Fra li cospicui benefattori di questo paese a buon diritto si devono nominare il Medico Giovanni Barozzi, che sul principio di questo secolo fondò due piazze nel collegio delle Provincie, ed il fu Avvocato Pescarmona, che eresse e dotò l’asilo d’infanzia.

D. Cafasso Giuseppe Rettore del Convitto di S. Francesco in Torino e capo di conferenza morale, uomo di santi costumi e che lasciò luminosi esempi della vita sacerdotale morì il 23 giugno del 1860 d’anni 49 e venne tumulato con monumento nel Campo Santo dei Torinesi, e se ne legge una bella e diffusa biografia composta da un suo degno compaesano, che onora attualmente questo paese, cioè il Reverendo Sacerdote D. Giovanni Bosco, che basta nominare, perchè da tutti conosciuto, come benemerito fondatore dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, e di molti collegi.

Il Teologo Bertagna Gio. Battista capo di conferenza morale nel seminario di Torino.

Dai Biandrati di S. Giorgio i nobili Rivalba ebbero questo feudo, i medesimi si dichiararono Vassalli di Chieri nel 1264. Dalli stessi probabilmente fu detto Castelnuovo di Rivalba.

Quando gli Astesi s’impossessarono di questo paese lo diedero in feudo ai de-Grassi d’Asti, dei quali furono Marco Avvocato e Cavaliere Aureato, e suo fratello Giovanni Conte Palatino e Professore di leggi nell’Univer- /187/ Vedi le → Aggiunte sità Torinese, e prima di Pavia, ove fondò un collegio di 4 studenti di Castelnuovo e d’Ivrea, stampò diverse opere legali, ed i suoi contemporanei, l’acclamarono il monarca dei legisti. Nel 1293 Castelnuovo con altri paesi fu ricuperato dal March. Giovanni di Monferrato. Donna Matilde di Savoia figlia d’Emanuel Filiberto ebbe Castelnuovo in appanaggio e dote, quando sposò Carlo Giovanni Simiana di nobilissima famiglia provenzale, Cavaliere della SS. Annunziata nel 1602, che fu poi Marchese di Pianezza e Principe di Montafia ecc.: Gli Imperiali Principi di Francavilla furono eredi dei Simiana.

La detta Principessa fondò o rifabricò la Cappella sulla strada per Albugnano, detta S. Maria del Rocco, perchè la statua poggia sopra una pietra. Sopra la stessa cappella si veggono ancora i gigli dell’arma Simiana, che era d’oro a gigli e torri di rosso: col motto: Sustentant lilia turres.

Sulla medesima strada si veggono la cappella di S. Sebastiano, e quella de’ Santi Antonio Abate e di Padova, e Difendente, quindi quella di S. Pietro dei Zucca.

La quale ultima fu così detta, forse, perchè la famiglia Zucca vi abitava vicino, fu ed è anche detta dei morti, perchè ivi in tempo di peste si sotterravano i defunti. Sembra che sia stata parrocchiale, o almeno dipendente da S. Pietro, che era in Castelnuovo. I signori di Cocconato e di Schierano ne avevano il patronato, come si vede dall’atto di nomina fatta dai medesimi di Matteo figlio di Emanuele Sicardi da Castelnuovo in chierico di detta chiesa nel 1303 9 gennaio. Si trova anche nel 1361 un Uxeto Giacomo Rettore o Curato di S. Pietro, così 1573 Vigna Mi- /188/ chele, 1575 Cannolo Bernardo e 1629 Mullonus Gio. Battista da Pollone.

O vi era in Castelnuovo un’altra Parrocchia di S. Eusebio, o lo stesso titolo fu cambiato in S. Andrea, poichè consta da un istromento del 1362, 12 marzo, di autentica d’un altro di nomina già fatta alli 10 novembre 1348 nella persona di Giacobino figlio di Gio. Conti, in ministro e Rettore di S. Eusebio, vacante per la morte del prete Antonio Buxeti, e di Pietrino figlio di Mussone de’ Mussis in chierico di detta chiesa. Queste nomine furono fatte dai signori di Cocconato e Schierano in virtù d’infeudazione fatta loro da Aimone Vescovo di Vercelli, con atto 17 marzo 1296, del Patronato ed Avvocazia della Pieve di Pino colla Pievania, così pure in virtù di altro atto d’infeudazione fatta da Lombardo Vescovo Vercellese ai detti signori del castello di Cocconato, in un col castello di Sclarano, Avvocazia e le decime della Pievania di Pino.

Nella borgata detta di Begana o dei Bardella, distante un miglio a ponente da Castelnuovo, vi è una sorgente d’acqua solfureo salina. Sul principio di questo secolo era già conosciuta, e se ne prescrivea l’uso per diverse malattie: il dottore Caffassi l’analizzò nel 1819 e ne descrisse i caratteri fisico chimici più evidenti; ma nel 1823 il medico G. L. Cantù professore supplente di Chimica generale ed applicata alle arti nella R. Università, colle stampe regie diede un Saggio Chimico medico sull’acqua solfureo-salina di Castelnuovo d’Asti. Dottamente ne ragiona e la dimostra utile nelle variatissime affezioni erpetiche, dette volgarmente sali, ed in tutte quelle malattie, che provengono dalle stesse.

L’utilità pratica, che se ne ricava, e la vicinanza /189/ con Torino e con altre città, fa sì, che vi sono molti accorrenti, e ve ne sarebbero in maggior numero, se nel luogo di questa sorgente si fabbricasse uno stabilimento, e venisse in aiuto la moda.

Con patenti delli 13 giugno 1823 S. M. il Re concesse il privilegio alli medici Bernardino Bertini, Gio. Lorenzo Cantù e dottore Caffassi per la direzione e distribuzione delle acque sulfureo saline di Castelnuovo d’Asti.

Questo paese popolato da oltre tre mila persone è posto nella Diocesi di Torino e Provincia d’Asti.