Achille Motta
Vezzolano e Albugnano

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Capitolo IX.

Chiese e priorati dipendenti da Vezzolano

Chiesa di S. Maria di Uvia, presso Riva

Uvia, detta anche Oviglia, da ovis – pecora – a Sud della strada Riva-Buttigliera, non era un Priorato, ma una tenuta di 500 giornate costituenti, col Vezzolano, la dote dei Canonici Vezzolanesi. Invero della Chiesa di S. M. de Wia, cum suis pertinentiis, non si fa menzione che nella Bolla 1148; le altre la tacciono ossia la includono nella formola generale «locum ipsum in quo memorata Ecclesia (Vezzolano) posita est, cum omnibus pertinentiis suis». L’origine pertanto è oscura quanto quella di Vezzolano; certo è che la donazione è principesca e se dovessimo attribuirla ai Signori di Riva, avanti il mille, ci incontreremmo coi Marchesi d’Ivrea, Anscario I, Adalberto, ecc., allora padroni di Riva, come dicono il Guasco di Bisio ed altri.

Qual numero di Frati o Canonici risiedesse in Livia non consta; pare probabile un personale sufficiente per ufficiare le Chiese vicine e lavorare la terra: «quas de manibus vestris colitis» dice la Bolla 1148. La tenuta col tempo subì dei gravi danni, specialmente du- /83/ rante le guerre tra il Monferrato e Casa Savoia, danni in parte risarciti per arbitrato di G. Galeazzo Visconti, il 26 Luglio 1388 e 7 Marzo 1389, susseguito da altro arbitrato del Duca di Borbone, 27 Settembre 1391 (Bosio). Ai primi di Luglio 1393, Facino Cane, Casalasco, prese d’assalto la Cascina e si fermò in essa quasi tre mesi, cagionando molti danni (Gabotto – Ultimi d’Acaia). Le terre intanto che anticamente erano coltivate dai Canonici, col tempo e per scarsità dei medesimi, passarono a colonia e, dopo i Prevosti Commedatari, venivano date in locazione. In A. S. T. 2, trovasi un fascicolo d’affittamenti dal 1650 al 1786 circa.

La Chiesa che nella Bolla è detta di S. Maria, in seguito è detta di S. Bartolomeo, senza conoscerne la ragione e senza sapere se era nel centro dell’abitato o fuori. Anch’essa però, come tutto il caseggiato, risentì gravi ‘deterioramenti. La visita apost. di Mons. Peruzzi, 1584, dopo aver accennato al reddito di 1500 scudi e stipendio del Cappellano di scudi 14, dice la Chiesa in cattivo stato, Icona indecente ed ordina riparazioni. La Visita di Mons. Provana, 1632, al contrario trova la Chiesa pulita e provvista, ma l’Ancona, rappresentante la Natività di M. V., vecchia e guasta; Cappellano è D. Giov. Penazio, con lo stipendio di sacchi 13 di grano. Con la detta Visita non s’accorda la Relazione Parrocchiale 1660, che trova Cappellano D. Giaretto da Moriondo, ma indecenti i paramenti ed ogni altra cosa appartenente al divin culto. In contrario Mons. Begiani, nel 1671, dice la Chiesa situata tra le cascine e provvista del necessario (Curia Arciv. Torino). Questo contrasto di notizie induce a domandare quando sia stata rifabbricata l’attuale Cappella tra le cascine. Da una dettagliata relazione di perizia, con relativa spesa di L. 500, A. S. T. 2, risulta che la costruzione risale al 1726 e che la vecchia Chiesa venne adibita ad uso granaio. Circa questo tempo si fecero anche restauri alla casa, ma l’attuale caseggiato colonico, in /84/ buona forma, rettangolare, a paramento visto, robusto e massiccio, in cinque simultenenti, fu eseguito su disegno d’Architetto tra il 1763-69 (A. S. T. 2).

Il Rev. D. Angelo Fasano, studioso delle cose di Riva, trova che nella Chiesa della Fontana, rifatta nel 1660, si impiegò materiale anche di S. Bartolomeo – credo che la frase significhi di Uvia in genere, perché S. Bartolomeo, come detto sopra, nel 1660 e 1671 si trova ancora in cattivo stato cioè da rifabbricare. – Nel 1725-52 era Cappellano D. Gaetano Beltramo e, vivente l’Ab. Mossi, teneva tale ufficio D. Antonio Bello, che fu l’ultimo, perché dal governo repubblicano il tenimento fu venduto al Sig. Filippo Lavj e da questi passò al fratello Amedeo, le cui figlie lo cedettero ai Miglioretti. Ora è proprietà del Sig. Croce, genovese, e la chiesetta, in buona e semplice forma settecentesca, è ridotta a bassi usi, ma è sostituita da altra moderna presso moderna palazzina.

Chiesa di Aranzono presso Riva

Aranzono è la regione a valle di Riva verso Mombello. Il Bollet. Stor. Subal., 1913, ne ha pubblicato l’atto di donazione al Vezzolano per parte di Carlo I, Vescovo di Torino; l’atto è mancante di data, ma Aranzono essendo elencato nella Bolla 1148 e donato da Carlo I, non v’è dubbio che la sua vera data si debba assegnare poco avanti il 1148. In questo documento non si parla di Chiesa, ma «de Villa quae dicitur Ranzono, totque est de labore et aratro». Di Chiesa ne parlano solo le Bolle, ma di essa non abbiamo notizie né di vita, né di morte. Aranzono, come risulta dall’atto di donazione e da ossa umane dissotterate, era una villa, cioè un abitato, ma fin dal secolo XVI non si ha più cenno di persone in Aranzono. Anche di Frati ufficianti la Chiesa non abbiamo memorie, perché veniva ufficiata da Uvia. I possessi di 90 giornate sono stati ven- /85/ duti dal governo rivoluzionario francese, in lotto a parte da quello d’Uvia. Nel 1726, coi redditi del Beneficio vacante, per la morte dell’Ab. Merlino, si fanno riparazioni alla casa di Aranzono ed alla cascina, detta, tetto del Bosco, posta, tuttodì, sulla strada verso Arignano (A. S. T. 2).

Chiesa di S. Giovanni di Riva

È sulla strada per Andezzeno, alla distanza di mezz’ora da Riva. Non conosciamo l’atto di donazione al Vezzolano, ma sappiamo che la ricordano le Bolle 1182 e 1248 «cum suis pertinentiis et decimis». Come Aranzono, era ufficiata dai Monaci d’Uvia, ma perché alquanto distante e forse richiedente cura spirituale, Vezzolano vi rinunciò non appena scarseggiarono i Frati. Difatti non abbiamo più notizie che nella Visita 1623, dove si dice che era ufficiata, nei giorni festivi da un Agostiniano di Riva. Nel 1671 era già ufficiata quotidianamente da un Sacerdote residente e stipendiato dai Borghigiani. Oggi è Cappellania di 350 abitanti e la Chiesa attuale data dal 1770.

Chiesa della Fontana (Vivifontis) presso Riva

Di questa Chiesa non si ha memoria che nella Bolla 1248, «cum suis pertinentiis et decimis». In che luogo fosse, non consta per nulla; faccio tuttavia un indovinello. In Riva, sui confini verso Villanova, non lungi da una fontana, anticamente esisteva una Chiesa dedicata a S. Andrea, nome tuttora della regione. È probabile che detta Chiesa dipendesse da Uvia, si chiamasse Vivifontis dalla vicina fontana. Difatti, il D. Angelo Fasano, suddetto, scrive che, per voto fatto nella peste 1630, in sito prossimo alla fonte e con materiale diroccato delle Chiese di S. Giorgio, S. Dalmazzo, S. Bartolomeo e S. Andrea, si fabbricò l’attuale Chiesa detta della Fontana. Nello stesso tempo, dice S. Giorgio, membro del Monastero di S. Albano di Riva, S. Dalmazzo /86/ della Novalesa, ma non sa dire a chi appartenesse S. Andrea. Questa lacuna avvalora il dubbio che S. Andrea fosse d’Uvia e portasse il nome dalla viva sorgente. L’omissione che se ne fa nelle Bolle anteriori sarebbe conseguenza del silenzio della stessa Uvia.

Priorato di S. Paolo di Santena

La Chiesa era posta nel Comitato Torinese e le sue memorie sono state pubblicate nel 1896 dal Teol. Prof. Gaspare Bosio. Il 12 Maggio 1029 Alarico, Vescovo d’Asti e fratello di Olderico Manfredo, la dona ai Canonici di Torino; l’imperatore Enrico III la conferma il 1° Maggio 1047, ed il Barbarossa il 26 Gennaio 1159; il che vuol dire che Carlo I, vescovo di Torino, l’avrà donata a Vezzolano circa il 1160, perché nel 1162 muore e nel 1176 la Chiesa è già elencata nella Bolla di Alessandro III. Non abbiamo atto di donazione, ma sappiamo che possedeva 80 giornate di terra ed aveva obbligo di cura d’anime, stando ad un atto 1386 in Curia Arcivescovile.

Nel 1331 il Chierico Lorenzo Serralunga, Rettore della Chiesa, pagava al Capitolo di Torino il fitto di sei Turoni riserbati nella donazione; nell’atto 1485 troviamo Priore il Can. Bartolomeo Pisio da Moncalieri e Papa Paolo III, 20 Agosto 1539, nominava Priore altro Bartolomeo Pisio, da Moncalieri (A. S. T.). Mons. Peruzzi, 1584, facendo Visita Apostolica, trova Cappellano frate Antonio Gavazza, d’Albugnano, Can. di Vezzolano, con lo stipendio di 24 scudi, la Chiesa consacrata solo dal 1531, ma in cattivo stato, senza battistero ed il SS. Sacramento conservato in vaso di vetro.

Come si vede dallo stipendio di frate Gavazza, il Priorato era passato in Commenda, di cui il primo Commendatario noto è G. B. Brambilla, da Milano, impiegato a Roma nel 1585 e senza obbligo di Cura, cosa che negavano i Santenesi. Sappiamo ancora che l’Ab. Compagni reclamava a sé la nomina del Priorato nelle let- /87/ tere 1679, e cne nel 1712 si riedificò la Chiesa. Nel 1783 il Commendatario Giuseppe Ambelli di Torino, residente a Roma, si rifiutava di pagare il Cappellano. Si litigò inutilmente finché, morto, la Commenda fu abolita il 19 Febbraio 1796 e la Chiesa eretta a Parrocchia. Circa il 1930 si riedificò una nuova e grandiosa Chiesa in stile basilicale, su disegno dell’Ing. Giuseppe Gallo.

Priorato di S. Maria di Ponticelli

È un borgo o Castello tra Santena e Cambiano. La Chiesa si trova elencata nella Bolla 1176, con possessi e decime, il che vuol dire che fu donata da Carlo I, Vescovo di Torino tra il 1148 e 1162, forse insieme a Santena od anche prima, perché la precede nell’enumerazione. Il primo Priore che si conosca è un Airaldo, presente nell’atto 15 Maggio 1188; un Giovanni Priore, detto per errore Prevosto di Ponticelli, in Casanova, il 7 Aprile 1218, permuta terre con Anselmo Abate di detto luogo. Nell’atto 1226 è presente Pietro Carazio e nell’altro, 15 Aprile 1485, appare Facino Gallo da Crescentino, entrambi Priori di Ponticelli.

Non abbiamo ulteriori notizie, salvo che nel 1670 Vezzolano si riservava la nomina al Priorato. Oggidì in Ponticelli vedesi ancora una Chiesetta, ma di recente data e detta di S. M. Maddalena (Ved. Chiesa di Portus Gaudii).

Priorato di Cambiano

La Bolla, 1148, enumera a favore di Vezzolano le decime di Pompiano: decimam quam habetis in Pampiano. Sembra che debba leggersi, come scrive il Casalis, Cambiano in luogo di Pompiano. Invero nella Bolla originale, A. S. T. Sez. I, la parola Pompiano e quelle che precedono e seguono, sono d’inchiostro diverso e, in più, sbiadite. Forse chi scrisse la Bolla non capì bene il memoriale e lasciò un vuoto che fu riempito appresso non rettamente. Inoltre, nell’A. S. T. 2, c’è una copia della suddetta Bolla, ove nel testo è scritto Campiano /88/ e nel retro, come indicazione del contenuto, è scritto Cambiano.

Nella Parrocchia di Cambiano, trovasi una attestazione giurata, del 17 Luglio 1623, di certo Vincenzo Grosso di Cambiano, affermante «d’aver conosciuto il Rev. Bartolomeo Borgarello, Curato di Cambiano, dopo il 1530 e non avergli mai veduto portare pazienza bianca, se bensì che tutti i Priori del presente loco erano obbligati a portarla per essere che il presente Beneficio dipendeva dai Monaci della Madonna di Vezzolano in Monferrato». Visto ancora che il Parroco di Cambiano porta il titolo di Priore e che detta Chiesa confinava con Santena, Ponticelli e Riva, si può con tutta probabilità, ritenere che Carlo I, vescovo di Torino, l’abbia donata, come le predette. Cambiano forse cominciò a reggersi da sé o, meglio ancora, Vezzolano vi rinunziò presto, perché aveva cura d’anime: cosa aliena ai Canonici (1).

Priorato di S. Marcellino di Bibiana

Delle memorie di Bibiana, come di Luserna, andiamo debitori in particolar modo a P. Caffaro e F. Alessio. Nel 1159 Federico I conferma ancora questa Chiesa, insieme con Santena, a Carlo I, vescovo di Torino; dal che si deduce che lo stesso Carlo I l’abbia donata a Vezzolano, come Santena, nei suoi ultimi due anni di vita 1160-62, perché si legge per la prima volta nella Bolla 1176, «cum suis pertinentiis et decimis». Dopo la Bolla suddetta, il primo ricordo l’abbiamo in Domenico Calliano, Priore, il 26 Maggio 1384 e nel /89/ 1386, in cui Bibiana pagava un cattedratico. Deve essere passato presto in Commenda ai Signori di Luserna, perché nel 1424 è Priore Fra Giacomo Biglione ed il 7 Febb. 1476 e 15 Aprile 1485 Borgognone de Laia de Biliatoribus, dei Signori di Luserna. Al De Laia, il 27 Marzo 1489, succede Andrea Provana dei Signori di Leinj e Viù, Proton. Apost, consigliere ducale, Priore della Novalesa, Prevosto di Losanna, di Mathi (antico Priorato di Pulcherada, S. Mauro), Can. di Torino, ecc., per cui la Cura di Bibiana era esercitata da G. B. Provana.

Alli 15 Maggio 1575 prende possesso D. Acate Bigliore, di Luserna, dei Signori di Bricherasio ed il 21 Novembre 1581 il Card. Sitico, da Casanova, di cui era anche Abate, nomina Rettore D. Giov. Rostagno, Chierico Torinese di Bricherasio. Mons. Peruzzi, Visit. Apost., vi fa Visita il 22 Settembre 1584; dice la Chiesa sotto Vezzolano, dei Signori di Luserna, fuori Bibiana sulla strada di Cavour e col reddito di 100 scudi. Trova la Chiesa non cinta di muro, per cui, non osando conservare il SS. Sacramento, si funziona nel centro, nella Chiesa di S. Bernardino. Nella Chiesa si notano più altari, a cui occorrono riparazioni; ordina pisside, lanterne, ombrello, ecc.; le anime sono 500. La Visita dice anche come MonS. fuori di Bibiana abbia visitato una Chiesa soggetta a S. Marcellino, del reddito di 140 scudi; sarà forse di Lusernetta?

Durante le guerre contro gli Ugonotti, 1592-5, la Chiesa fu molto danneggiata; sappiamo che in quel tempo era Priore G. M. Sperto da Moretta e che nel 1599 dai Valdesi fu assassinato un Priore. Il 1 Marzo 1619 funzionava Ferrero Salvatore e nel 1626 Carlo Barrera da Gassino, a cui successe il Commendatario D. G. Giacomo Bigliore dei Luserna, Senatore, Ambasciatore, ecc. Infine, nel 1669 la Chiesa soffrì molte devastazioni dagli stessi patrioti Valdesi, per cui, come dice la Comunità, cento anni dopo, riconoscendo il popolo la /90/ necessità del trasporto, si cominciarono a funzionare S. Bernardino ed il S. Cuore di Gesù nel centro. Ciononostante, S. Marcellino fu tenuta in conto di Parrocchiale fino al 1802, quando il materiale fu impiegato nella costruzione della nuova Parrocchia. Vezzolano reclamava ancora il diritto di nomina nel 1670.

Priorato di S. Giov. e di S. Giac. di Luserna

Con atto 3 Marzo 1153 è donato al Prevosto Andrea dal Vescovo di Torino, Carlo I, mediante il canone di sex nummi. Le Chiese sono due, ma il Priorato è uno solo, essendo S. Giacomo indomenicalis, cioè dipendente da quella. Si trova elencata già nella Bolla 1176, ma dei suoi Priori non abbiamo notizie che dal 1400, quando già era commendata ai Signori di Luserna. Il primo è Guglielmo Fauchiero, monaco, come da atto 1412 (P. Caffaro). 1424 nell'orig. 1524 corr. a penna Nel 1424 l’Ab. Lascaris, per rinunzia di Fra Vuetto Bigliore, nomina Tebaldo Bigliore, presente poi nel Sinodo, 1431, in Vernante. Appresso ci incontriamo con Bartol. Davo, 1451, e nel 1567 con Giov. De Manfredis, dei Conti di Luserna, che in tale anno fece riattare la Chiesa di S. Giacomo e si trova presente all’atto 15 Aprile 1485 in Vezzolano. Seguono D. Colombetti nel 1497, D. Forneris Evangelista nel 1499, a cui successero i seguenti, tutti dei Signori di Luserna: Guglielmo De Manfredis, 1507, Cristoforo Rorengo, 1539, Bernardino Rorengo, 1549 e Cristoforo Rorengo nel 1559.

Nel 1584 fa Visita Apost. Mons. Peruzzi: trova la Chiesa di S. Giovanni rovinata dai Valdesi, ordina di chiuderla e trova Priore Claudio Rorengo, monaco benedettino, già trasferitosi in S. Giovanni fin dal 1567. Dice questa Chiesa sotto Vezzolano; si trovano più altari, muri anneriti; SS. Sacramento conservato in Calice; dà ordini relativi. Non parla di reddito, ma doveva essere certo superiore a quello di Bibiana, per le numerose decime che la Chiesa aveva in foro et extra ed /91/ una grossa Cascina a Cavour, come da atto 1616 (A. S. T.). Dopo la Visita risultano Priori, Amedeo Bigliore nel 1601 e Sincero Bigliore nel 1605; nel 1612 è vacante e se ne fa riduzione. D. Pietro Bussone è Priore nel 1613, Orazio della Guglielma, francescano, ha le sue Bolle in data 15 Ottobre 1618 e Marco Aurelio Rorengo, autore di Memorie Storiche, è nominato per concorso nel 1626. Il Caffaro nota come, circa questo tempo abbiano preso stanza in Luserna i Serviti, ma non come Curati, perché il Marco Aurelio è trasferito a Torino nel 1647 e nel 1648 gli succede Domenico Vallero da Villafranca, che nel 1683 rinunzia, succedendogli il nipote Domenico Bonettini.

Frattanto, nel 1669 era stata riedificata la Chiesa di S. Giovanni e quella di S. Giacomo riparata nel 1676. Nel 1670 la nomina del Priore è avocata a sé dal Vezzolano, ma non molto dopo le dette Chiese si resero indipendenti ed autonome. Finalmente, dopo i Priori G. B. Corte da Givoletto, 1686, Manfredo Danna, di Luserna, 1717, e Michele Antonio Richeri di La Morra, 1722, per Decreto 10 Luglio 1729, S. Giovanni fu eretta a Parrocchiale e nuovamente riedificata nel 1737 a cagione di gravi danni dati dai francesi verso il 1690. (P. Caffaro – Bosio).

Priorato di S. Lorenzo di Rivomartino o Rivochiuso

La Chiesa di S. Lorenzo era posta ai confini di Settimo Torinese verso Brandizzo, a 500 metri di distanza da un’altra, detta di S. Martino, vicino alla bealera, per cui diede il nome alla regione. S. Martino era anche Priorato, ma secolare; alcune volte fu posseduto dallo stesso Priore di S. Lorenzo. L’atto di donazione a Guido Prevosto è senza data, ma porta l’iniziale Ar..... Vescovo di Torino. Venendo ora a sapere che vi fu un Prevosto di nome Guido tra il 1120 e 1140 circa, l’iniziale Ar. è senza dubbio quella di Ariberto /92/ o Arberto Vescovo, 1128-40. Per il che va corretta la data 1188 che il Gabotto assegnò al detto atto. Nella donazione Vezzolano si obbliga di ufficiare la Chiesa, intervenire al Sinodo ed offrire al Vescovo annualmente due ceri, del peso di una libbra, con dodici denari di moneta segusina posti sopra ciascun cero.

Stando alle molte investiture di terre in Settimo e riservate decime, S. Lorenzo doveva essere un ricco Priorato; le sue memorie però sono tardive, alcune delle quali mi furono gentilmente comunicate dal Teol. Domenico Caccia di Settimo. Da un elenco delle Chiese, che pagavano il cattedratico al Vescovo di Torino, figurano anche S. Lorenzo e S. Martino. Circa il 1450, deve già essere passato in Commenda, perché all’atto 1485 è presente Corradino de Feis, dei Signori di Piossasco, e nel 1495 è Priore fra Pietro de Buriis, agostiniano, Priore anche di S. Morizio in Villar Bobbio, Sul principio del 1500 i nomi dei Priori sono alquanto confusi di data: forse alcuni erano Priori di S. Martino e non di S. Lorenzo. Infatti il Bosio, da un testamento di Michele Ambrogio Bigliani, 7 Ottobre 1516, rog. Vaudagna, trova Priore di S. Lorenzo il figlio D. Alessandro da Mondovì. Il Teol. Caccia afferma che, circa il 1529 era investito un Vescovo straniero della Curia romana ed il Beneficio rendeva 30 ducati. – Il Bosio dice che circa il 1530 era Priore Oggerio Fausone di Antonio, di Mondovì, ma per poco tempo, perché il 6 Ottobre 1531 si dà Collazione al Chierico Francesco M. Cibo, genovese, per la morte di D. Giov. Maria Biglione. Il Caccia per contro fa succedere il Fausone al Cibo. Nel, 1544 è Priore D. Giov. Lignano, dei Signori di Settimo, cui succede prima D. Ercole e poi D. Pietro, entrambi dello stesso casato.

Per la storia è bene notare, come in S. Lorenzo, il 7 Ottobre 1578, si incontrò l’Arciv. di Torino, Gerolamo della Rovere, con S. Carlo Borromeo in viaggio per Torino a venerare la S. Sindone; inoltre si di- /93/ ce che S. Carlo abbia ivi celebrata la S. Messa. Nel 1584 Mons. Peruzzi fa Visita Apostolica: trova investito del Beneficio il Sig. Mario, famigliare dell’Abate di Vezzolano, Card. Sitico, col solo obbligo di celebrare a Pasqua ed a S. Lorenzo; dice la Chiesa scoperta, in cattivo stato, priva di arredi, ecc.; ordina di privare l’investito del Beneficio e di sequestrare i redditi, se non fa le dovute riparazioni e se non celebra almeno una volta la settimana; il reddito è valutato in scudi cento. Il 24 Maggio 1590, in seguito a Bolle Pontificie e per procura, prende possesso del Beneficio D. Galeotto De Bernardinis, erroneamente perciò creduto, da alcuni, Prevosto di Vezzolano. Nel 1623 è Priore D. Cronino Cronini, cui successe D. Ettore Pelletta. L’ultimo investito è D. Pietro Franc. Appendino, con atto 8 Agosto 1679, da Poirino, ed ivi poi Parroco di S. Maria. Questi nel 1686 fece dipingere l’Icona di S. Lorenzo, che ancora si conserva nella Cappella di S. Bernardino.

Dal 1700 circa, delle due Chiese di S. Lorenzo e di S. Martino, non rimane traccia alcuna e si ignora quale sia stata la loro fine. Al posto di esse, sulla strada Torino-Milano, rivivono due cascinali omonimi.

Chiesa Portus Gaudii

La ricordano le Bolle 1182-1248. Dal nome pare si trovasse lungo le acque del Po, dove Vezzolano possedeva ampii diritti, ceduti poscia al Marchese del Monferrato con atto 1462. Non abbiamo alcun scritto che l’accenni anche da lontano; credo perciò che il copista della Bolla 1182 abbia preso un equivoco nel leggere Portus Gaudii invece di PontizelliS. Infatti Portus Gaudii, nella detta Bolla, tiene precisamente il posto che l’omessa Pontizellis teneva nella Bolla anteriore 1176; e se nella Bolla 1248 sono elencate amendue, anche questo fu uno sbaglio del compilatore, che volle conservare e ripetere i nomi delle precedenti Bolle.

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Chiesa di Geuda o Gavida

Così è detta nelle Bolle 1176, 1182, 1248, ma non abbiamo altre memorie né indicazioni di località. I diplomi 1159, 1310 parlano di Chiese sotto il Vescovado Astese, forse questa sarà l’unica possibile. Da più atti di investiture risulta che Vezzolano aveva possessi in Villanova d’Asti, dal che nasce il dubbio che possedesse anche una Chiesa in quelle regioni.

Chiese di S. Stefano e S. Pietro d’Albugnano

Sono state donate al Prevosto di Vezzolano dal Vescovo di Vercelli nel 1235, perché le ufficiasse per mezzo di un frate dimorante a S. Pietro. Non sono nominate nella Bolla 1248, sia perché incluse con Vezzolano, sia perché nullatenenti.

La Chiesa di S. Stefano di Maconeto era ai confini verso Schierano, 200 metri più in alto dell’attuale, dove la ricorda ancora un pilone; ma perché indomenicale, di non facile accesso, fu trascurata e diroccava verso il 1540. Da una attestazione giurata del 1616 risulta che l’abside era ancora in piedi in tale anno, che la Chiesa era larga piedi 9 e lunga 15, e che il materiale diroccato fu impiegato nella fabbrica del Campanile d’Albugnano l’anno 1574.

S. Pietro, detto di Fenestrella, è l’attuale Chiesa del Camposanto. Prima del 1235 era sotto la direzione del Pievano di Pino, come S. Stefano; data al Vezzolano, i Frati la ufficiarono come Parrocchiale fin verso il 1400, quando, per scarsità di religiosi, nominarono a tener le loro veci un Sacerdote secolare stipendiato. Così stettero le cose fino al 1800, allorché, in seguito alla soppressione dell’Abbazia, Albugnano fu eretto in Parrocchiale autonoma, con sede in S. Giacomo nel recinto.

S. Pietro è la più antica Chiesa d’Albugnano, anteriore al mille perché tutta in arenaria, ad una nave, in stile basilicale semplice, senza importanti ornati, di /95/ m. 5×15 più m. 2 dell’Abside. Però, non è arrivata a noi in tutta la sua forma primitiva: circa il 1680 fu rifatta la parte superiore in cotto, quindi non più finestre e neppure cornice primitiva. Nel 1870 fu rifatta la facciata, accorciando la Chiesa d’una campata di 5 metri. Sopravvive tuttavia nella sua originalità l’Abside bipartita esternamente da due colonnette in tre campi, ciascuno dei quali ornato di una finestrella a più centinature; i capitelli sono cubici, rozzi e piccoli come le colonne, la cornice invece molto sviluppata, come gli archetti che la sostengono. Conclusione: importante e degno di miglior sorte è ancora l’Abside.

Priorato di S. Pietro di Nevigliano

Detto anche Uvigliario, è posto a Nord di S. Sebastiano Po, non lungi dalla strada nazionale e nel contado antico d’Ivrea. La prima memoria l’abbiamo dalla Bolla 1148 e nell’atto 7 Maggio 1176; dal che possiamo ritenerlo, unitamente a Quadrato, come uno dei più antichi Priorati di Vezzolano, ed anche fra i più importanti, perché successe in molti diritti e possessi a quello.

Sussiste tuttora la Chiesa in forma romanica, con annesso Camposanto, ad una nave e misurante, come dice la Visita 1699, m. 16×6, compresa l’Abside con tre alte feritoie. La costruzione esterna ricorda quella di Vezzolano; infatti si scorge materiale, conci e distribuzione perfettamente rassomiglianti, da far dubitare che la stessa mano v’abbia lavorato. La Chiesa è voltata a botte, ma, se originale nel Santuario, quella del quadrilungo invece, la parte superiore dei muri e della facciata, furono eseguite tra le due Visite 1584 e 1647. Con tutta probabilità quindi questa prima parte era coperta in assito, perché manca delle pilastrate sostenenti la spinta, come vedesi contro l’Abside ed il Presbiterio.

/96/ Il primo Priore che si conosca è un Guglielmo nell’atto 1226; il secondo è un Can. Giovanni di Moncucco, atto 16 Maggio 1319. Nel Sinodo dell’Ab. Tomaso Nascaris, 1431, è Priore Giacomo de Advocatis, di Casanova, che permuta Nevigliano con Capriasco, posseduto da Guglielmo dello stesso Casato. La permuta dei Priorati nell’orig. Privati corr. a penna Priorati, è indice di parità di reddito: se Capriasco possedeva cinque simultenenti, Nevigliano doveva già possedere i trecento jugeri che troviamo nella visita Past. 1699. Sisto IV, con Bolle 1480, unisce il Priorato alla Parrochia di S. Sebastiano nella persona di Obertino Gallo, da Crescentino, e la stessa cosa fa Innocenzo VIII nel 1491 a favore di Francesco del Monferrato. Con Bolle 1581 è investito del solo Priorato D. Cesare Delfino, da Crescentino, e nel 1584 fa Visita Apost. Mons. Angelo Peruzzi, il quale trova la Chiesa ufficiata alle feste, ma molto rovinata; obbliga a ristorarla sotto pena d’interdetto. La rovina che si lamenta devesi limitare alla volta in assito ed ai muri laterali della prima parte della Chiesa, come risulta dalle successive visite.

Nel 1619 si nomina Priore D. Carlo Cocastello di Montiglio, canonico regolare. Mons. Asinari fa Visita nel 1647; trova nuova la volta della Chiesa, ma non intonacata, un solo altare, la casa di quattro camere, occupate dai coloni e D. Giov. Francesco Borra, Parroco di S. Sebastiano, investito del Beneficio per atto del Nunzio di Torino. Mons, Trucchi visita nel 1669 e nel 1673, dichiarando che la volta è perfetta; che si è innalzato un nuovo altare in onore di S. Antonio, e che è Priore il detto D. Borra. Mons. Lambert, 1699, dice la Chiesa lunga passi 18, larga 9; trova sei camere per il colono, il Beneficio di circa 300 jugeri ed il Parroco di S. Sebastiano investito solo in parte. Nel 1728 Mons. Nicola, visitando, incontra Prevosto di S. Sebastiano Domenico Ant. Gaspardo, e Priore, D. Vincenzo Conti, torinese, assente, e di cui non conosce gli oneri. L’Ab. /97/ Coppier, nel 1736, unitamente a S. Maestà, reclama il diritto di nomina, ma nel 1751, Mons. Villa, in Visita, trova Rettore D. Quarelli, torinese, famigliare del Card. Alessandro Albani, dimorante a Roma, a cui compete provvedere, ed il Beneficio di libera collazione. L’ultima notizia ci è fornita dalla Visita 1771, di Mons. Pochettini, che incontra Cappellano D. Giuseppe Ant. Penuncello, di S. Giorgio, per facoltà e mandato del Card. Delle Lancie, Ab. di S. Benigno, da cui aveva ricevuto il Sacerdozio. Dal che appare che il Priorato era passato anche in Commenda e perciò forse incamerato dal governo francese nel 1800. Da un registro di beni feudali in Verolengo, 1797, Nevigliano possedeva ivi 23 giornate.

Chiesa di Quadrato

Le memorie sono ristrette nella elencazione delle Bolle 1148-76-8-1248 e nell’atto 1226, in cui si trova un Oberto Testa, Commissario di Quadrato.

Stando alla Bolla 1248, doveva essere una Chiesa con vasti possessi e diritti, perché è ricordata: «cum suis possessionibus et decimis, cum pratis et vineis, terris, nemoribus, usuagis, pascuis, in bosco et plano, in acquis et molendinis, in viis et semitis et omnibus aliis libertatibus et immunitatibus suis».

Dove precisamente sorgesse Quadrato o Quadrata, fu oggetto di studio e discussione fra illustri storiografi. Ho sott’occhi «Verolengo» dell’illustre Prof. De Giovanni, e condivido le sue conclusioni; quando, basato precisamente sulla Mansio Quadrata del Chiarissimo V. Druetti, circoscrive Quadrato tra il Po e la Dora Baltea, ai confini di Lavriano, Monteu, Cavagnolo, Brusasco e a Nord-Est di Verolengo, comprendente l’Andoglio, posto parte sulla destra e parte sulla sinistra della Dora. Pertanto, il Druetti di Quadrato ne fa un centro a Nord-Est di Verolengo nelle regioni ora dette di Quarino bianco e Quarino rosso, luogo di continue sco- /98/ perte di frammenti romani ed anche, più tardi, dizione vicendevole con Quadrato.

Quando Roma divenne padrona di tutta l’Italia, Quadrata fu una colonia ed uno dei tredici presidii romani militari dell’Italia mediterranea, alla sinistra del Po, sulla grande strada romana Torino – Pavia; nel secolo IV fu anche stazione agraria e Municipio con Ivrea, governata da un Prefetto, residente a Quadrato. Luogo di tanta importanza, dice il sullodato Prof. De Giovanni, civile e militare, divenne senza dubbio oggetto di predicazione evangelica fin dai primi tempi della cristianità. Una Chiesa pertanto (ed anche più d’una, attesa l’estensione) doveva sorgere a Quadrato fin dal secolo IV o V, la quale però, come era buon campo di evangelizzazione, era anche sventuratamente esposta alle furie guerresche per cui nessuna meraviglia, se nel secolo XIV la troviamo già fuori da ogni attività di Vezzolano. Il Casalis dice Quadrato già in decadenza nel secolo X: credo militarmente.

Riguardo al tempo e al modo in cui sia pervenuta la Chiesa di Quadrato al Vezzolano, ci aggiriamo completamente nell’oscurità di documenti; per induzione tuttavia, non dubito di risalire al tempo di Re Arduino, 1004. Infatti, come sarò per dire negli atti 999 e 1095, Vezzolano da tempo immemorabile fu sempre in possesso di diritti signorili sulle acque del Po, da Chivasso alla Dora, o quanto meno a Lavriano, diritti già sequestrati da Ottone III al vinto Re Arduino e donati al Vescovo di Vercelli con diplomi 999 e 1033. Sembra pertanto dover concludere col Muratori ed altri che il Vescovo di Vercelli non sia mai venuto in possesso del donato e che Arduino, sempre dominante, col sequestrato, e forse con altro ancora, abbia dotato la Canonica di Vezzolano.

E dove era posta questa Chiesa? È da notarsi una difficoltà che si presenta studiando Quadrato, cioè la pluralità di Chiese che si incontrano sotto questo nome /99/ o derivati, v. g. Quadradula, Quadratino Ecclesia, ecc. Comunque, la nostra Chiesa doveva sorgere in quel di Verolengo; non ultima prova sono le vigne di Quadrato; le quali non potevano trovarsi che sui colli del confinante S. Sebastiano, ed i trecento jugeri di terre, che il Priorato di Nevigliano venne, col tempo, a possedere tra Chivasso e Verolengo. Scomparsa la Chiesa di Quadrato, secolo XIV, S. Pietro di Nevigliano pare sia succeduto nei diritti e possessi del confinante Quadrato.

La pluralità del nome e delle Chiese di Quadrato, oltre aver portato, presso gli storiografi, incertezza circa l'ubicazione dell'antico Quadrato e di Chiese sotto tale nome, ha generato attorno al medesimo delle difficoltà storicamente rimarchevoli. Invero, il Prof. De Giovanni, in «Verolengo» porta un atto, 1420, da cui risulta che Bonifacio, Vescovo d'Ivrea, 1399-1405, ha dato una investitura al venerabile Vittore di Monteacuto, Pievano di Quareto o Quadrato. Verolengo poi, con atti 1420 e 20 marzo 1470, acquista dai Provana, Signori di Monteacuto, i loro diritti su Quadrato o Quareto, salvo i diritti del Vescovo d'Ivrea.

Nel 1462, quando il Marchese Guglielmo, erede presunto di Giovanni IV, acquistava da Vezzolano tutti i diritti che i Frati possedevano lungo il Po → vedi P. II c. XII pag. 152 (ved. atto), Verolengo si trovava già debitore, verso lo stesso Marchese, di 400 fiorini, per la giurisdizione di questi su Quadrato. Infine, nel 1492 Verolengo permuta col Vescovo di Ivrea i diritti e possessi che questi teneva su Quadrato.

Anche il Casalis viene a complicare le difficoltà: afferma che Quadrato è dato a Lucedio col Diploma 999 di Ottone e confermata tale donazione nel Diploma 1027 di Corrado il Salico. Tale asserzione sarebbe in opposizione al Diploma, 1 novembre 1000, di Ottone, che conferma al Vescovo di Vercelli «Curtem Quadradulae in Laucedio» ed anche al fatto dei Be- /100/ nedettini abbandonanti Lucedio nel 1024, cioè tre anni prima del Diploma di Corrado il Salico.

Il tutto prova come il Quadrato romano, morendo, abbia legato il proprio nome a molti confinanti.

Priorato di S. M. Gerunda

Gerunda era un sobborgo di Vercelli, sulla strada per Casale, detta oggi Chiesa dei Cappuccini. Se le parole di Uguccione, Vescovo di Vercelli, nell’atto di donare Crea al Vezzolano, 1152 – per seguire le vestigia del suo antecessore Gisolfo – vogliono significare qualche cosa realmente fatta, si può tenere che Gerunda l’abbia donata Gisolfo, antecessore, negli ultimi suoi due anni di vita, 1149-51, perché l’omette la Bolla 1148 e si trova per la prima volta in quella 1176 «cum suis pertinentiis et decimis». Sebbene vicina a Vercelli difetta di notizie. In un atto, 1192, (Bibbl. Agn. Vercelli) si legge che già porta il soprannome di – Vezzolano –; sarebbe importante conoscere se lo portava prima del 1148, cioè prima che passasse al Vezzolano.

Il primo Priore noto è un Guglielmo presente negli atti 10 febbraio 1166 e 12 maggio 1181, teste in altro del 28 dicembre 1190 (Cart. Arch. Capit., Vercelli) ed in due altri, 14 marzo 1184 e 13 dicembre 1192 (Cartario di Casanova). Nell’atto 2 gennaio 1207 (il Bosio dice 1202) leggiamo testi Enrico Torcello, canonico, ed un Giovanni, Priore di Vezzolano, cioè Gerunda (Grassi – Bibbl. R., V. atto 1234).

In m. s., Bibbl. Agn. Vercelli, 1319, è Priore frate Beltramo da Pogliano ed il 15 giugno 1360 (Arch. Eusebiano), si trova Priore e teste frate Ajassa da Vercelli (Manuel).

Nel suddetto m. s. Agnesiano, in data 26 aprile 1452, si nomina quale Priore N. N. de Vettignate ed in data 27 marzo 1478 si fa il nome del Priore Antonio Moxo. Nell’atto 1485 è Priore Giovanni de Pisiis di /101/ Moncalieri, e, nel 1511, Zanone di Ligonia (m. s. Agnesiano).

Ma il Priorato, come si vede, era già passato in Commenda; per il che nel 1535, per rinunzia del Priore Bernardo Langosco Stroppiana, viene dato ai Cappuccini, che, nel 1570, riedificarono la Chiesa. Abbandonata da questi nel 1627, con Bolle 10 gennaio 1636, viene annessa al Tribunale di Inquisizione di Vercelli, con obbligo di un Cappellano, sotto la direzione del Rettore di S. Agnese (1). Cionostante nelle lettere dell’Ab. Compagni, 1670, Vezzolano rivendicava il diritto di nomina al Priorato. Il Parroco di S. Agnese di Vercelli, nella relazione della Visita Past. 1776, scrive: «... la Cappella sotto il titolo di S. M. di Vezzolano, dichiarata dalla Sacra Congregazione di Roma, in data 20 aprile 1775, nel piano concordato Regolatore, sotto la direzione del P. Vicario del S. Ufficio, a spese degli abitanti di colà provveduta non tanto di suppellettili che di Cappellano per loro comodo... si celebra e si conserva il SS. Sacramento».

Distrutta la Chiesa nel 1824 dal fiume Sesia, venne riedificata nel 1833 e nel 1865 si erige a Parrocchiale (Orsenigo – Vercelli sacra).

Priorato di S. M. e di S. Pietro in Capriasco

Capriasco, ora piccolo cascinale presso S. Germano Vercellese, era una vasta tenuta, con Chiesa, donata da Giov. Bazano e moglie Sibilla a Guido II Prevosto di Vezzolano, in data 14 giugno 1170, con riserva del patronato per sé e successori. Questa riserva allontanò dal Beneficio ogni atto di censo, infeudazione, ecc. di terre. Dopo la memoria delle Bolle 1176-1248, non ab- /102/ biamo più notizie fino al 27 marzo 1319, in cui troviamo Priore fra Pietro da Moncucco (m. s. Agnesiano). Prima del 1405, era Priore fra Luchino d’Asti, a cui successe, con Bolle Pontificie antipapa Giovanni XIII scil. Giovanni XXIII dell’antipapa Giovanni XIII, 29 marzo, il Can. Guglielmo Avogadro, di Casanova, che, nel Sinodo 1431 in Vernante e per procura data al fratello D. Martino, permuta Capriasco col Priorato di Nevigliano, posseduto dal Can. Giacomo dello stesso casato. Questo Giacomo Priore di Capriasco e Ministro dell’Ospedale di S. Andrea di Vercelli, in data 24 aprile 1458, è teste in un sunto autentico e giudiziario della Bolla di Innocenzo IV, 1248, fatto da copia autentica esistente in Vezzolano nella Camera cubicolare dell’Abate. Corrado De Lerinis, Priore di Capriasco, è presente nell’atto 1485.

Ma Capriasco in questo tempo era già passato in Commenda, perché in A. S. T. 2, si legge, 4 febbraio 1485, che i Bazano eleggono a Priore D. Francesco Colomberio, Can. di Losanna e Vicario di Montegiove, per la morte del Rettore R. P. Domenico Ant. Fieschi, Vescovo di Mondovì. Avanti al Vicario Generale di Vercelli, nel 1569, vi furono atti di contestazione dei Bazano contro Lodovico Buronzo, provvisto dal Card. Vescovo di Vercelli; la sentenza favorì il Buronzo, perché la Visita 3 agosto 1573 trova investito il Buronzo, e, alli 11 maggio 1581, si fa la riduzione del Beneficio per la morte del medesimo. Per Bolle, 23 agosto 1582, di Papa Gregorio XIII, l’Ab. di Vezzolano dà istituzione del Priorato a Giov. Pietro Bazano. La relazione Parrocchiale di S. Germano, 1601, dice che nei giorni feriali celebra il Cappellano D. G. B. Costa da Andorno e che parte del reddito va al Capitolo di Masserano. La Visita Past., 1606, trova ancora Priore D. G. Pietro Bazano, di Viancino, però il Cappellano sta a S. Germano, e da mesi non si celebra, sebbene vi sia obbligo della Messa festiva; gli arredi sono tollerabili; le case coloniche da riparare; le famiglie coloniche /103/ cinque; il reddito di 500 scudi d’oro. Con atto 29 settembre 1624, il nuovo Priore Guido Ferrero della Marmora dà in locazione a Tomaso Ricci le cinque masserizie, per l’annuo canone di scudi 950.

Morto il Guido, il 15 febbraio 1639 l’Ab. di Vezzolano nomina il nipote del defunto, Giuseppe Ferrero, Dott. in ambe leggi, referendario Apostolico e poscia anche Abate dei S.S. Vittore e Costanzo, in Villar San Costanzo. Il detto Priore, il 17 settembre 1695, attestava essere Capriasco di Collazione dell’Abbazia di Vezzolano (A. S. T. 2.). Il Gius. Ferrero decedeva in Torino il 30 Agosto 1701, ma già con Bolle, 18 Gennaio dello stesso anno, era stato investito l’Abate Giacomo Spinelli.

L’anno seguente, 1702, con Bolle, 9 Settembre, di Clemente XI, il Beneficio veniva unito al Seminario di Vercelli. Però in data 8 Gennaio 1710, A. S. T. 2, si trova la riduzione del Beneficio per la morte dello Spinelli: forse l’unione conservava all’investito i frutti, vita natural durante. Esiste tuttora a Capriasco una Chiesa dedicata a S. Carlo (Cusano-Mandelli-Bosio).

Priorato di S. G. B. de Bulgaro

Il 1 Agosto 1120 Giacomo dei nobili de Bulgaris (Borgovercelli), fondatore e donatore, commenda e dà istituzione a Guido, Prevosto di Vezzolano e suo carissimo consanguineo, della Chiesa di S. G. B. col suo territorio, diritti e pertinenze, riserbandosene il patronato per sé e sua famiglia (Marco Perosa). La Chiesa suddetta si trova elencata in tutte le Bolle papali, eccetto in quella 1148, forse causa la riserva del patronato. Era posta fuori Borgovercelli, sulla strada per Vinzaglio, dove tuttora sorge la Cascina detta di S. Giovanni, con un affresco del titolare sul muro esterno. Questa cappella campestre venne meno solo verso il 1800, perché nel 1731 era ancora ufficiata e nel 1791 non più; la Messa però si diceva in Parrocchia (Curia Vercelli). Da una /104/ carta, 1550, risulta che la tenuta, con Molino, era di 191 Moggia; questo Beneficio, di gius famigliare, è probabile che sia stato riscattato dai patroni ai tempi Napoleonici.

Il primo Priore è del 1319, nella persona di frate Giacomo Vergnano (Moncucco), come da m. S. Bibbl. Agn. Vercelli. Giacomo di Gabiano, 1406, fa donazione di una vigna, in Serralunga di Crea, per metà a frate Sebastiano de Pictis, di Vercelli, Priore di S. G. B. di Bulgaro, e metà a Crea. Nell’atto 1485 il Commendatario di S. G. B., Galeazzo Facino, di Milano, si fa rappresentare dal prete Milano, di S. Giorgio, Curato di Rondizzone, dai nob. Agostino de Mandolis, di Vercelli e Antonio Quaglia, da Bulgaro. Da quanto sopra, si vede che il Beneficio era già ridotto ad un Priorato laico a favore dei Bulgaro. Infatti, nel 1550, troviamo Priore un Gaspare Bulgaro, e, nel 1555, un Bernardino Bulgaro. Roberto Claro, Vicario Generale di Vercelli, fa visita al Priorato nel 1553. Egli trova Priore il Bernardino suddetto, figlio di Gaspare; vede la Chiesa, in cui il fratello del Priore, Gerolamo, è intento a fare riparazioni, occupata da biada, canapa; i muri anneriti e segni di profanazione. Dà ordini perentorii, sotto pena di sequestro e di interdetto. In una visita posteriore si dice che celebra nelle Domeniche un frate zoccolante.

Il 4 Aprile 1592, in Milano, Sforza Speziano, R. Economo Generale di tutto il Ducato, G. B. Bernodigio, Cancelliere, e Mattia Zaffino, R. Subeconomo Novarese, visto l’istrumento d’istituzione, 3 Aprile 1592, a favore di Nicolao Bulgaro, presentato dal Rev. Bartolomeo Rachieto da Carmagnola, Diocesi di Saluzzo, Vicario dell’Abate di Vezzolano, Card. Sitico, a cui spetta provvedere al Priorato di S. G. B. di Bulgaro, vacante per la morte del Priore Fabrizio dei Signori di Bulgaro, ecc., ne ordina l’immissione nel reale e corporale possesso (Curia Vercelli). Non si sa per quali ragioni, ma Mons. Vizia nell’anno seguente investe del /105/ Beneficio il suo Vicario G. B. Bartolomeo Scaglia. Portata la causa a Roma, la S. Rota annulla la nomina dello Scaglia e nel 1595 conferma quella a favore del M. Rev. Nicolao.

Nel 1581 non si aperse la porta del Priorato al Visitatore Vescovile. Nel 1630 il Priore Nicolao reclama otto mila lire, per danni causati dai soldati spagnoli: va perciò in Ispagna a perorare la causa, ma nel ritorno muore in mare e gli succede Francesco Orazio Bulgaro, d’anni 13. Ancora, nel 1665 è investito Gaspare, nel 1681 Cesare Alberto, nel 1690 G. Bartolomeo e nel 1713 Teonesto Maurizio, tutti dei Bulgaro. Finalmente, in una relazione episcopale, 1761, risulta Priore Comm. D. Accellino-Alliaga, di Montegrosso, giacché ai Bulgaro, estinti nel 1750, gli succedettero gli Accellino-Alliaga, surrogati più tardi dall’altro ramo dei Ricaldone, presso cui trovasi l’atto di fondazione del Priorato (Marco Perosa).

Di alcune notizie circa Gerunda, Capriasco e Bulgaro vado debitore al gentile e giovane Teologo Giuseppe Ferraris, di Vercelli.

Chiesa di Morano Po

Morano, cum suis pertinentiis, è assegnato a Vezzolano soltanto nella Bolla 1176. Come appare da molti documenti, immediatamente posteriori, a richiesta del Marchese del Monferrato, che ne era investito da Federico nel 1164, Vezzolano deve aver lasciato volontariamente il posto ai Gerosolimitani o Spedalieri, anche per la ragione che Morano importava Cura d’anime, ufficio alieno ai canonici.

I Marchesi suddetti nel secolo XII risplendettero in Oriente fra i primi Cavalieri del S. Sepolcro e, specialmente Guglielmo V, 1130-1183, aveva dato colà splendide prove di coraggio militare, imitandolo poi ancora i figli Guglielmo, Rainero, Corrado e Bonifacio. È pertanto probabile che questo Marchese, ad imitazione di altri nobili crociati, abbia voluto chiamare nel /106/ suo Marchesato questo novello Ordine religioso-cavalleresco. Una questione sorta, circa il 1181, tra il Marchese e la città di Vercelli, che aveva venduto terre in Pontestura e Trino bensì ipotecate a suo favore, ma marchionali, ci manifesta presto l’esistenza in Morano di questi religiosi. Infatti, nell’Ottobre 1193 e 20 Febbraio 1204, leggiamo una sentenza per questione tra l’Ospedale Gerosolimitano di Morano e S. Agata di Pontestura, e, nel 1208-8 Kal. Iunii, un Prevosto (?) di Morano, dà altra simile sentenza Francesco Maccono, Giacinto Burroni Questioni storiche e documentazioni relative al Santuario di Crea Milano 1928 1210 22 Febbraio nel testo 10 Febbraio corr. a penna (Questioni Storiche su Crea, 1928). In proposito alla questione tra il Marchese’e Vercelli, è bene premettere che i Vercellesi, a far valere le loro ragioni, nel 1182 invasero Morano ed uguagliarono al suolo gli istessi edifici sacri. La questione durò a lungo, perché Papa Innocenzo III, con Bolle 1210 22 Febbraio, delegava, unitamente ad altri Abati, il Prevosto di Vezzolano a comporre la lite tra i due contendenti. In Archivio del Municipio di Vercelli e come da Indice 1876, si trovano ancora atti in date 1221-2-3 relativi alla lite e concordia tra l’Ospedale di Morano, il Comune di Vercelli ed il Marchese. In fine: che Morano, circa il 1186, fosse guidato spiritualmente da Ordine religioso, lo indica la Bolla di Urbano III, 1 Giugno dello stesso anno, diretta al Vescovo di Vercelli, in cui Morano non figura tra le Chiese Vercellesi. Sul portale d’una Chiesetta, nel territorio di Morano si legge la seguente preziosa iscrizione: «Anno Doñi MCCCLXXVII. die XII Augusti Venerabilis Vir Doñus Frater Guillerminus de Gabeto Morani preceptor n.». Più, dal Sinodo di Mons. Didier, 1440, pare che a Morano vi fossero ancora, in detto anno, i religiosi, perché è scritto: Domus vel Ecclesia de Morano – e, tra parentesi, – Ill. Dom. Marchio Montisferrati tenet. Passato Morano, nel 1474, alla Diocesi di Casale, si trovano subito in Curia, relativamente a questa Chiesa, molti atti che, letti, potrebbero portare un po’ di luce in tanta oscurità.

/107/

Priorato di S. M. di Crea

Molti già scrissero di questa Chiesa: ultimamente, in forma critica, i P. P. Maccono e Burroni pubblicarono nel 1928 «Questioni storiche», ecc. Mi limito perciò ai dati principali fino all’anno in cui fu tenuta dai Vezzolanesi, 1485. Il Santuario sorge in quel di Serralunga, sopra un ridente e boschivo colle a m. 443 l. mare ed a circa Km. 20 da Casale. Anche l’origine di questo Santuario, dedicato a M. V., si perde nell’oscurità dei secoli: una tradizione lo fa risalire a S. Eusebio, Vescovo di Vercelli, come si narra in una vita del Santo, compilata, si vorrebbe, non più tardi dell’850. In essa è detto che Eusebio, per fuggire la persecuzione ariana, passato il Po, raggiungesse questo colle ed ivi fondasse un Oratorio in onore della gran Madre del Redentore. La Cronaca di Fruttuaria, che dice fondatore Re Arduino, sarebbe perciò solo ammissibile, in quanto l’Arduino l’abbia beneficata.

Checché si dica, Crea non si conosce che dall’atto 1152, quando Uguccione, Vescovo di Vercelli, la donava a Vezzolano. Dalle parole dell’atto «vestigiis predecessoris nostri inhaerentes» si è dubitato se il documento sia di prima donazione ovvero di conferma di quanto già fece o volesse fare Gisolfo Vescovo antecessore. È ovvio invece pensare che le parole suddette vogliano accennare alla donazione che Gisolfo aveva già fatto al Vezzolano della Chiesa di Gerunda presso Vercelli, di cui non abbiamo ancora il documento di donazione. Invero, non accennandosi a questa nella Bolla 1148 e nominandosi in quella del 1176, v’è ragione per dire che Gisolfo l’abbia donata nei suoi tre ultimi anni di vita, 1148-51.

Sotto l’aspetto finanziario, il Priorato di Crea non era certamente molto ricco, ma sufficiente per mantenere prima tre canonici e poscia sei, dopo il lascito del Marchese Giovanni II, 1372. Sotto l’aspetto religioso era il membrum non minimum Monasterii de Vezzola- /108/ no; invero, era governato da un Priore e da due Canonici ed i Marchesi del Monferrato gareggiavano nell’arrichirlo di stabili, diritti civili e giudiziarii, come parlano gli atti 1156-1277-1280-1334-1372. La sua storia, anche solo durante il periodo Vezzolanese, è ricca di documenti e fatti per cui, richiedendosi una voluminosa trattazione, si rimanda il lettore ai tanti studiosi che ne pubblicarono le memorie.

Il movimento spirituale sotto i Vezzolanesi doveva essere anche importante, giacché diversamente era ozioso mantenete tre frati sopra un monte deserto. Dell’affermato fanno testimonianza le Bolle, 1477-85, che motivano il passaggio di Crea ai Serviti e Lateranesi per il sempre crescente numero di fedeli pellegrini; la testimonianza del contemporaneo Can. Bossi, nelle sue lettere e quella del P. Corrado a pag. 179-82.

L’indiscussa prova che il Santuario diventava tuttodì centro di pietà, di pellegrini e di devozione, è il testamento, 1372, del Marchese Giovanni, legante a Crea terreni sufficienti, perché il numero dei Canonici fosse portato da tre a sei. Se Crea fosse stata poca cosa, non occorreva portare i funzionanti a sei, quanti non se ne trovano neppure oggidì. Che anzi, le centinaia di donazioni, infeudazioni ed atti, vergati in un Chiostro di Crea, i 46 uomini che nel 1334 giurano fedeltà al Priore, le condanne criminali 1325-33, la Chiesa Curata di S. Eustorgio di Serralunga unita a Crea, la Chiesa di Vivarona sovente da Crea diretta, molti Priori creati Prevosti di Vezzolano, ecc. fanno di Crea, per quei tempi, non poca cosa, ma assai.

Com’è di tutte le cose umane, Vezzolano, verso il 1400, segnava la parabola discendente; per il che, circa questo tempo, per scarsità di religiosi non poteva più fornire il personale richiesto dal testamento 1372. A salvare la fatale posizione dei Vezzolanesi, il Marchese Guglielmo, nel 1470, faceva passare nell’Ordine Agostiniano il suo Cappellano, Tobia Pellati, Servita, ac- /109/ ciocché venisse nominato Priore di Crea. Il ripiego non bastò: nel 1477 i Vezzolanesi, loro malgrado, dovettero lasciare il posto ai Serviti, per un regolare servizio.

Anche questi però non riuscirono a soddisfare alle esigenze ed allo zelo del Marchese per il culto a Crea, perciò nel 1482, si chiamarono sopra il sacro Monte i Lateranesi di S. Andrea di Vercelli, novella Congregazione Agostiniana, che da alcun tempo aveva dato prova di sorprendente attività ed abilità nel campo scientifico-religioso. Colla venuta dei Lateranesi, Crea si rinovella in un periodo storico; i Lateranesi, che nel 1449 erano già subentrati a S. Croce di Mortara, nel 1521 uniscono a Crea la Parrocchiale di S. Agata di Pontestura, già Priorato di S. Croce, e nel 1608 Crea viene eretta in Abbazia.

Ma anche i Lateranesi, dopo tre secoli di rigogliosa vita, causa la scarsità di religiosi, vengono soppressi per disposizioni generali di Pio VI, 1797-8. E così i beni dell’Abbazia passarono al demanio, la Chiesa al Vescovado di Casale e, dopo dolorose peripezie, durante il governo rivoluzionario francese, il 19 Luglio 1820, Crea è data ai Minori Francescani, tuttora funzionanti. (Vedi Priori di Crea, Cap. IX).

Chiesa di S. Eustorgio di Serralunga

S. Eustorgio era l’antica Parrocchiale di Serralunga, posta ad Est del paese, con Cimitero annesso. Il tutto fu demolito l’anno 1741 affine di erigere una nuova Parrocchiale nel centro dell’abitato. La prima memoria si legge nell’atto 1308, in cui un Priore di Crea contrae un censo, stando in S. Eustorgio; altra più positiva ce la porge l’atto, 25 Agosto 1316, che assegna le decime di Serralunga, parte a Crea e parte a S. Eustorgio. Finalmente, nel 1317, il Vescovo di Vercelli ordina al Priorato di Crea di prendere possesso di S. Eustorgio a quella unito.

Secondo l’atto 1334, Crea aveva facoltà di eser- /110/ citare la cura per sé o per altri; perciò, in seguito, troviamo quasi sempre Curati secolari. Dagli atti 1329-34-42-45-50, S. Eustorgio risulta tenuto da Crea quale feudo della Chiesa di Vercelli. Causa questa stretta dipendenza da Crea, S. Eustorgio seguì le sorti della Principale, passando cioè, prima alla dipendenza dei Serviti e poscia dei Lateranesi, dai quali venivano eletti i Curati. Tra il 1730-40, gli Uomini di Serralunga fabbricano una nuova Parrocchiale e vengono in lite con Crea che si rifiutava di adempiere i doveri verso la Cura. Composte le divergenze, l’anno seguente, 1741, Serralunga fu eretta a Parrocchiale autonoma. È da notarsi ancora come nel 1694, dopo lunghe pratiche ed opposizioni di Crea, siasi separata da Serralunga ed eretta a Parrocchiale la frazione di Forneglio.

Priorato di S. M. di Vivarona

La Chiesa è donata al Vezzolano da Uguccione, Vescovo di Vercelli, nel 1158, e trovasi elencata per la prima volta, nella Bolla 1176. È posta in quel di Rocchetta di Pontestura; è ad una nave, con cimitero tuttora annesso. Sebbene ristorata nel 1718, come da epigrafe, conserva traccie di antichità; misura circa m. 15×6, ed ha il cielo in legno. Come da atto 1319, vi risiedeva un Priore, ma, causa gli insufficienti redditi, la vicinanza con Crea ed i guasti della guerra, veniva sovente retta da Crea. Infatti, tra i Priori di Vivarona non conosciamo che Gabriele Cocastello, per atto 1485 e D. Ottavio Vianzino, come da Visita 1593. Le Visite 1577 e 1584 ordinano di ristorare i muri e notano un reddito di due sacchi di grano e di due botalli di vino. Nel 1593 si dice che il reddito è di 10 scudi e che la Messa festiva si fa celebrare a spese pubbliche. L’Abate Compagni, nel 1670, ne rivendicava ancora la nomina, ma, non molto dopo, insieme con S. Agata di Pontestura, fu unita a Crea: lo stemma abbaziale dipinto sulla facciata della Chiesa ne ricorda tuttora il /111/ fatto. Nel 1813, Rocchetta si erige a Parrocchiale, con una nuova e centrale Chiesa, e Vivarona diventa il pubblico Cimitero della Cura. Fino al 1848 la Cappella possedeva sei moggia di terreno circonvicino; poi una parte passò al Demanio, restandone ora tre staia. Di Vivarona parlano molti atti: 1202-31-40-76-84-93-1311-19.

Priorato di S. Giacomo di Banengo

Trovasi a sera di Montiglio ed è elencato nella Bolla 1282, senza conoscerne la provenienza. Pare di patronato dei Cocastello di Montiglio perché nell’atto 1485 è presente Gabriele Cocastello, Priore di Banengo e perché di questa Chiesa, come di Capriasco, non abbiamo atti d’infeudazioni, censi, enfiteusi, ecc. La Visita 1570 ordina restauri materiali; in seguito troviamo due nomine al Priorato fatte dall’Abate Galliano: una nel 1604 e l’altra nel 1646, nella persona di Vittorio Balbiano (A. S. T.). Altra Visita, 1681, trova Priore Doni Carlo Calosso da Riva, Vicario di Vezzolano, ma la Chiesa ufficiata da un Cappellano festivo stipendiato dagli Uomini. Nel 1704 muore il Priore Marchisio, dopo il quale pare che il Priorato passi in Commenda al Vezzolano, perché le Visite 1725 e 1732 dicono che il Cappellano è sempre pagato dal pubblico. Le suddette Visite notano che la Chiesa è in arenaria, il coro ovale, con entro l’Icona di S. Giacomo, ornata di stemma dei Balbiano (Colubro), e che possiede sei moggia di terre. Alla Visita 1732 si era opposto il Custode, adducendo che la Chiesa apparteneva al Vezzolano, ma permetteva poi l’ingresso, salvi i diritti Abbaziali. Nel 1728 l’Abate Coppier nomina Priore il suo Vicario Simone Marchisio, e nel 1743 l’Abate Solaro elegge D. Giuseppe Chusano da Torino. Dopo non si hanno altre notizie all’infuori /112/ della conservazione dei sei moggia e della erezione a Parrocchiale nel 1862 (1).

Beneficio di S. Giorgio di Poirino

Non ne conosciamo l’origine. Una prima memoria, che potrebbe avere correlazioni, è quella del 1472, in cui i Signori Loira di Poirino, fanno remissione di terre nelle mani dell’Abate Marco Lascaris; però un’antica pianta di Poirino, anteriore al 1373, ne segna la località. Il primo investito che si conosca è D. Aleramo Gatti nel 1574 (Ved. Cap. VI); nel 1608 l’Abate Galliano elegge al Beneficio il suo Vicario D. Lomello, la cui nomina si fa indipendentemente dal Vescovo di Torino. Nel 1632 e 1642 è Priore D. Calosso, anche Vicario di Vezzolano. Il 13 Febbraio 1703 viene nominato Priore Carlo Francesco Ajassa, fu Gaetano da Riva, per rinunzia del suo zio materno D. Carlo Calosso, altro Vicario di Vezzolano. Nelle Bolle 1703 al D. Ajassa si dice che la nomina spetta al Vescovo di Torino ed all’Abate di Vezzolano. Forse il diritto Vescovile ha origini da posteriori donazioni. Il D. Ajassa morì il 26 Agosto 1722, lasciando erede di tutti i suoi beni la Chiesa della Fontana di Riva.

Nel 1726, 3 Agosto, v’è una riduzione del Beneficio, stante la vacanza. L’Abate Coppier, in data 7 Dicembre 1727, dà collazione del Beneficio al proprio fratello Claudio, Dott. Sorbonico, Sacerdote di Ginevra e Can. Collegiato B. M. V. de Laetae et Anneciani. Il io Settembre 1755 l’Abate Merlino nomina al Beneficio D. Francesco Saverio Marchetti, torinese, che prende possesso il 22 Ottobre.

In un m. s. Arch. Parr. Poirino, 1769, si dice «che la Chiesa è proprietà del Comune, situata sul crocicchio Pralormo-S. Stefano Roero, di forma quadri- /113/ lunga, l’altare contro il muro, la facciata a mezzanotte con due finestre rotonde ed una a ciascun lato; Icona di S. Giorgio a cavallo con stemma dell’Abate Coppier, ma sprovvista di suppellettili ed il Beneficio possiede giornate nove e mezza di campi». Sappiamo ancora che queste terre furono vendute sotto il governo francese e che la Chiesa venne distrutta nel 1802 per impiegarne il materiale nel nuovo Camposanto. Ora un semplice Pilone ricorda ancora il luogo dell’abbattuta Chiesetta.

[Nota a pag. 88]

(1) Dalla giurata attestazione veniamo indirettamente a conoscere come vestissero i Canonici di Vezzolano, cioè abito nero e pazienza bianca. Veramente i Canonici essendo chierici e non monaci (che soli anticamente vestivano di bianco), portavano abito nero, ma col tempo, a dimostrare la loro accettata regolarità, sovrapposero all’abito nero un distintivo bianco. I Canonici di Vérrés portavano veste e cinghia nera, e sopra, una specie di straccali o bretelle bianche, legate alla cintura. I Lateranesi indossarono un rocchetto bianco, detti perciò Rocchettini. Torna al testo ↑

[Note a pag. 101]

(1) Il Cusano, Discorsi 100 e 103, dice che i fondi del Beneficio furono assegnati, da Mons. Monomio (1572-87), ai Padri Barnabiti in S. Cristoforo, – revocati forse colla Bolla 1636. Il Cusano dice ancora che, durante i Cappuccini, la Chiesa era frequentata da molto popolo anche forestiero, per venerare il miracoloso simulacro della B. V. Torna al testo ↑

[Note a pag. 112]

(1) Nel trattato di pace, 29 Ottobre 1290, Albugnano ed il Prevosto sono rappresentati dal Not. Francesco di Banengo, probabilmente dei Cocastello. Torna al testo ↑