Libro dei Miracoli
di Santa Fede
Trad. Maurizio Pistone

Libro I

Latino → Comincia il Libro dei Miracoli della santa e beatissima Vergine e Martire Fede, scritto da Bernardo scolastico, maestro della scuola di Angers

Comincia la lettera al signor Fulberto, vescovo di Chartres1

Bernardo, l’ultimo degli scolastici, augura il dono della somma beatitudine al santissimo e fra tutti gli uomini dottissimo Fulberto, vescovo di Chartres.

Un tempo, mentre in Chartres godevo della vostra sincera frequentazione, spesso mi recavo nella piccola chiesa dedicata alla martire santa Fede, che si trova fuori dalle mura della città, per scrivere o per pregare. A questo proposito ricordo che nelle nostre conversazioni si parlava talvolta di santa Fede e dei suoi miracoli, che per grazia di Cristo avvengono frequentemente presso il cenobio di Conques, dove si venera devotamente il suo sacrosanto Corpo. Ed erano narrazioni a cui io faticavo a prestare fede considerandole vuote favole, sia perché riferite solo dalla voce popolare, sia perché i fatti narrati apparivano inauditi. E tuttavia volontà di Dio non si poteva tacere quanto ci fosse di vero in queste narrazioni che circolavano e venivano credute per tutta l’Europa. Poco per volta concepii dunque nel mio cuore il desiderio segreto e mai dimenticato di andare di persona presso la dimora della santa Martire per accertarmente. Alla fine fu tanta la mia determinazione che presi nota, a futura memoria, nel quadernetto che porto sempre con me, delle circostanze e del giorno in cui avevo formulato questo voto.

Poi però mi trasferii nella città di Angers, chiamato dal vescovo di quella città. E lì per quasi tre anni, a dire il vero, consumai il tempo destinato allo studio in occupazioni insignificanti2, lasciando così trascorrere il termine fissato per l’adempimento del mio voto. E mentre attendevo il momento opportuno, ogni volta venivo coinvolto in diverse occupazioni che accrescevano la mia delusione e il mio disagio; e come un pesce preso nella rete, più mi agitavo per liberarmi, più restavo impigliato. Alla fine mi convinsi che rischiavo di soccombere ad un’inerzia che mi si presentava sotto l’apparenza di avversità esterne; ero vittima dei lacci apprestati con inganno dal demonio, il quale con arte malefica cercava di distogliermi dal mio buon proposito. Quindi senz’altro indugio, lasciato ogni altro impegno, con la sola guida del Signore, mi recai al desiderato mausoleo della gloriosa Martire3.

Dal momento in cui cominciai ad informarmi sulle virtù di santa Fede, ricevetti una tale abbondanza di informazioni sui suoi miracoli, che se non avessi avuto un così ardente desiderio di ascoltarle, il mio cervello sarebbe stato afflitto da opprimente noia. Ma ebbi il privilegio di vedere di persona quell’uomo a cui gli occhi erano stati strappati con violenza, e poi ricostituiti nella loro integrità; e in questo stesso momento in cui scrivo, posso constatare questi fatti, per la sua narrazione diretta e per la testimonianza di tutta questa provincia. E ho deciso di narrare per primo questo miracolo, che è quasi il fondamento di tutti gli altri, non solo mantenendo intatto il senso, ma parola per parola, come lo sento dalla sua stesa voce, senza tagli, ma fornendo al lettore un resoconto dettagliato.

Poiché ormai si avvicina il momento della mia partenza, ho pensato di aggiungere a questo pochi altri miracoli. Dei più belli ho preso alcune note più sommarie e sbrigative, con l’intento di portarmi in patria, con l’aiuto di Dio, le storie più recenti, delle quali sono ancora disponibili i testimoni, e che quindi esprimono una verità non favolosa ma evidentissima; così con maggiore calma ne darò una relazione più completa per il lettore4.

Quando riceverai questo scritto, o dottissimo fra i mortali, ti prego di correggere solo lo stile. Riguardo a tutto quello che ho scritto, anche se sono ignorante e poco capace nella scrittura, non sono né così ingenuo nell’ascoltare, né così facile da convincere; e se a te sembrerà che una scrittura scadente abbia imbruttito la materia, tu che solo sei arrivato ai più alti gradi della sapienza, con tutta la tua benevolenza nei miei confronti assumiti il compito di decorare con arte nobile e gloriosa un tema tanto nobile e glorioso, perché la verità imbruttita da una forma scadente non allontani da sé il lettore e una materia eccellente si immiserisca.

Infatti si potrebbe pensare che sia arroganza di uno scrittore incapace impadronirsi di una materia così grande ed importante mettendo da parte gli autori sapienti; ma l’aver io stesso dichiarato questo mio limite mi assolve da tale accusa. Per dirla più chiaramente, è meglio che i miracoli del cielo, che ora sono nuovi e certi, vengano registrati nello scritto con scrupolo di verità da un autore, per quanto incolto, piuttosto che si debba attendere con incerta speranza un oratore svogliato proveniente da chissà quale parte del mondo. Perciò non credo che sia da imputarmi a colpa se tento di narrare i doni della grazia divina come posso, dal momento che è la stessa mancanza di un migliore scrittore a chiedermelo.

E prego voi lettori di non scandalizzarvi se questa narrazione manca di coerenza e non rispetta la successione dei tempi, poiché l’urgenza del ritorno non mi ha permesso di cercare la perfezione, ma solo quella precisione che è indispensabile per l’efficacia del risultato. Quindi nella redazione di questo libro, che mi accingo a presentare, con l’aiuto di Dio, sulle virtù di Santa Fede, non terrò conto dell’ordine cronologico, ma delle affinità dei miracoli, che è stata da me investigata con la massima diligenza avendo in vista solo la verità; e poiché non c’è nulla di più vero, vi prego di prestar fede con buon cuore alla mia relazione, perché non vi tocchi di sminuire la fede dovuta alla santa martire. E se la straordinaria novità di questa narrazione dovesse turbarvi, prostrandomi di fronte a voi vi chiedo, cari fratelli, di prestar fede, per ora, non alla forma ma alla verità dell’esperienza; e quando me ne sarò andato, venite qui voi stessi, e non giudicherete affrettatamente falso, ciò la cui verità avrete di fronte ai vostri occhi.

Torna su ↑

1. Fulberto (960 circa – 1028), vescovo di Chartres dal 1006; fu in stretta relazione con Roberto il Pio, figlio di Ugo Capeto e secondo re di Francia della dinastia capetingia. Fu un esponente dell’antica scolastica. Torna al testo ↑

2. Bernardo non spiega la natura di quelle inanes nugas che lo avrebbero distolto dal suo proposito. Il Bouillet attribuisce tale delusione alla scarsa preparazione degli studenti di Angers, che avrebbe costretto l’autore a ripartire da una formazione grammaticale di base; in questo segue l’Histoire littéraire de la France (vol. VII, 1746-1867), dove però non è citata la fonte di questa informazione. È possibile che tale disagio sia anche da mettersi in relazione con le vicende tormentate del regno di Roberto il Pio, il secondo re della dinastia capetingia (dal 996 al 1031); ma in tutta la sua opera Bernardo non fa mai cenno alla situazione politica del tempo.
(L’Histoire littéraire de la France è una grande opera enciclopedica iniziata dai padri mauristi nel 1733, costantemente ampliata e integrata fino alla fine del XIX secolo, poi ancora ripresa fino ai giorni nostri.) Torna al testo ↑

3. Questo primo viaggio viene collocato dalla maggior parte degli studiosi intorno al 1012~1013. Al termine Bernardo realizza una prima versione del suo Libro, con la lettera dedicatoria a Fulberto, la narrazione di sei miracoli e un “discorso di ricapitolazione” a proposito del culto dei santi. Segue un secondo viaggio, collocabile fra il 1015 e il 1017, al termine del quale viene completato il primo Libro; ed un terzo, l’unico datato, nel 1020, seguito a breve distanza da un secondo Libro. Poi non abbiamo più notizie di Bernardo. Nei decenni successivi un anonimo monaco aggiunse un terzo e un quarto Libro. Torna al testo ↑

4. Il primo nucleo del Libro comprende una serie di sei miracoli, a partire da quello di Witberto. Ma Bernardo considerava tale redazione ancora provvisoria, e solo dopo il secondo viaggio (ca. 1015~1016) completò un testo che considerava pronto per la pubblicazione. Questa versione comprende, nel testo che ci è arrivato: la presente lettera a Fulberto; i primi sei miracoli (1-6); un discorso di ricapitolazione e di difesa della propria opera (7); due nuove serie di miracoli (8-12 e 14-33) a cui è intercalata una discussione sul culto delle statue e delle reliquie (13); una lettera di commiato indirizzata all’abate Arlardo e al capitolo dei monaci (34). Segue, al termine del terzo viaggio (1020), un secondo libro con sedici miracoli. È possibile che alcune parti di questi due libri siano andate perdute. Torna al testo ↑