Massaja
Lettere

Vol. 2

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 27rEminenza R.ma

Sciap-Kafa 12. Marzo 1861.

Mando qui infra trascritta coppia del decreto provisorio da me fatto circa il battesimo sub conditione da darsi a tutti i nostri Cristiani già stati battezzati in Abissinia. Non ripeto qui tutte le ragioni che mi hanno indotto a fare un simil passo, perchè quelle che resistono alla critica publica le troverà nella coppia del documento del P. Ajlu M[i]chele, quello che più di tutti mi ha molestato a questo riguardo, sino a rifiutarsi nell’esercizio del ministero, ed una parte le vedrà nel decreto stesso. Dirò solamente che qui si è detto che D. Gabriele Sacerdote indigeno della missione d’Abissinia sia andato a Roma per questa ragione, e che colà sia stato di nuovo ordinato, che dietro a ciò Roma abbia ordinato di ribattezzare tutti; Lei dirà che ciò almeno avrei potuto verificarlo scrivendo a Monsignore De-jacobis, ma Le dirò in risposta che mi vuole anche un’anno per ottenere di là una risposta, e sarei stato imbrogliato a restar tanto tempo nel dubbio; d’altronde poi che anche dai nostri Cattolici /246/ Abissinesi si dubitasse di questo battesimo, almeno di quello che si amministra nelle piccole chiese, è questa una cosa antica, e le ragioni addotte dal P. Ajlù, vedute da lui stesso nella capitale di Gondar meritano riflessione; il Prete Abissinese non conosce il senso della lingua sacra, e battezza per abitudine; suole aggiungere ciò che crede per abbellire la sua operazione, e basta dire che ha nessuna idea della materia e della forma dei Sacramenti ed in ciò che consista la sostanza dei medesimi; io poi non ho veduto altro, se non che una volta in Zemiè confine di Gudrù a battezzare egualmente insieme e colla stessa forma chi domandava di essere benedetto coll’aqua santa, e chi realmente si faceva battezzare; [f. 27v] circa la forma ho sentito allora che il battezzante ha aggiunto molte cose, ma come non conosceva abbastanza quella lingua sacra, [ora] non posso dire sicuro se la forma sia stata interrotta; riguardo all’atto dell’amministrazione non l’ho potuto vedere, perchè i battezzandi essendo tutti perfettamente nudi si fanno stendere intorno le tele dai paesani, ed io come secolare non sono stato introdotto nel s. circolo, dove si trovano solamente i preti e diaconi di servizio coi battezzandi nudi... Del resto molte altre cose si dicono dai nostri cristiani abissinesi, che a riferirle sarebbe troppo senza dare un peso maggiore al giudizio; comunque eccoLe il decreto mio = Traduzione → Pervenerunt ad Nos aliquorum Christianorum non solum, sed etiam Sacerdotum supplicationes, ex quibus dubium quondam a Nobis conceptum super validitate baptismi Abissinorum, despectum tamen, ne inutiliter, ut convenit, fidelium ex Abissinia venientium, in re tam gravi, corda angerentur, et quod magis premebat, ne de aliquorum Sacerdotum ordinationis validitate publice dubitaretur, non despiciendum esse Nobis visum est. Examinatis omnibus quae ab ipsis dubitantibus adducuntur rationibus, nec non auditis et perpensis quae ex Abissinia feruntur notionibus, praesertim super quibusdam Sacerdotibus Romam usque hac de causa missis, et illuc ut fertur, iterum sub conditione baptizatis, confirmatis, et ordinatis, in quale discrimen lapsi sumus facile comprehendi potest. Ex una parte, inconsulta S. Sede in re tam gravi progredi, proculdubio durum et criticum; pro consulenda S. Sede in his regionibus remotissimis, in quibus litterae nostrae saepe in via pereunt, et cum illuc feliciter perveniunt, quandoque usque ad triennium responsiones retardant; ex altera parte etiam nutantia corda in tam dura perplexitate ad longum tempus relinquere, quo durante, ipsa passiva Sacramentorum participatione privari debent, et quod magis Nos premit, Sacerdotes, de quibus tam necessitati sumus, aliquos veluti suspensos haberi, ut clarum est, ex quo dubium [dubium] grave factum est. His omnibus perpensis et examinatis, usque ad definitivum [f. 30r] judicium S. Sedis, ad quam haec omnia mittimus, decernimus, omnes ex Abissinia provenientes qui se dicunt Christianos, non exclusis Sacerdotibus, etiam catholico ritu ordinatis, sed non baptizatis sub conditione, esse sub conditione rebaptizandos. Publicationem tamen hujus decreti nostri prudentiae Superiorum reliquimus, ne inutiliter quiescentia corda perturbent, maxime rela- /247/ tive ad Sacerdotes, pro quibus particulares instructiones hisce adjungimus. Datum Sciap-Kafa die 11. Martii 1861. =

Dal decreto stesso Ella vedrà che quello che ho fatto, l’ho fatto per necessità, perchè si trattava niente meno di vedermi la metà dei Preti sospesi nel ministero, cosa molto grave, dove i Preti sono numerati ed arrivano neanche a coprire i bisogni più estremi. Credo che la cosa non sia nuova all’Em. V., e che già anzi avrà dato delle providenze per tutta l’Abissinia, come qui si suppone, nel caso contrario, La prego di rendermi subito avvertito che io non mancherò di rivocare il decreto suddetto, come sono disposto a mitigarlo, quando solamente dai Missionarii dell’Abissinia fossi avertito del parere contrario di Roma a questo riguardo.

Noti nel documento del P. Ajlù qui annesso, che il dubbio è nato in lui dopo che ha avuto qualche cognizione della Teologia, confrontando questa con la pratica Abissinese da lui molto conosciuta, perchè era Diacono del paese, e serviva in Chiesa in Gondar stesso, dove si suppongono i Preti più istruiti = una cosa ha lasciato di scrivere e che sempre me la disse è questa = i Preti dei nostri paesi nelle funzioni cercano di qualificarsi aggiungendo qualche cosa di nuovo, affinchè si dica il tale battezza bene, cioè non è come gli altri...

In seguito a questo dubbio i Preti battezzati, confermati ed ordinati sub conditione sono il P. Ajlù suddetto, ed il P. Giacomo nativo di Tedba Mariam [f. 30v] quello che custodì Kafa in tempo della prevaricazione del fu P. Cesare. Mi resterebbe ancora da battezzare ed ordinare il P. Fessah, il quale trovasi attualmente in Lagamara con Monsignore Felicissimo, ma questi è un Sacerdote di una condotta molto dubbia, il quale mi ha dato molti scandali; credo perciò bene rimandarlo in Abissinia di dove è venuto, essendo un’elemento troppo pericoloso per la missione; simili individui meglio che portino il nome di eretici, che di cattolici con disonore nostro –

In questa lettera, quale sarà forse rimessa ad altre Congregazioni penso bene ricordarLe che noi qui digiuniamo i digiuni del rito etiopico, e faciamo esteriormente le feste del rito medesimo, solamente in Chiesa seguitiamo il perfetto rito latino nella Messa, Breviario, Sacramenti, Sacramentali, ed in tutto; di tutto Le ho già scritto parecchie volte, ed ho dato le ragioni; come credo che il ritardo delle risposte sia per causa delle Congregazioni che sono lente, mi contento di ricordarLe ciò, persuaso che farà tutto il possibile per procurarmi presto le risposte; così di tante altre cose delle quali ho scritto; in caso diverso io metterò tutto sopra le di Lei spalle –

Le bacio la S. Porpora, e colla massima venerazione godo raffermarmi

D. E. V. R.ma

Divot.mo figlio in G. C.
† Fr: G. Massaja V.o I.