Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 517rEminenza R.ma

Massawah 25. Novembre 1863.

Ho scritto pochi giorni sono per la via di Gedda ma appena partita la barca venne di là una lettera nella quale si dice che da due mesi non era più giunto vapore ne barca dall’Egitto, temendo perciò che detta mia lettera ritardi notabilmente, colgo un’altra occasione per Aden per scriverLe di nuovo, e notificarLe il mio arrivo qui in Massawah e la mia prossima venuta in Europa, quando ne avrò ricevuto l’ubbidienza dal S. Padre per venirvi, e quando mi arriveranno mezzi pecuniarii per il viaggio, oppure gli potrò trovare altrimenti, giacché ho trovato qui la procura affatto sprovvista del necessario per vivere, e Monsignore di Egitto scrive di essere proibito di fare spedizione di denaro qui a Massawah.

Saprà, come l’anno scorso ho tentato questo viaggio in Maggio e come fui arrestato dal principe del Gogiam ed obbligato a ritornarmene indietro. In Maggio di quest’anno [f. 517v] partito di nuovo ho passato il Gogiam tutto di notte, e penetrato negli stati dell’imperatore Teodoro sempre a piedi fui colà arrestato e condotto dal medesimo, il quale finalmente mi lasciò in libertà ed ho potuto continuare il mio viaggio disastroso, nel quale mi sono ammalato a morte. Dopo tante tribolazioni, arrivato qui in Massawah ho avuto tanti dispiaceri che mi venne la tentazione di lasciare tutto e ritirarmi in un convento per pensare a me stesso: qui è che sono venuto in cognizione di una lettera scritta a V. Em. da questi monaci, quale Ella conosce, avendone fatta la risposta; basti il dire per mia giustificazione, che in dodeci anni nessuno di questi monaci della missione Lazzarista mi scrisse, ed io scrissi a nessuno, e seppi nulla di tutto ciò che è occorso, la stessa morte di Monsignore De Jacobis fu conosciuta da me un’anno dopo; a questo si aggiunse il dispiacere di vedere la Procura qui senza mezzi e proibizione all’Egitto di mandarcene, motivo per cui sarò obbligato a mendicare per il viaggio, dopo tanti risparmii da me fatti per la Missione; per quanto io sappia nessuno ha mai toccato i fondi privati di un V.o Ap.o. A questo si aggiunse [f. 518r] un’altro ancor più grave, lettere venute d’Europa da persone gravi dicono qui che i missionarii Galla fin qui han fatto un bel nulla e che saranno tutti cangiati, e che solo faranno grazia a me. Queste e tante altre cose che non voglio mettere in scritto mi hanno talmente disanimato, che non ho più coraggio progredire: ho fatto questo viaggio con tanta pena pensando di venire a sistemare le cose, e per tentare l’apertura della strada, avendo ora una probabilità di poterlo ottenere, ma veggo un nuovo impianto che si impippa di me e di tutti i miei calcoli, io dunque se potrò trovare di che per il viaggio mi recherò in Gerusalemme come privato, /45/ e là aspetterò un di Lei ordine per movermi; nel caso che vogliano dispensarmi da tutto, La prego di ottenermi ancora la dispensa dal voto che mi lega alla missione Galla; in caso contrario poi conosco molto bene che non posso arbitrare, e perchè temo Iddio di necessità debbo sentire gli ordini di chi comanda.

Nel colmo dell’afflizione avrà la bontà di perdonarmi e baciandoLe la S. porpora Le sono sempre

Ubbidientissimo figlio in X.to
Fr: G. Massaja Vo.

F. 518r A Sua Eminenza R.ma / Il Cardinale Prefetto / di Propaganda Fide / Roma //.