Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Lorenzo Lachenal d’Aosta OFMCap.
ministro provinciale di Francia – Lione

[F. 1r]M. R. P. Lorenzo Provinciale mio Amat.mo

Cairo 15. Febbrajo 1864.

Con gran piacere ho ricevuto jeri la Sua veneratissima del 30. Gennajo scorso, nella quale Ella ha la bontà d’invitarmi a venire subito in Parigi prima ancora di andare a Roma.

Immancabilmente io debbo venire in Parigi, poiché si sta scrivendo un libro di relazioni risguardanti quei paesi, ed un piano di operazione, il tutto da presentarsi al ministero; il Dottore La Garde che sta lavorando qui con me, e che è un’inviato del governo stesso in quelle parti, probabilmente verrà prima lui a disporre le cose, ed in questo caso anche Lei potrà appoggiare il medesimo per quanto potrà, poiché la salute di quella missione dipenderà da questo; il lavoro suddetto però domanda ancora per lo meno due settimane di lavoro, epperciò neppure il suddetto potrebbe subito partire.

In quanto a me sarei molto fortunato di poter andare prima in Francia e ne ho scritto anzi a Roma, ma io debbo aspettare la decisione di là, perché il guardiano dei Vescovi è il Papa, e dopo 15. anni di allontanamento farei un’impolitezza lasciare di baciare i piedi a lui per andare direttamente in Francia senza una sua parola che mi metta in libertà, e V. P. M. R. è molto saggia per conoscere questo.

[F. 1v] Ciò nulla ostante Ella potrà essere tranquilla che io non sono persona capace di fare dei chiazzi inutili, e che amo l’Ordine ed in specie cotesta Sua provincia, alla quale intendo fare tutti gli /68/ onori possibili in facia alla Chiesa ed al governo, solamente La prego di disporre le cose in modo che tutto si facia con consiglio, e con consiglio maturo; quando Ella sentirà tutto ciò che io sono per far conoscere, vedrà che sarà costretta a camminare molto più adaggio ed a variare alcune determinazioni già prese, ma che guiderebbero l’operazione ad un triste effetto con dispiacere universale di tutti e disonore di cotesta Provincia, la quale correrebbe pericolo di sbagliare il primo incarico ricevuto dalla S. Congregazione e dalla Chiesa; per tutto il resto La prego di non temere e fare capitale di me, come di uno dei suoi religiosi più vecchj e sperimentati.

In quanto ai due ragazzi, come si tratta di pensare ad un luogo adattato per l’educazione non solo dei suddetti, ma di altri che verranno in seguito si dovrà esaminare molto bene, sia il luogo più conveniente, e sia ancora il sistema da tenere nell’educazione; stia certo che io non prenderò risoluzione in proposito, se prima non sentirò Roma, e la cosa non sarà ventilata da cotesto definitorio Provinciale dietro alle relazioni che sentiranno; per ora, uno che è già chierico verrà con me come compagno, e l’altro più giovane resterà qui in deposito presso questo Monsignor Delegato, uomo molto animato, e tutto di Dio.

[F. 2r] Da alcune lettere vedute qui presso questo Monsignore Delegato, si suppone la missione data alla Provincia Sud di Francia detta di S. Ludovico; Lei poi mi scrive da Parigi sottoscrivendosi ancora Provinciale di Francia; dunque sembrerebbe che una sola sia ancora la Provincia, come era nel 1850. allora quando ho avuto la fortuna di conoscerLa, ed io invece pensava che già fossero due le Provincie; comunque godo molto di conoscere oggi che il P. Provinciale sia V. P. M. R. che tanto amo, e più ancora venero; con ciò spero che tutto si aggiusterà, potendoLa assicurare per parte mia che sono sempre quel medesimo frataccio di una volta, a fronte che il mondo si sia di molto cangiato in modo che sembra tutt’altro da quello che l’ho lasciato –

Caro P. Provinciale, non sono le difficoltà della missione quelle che mi spaventano, ma sibbene la posizione critica della Chiesa, e della cristianità d’Europa, L’assicuro che certi brutti segnali mi farebbero ritornare fra i miei boschi, senza neanche curarmi di vedere la cara Patria, se affari urgenti non mi imponessero diversamente: io veggo i paesi civilizzati d’Europa nella stessa condizione e nel caso medesimo che si trovavano i figli di Noè quando fabbricavano la famosa torre di babele. La civilizzazione attuale mi pare che sia la torre decantata, il descendamus mi pare già da Dio pronunziato, ed incominciata già la confusione delle lingue, poiché i governi non s’intendono più fra di loro, non s’intendono coi suoi popoli, la Chiesa non è più conosciuta dai cattolici stessi, ogni uomo può dirsi che ha un’opinione, un linguaggio, ed un’interesse [f. 2v] a parte che lo guida; se domandate ad una gran parte se sono cattolici dicono di sì, ma intanto non possono vedere più ne preti, ne frati, ne altri di spirito cattolico; i libri, i giornali che hanno qualche carattere religioso sono da loro gettati come immondi, e se cercate di dire loro /69/ qualche motto che puzzi di religione, di Dio, e di revelato non è più sentito affatto, prova che questo linguaggio una volta così grave e così caro, non è più compreso, e neanche calcolato come linguaggio di uomo, un mondo, per dir breve, che non sa più dove tenda, ne cosa voglia, ne dove se ne vada – non è questa la confusione di Babele? ma che dico confusione di Babele? la finitiva di quella scena fu la semplice divisione, Iddio ha confuso allora le lingue, ma non ha diviso i cuori, e si separarono in pace, laddove oggi avvi la separazione, la confusione, ed una divisione tale che dovunque non si parla di altro che di massacri, e di distruggersi a vicenda e fa temere che neanche il delubro della gran torre voglia più restarvi a memoria dei popoli futuri... Iddio salvi la Chiesa destinata forse a raccogliere i brani dispersi del colosso distrutto per rieriggerlo una seconda volta...

Del resto, caro P. Provinciale, noi faremo la parte nostra pregando e sostenendo qualche brano cadente nel modo che possiamo per rendere la rovina meno dolorosa, se pure non ci riuscirà di impedirla placando la collera di Dio sopra dei poveri figli di Adamo.

L’abbracio intanto nel S. crocifisso, e pregandoLa di raccomandare me e la missione che tengo alle orazioni di tutti i di Lei religiosi miei fratelli godo raffermarmi

D. P. V. M. R.

Divot.mo servo e fratello in S. Franc.
Fr: Guglielmo Massaia V.o