Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 725rEminenza R.ma

[Parigi, primi giorni di aprile 1865]

Nell’accusare ricevuta della veneratissima Sua datata del 24. Marzo, debbo ringraziarLa della somma pazienza, con cui V. Em[.] R.ma accoglie le mie solite pallinodie, alle volte anche un pò troppo confidenziali, sempre però scritte coll’unico scopo di giovare alla S. causa.

Relativamente al D. Daniele Comboni mi è giunto affatto nuova la notizia che il medesimo non appartenga più all’instituto Mazza; sono presto tre mesi, dacché è qui con me, in perfetta relazione coi suoi Superiori, dai quali quasi settimanalmente riceve lettere, delle quali, benché non abbia letto che alcuni pezzi, pure ho potuto rilevare sempre tutta l’armonia colla casa di Verona; egli poi qui è sempre quel medesimo zelantissimo Sacerdote instancabile nel trattare non solo la causa dell’Affrica, ma vivissimamente gli interessi dell’instituto Mazza. Forse qualche piccola differenza di famiglia sarà entrata tra lui e il suo Superiore, e non dubito che l’aggiusterà, avendo scorto nel medesimo, fra le altre sue buone [f. 725v] qualità, quella di sentire il consiglio, e di lasciarsi guidare; avendogli esternata la notizia che V. Em: R.ma mi scrive, m’accorsi che gli riuscì come cosa nuova, epperciò dubito niente affatto che si riprenderà, e rimetterà, in buona relazione.

In quanto al suo piano, già V. Em. avrà potuto conoscere dall’altra mia, che io non ci teneva molto, essendo una cosa già anticamente da me immaginata, ma poi abbandonata per le difficoltà che inchiude, sopratutto quella di poter venire nelle medesime viste tutti i Superiori delle varie missioni; ciascheduno Superiore si forma i suoi calcoli particolari, e difficilmente suole entrare nei calcoli generali. Tuttavia il piano di Comboni, preso dalla sua parte buona è possibile, in prattica potrebbe essere molto utile; io già gli ho fatto presente tutte queste cose, e veggo, che anche lui senza raffreddarsi nel suo zelo ha già risolto di lasciare le inutilità, ed attaccarsi solo a ciò che è eseguibile.

Il piano di D. Comboni dovrebbe ridursi alla parte orientale dell’Affrica, quella che è abitata da razze semitiche, più capaci di educazione, e quasi l’unica parte che presenti un’avvenire in grande per queste tre ragioni. 1. Perché razza migliore, parte Cristiana e parte pagana, la più ricca e più salubre di tutta l’Affrica. [F. 727r] 2. Perché coltivata e concentrata in nazione dalla religione può arrivare a molti millioni di Cristiani, capaci di giuncare un gran prestigio sopra il resto dell’Affrica. 3. Perché luogo situato proprio nel centro di tutto l’islamismo, e tutto vicino alla Mecca, sarebbe un’operazione, forse l’unica che potrebbe arrestare i progressi dell’islamismo /209/ medesimo. L’Abissinia Cristiana, che non forma il terzo di tutte quelle popolazioni, conta dodeci secoli di guerra contro l’islamismo, e con ciò ha potuto salvare la sua fede e salvare tutti quegli alti piani al Sud di essa; se l’Abissinia ha potuto far questo con soli tre o quattro millioni di abitanti, cosa non farebbero tutti quei paesi insieme uniti dalla medesima religione Cristiana? ecco le mie viste, dove io credo dover la Chiesa proporsi di spingere l’operazione. Si aggiungano ai suddetti riflessi, che la Mecca presentemente fa tutti i sforzi per conquistare tutti quei paesi, è incredibile il progresso che sta facendo il proselitismo mussulmano, ed il ritardo, non solo di mezzo secolo, ma di soli venti o venticinque anni, potrebbe darsi fatale, perché l’islamismo l’importerà sopra di noi, e quei bei paesi ci sfuggiranno per sempre. Ecco lo scopo che io aveva nell’altra mia lettera nel domandare al S. Padre un’eccitamento per l’Affrica. Bramerei che questa questione si studiasse particolarmente dalla S. Congregazione, e che si studiasse mentre che io sono in Europa. Ecco il punto di vista, a cui dovrebbe ridursi il piano di Don Comboni; se le cose politiche di quei paesi cangiassero un tantino [f. 727v] da portervisi introdurre, i soli paesi Galla potrebbero bastare per cento e più missionari; io poi sono guidato da sentimenti affatto opposti alle idee di concentrazione, ed all’esclusione degli altri; se avessi riuscito di trovare un’appoggio, non sarei partito d’Europa senza veder diviso il mio Vicariato in due o tre, appunto per fare a tempo opportuno un contro colpo alla Propaganda mussulmana, e tentare di salvare quei paesi alla politica infernale che gli minaccia; ma sgraziatamente ho trovato l’Europa disposta a tutt’altro che a secondarmi. Prescindendo dalla poca sua esperienza, D. Comboni è un’eccellente soggetto pieno di zelo e d’iniziativa, sopra cui io avrei calcolato molto, disposto anche a cedere qualche punto del mio Vicariato dalla parte del Fasuglu, allo stabilimento di Don Mazza nel caso, che cotesta S. Congregazione credesse a proposito, onde aggiungere un grado di attività di più da quella parte; quando V. Em. mi interpellerà a questo riguardo io risponderò. Se non erro la questione tra D. Comboni e D. Mazza deve appunto essere quella, sopra cui io sono stato consultato in Roma, per cui ho dato il mio voto poco favorevole; nel caso io suggerirei un mezzo termine conciliativo.

Nel caso che qui in Francia nulla si potesse ottenere per migliorare la condizione di quelle missioni, potrei tentare altri [altri] governi senza pericolo di contraffare all’Em. Vostra?

In attenzione di qualche risposta al sopra esposto, unita alla Sua benedizione, Le bacio la S. porpora e colla medesima figliale venerazione Le sono

D. Em: V. R.ma

Umil.mo ed Ubbid.mo
Fr: G. Massaja V.o I.