Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 774rEminenza R.ma

Parigi 11. Luglio 1865.

Mi è arrivata oggi la Veneratissima dell’Em: V. R.ma con data del 4. Luglio, quando era già scritta la qui compiegata; l’ho letta attentamente, per vedere, se cangiando circostanze fosse stato il caso di cangiare anche io tenore di parlare, ma invece ho veduto, che la questione da me suscitata non è sciolta, epperciò stia in tutto il suo vigore ciò che sta scritto nella medesima, e V. Em: spero sarà abbastanza compiacente di farmi la grazia, di cui in essa la supplico.

Ho detto sopra, che la questione non è sciolta, perché nessuna delle mie lettere esterna la pretenzione di stampare il catechismo, anzi tutto all’opposto, nella mia prima lettera mi ricordo precisamente d’aver detto che il catechismo si sarebbe mai più stampato; più, se V. Em: ha la curiosità di vedere tutte le mie lettere scritte al R.mo P. Fabiano, vedrà che in esse io aveva già preveduto tutto l’affare, quando mi obligo a fare una traduzione latina coll’unico scopo di poterne fare l’esame, e ciò circa il mese di Gennajo, cioè quattro mesi avanti che Ella vedesse l’informe testo latino fatto in fretta e non destinato ad essere stampato. La ragione è perché io conosco i Teologi europei, e sopra tutto quei di Roma; Le dirò di più, che talmente era persuaso di questo, che non voleva fare il testo latino, e non è che il potere del P. Fabiano che mi risolse. Dal momento poi che ho sentito il manoscritto caduto nelle mani del P. Perrone, allora ho subito rinunziato solennemente alla stampa, perche, a tutte le ragioni intrinseche, si aggiungono mille altre estrinseche che io conosco ab antiquo; Ella perciò poteva lasciarmi tranquillo [f. 774v]. non cercare chi non cerca; piuttosto mi avrebbe fatto una vera grazia rispondendo alle difficoltà da me fatte, ed in specie alla domanda delle mie dimissioni.

Postoché V. Em: ha voluto per forza strascinarmi nella questione del manoscritto, prima di tutto io sono certo che Ella non ha potuto leggerlo, ma ha dovuto rimettersi al voto degli esaminatori; gli esaminatori poi sono essere, i quali hanno diritto di nascondere la facia loro, perche agiscono a nome della Chiesa, così io sono obligato a star quieto, del resto se quel rispettabile teologo volesse onorarmi di trovarsi con me, o in scritto, oppure avanti qualche congregazione, potrei dargli causa di scienza, perché, grazie a Dio, è la prima volta che sono laureato da asino, che non conosco la teknica teologica; se perciò non è impertinenza il pretenderlo, Ella potrebbe domandargli se si sente di trovarsi con un missionario fuori di ogni lettura da venti anni in qua; allora si potrebbe dire finita onoratamente la questione. In tal caso sono certo che la questione teologica sarebbe forse la minore che imbarazzerebbe, ma la questione diven- /263/ terebbe certamente disciplinare, sul modo di guidare le missioni, che quei buoni Padri della Compagnia vogliono ad ogni costo che sia a loro modo, dopo tante opere scritte e publicate contro da Santi Prelati; questi buoni Padri, (che pure io amo molto, perché in verità è l’Ordine più disciplinato fra tutti) hanno il monopolio di molte cose, che gli rende odiosi a molti anche del clero, ma pure non vogliono cedere, ed io sono caduto nel laccio; pazienza!

Venendo più direttamente alle espressioni della Sua lettera veneratissima ultima, se non fosse perchè debbo per forza rispettare la Sua veneranda persona e la congregazione che rappresenta, mi verrebbe la tentazione di dire, che certe espressioni della medesima, fra le altre quella di scrupolosa esattezza [f. 776r] di termini teknici e teologici, trattandosi di testo in lingua di popoli nomadi, (perdoni!) mi fece ridere; ad eccezzione della lingua greca, e latina avvi forse un’altra lingua che possegga la teknica teologica? dunque dobbiamo lasciare di tradurre materie teologiche in lingue volgari? Se così si deve dire di certe lingue, per altro con una letteratura, cosa dovrà dirsi della lingua Galla, dove non esiste neanche un nome, ne delle virtù, ne dei peccati, ne di sacramenti, ne di altro? Dio buono! dove andiamo quando non vi è esperienza, e dove si perdono anche gli uomini più dotti. In simili lingue non è questione di teknica, ma di esprimersi come si può salvando il dogma, altrimenti ho l’onore di assicurarLa, che nella lingua Galla neanche dopo un secolo si potrà stampare materie teologiche; e se i popoli vanno istruiti colla teknica, allora possono ritirare le missioni all’estero, o per lo meno, avranno ragione i Padri della compagnia a condannare il clero indigeno; pure io ho l’esperienza di venti anni, e con questa posso assicurare che l’unico mezzo è il clero indigeno, il quale ha il merito di aver fatto quel poco che vi è di fatto; sappia, Em:, che la questione è questa, io pago di farla presente, tutto il resto lo rimetto al giudizio di Dio. Se io traducessi anche il Bellarmino, questi mi farebbe trovare i termini dove non ci sono? Dovendo fare ogni momento dei giri per spiegarmi, se io voglio fare una traduzione ad litteram in latino, non potranno egualmente taciarmi d’inesattezza? No, la questione non è questa, ma sibbene, noi siamo poveri cappuccini destinati ad essere oppressi dai più potenti... intanto, i Padri Gesuiti sono padroni di far come vogliono nelle loro missioni, mandare missionarii e richiamarli, publicare tutte le opere che vogliono, e poi ancora occuparsi di noi, mentre il nostro P. Procuratore ha nessun potere, che essere un semplice minutante di cotesta congregazione, e, le nostre missioni senza capo, si trova che vanno male, e ce lo sentiamo alle orecchie ogni momento, judicet Deus, perché una tale [f. 776v] differenza tra un’ordine ed un’altro? Em: R.ma, mi permetta, che demerito hanno i cappuccini da esservi tanta differenza tra loro, e i Gesuiti, ed altre congregazioni? Conosco essere una cosa molto bassa ed ordinaria per me attaccarmi a simili bagatelle, massime in questi tempi che abbiamo bisogno di unione, per essere tutti in blocco attaccati a morte dai nemici, non esclusa la stessa Santa Sede, ma che farci, [ma che farci], se pure ancora esistono queste miserie di famiglia, e /264/ V. E. pare che ci spinga alla lotta con esporci. Sono partito da Roma con le orecchie lorde di simili lagnanze di ecclesiastici rispettabilissimi e non cappuccini, ma secolari, ed in Italia era stato pregato da molti di trattare qui in Francia questa questione alla Propagazione della Fede medesima, dove questi buoni Padri tengono anche la chiave persino della publicazione degli annali, e posso assicurarLa che non ho fatto altro che battere questo pregiudizio in favore dei medesimi, in paga sono caduto io nella trapola; i Padri Cappuccini, ed i Padri della Compagnia sono stati attaccati in special modo da questo M.r Arcivescovo nell’affare della visita, e tutti [e] due gli Ordini hanno protestato per l’onore della S. Sede, ma poi i Padri Gesuiti sono stati abbastanza gallicani in Francia per fare la loro sottomissione, mentre i Cappuccini hanno mantenuto il loro carrattere, ciò non ostante noi meritiamo di essere battuti ancora in Roma: lo ripeto che è una vera bassezza mia attaccarmi a queste cose, ed avrei scrupolo farlo in facia al secolo, ma mi facio coraggio di farlo in famiglia col P. di famiglia stesso; ne si dica che io sono fuori di questione, perchè in fondo è questa la questione; mi basti averla toccato, del resto saprò star quieto e limitarmi a domandare le mie dimissioni per ottenere la mia tranquillità; V. Em: potrebbe ancora fare una cosa, e sarebbe di prendere la missione Galla e darla ai Padri della Compagnia, come ha fatto per quella di Bombay, e dare a me la generosa giubilazione data al Santo uomo Monsignore Artman, dopo che ha lavorato tanto.

Debbo poi assicurarLa, che farò tutto il possibile con questo governo per aggiustare le cose delle due missioni, benché per una parte io attenda la mia ritirata, e per l’altra veda le cose andare a rompicollo. Circa D. Comboni ho detto il mio sentimento, e con ciò ho finito; Ella intanto mi compatisca, se ho detto forse troppo, perché almeno uno sfogo non mi sarà proibito. Le bacio la S. Porpora, mentre Le sono fedele servo

Fr: G. Massaja V.o indegno

F. 775rEminenza

Post scriptum: Ho tenuto fin qui i due giovani Galla con me per i lavori di lingua; ora che questi lavori sono come finiti, per parte mia gli dichiaro in liberta, meno che il nuovo Superiore che si farà disponga diversamente, io sarei disposto a mandarli in propaganda al Collegio urbano; il più giovane potrà esser coltivato, ma il più vecchio già chierico, può imparare difficilmente, benché di pietà e di costumi ancor migliore; questo qui ha già avuto qualche attacco di nostalgia e potrebbe darsi che ami di ritornarsene; nel caso sarebbe sempre una buona guida ai nuovi missionari; fin qui questi due giovani han fatto la vita cappuccina coi novizii cappuccini in piena osservanza; da ciò potrà capire che gli indigeni non sono tanto cattivi.

Troverà unita la lettera a Sua Santità aperta, perché ho nessun mistero, più di quello che Ella sa.

† Fr: Guglielmo Massaja V.o