Massaja
Lettere

Vol. 3

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406bis

A monsignore Felicissimo Cocino da Cortemilia OFMCap.
vescovo coadiutore dei Galla – Gemma-Lagamara

[Parigi, 10 agosto 1865]

[F. 1r]

Avendo avuto notizie dal Gudrù, che quel certo Engheda-Farò, reduce da Massawa, era arrivato in Basso con lettere, pensando che avrà portato anche delle lettere dirette a voi [p. Leone des Avanchers], ho fatto tardare la partenza di Boka fino alla venuta di dette lettere, onde dato, che vi fossero delle lettere per voi spedirvele subito, perchè noi [non] avrei, stante Ventrata dell’inverno di cotesti paesi, trovato tanto facile un’occasione per mandarvele. Ieri ho avuto il piacere di ricevere le lettere portate dal suddetto Engheda; ho aperto il piego diretto a me e trovai solo due piccole letterine, una di Monsignore Massaja, ed una di un certo Carlo Filippo ex Provinciale della Provincia di Piemonte che trovasi in Parigi con il suddetto Monsignore, destinato, come mi scrive lui, dal Rev.mo P. Generale ad assistere e presiedere al Capitolo Provinciale della Provincia di Francia, tenuto in Marsiglia nel mese di Luglio dell’anno scorso 1865. ed in breve mi diede alcune notizie del[a] mia cara Provincia Piemontese, e del Provinciale, e de’ Deffinitori. Riguardo poi alla venerabile lettera del nostro Degnissimo Monsignore, mi fo un piacere di mandarvene copia ad litteram =

Parigi 10. Agosto 1865.

Vi ho già scritto molte volte, ma vi saranno pervenute le mie lettere? Ecco il gran pensiero che mi occupa; dopo che sono rientrato in Europa si sono talmente cangiate le cose in Massawa, [f. 1v] che tutte le disposizioni date colà non so come saranno eseguite. La morte di Monsignore Biancheri e di Filippini, e quindi l’essere rimasto solo il Sig.r Delmonte ha dovuto senza dubbio paralizzare tutte le cose nostre, e Dio sa, se avrete ricevuto qualche cosa. Ora pare che le cose vogliano aggiustarsi: è stato nominato il V.o Ap.o dell’Abissinia, e verrà consacrato Vescovo al più presto; alla partenza di questi partiremo anche noi, e speriamo di ottenere qualche favore in Abissinia coll’intervento del governo Francese, presso cui sto trattando la questione colla massima energia; senza di questo cotesta nostra missione sarà irremediabilmente perduta, e perduta non solo la nostra, ma anche quella d’Abissinia. Per la qual cosa vi raccomando di pregare e far pregare da tutti, perchè le mie speranze sono riposte nella preghiera. Le occupazioni mie gravissime per preparare materiali alla missione, e per disporre tanti estranei elementi, anzi contrarii, per voltargli in favore dell’opera di Dio, non so se mi accorderà tempo per scrivere al P. Leone ed a cotesti nostri Sacerdoti, nel caso contrario, fate voi le mie veci, assicurategli che io gli porto in cuore, e che penso sempre a loro, e che non veggo il momento di riunirmi, perché voglio morire assistito da essi, e voglio /274/ che essi ricevano la mia ultima benedizione coll’ultimo mio respiro; fin là fattegli coraggio a tutti, e dite loro di guardarsi dalle lusinghe del diavolo, che si ricordino, ed abbiano sempre presenti gli avvisi loro dati. Spero fra poco potervi scrivere qualche cosa di più positivo; con questa speranza vi abbraccio tutti, vi benedico, e di tutto cuore mi dico

V.o Aff.mo Padre
F. G. Massaja V.o

Eccovi quanto mi scrive il nostro Ven.le Monsignore. Ci prega di pregare e far pregare, non mancate di eseguire e di far eseguire questa sua santa volontà, perchè da questo dipen- [f. 2r] de l’esistenza, o la perdita di cotesta nostra povera Missione. Monsignore nella sua ven.ma non mi scrive delle cose politiche dell’Europa, deve essere molto occupato, onde ottenere quello che desidera. [...] [F. 2v] Per mezzo di Boka vi mando un bellissimo anello d’oro; affinchè lo regaliate ad Abba Magal, in un coi miei saluti, e coi saluti di Monsignore Massaja. Quest’anello è stato fatto in Massawa, ed era stato fatto fare per regalare a Cormane se si fossero verificate le tante promesse che ci aveva fatto di farsi cristiano, ma essendosi fatto mussulmano, si rese indegno di ricevere questo bel regalo. [...] notate che il suddetto anello tra l’oro, e la fattura costa 8. tallari, così ci scriveva il P. Gabriele [da Rivalta...]