Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 777rEminenza R.ma

Parigi 5. Settembre 1865.

Benché io speri che le mie dimissioni a quest’ora saranno già acettate dal S. Padre, e che perciò non spetti più a me, se non indirettamente, il pensare alla missione, pure voglio mettere momentaneamente da una parte tutte le questioni che hanno molto agitato la mia persona, ma che molto più devono aver irritato l’Em: V. R.ma a mio riguardo, per dirLe schiettamente il mio sentimento rapporto alla missione mia, ed a quella dell’Abissinia, che corre la stessa via, ed è minaciata dagli stessi pericoli.

Prima di tutto debbo dirLe che queste due missioni corrono un certissimo pericolo di rovina assoluta, se non si ottiene da questo governo il miglioramento desiderato della loro posizione in Abissinia; è questa la base attuale di tutte le operazioni da farsi. Io ho spinta questa operazione per quanto ho potuto presso questo ministero, ed è arrivata al punto da poter sperare qualche cosa, ma aspettava l’arrivo del nuovo Vicario Apostolico dell’Abissinia per dare l’ultima /275/ spinta d’accordo col medesimo, tanto più che il Generale dei Lazzaristi da me eccitato parecchie volte ad unirsi, sempre il medesimo volle rimettere ogni trattativa di questo affare alla venuta del suddetto. La nomina ha già ritardato molto, e dopo la nomina V. Em: R.ma [f. 777v] mi scriveva in una Sua, che il nuovo Prelato sarebbe venuto immediatamente qui in Parigi: io ho sempre aspettato da un giorno all’altro l’arrivo del medesimo ritardando ogni operazione; mille circostanze si sono poste frammezzo, ed il ritorno di questo Prelato ha già ritardato molti mesi; ora sento che deve ancora portarsi a Roma per essere consacrato, cosa che senza dubbio cagionerà altri molti mesi di ritardo un’operazione, la quale deve attualmente tenere il primo luogo nelle cose da farsi, operazione per altro, che non sarà terminata certamente in poco tempo anche in Parigi, quando sarà incominciata; ecco perciò passati più di due anni nell’innazione, due anni di stato precario e violento per tutti quei poveri missionarii ed indigeni, i quali aspettano colà da un giorno all’altro qualche risoluzione delle cose. Almeno guardi adunque di sollecitare la venuta di questo Prelato, senza del quale io sono risolto di non prendere più altra iniziativa con questo ministero, altrimenti passeremo la nostra vita in progetti che finiranno mai, ed i progetti non servono [a] niente, ma [sono] le operazioni che fanno affari.

Un’altra operazione da farsi anche al più presto possibile è quella della scielta di una persona capace di rappresentare la missione fin qui a me affidata; io ho fatto e detto molto presso i Superiori di questa Provincia, a cui la missione è affidata, ma il temporeggiare è la gran malattia delle amministrazioni nostre anche ecclesiastiche, e per dire che io dica, la cosa è sempre aggiornata; una lettera dell’Em: V. R.ma a questo P. Provinciale lo sveglierebbe certamente. Anche prescindendo dalla mia rinunzia, io non sarei partito [f. 778r] certamente d’Europa senza una persona capace di succedermi, perché sta scritto che i giovani si fanno vecchj, ed i vecchj si fanno decrepiti e perdono la testa, come già avrà potuto accorgersene. Se questo soggetto fosse stato eletto prima, a quest’ora io l’avrei già messo al corrente di tutto, e sarebbe già in caso di condurre la barca; in questa circostanza poi, in cui io ho fatto il duro e l’impertinente coll’Eminenza vostra, Ella avrebbe potuto dire di più la Sua ragione con me, invece trovasi ora impiciata. Mi dirà che è stato eletto il P. Domenico, e che la sola ritirata di questi ha cangiato la posizione delle cose; Le dirò che in parte è vero, ed il suddetto sarebbe stata veramente la persona che faceva per il caso nostro, ma sgraziatamente la sua età è troppo avanzata, ed è questa la ragione per cui ho acconsentito alla sua ritirata: P. Domenico, attualmente Provinciale, tocca i 52. della sua età, ed una persona di tal fatta non può più fare la fortuna di una missione, per la quale sono necessarii quattro o cinque anni di noviziato per mettersi al corrente; non potendo far la fortuna della missione diventa naturalmente una laguna di dieci anni, cosa molto notabile in una operazione che vive d’iniziativa; perdoni, Em: R.ma, questi erano i calcoli che dovevano fare nella nomina stata fatta prima del mio arrivo.

/276/ Ancora una cosa: ultimamente io Le parlava dei due giovani neri Galla che tengo qui; uno di questi dovrà ritornare al suo paese, perché, benché bono, la sua età non ci lascia sperare un avvenire, e d’altronde la malinconia incomincia a dominarlo; questi servirà per mandare all’interno ed assicurarci di qualche comunicazione con quei poveri desolati missionarii; l’altro poi potrà essere ricevuto al collegio urbano. Sono venuto in Europa con intenzioni vastissime di fare stabilimenti d’educazione per i ragazzi Galla, ed anche di occuparmi per effettuare quello già anticamente concepito dal fu Santo vescovo Dejacobis relativamente ai pellegrini abissinesi in Gerusalemme, ma debbo confessare la mia debolezza[:] la moltiplicità delle contradizioni di tutti i generi trovate qui mi hanno come paralizzato; vorrei dare un poco la causa all’Em: V. R.ma [f. 778v] ma guai se incomincio a sortire dal[lo] stile normale che mi sono proposto, epperciò darò tutta la causa alla mia debolezza. Ella mi aveva già dato parola l’anno scorso di acettarli, ma io ne aveva bisogno per i lavori che mi era proposto di fare, ora non è più il caso, epperciò se l’acetterò subito lo manderò. Probabilmente Ella crederà che io non abbia voluto mandargli indotto da certi pregiudizii miei relativi al collegio urbano, tanto più che mi ricordo di aver lasciato qualche mio scritto in proposito; La prego di non pensar questo, perché, anche nel caso, io facio riflessioni toccanti la massima, ma seguo sempre a venerare la disciplina esistente, come la sola legittima. Se ho detto qualche cosa a questo riguardo, La prego di non attribuirlo a cattivo concetto che io abbia dell’amministrazione del collegio, perché sono persuaso di tutto l’opposto, ma unicamente al luogo di Roma, dove questi giovani troppo in contatto coll’ultimo tribunale della Chiesa universale, sortono troppo famigliari colla medesima, motivo per cui non rispettano più le autorità locali; avendo meditato seriamente sopra certe lagnanze quasi universali che si sentono rapporto a questi giovani, credo doversi attribuire la causa alla ragione suddetta, e non all’amministrazione del collegio; questi giovani da una parte troppo accostumati ai contatto degli ultimi oracoli della Chiesa, e dall’altra conscii di tutte le debolezze che non mancano dovunque vi sono uomini, quali ai giorni nostri sono sempre più sensibili e visibili, perché io spirito di critica e di opposizione è sempre là a far l’avvocato del diavolo, anche in Roma, e forse secretamente negli stessi collegi d’educazione, di necessità i medesimi, sempre più deboli degli altri, devono sentirne l’influenza; io stesso se non fossi mai stato in Roma, mai mi sarei presa la libertà di dire certe verità che Le dico, benché le dica, senza perdere il menomo concetto alla massima, ma unicament[e] per l’interesse che ne sento.

Del resto, Em: R.ma, noi ci occupiamo di questioni, ma pare che la Previdenza si occupi di fatti: lasciando da una parte la nostra Europa, dove una Setta di pagani, che non si trovano fra i barbari, ha preso il monopolio di tutti i governi, e minacia orribilmente la Chiesa, come sappiamo, l’oriente sarà sottoposto ad una crisi di massacri orribili; già io ne aveva veduto i segnali nel mio passaggio, ma alcuni giorni sono un Signore mi comunicò certe relazioni spa- /277/ ventevoli, nelle quali Abdel Kader (qui attualmente acclamato come salvatore dei Cristiani nel massacro di Damasco) figura come l’autore di quello, e di un futuro che avrà luogo, e si suppone venuto in Francia per sondare il governo su ciò che potrà fare nel supposto; se ciò è vero, veda in che errore ed inganno sono i nostri governi, perché dominati da uno spirito di teofobia orribile; si suppone che la Russia, che sta per regnare diplomaticamente in tutto l’Oriente, stanca della colonia europea troppo forte colà, e che potrebbe in certo modo paralizzare le sue operazioni politiche, spinge dissotto il fanatismo mussulmano per disfarsi della medesima con questo elemento; gli inglesi non saranno toccati, come è accaduto sempre, e ciò per paralizzare l’operazione di riparo in seguito: così si dice, del resto noi non abbiamo altro a fare che pregare. Le bacio la porpora con tutta la venerazione e sono

Fr: G. Massaja V.o I.