Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Abbadia (Hendaye)

F. 94rSignor Cavaliere Ill.mo

[Parigi, prima decina di dicembre 1865]

Con molto piacere ho ricevuto la Sua ultima del sei corrente. Le notizie di Spagna mi fecero un vero piacere, come fecero piacere a tutti gli amici, ai quali le ho fatto leggere. Ella nella Sua prefata ha caratterizzato la situazione attuale della Spagna in modo ammirabile, che vale cento giornali.

Sono molto dolente del suo incommodo; già prima Madama d’Abbadie mi aveva informato del medesimo, motivo per cui mi trovava in pena. Ora che Ella stessa mi scrive, mi fa sperare che la cosa non sia per essere molto seria. Ad ogni evento non si lascii abbattere, perché simili incommodi sono per lo più sotto la pressione dell’immaginazione.

F. 94v Riguardo al Dottore Lagarde mi ha scritto in Ottobre; egli non si trova più di guarnigione a Metz, ma in Agen (Lot Garon). Egli ha avuto i disturbi del trasporto di domicilio, e mi faceva le sue scuse, ma mi assicurava che il lavoro si trovava in corso. Non ho /298/ lasciato di raccomandare sempre l’affare, ma temerei di rendermi molesto ad aggiungere. Ciò non ostante a giorni gli scriverò di nuovo.

Il Ministro ha poi deciso di spedire in Abissinia una deputazione per calmare Teodoro; solamente il modo di esecuzione non mi pare molto adattato per ottenere un risultato favorevole presso quel governo.

Come l’affare mio col ministero trovasi quasi finito, è probabile che io parta a giorni per Marsilia, dove penso occuparmi nella fondazione di una scuola di giovani Galla. Già la casa [f. 95r]. è in pronto; alcuni benefattori mi hanno promesso alcune somme per il medesimo, e per la compra di alcuni giovanetti Galla. Questi uniti ai due che già tengo, ed ai pochi che suppongo in viaggio provenienti da Kafa e da Lagamara, formeranno ben presto una piccola famiglia di giovani sufficiente per dare principio. Questo medesimo stabilimento sarà diretto dai giovani missionarii europei, i quali faranno una specie di prova. Pare che il governo si disponga ad ajutarmi per parte sua in qualche cosa. Subito che sarà decisa la mia partenza per Marsilia mi farò una premura di significarglielo, ed Ella non mancherà di [di] visitare un giorno lo stabilimento, e darmi anche su di ciò gli opportuni consigli.

Le mando un foglio della stampa, nel quale trovasi l’alfabeto della nuova grammatica a Lei dedicata. Vedrà come ho addottato la maggior parte delle modificazioni indicatemi. Avrei voluto mandarle tutti i fogli già sortiti [f. 95v] ma appena sortono gli amici avidi di leggere me li prendono, e mi trovo affatto sprovvisto. La composizione è già arrivata a pagine 64; l’opuscolo passerà le 500. Il foglio che mando è una terza prova, alla quale ho ancora fatto molte correzioni, fra le quali alla pag. 26. ho aggiunto un numero per gli accenti gravi riservati per le finali come kunò. (ecce), in questo foglio che spedisco non ho messo le correzioni per non contravvenire le leggi postali dei stampati. Da questo foglio Ella potrà avere un’idea sufficiente dell’opuscolo. La lettera di dedica, ed il proemio saranno gli ultimi stampati, come è di uso. Non ho voluto stampare prima il catechismo ed altri opuscoli che tengo preparati, appunto perché ho voluto prima fissare il valore delle lettere.

Ho scoperto qualche difettucio nel alfabeto amarigna, non nel grosso, ma nel piccolo coniato per M.r Biancheri. Il difetto sarebbe in queste tre lettere a, ca, può, cioè nel taglio caratteristico della sesta, il quale nel alfabeto grosso da Lei dato è abbastanza visibile, ma nel piccolo fatto in seguito si è reso quasi invisibile. Avrei voluto farlo [f. 96r] correggere, ma ho temuto di mettere mano ad un’opera di V. S. che tanto venero e rispetto; d’altronde mi avrebbe ritardato molto la stampa.

Vorrei dirLe ancora due parole del nostro novello P. Provinciale Domenico che Ella conosce, ma egli stesso qui presente sino a stassera, mi prende la penna per farlo lui stesso, epperciò mille saluti a Madama, ed abbraciandoLa in Cristo Le sono tutto Suo Servo

Fr: G. Massaja V.o I.