Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. R.mo mio

Marsilia 17. Decembre 1865.

La Sua lettera del nove mi è pervenuta jeri qui in Marsilia; essa è stata tal quale me l’aspettava, piena di moderazione, di cui solo Ella è capace con le teste dure, come sono io; vorrei anche io essere tale, ma mi manca la base dell’umiltà; preghi per me e tutto si farà.

Nelle Sue lettere Ella suppone che io voglia scrivere alla S. C. relativamente alla Missione di Aden; tutto all’opposto mi sono diretto a Lei, perché sono nel sistema di finire le cose fra noi, ed appunto ho battuto fermo, perché la Sua negativa sarebbe stata perentoria, e mai avrei osato instare alla Propaganda contro il di Lei voto, perché mi sarei contradetto a questo riguardo, avendo sempre sostenuto colla medesima il Potere del Procuratore, come veggo che hanno le altre congregazioni. No, caro P. R.mo, non è così che io la penso, ma tutto all’opposto.

Perciò, in quanto alla Missione di Aden, Ella intenderà la cosa con questo P. Provinciale e col nuovo Vice Prefetto; ciò che conchiuderanno [f. 1v] sarà ben conchiuso; io aveva sollevato questa questione per far piacere ai Superiori di questa provincia, e se V. P. R.ma mi avesse risposto per tempo prima della Congrega, io stesso avrei preso le parti opposte, ma avendo tardato a rispondermi ho creduto di far l’interesse Suo, ed aveva speso la mia parola; ora ho detto che me ne lavo le mani e mi rimetto. La Missione di Aden per il momento potrebbe essere utile alla missione Galla per le operazioni della Costa; col tempo potrebbe divenire d’impicio, come lo è già stata. Per ciò che riguarda le difficoltà da Lei opposte, sta ciò che già Le ho scritto nell’altra mia. In quanto poi all’interesse della missione di Aden io sono stato quieto, perché a me non apparteneva più parlare, ma il fatto sta ed è, che quella missione come è stata amministrata fin qui può andare, ed io non vorrei trovarmi risponsabile coram Deo del solo ministero come è stato esercitato, senza parlare di tante altre cose meno dirette al ministero. Certamente che se io la riprendessi non lascierei le cose come sono, perché altrimenti certamente sarebbero in diritto di lagnarsi i Cristiani, [f. 2r] e se il Vicario Ap.o di Bonbey ne è incaricato dalla S. C. di Propaganda, come Superiore canonicamente risponsabile ha diritto di lagnarsi di noi; io però ignoro che quella missione sia stata aggregata effettivamente al Vicariato di Bombey; anche in questo caso, stando a quanto ha praticato la S. C. in simili casi per l’avanti, questa potrebbe sempre ancora levarla di là per darla al Vicariato Galla, adducendo massime i motivi dei bisogni attuali e meriti precedenti, quali non tocca a me giudicare; ma a questo riguardo io mi rimetto pienamente, ben conoscendo di non essere persona degna di simili riguardi.

/300/ Parliamo ora del collegio un poco più a sangue freddo – Prima dovrei dirLe tutte le ragioni che mi hanno indotto a lasciare il piano di farlo in Cairo; la prima senza dubbio è la già citata da me, quella della spesa, la quale è molto al di là delle nostre finanze, come già Le scrissi; la seconda è la scarsità di soggetti di questa Provincia per fare uno stabilimento segregato, il quale non risparmierebbe le operazioni della costa, come abbastanza lontano, e nel tempo stesso assorbirebbe per se stesso una quantità di soggetti; mentre qui in Marsilia, tutto all’opposto la casa sarebbe [f. 2v] già trovata, e le limosine della Città sarebbero sufficienti per mantenerlo, quando gli allievi vestissero da terziarii come sono quelli dello stabilimento Palma di Napoli; la famiglia poi di religiosi composta la più parte di coloro, i quali hanno spiegata vocazione per le missioni, mentre sarebbero provati nella loro vocazione, e farebbero la scuola della lingua, potrebbero sempre ancora figurare nella famiglia religiosa, alla quale sono addetti. Aggiunga a queste ragioni la gran simpatia del governo esternata a questo proposito, e quella di questa città ancor maggiore, elemento che col tempo potrebbe essere utile a questa provincia medesima, la quale non è che tollerata. Del resto poi, anche per questo Ella potrà aggiustarsi col P. Provinciale e col P. Vice Prefetto, ai quali più che a me spetta l’interesse dell’operazione; basti il farLe riflettere, che questa per ora è quasi l’unica operazione che presenti un’avvenire certo.

In quanto alla difficoltà che Ella mi ha fatto sull’educazione dei giovani africani in Europa, Ella sa che sono io che l’ho fatta, epperciò potrà imaginarsi se non vi ho pensato seriamente; io credo di avere abbastanza provveduto a questo col sistema di educazione [f. 3r] molto semplice e povera, poco presso come quella del collegio Palma di Napoli. Io stesso ho sostenuto in Parigi la tesi sulla necessità di educare i giovani delle colonie in modo da non far loro dimenticare le miserie del paese al quale devono ritornare. Veda dunque, che anche in ciò non ho camminato alla cieca, ma ponderando ogni cosa.

Sul momento che scrivo arriva qui in Marsilia il M. R. P. Provinciale, quale non aveva più veduto dopo la congrega. Parlando di Aden mi accorsi che non faceva più gran conto sopra quella missione; anzi mi disse che lui avrebbe creduto far un servizio domandarla, (appunto come [come] credeva io), ma che vedendo difficoltà non ci pensava più; dunque ecco finito l’affare di Aden. Resta solo quello del collegio, per il quale possono intendersi, poiché io ho già detto di rimettermi.

Non ci resta più altro che l’affare mio, quello cioè delle mie dimissioni già date.

[F. 3v] Ne[l] sollevare questa questione non vorrei che V. P. R.ma credesse che sia per causa di qualche freddura o malcontento con questi Padri; niente di tutto questo, ed Ella potrà persuadersene dal modo con cui io tratto la loro causa; io domando questo prima di tutto perché non sono soddisfatto delle risposte fattemi dalla S. C. di Propaganda sulle questioni che Ella sa; secondo, perché dopo le /301/ questioni in discorso io non potrei far più la fortuna della missione; terzo, perché nella posizione attuale fattami dalla stessa Congregazione non mi sentirei più in conscienza di portare il fardello della risponsabilità; quarto finalmente, perché non voglio più cimentarmi coi Superiori, coi quali io non posso cedere quando sta di mezzo la verità ed il dovere; Come semplice individuo sono nelle mani loro e possono comandarmi come vogliono, ma come vescovo no, devono ascoltarmi, sentire le mie ragioni un poco più in forma, e degnarmi di risposte un poco più dirette alle difficoltà da me fatte. [...]