Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]P. R.mo

Marsilia 13. Gennajo 1866.

Nell’ultima mia lettera Le dava poco presso un’idea del mio piano concernente il collegio con quelle parole = è probabile che /333/ venendo il Provinciale troverà già il locale del collegio comprato = tengo diffatti un locale non molto lontano dal convento, il quale potrebbe sufficientemente bene, e prestarsi per tutto lo sviluppo futuro dello stabilimento in questione. È un’antico terreno appartenente al gran Seminario Vescovile stato venduto per pagare i debiti; (inter nos) i possessori buoni cristiani diretti da un Sacerdote zelante son fissi di venderlo ad uno stabilimento pio con diminuzione notabile di prezzo per soddisfare a certi doveri che io non so. Ieri fui a vederlo in compagnia del Sacerdote suddetto, e ci siamo lasciati colla parola di presentarmi il piano del contratto. Io tengo circa cento mille franchi di fondo, il quale è in Egitto impiegato [f. 1v] all’interesse del sei per cento, per cui io sono anche un poco in pena. Potrei comprare questo locale colla vista del collegio, ed anche per sgravarmi del peso di conscienza per il denaro che tengo in Egitto; principalmente poi per gettare una base stabile sull’indipendenza del collegio.

Posta la compra di questo locale, se il Provinciale discende a condizioni ammissibili, il collegio potrà stare nel locale dell’infermeria del Convento, ed il terreno suddetto, che può rendere annualmente due mille franchi netti, servirà per il mantenimento del collegio; se poi il P. Provinciale rifiuterà di discendere a condizioni ammissibili, il collegio avrà sempre un locale da ricoverarsi, mediante una qualche spesa.

Le condizioni che io domando al P. Provinciale sono le seguenti.

1. Dipendenza del collegio dal V.o Ap.o pro tempore, sotto il controllo di Roma.

2. Separazione totale del collegio dal Convento; che il locale sia separato da un muro con una sola porta di comunicazione la cui chiave, una [sia] nelle mani del P. Guardiano, e l’altra nelle mani del Rettore del Collegio.

[F. 2r] 3. Che il P. Provinciale ceda a uso perpetuo il locale dell’infermeria col giardino al Sud ed all’Est in quadratura colla medesima. Nel caso mi dichiaro disposto a pagare in compenso qualche cosa a giudizio dei Superiori. Ciò è per chiudere ogni via all’amministrazione futura della Provincia di minaciare lo sfratto.

4. Che il Rettore del collegio possa essere nominato dall’amministrazione Provinciale, ma approvato dal V.o ap.o e confermato da Roma. Posta questa approvazione che sia irremovibile ad nutum del Provinciale, e perfettamente indipendente da lui nella sua amministrazione.

5. Il rendiconto dell’amministrazione si farà ad una commissione stabilita dal V.o Ap.o, della quale il Provinciale sarà membro nato, ed anche presidente, se si vuole, ma i membri avranno voto eguale a lui, nelle cose più gravi.

6. La famiglia del collegio sarà composta di religiosi staccati dalla Provincia con ubbidienza della S. C. di Propaganda, non escluso il Rettore. Il Prefetto della missione, se vi sarà, dovrà occuparsi della condotta [f. 2v] dei religiosi componenti la famiglia del collegio, ai quali potrà anche dare dei regolamenti opportuni, ma non /334/ potrà mischiarsi dell’amministrazione del collegio, ne della disciplina del medesimo, come terreno appartenente al V.o Ap.o, ed alla commissione da lui stabilita.

7. Il V.o Ap.o darà i regolamenti concernenti l’amministrazione del collegio, l’educazione dei giovani, e l’istruzione dei medesimi; la commissione sorveglierà, affinché detti regolamenti siano fatti osservare dal Rettore del collegio.

8. Il Provinciale, come Prefetto della missione potrà visitare la famiglia del collegio ed esercitare sopra la medesima la sua giurisdizione di Superiore religioso in ciò che concerne l’osservanza della regola.

Eccole, P. R.mo, le basi, sopra le quali io intendo sia stabilito il collegio. Se Ella crede, potrà farle conoscere al P. Provinciale, e pregarla di decidere al più presto rapporto al locale, per mia norma, perché io vorrei finire queste cose prima di partire. Se la S. C. di Propaganda mi accorda le dimissioni domandate, io non ho più niente da vedere in questo [...].