Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 815rEminenza R.ma

[Marsiglia, fine gennaio 1866]

Si ricorderà l’Em. V. R.ma, come in una mia precedente dandoLe ragione del mio ritardo nel mandarLe il ragazzo Galla già acettato da Lei nel collegio Urbano, io Le parlava del piano di fare qui in Marsilia un collegio di giovani Galla. Il P. Provinciale coi Deffinitori mi avevano esibito un locale in questo convento medesimo di Marsilia. Come Ella bene sa, io non desiderava altro; coi miei due giovani Galla sono partito di Parigi, e mi sono recato qui con intenzione di dar subito mano all’opera. La mia idea era di fare un Seminario, il quale nel tempo stesso avrebbe servito principalmente per l’educazione dei giovani Galla, e quindi come una specie di noviziato per gli stessi europei aspiranti alla missione.

Arrivato qui in Marsilia ho trovato per parte della città una simpatia tale per questo stabilimento, che in avvenire si potrebbe calcolare per il mantenimento anche di un centinajo di giovani, quando fosse ben continuato il movimento che ogni giorno più va manifestandosi nel publico.

Due difficoltà ho trovato nella prattica esecuzione di questo piano, una per parte del locale che il P. Provinciale aveva proposto, e l’altro per la parte della stessa amministrazione Provinciale.

/342/ F. 815v Prima di tutto il locale è una manica di questo Convento medesimo, anticamente fatta per un’infermeria; locale in verità sufficiente per un piccolo collegio di quindeci o venti giovani al più, se fosse un poco più staccato dal convento; ma sgraziatamente è incarnato col medesimo, epperciò incompatibile con un collegio di piccoli giovani africani, i quali non tarderebbero a provocare querele dalla parte dei religiosi e dei Superiori medesimi, come cosa non totalmente canonica. Per altra parte poi nel piano della città di Marsilia, questo convento deve essere tagliato in due parti dal proseguimento di una contrada, operazione già conchiusa, e che attende solo l’opportunità dalla parte economica; in tal caso avvi a temere con fondamento che i religiosi imbarazzati per se medesimi, lascieranno in piazza i poveri giovani del Seminario.

In secondo luogo poi l’amministrazione Provinciale tiene delle idee, a questo riguardo, affatto inconciliabili con uno stabilimento regolare. Io ho parlato colla medesima di un Rettore inamovibile senza in consenso del Vicario Ap.o e di cotesta S. Congregazione, da sciegliersi fra i più capaci e zelanti; ho parlato di regolamenti che io intendeva di fare, perché io solo sono in caso di conoscere il sistema di educazione da darsi a questi giovani; trattandosi di una missione da me fatta, mi pare di avere in ciò un pieno diritto; eppure non ho potuto vedere il principio di un’accordo; per conciliare le cose aveva trovato un mezzo termine, quale per il momento hanno acettato per tranquillizzarmi, ma poi anche quello è stato posto da parte. F. 816r Trovandomi in questo imbarazzo, senza nessuna speranza di poter conciliare qualche cosa di stabile, e nel pericolo di compromettere lo stesso convento col publico di Marsilia, e la mia persona stessa in [rapporto] al medesimo ed ai religiosi della Provincia, Iddio con una specie di miracolo è venuto in mio soccorso: un zelante ecclesiastico dignitario di Marsilia mi ha portato una persona divota disposta a fare un contratto, nel quale l’opera di Dio ha di primo slancio cento mille franchi di benefizio; al prezzo di quaranta mille franchi mi cedeva venticinque mille mettri quadrati, con una piccola fabrica, sulle porte di Marsilia. Questa persona intendeva direttamente di beneficiare l’Opera da me immaginata, e soddisfare a certi doveri di conscienza consigliati dall’ecclesiastico suddetto. Che veramente la compra presentasse un tale benefizio è una cosa conosciuta da tutti; un pezzetto di due mille mettri che farebbe quadrato al suddetto, benché senza fabrica, è in vendita per venti mille franchi; un secondo pezzo del nostro che non arriva alla misura di quest’ultimo ci esibiscono dodeci mille franchi.

Un simile contratto non doveva senza dubbio alcuno essere da me negligentato nelle circostanze in cui mi [mi] trovo, tanto più che vi era il pericolo in mora che vi entrasse un cattivo consiglio a guastarmi l’affare. Questo contratto di compra è stato firmato dai venditori il giorno 18. corrente, giorno della cattedra di S. Pietro, ed è già conosciuto dal publico. Dunque il futuro Seminario dei Galla è già possessore del suo locale qui in Marsilia, ed io mi trovo lanciato dalla Providenza stessa nell’opera da tanto tempo meditata.

/343/ F. 816v Io posso far questo e lo farò in parte coi fondi della missione, i quali sono tutti puri risparmj miei, ed anche molti doni personali, ed in parte con oblazioni statemi promesse; l’opera perciò è tutta di spettanza mia (se così è lecito esprimersi ad un religioso), come Vicario Apostolico. Più fin qui la prefettura, ed il Vicariato erano fusi nella mia persona, presentemente essendo stata instituita la Prefettura, mi pare che io possa considerarmi come entrato nel rango di tutti gli altri Vicarii apostolici, i quali hanno niente che fare coll’amministrazione delle varie prefetture stabilite nel loro vicariato, come queste hanno niente da vedere nei fondi del loro Vicario apostolico, e tanto meno nelle diverse instituzioni da lui fatte per ottenere la salute delle anime a lui affidate. A norma degli usi che veggo praticarsi ovunque il Vicario apostolico prende tutti i mezzi più efficaci, e chiama anche l’ajuto delle congregazioni a lui più benevise per ottenere lo scopo della sua missione.

È chiaro perciò che io potrei affidare il mio collegio a chicchessia delle altre congregazioni stabilite, e se lo facessi non credo che cotesta S. Congregazione di Propaganda si opporrebbe, perché non sortirei dalla sfera di quello che fanno tutti i miei colleghi. Come però io sono cappuccino nell’intimo del mio sentimento, non voglio fare un tal torto ai miei fratelli; anzi tutto all’opposto voglio fare ogni possibile per conciliare la questione, e voglio [f. 817r] che tutta l’amministrazione sia nelle mani dei miei confratelli cappuccini di questa Provincia di Francia; ma siccome io conosco la parte debole della loro amministrazione provinciale non fatta per simili operazioni, voglio riservare al Vicario Apostolico, oppure a cotesta S. C. di Propaganda, l’approvazione dei Superiori ed il cangiamento dei medesimi, non che lo stabilire i regolamenti concernenti l’educazione dei giovani, per togliere ogni via alle passioni private dei varii Provinciali, i quali si succedono ben soventi con uno spirito di opposizione da mettere in dubbio la persistenza e stabilità dei varii amministratori del collegio.

Trattandosi di giovani stranieri provenienti da paesi di un’educazione diametralmente opposta alla nostra, un rettore o direttore dei medesimi ha bisogno di studiare profundamente non solo la lingua loro, ma più ancora il loro carattere, il loro genio, le loro inclinazioni e passioni, i loro costumi e bisogni speciali tanto fisici che morali, per sagacemente prevedere e provvedere ai medesimi. Come poi questi giovani sono con uno scopo totale di ritornare ad evangelizzare i loro paesi, è di tutta necessità che i direttori siano investiti loro medesimi di uno spirito tutto apostolico, e se si può speciale per quel tale paese ordinato alla conversione del medesimo, per poterlo con industria trasfondere nei giovani sia nelle conferenze, sia nelle stesse conversazioni; bisogna che egli stesso abbia un’attaccamento al paese loro per poterlo mantenere nei giovani medesimi; altrimenti si correrebbe il pericolo che le nostre fatiche siano poi coronate da un’esito tutto opposto a quello inteso dallo stabilimento; invece quindi di ottenere degli apostoli per i paesi Galla vedremo sortire dei soldati corrotti, o domestici [f. 817v] per la nostra Eu- /344/ ropa. Ora simili viste e calcoli difficilmente possono trovarsi in un’amministrazione transitoria, la quale non pense [!] che al presente.

Nel duplice impegno di voler dare l’amministrazione di questa casa d’istruzione ai miei fratelli cappuccini di Francia, e di schivare gli inconvenienti sopracitati dell’amministrazione provinciale, avrei bisogno che i due cappuccini incaricati dell’amministrazione e direzione dello stabilimento in discorso, fossero staccati con un’ubbidienza di cotesta S. C. di Propaganda, ed immediatamente sotto di me, e della medesima come missionarii appartenenti immediatamente alla casa del Vicario apostolico.

Se perciò l’Em: V. R.ma crede ragionevole questa mia domanda, La prego per ora di mandarmi il solo P. Bonaventura, il quale si trova attualmente in Roma per la causa del P. Onorato da Parigi, coll’ubbidienza come sopra. Venendo questi, d’accordo con lui, e col suo ajuto, farò i regolamenti, quali fatti gli presenterò al Deffinitorio Provinciale per le osservazioni che crederanno opportune relativamente a quelle cose che toccano la provincia, come fra le altre la direzione spirituale sopra i religiosi addetti allo stabilimento; quindi questi regolamenti saranno mandati a cotesta S. C., se Ella lo crederà opportuno per l’approvazione. Di più nel poco tempo che resterò in Europa darò al detto Padre Bonaventura tutte le mie istruzioni concernenti massime alcuni lavori che occorrerà fare nel locale sopracitato; poscia conferirò al medesimo tutti i titoli e poteri di procuratore per rappresentarmi in qualunque atto; fatto ciò io partirò al più presto che mi sarà possibile per il mare rosso in cerca dei giovani per il collegio in questione.

Come poi io ho dato le mie dimissioni, ed ultimamente ancora raccomandava al R.mo procuratore generale Fabiano di spingere questo affare come misura opportuna [f. 818r] opportuna per conciliare alcune difficoltà insorte, nel caso che l’Em. V. R.ma abbia deciso di secondare il mio desiderio, allora potrà Ella medesima dare al suddetto P. Bonaventura tutte le autorità rappresentative per la continuazione dello stabilimento in discorso come rappresentante del vicariato sino a tanto che sia fatto il nuovo Vicario apostolico. Sopra queste basi io consegnerei fedelmente al medesimo tutte le carte e denari di spettanza del Vicariato; quindi pure, ciò sempre supposto, non avrei difficoltà nella mia qualità di privato d’intendermela con lui per ajutarlo a continuare l’opera indicata, ed anche nel caso di recarmi in Africa alla ricerca dei giovani allievi, come ho già detto.

È inutile poi che io facia presente all’Em: V. R.ma come nella presente circostanza, in cui le strade dell’Abissinia sono chiuse per i missionarii europei, l’opera suddetta sia quasi l’unica che possa intrapprendersi con una tal quale certezza di esito per il sostegno della missione Galla, Se ci riescirà di educare una quantità di giovani ferventi; dopo alcuni anni sparsi per quei paesi faranno certamente del gran bene, perché tutte le strade sono aperte ai medesimi, e non vi è angolo in cui essi non possano penetrare. Le buone apparenze di riuscita dei due giovani che ho portato con me mi fanno coraggio in quest’opera eminentemente apostolica.

/345/ Sulla speranza che l’Eminenza V. R.ma voglia prendere in considerazione il sovra esposto in tutte le sue parti, e darmene un cenno di risposta al più presto possibile per mia norma [f. 818v] con tutta la venerazione Le bacio la S. porpora in spiritu, mentre godo raffermarmi

D. Em: V. R.ma

Tutto Suo servo e figlio in Cristo
Fr: G. Massaja V.o

P. S. Il R.mo Procuratore generale Fabiano mi accusa la ricevuta del famoso manoscritto causa di tante questioni; presentemente aveva già incominciato a lavorare per la traduzione del Bellarmino statami tanto raccomandata; però non credo di avere più tempo ad ultimare questi lavori.