Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 101rIll.mo Signor Cavaliere Amat.mo

Nizza 2. Marzo 1866.

La Sua lettera del 22. Febbrajo mi onora troppo, Iddio La ricompensi di tutta la generosità Sua a mio riguardo. In quanto alle Messe celebrate per me è un dovere; conto venti anni dacché non ricevo più limosine di Messe, e soglio celebrare sempre per la conversione dei poveri Galla e Sidama, e per le persone che prendono parte a quest’opera; fra queste M.r e Mad.me d’Abbadie saranno certamente i primi, e la Sua Maman entrerà per diritto sopra di Lei. Quanto sono stato mortificato di non essermi trovato in Mar- /347/ silia a ricevere la Sua visita che era disposta di farmi; come però anche questo sarebbe stato troppo, godo che sia andata così la cosa, e che Ella abbia risparmiato questo disturbo.

F. 101v Dopo venti anni di tracasseries, sentiva il bisogno di un poco di ritiro, sia per rinfrescare un poco lo spirito indebolito nel servizio di Dio; sia ancora per esaminare un poco più di proposito tutte le abitudini prese in tutto detto tempo, per vedere con tranquillità se mai vi si fosse intromesso qualche cosa che non piacesse al mio Signore, e che non sia degna del carattere che porto, perché è facile l’inganno in questo senso, come Ella ben sa; sia finalmente ancora per piangere i miei peccati passati, ed aggiustare le partite dell’anima mia con Dio.

Dopo venti anni di vita attiva un poco di vita cappuccina, l’assicuro che è per me una vera delizia; mi trovo qui coi miei fratelli cappuccini, ai quali debbo tutta la mia educazione; ho trovato ancora qualcheduno di quelli che anticamente mi avevano tanto ben consigliato [f. 102r] ed edificato colla loro condotta tutta spirituale; s’immagini perciò che belle ore, che bei giorni io qui passo fra i medesimi! Aggiunga, che facio vita privata, incognita, vestito da semplice cappuccino, all’osservanza cogli altri; più nessuna visita ne attiva, ne passiva, sono nel mondo, ma a due palmi di distanza dal Cielo; penso perciò di prolungarla per quanto potrò e godere il poco tempo che gli affari mi tratterranno ancora in Europa. Qui posso assistere i lavori incominciati, ed aspettare le cose di Abissinia che si dichiarino un poco meglio.

Le notizie di quel paese sono poco favorevoli: un articolo di M.r Bisson annunzia una rivoluzione quasi generale colà; è vero che questo Signore esaggera molto, ma l’insieme della Storia deve essere vero; una lettera indigena pervenuta nelle mie mani del passato autunno dava la rivoluzione dello Choa come certa; Betsabee Viceré dello Choa si è rivoltato.

F. 102v Teodoro avendo voluto andare colà a battere il rivoltoso, il Gogiam ed i Galla sono discesi in Beghemeder; il Tigre anche si è rivoltato nella maggior parte; tali sono le notizie che si sentono anche in Oriente.

In quanto ai nostri paesi io credo vicina l’epoca di una crisi dovuta ai nostri peccati d’apostasia a Dio. Molte brave anime pregano, ma la misura dei peccati pare arrivata al colmo; la torre di Babele arrivata ad una certa altezza ha provocato l’ira di Dio, ed il descendamus pare già pronunziato; la confusione anche, se non dei termini materiali, delle idee e dei sentimenti, è già ben avvanzata; qual parte Iddio abbia riservata alla nostra razza superba, ancor non lo sappiamo, certamente di grande tribulazione, ed umiliazione in facia a tutto l’orbe, il quale fin qui ci ha [come] idolatrato come oracolo del mondo; ma questa gloria non durerà più gran cosa, saremo umiliati dalla nostra stessa superbia intitolata progresso, vera torre di Babele.

Iddio La benedica, Le dia salute, grazia, e l’amicizia Sua, per il che Lo prego instantemente, Ella anche preghi per me, per i poveri /348/ Galla nostri figli. L’abbracio in spirito unitamente a Mad.me e Le sono

sempre Divot.mo

Fr: G. Massaja V.o

F. 103r P. S. La grammatica è già a 200. pagine di stampato, ma ve ne sono 400. circa ancora da stampare. Quanto mi ha rincresciuto di non essermi trovato a Parigi per conferire secoLei sopra certi punti della medesima, non che per comunicarLe alcuni piani futuri concernenti la missione. Mi recherò a Parigi subito che la grammatica sarà finita per presentarla all’imperatore ed ai ministri; non posso ancora dire l’epoca precisa, ma le chef des travoux mi fa sperare che tutto sarà finito al più tardi in Maggio. Ella potrebbe in tal epoca trovarsi a Parigi? Le scriverò ancora più precisamente di questo.

Riguardo a M.r Lagard non facio che scrivergli; egli mi promette, ma poi.., non so cosa dirmi. Questo nostro amico è stato invitato dal ministero per essere mandato in [f. 103v] Abissinia presso Teodoro, ma egli pare abbia rifiutato per certi motivi di disgusto avuto col ministero, ed il suo rifiuto è stato di gran danno alla causa da me trattata. Sono all’eccesso disgustato anche io di questo. Come Ella sa, la mia speranza era riposta in questa missione diplomatica; il ministero l’aveva già decretata, ma poi, parte i torbidi d’Abissinia, parte il rifiuto di M.r Lagard, la cosa pare andare a monte. Monsignore Bell’ mi scrive d’Alessandria che stava per partire di là per l’Abissinia, ed anche lui trovasi in grande scoraggiamento.

Amplector Spiritu di nuovo, nella benedizione a Lei, a Madama, mentre godo ripetermi tutto Suo Servo.

Fr: G. Massaja V.o