Massaja
Lettere

Vol. 3

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]Padre R.mo

Alessandria 5. Maggio 1866.

Colgo l’occasione che questo Monsignore Delegato deve recarsi a Roma, per spedirLe alcuni documenti essenziali.

Prima di tutto troverà qui annessa coppia del mio testamento olografo fatto prima di partire da Marsilia, onde assicurare la successione del locale stato comprato per il collegio. A questo riguardo Ella deve sapere che in Francia non essendo riconosciuti i corpi morali e le mani morte, gli stessi nostri conventi sono posseduti da religiosi in particolare in facia alla legge civile, ed io ho dovuto perciò lasciare miei eredi sette religiosi, cioè PP. Domenico, Taurino, Emmanuele, Ireneo, Francesco Xaverio, Ferdinando, e Teodoro, sotto il loro rispettivo nome secolare. Avrei voluto nel testamento far menzione della mia qualità di Cappuccino possessore dello stabile solamente come Vescovo [f. 1v] e Vicario apostolico; così pure avrei voluto dichiarare i miei eredi nella loro qualità di Cappuccini, ma gli avvocati e notaj consultati mi proibirono assolutamente di ciò fare, adducendomi che con ciò i miei eredi naturali avrebbero potuto intavolare la lite per annullare il testamento. Ella perciò nel domandare alla S. C. l’approvazione di questo mio testamento, protesterà per me alla medesima, che io ho fatto questo unicamente coll’intenzione di prestare semplicemente il mio nome per ingannare il diavolo e tutti i suoi seguaci, ma che io protesto di essere padrone di niente, ma di voler vivere e morire da semplice cappuccino.

Da principio io aveva pensato di far comprare detto locale dal Capitolo della Cattedrale di Marsilia, ma poi invece è stato giudicato meglio che si facesse la compra a mio nome, come molto conosciuto in Francia e dal governo, sulla speranza che il medesimo avrebbe facilitato l’approvazione dello stabilimento dal governo.

[F. 2r] Ella osserverà di più che ho nominato i miei eredi suddetti universali, in diritto di succedere a qualunque altra cosa da me posseduta in facia alle leggi, particolarmente le opere in via di /362/ stampa. Per queste ultime la giustizia avrebbe voluto che lasciassi [erede] la mia Provincia di Piemonte, alla quale debbo la mia educazione, ma per non moltiplicare atti mi sono astenuto; ho lasciato però ordine che siano date alla medesima cento coppie; come altresì almeno cinquanta alla Procura Generale di Roma per distribuire alla Propaganda e ad altri come giudicherà meglio. Ella perciò sarà compiacente di vegliare sopra di ciò. La coppia del testamento qui annessa sarà presentata per l’approvazione, come sopra, e poi starà nella Procura Generalizia. L’originale di questo testamento è presso il notajo Rabbò di Marsilia; una seconda coppia sarà spedita al più presto al mio Procuratore P. Domenico da restare nel collegio; una quarta coppia si trova presso di me. Tutte queste quattro coppie sono scritte di mia mano, epperciò autentiche.

[F. 2v] Qui compiegata troverà pure una coppia dei regolamenti constitutivi che ho fatto per lo stabilimento; Ella gli mediti bene, e troverà che vi è niente di troppo; vedrà dai medesimi che io non intendeva emanciparmi dalla Provincia per dominare, ma solo prevenire le debolezze delle nostre amministrazioni provinciali. Non manchi di fargli approvare dalla S. C. di Propaganda, perchè così avranno forza di legge per gli uni e per gli altri. Avrei voluto mettergli come condizione nel testamento, ma i periti vollero mai vedere nel testamento condizioni di sorta, come cosa contraria alle leggi francesi. Riguardo ai regolamenti particolari, questi saranno spediti più tardi, ma non avranno bisogno di approvazione della S. C. di Propaganda, bastando quella del Procuratore Generale.

Qui compiegata Le mando pure coppia di alcune lettere scritte al P. Taurino, per informarla del nerbo con cui ho guidata la questione a Lei solo nota per portarla alla pace attuale.

L’abbracio nel S. Crocifisso e Le sono

Suo divot.mo
Fr: G. Massaja V.o