Massaja
Lettere

Vol. 4

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Regolamento del Collegio galla S. Michele
Marsiglia – S. Barnaba

F. 1123r

Regolamento per il piccolo Seminario Galla
detto di S. Michele in Marsilia.

[Roma, 16 luglio 1867]

1. La missione fra i popoli Galla per molto tempo non potendo ancora avere colà Seminarii regolari per l’educazione dei giovani si è pensato di stabilire questo Seminario, destinato unicamente per gli indigeni dei paesi Galla o Sidama appartenenti al vicariato Galla. Questo stabilimento è tanto più necessario se si riflette alla difficoltà delle strade per i missionarj europej, perché, appena si potranno avere giovani educati, potendo questi con facilità ritornare ai loro paesi, la missione potrà sostenersi e fare dei progressi con pochi missionarj europei alla testa.

/50/ 2. Lo stabilimento avendo per scopo unico l’educazione della gioventù africana del Vicariato Galla, non si potranno in esso ricevere giovani europei con qualunque siasi titolo essi si presentino. I soli missionarj Cappuccini nuovamente destinati coll’ubbidienza della S. C. di Propaganda potranno restarvi in prova della loro vocazione e per apprendere le lingue.

3. Occorrendo col tempo che la Provincia dei Cappuccini di Francia mancasse di soggetti per quella missione si potranno anche acettare Sacerdoti Secolari in qualità di terziarii, come aspiranti alla missione. Questi però avranno bisogno di una prova più lunga, onde assicurarsi della loro vocazione.

4. Il Seminario essendo stabilito per l’educazione di giovani destinati al Sacerdozio, o almeno per servire alla missione in qualità di catechisti, quei giovani, i quali dassero segni chiari di non essere chiamati al Sacerdozio [f. 1123v] dovranno essere ri[m]patriati al più presto, prima che si sviluppino le grandi passioni del mondo con danno dei loro colleghi.

5. Il Seminario di S. Michele è sotto l’alta protezione del Vescovo di Marsilia, il quale è pregato di fare al medesimo da Padre in tutti i suoi bisogni.

6. Lo stesso Monsignore Vescovo di Marsilia è pure presidente nato del comitato dei Signori marsiliesi, i quali s’incaricarono nel testo s’inricarono s’incaricarono di pensare ai bisogni temporali del Seminario; detto comitato è lasciato perfettamente nelle mani di Monsignore suddetto, il quale potrà convocarlo ad istanza dei Superiori del Seminario medesimo, se nella Sua saviezza lo crederà spediente, e potrà dare al medesimo tutte le raccomandazioni che crederà.

7. L’amministrazione del Seminario appartiene ai Padri cappuccini della Provincia di Francia; tutti gli uffiziali amministratori però dovranno essere nominati dal Vicario Apostolico, se presente e muniti di patente della S. C. di Propaganda ad eccezione del provinciale pro tempore, il quale essendo già Prefetto nato dei missionarj non avrà bisogno di detta patente.

8. Gli Uffiziali amministratori dei quali è questione nel Nº precedente sono i seguenti: 1. Il P. Provinciale pro tempore, il quale come Prefetto dei missionarj Galla sarà vero Superiore Ordinario dei religiosi, e nel tempo stesso amministratore nato e presidente dell’amministrazione congregata in Consiglio. 2. Il Procuratore del Vescovo dei Galla, il quale è il vero Superiore della casa, incaricato dell’amministrazione della medesima in tutti i suoi rami. 3. Il Direttore dei giovani, il quale è Padre Spirituale e pedagogo dei medesimi e risponsabile della loro educazione.

9. Occorrendo mancare uno dei due ultimi, cioè il Procuratore oppure il Direttore, il superstite [f. 1124r] di questi avrà il diritto di proporre un’altro per succedergli al V.o Ap.o, e trovandosi questo assente lo proporrà al Provinciale e suo Definitorio, e venendo approvato il Provinciale medesimo scriverà al Procuratore Generale delle missioni nostre, affinché ne ottenga la rispettiva patente dalla S. C. di Propaganda.

/51/ 10. Questi tre amministratori radunati in congresso sotto la presidenza del Provinciale esamineranno e decideranno tutte le cose straordinarie che potessero occorrere in tutti i rami d’amministrazione, ed occorrendo dispareri passeranno a votazione segreta, nella quale si dovrà attendere la maggior parte dei voti per la decisiva.

11. Ogni Uffiziale suddetto è indipendente nella sua parte in quanto all’esecutiva; qualora vi siano osservazioni da farsi a qualcuno dei medesimi, queste si dovranno fare in consiglio, fuori di esso nessuno avrà diritto di mischiarsi negli affari altrui.

12. Occorrendo che il Procuratore o il Direttore abbiano bisogno di un sostituto, esaminato il caso in Consiglio il Provinciale passerà d’accordo coi suoi deffinitori, e si avrà riguardo alla proposta dei suddetti nella nomina del medesimo, il quale potrà esercitare il suo officio per qualche tempo senza la patente della S. C. di Propaganda; passato un’anno con soddisfazione di tutti si dovrà domandare, affinché i medesimi possano dedicarsi intieramente al servizio del collegio, senza dividere il loro cuore con estranee aspirazioni, cosa molto essenziale. Se la Provincia fosse scarza di soggetti per simili impieghi potranno nominare anche Sacerdoti Secolari terziarii già provati come sopra numero 3.

13. Fuori del Consiglio o Congresso, il Provinciale non ha altra ingerenza nella casa del Seminario che la alta sorveglianza dei religiosi, siano questi professi o terziarii, oppure anche amministratori, perché ciò gli compete come prefetto e vero ordinario. [F. 1124v] Il Procuratore poi è vero superiore della casa e rappresentante della medesima in tutti gli atti civili e publici di ogni genere; solamente è subordinato al Provinciale nel suo potere ecclesiastico e spirituale. Il Direttore come privato è suddito del Procuratore, ma nel suo officio è indipendente in tutto ciò che concerne l’educazione dei giovani.

14. L’acettazione di qualunque persona per il servizio della casa, ed anche dei Sacerdoti terziarii aspiranti alle missioni non potrà farsi che in Consiglio; lo stesso si dica quando occorresse di licenziarne o rimandarne qualcheduno; occorrendo il bisogno urgente il Procuratore d’accordo col Direttore potranno acettarne qualcheduno, ma questi sarà provisorio fino a tanto che non sarà acettato dal Consiglio. Quando fosse il caso di rimandare e ripatriare qualche Semi narista per difetto di vocazione toccherà al Direttore farne la proposta al Consiglio e darne ragione.

15. Occorrendo qualche cosa di grave che tocchi uno dei due amministratori della casa, il P. Provinciale potrà comunicare l’affare ai suoi Definitori come consiglieri straordinarii, dietro il consiglio di questi; se il tempo lo permetterà si scriverà al Vicario Apostolico per le providenze che si dovranno prendere d’accordo colla S. C. di Propaganda; quando la cosa fosse urgente potrà il medesimo P. Provinciale coll’altro amministratore riferire direttamente ogni cosa al Procuratore Generale delle missioni nostre il quale d’accordo colla S. C. di Propaganda prenderà le misure opportune.

16. Il Procuratore potrà fare tutte le spese che occorreranno per il mantenimento della famiglia e per le riparazioni ordinarie della /52/ casa senza il consenso del consiglio; quando le riparazioni della casa passassero la spesa di cento franchi, allora dovrà prima esporre la cosa al consiglio ed averne il consenso del medesimo.

17. Quando fosse il caso di nuova costruzione pel miglioramento della fabrica il consiglio potrà deciderla se si trovano dei fondi per farla senza pregiudizio delle spese ordinarie per il mantenimento; [f. 1125r] se poi non vi fossero fondi, e che la spesa oltrepassasse

i mille franchi, allora la cosa si dovrà esaminare ancora dal definitorio provinciale per l’autorizzazione di una questua straordinaria in Francia, e se la questua dovrà farsi nella città e diocesi di Marsilia, la cosa dovrà rimettersi ancora al Vescovo ordinario.

18. Per il mantenimento della famiglia vi saranno due o tre terziari^ i quali faranno una questua quotidiana nella città e contorni di Marsilia nel modo stesso che fanno i Cappuccini, ben inteso colla dovuta dipendenza dall’ordinario. Se detta questua non fosse sufficiente al mantenimento della famiglia, allora il Procuratore d’accordo col P. Provinciale penserà a supplire con delle questue straordinarie, oppure ricorrendo al Consiglio centrale di Lione e di Parigi per soccorsi straordinarii sufficienti al bisogno.

19. I Prefetti o Vicarii apostolici in ritiro avranno diritto di restare nel collegio come loro casa paterna coi riguardi dovuti alla loro dignità; essi innoltre saranno amministratori nati del Seminario col diritto di sedere in Consiglio e voto eguale agli altri. Lo stesso si dica dei missionarii Galla dopo venti anni di lodevole servizio, dichiarando che il servizio prestato nel Seminario in qualità di amministratore con patente della S. C. di Propaganda, conta come fatto nella missione fra i Galla.

20. Per salvare l’osservanza della regola nei religiosi amministratori del Seminario, vi sarà un padre temporale o sostituto, come hanno i conventi nostri, il quale sarà anche cassiere; questi sarà nominato o dal Vescovo V.o Ap.o della missione, oppure in sua assenza dal Consiglio, dovrà essere un Sacerdote Secolare in segno di buona armonia col clero della città, ed approvato dal Vescovo di Marsilia. Tutte le limosine raccolte sia dal comitato dei Signori, sia dagli altri amministratori dovranno essere versate [f. 1125v] nelle mani del medesimo e registrate in un libro particolare tenuto da lui. Il Procuratore del V.o Ap.o verserà pure nelle mani dello stesso cassiere le limosine provenienti dal Consiglio di Lione o da altri, destinate per il mantenimento dei missionarii o Sacerdoti esistenti nel Vicariato, e queste dovranno avere un libro a parte, come limosine di diversa destinazione, che non si devono confondere con quelle del Seminario.

21. Il P. temporale o Sostituto prenderà gli ordini dal Procuratore per fare tutte le spese che occorreranno pel mantenimento della famiglia, e d’accordo col medesimo assisterà i lavori della fabrica, quando occorrerà, aggiusterà e pagherà gli impresarj e lavoranti. Quindi il P. temporale medesimo darà ogni anno al Consiglio un rendiconto esatto delle entrate, uscite, fondi, e debiti che vi saranno, ed i consiglieri amministratori segneranno il libro per discarico del medesimo. Rapporto alle limosine sopracitate, e destinate /53/ per il mantenimento del Vescovo, dei missionarii, e dei Sacerdoti indigeni stati ordinati con questo titolo, darà solo il conto al Procuratore come rappresentante del V.o Ap.o ed il libro sarà segnato da lui solo per discarico del cassiere.

22. Nell’aggiustamento dei conti e nella formazione dei bilanci dovrà sempre tenersi a parte una somma destinata per il riscatto dalla schiavitù di nuovi giovani, e per la spesa di viaggio dei medesimi dall’Africa a Marsilia, e da Marsilia all’Africa per quelli che saranno ri[m]patriati. Se occorresse di ricevere limosine particolarmente destinate per il riscatto di giovani Galla, queste limosine non potranno destinarsi per la fabbrica, ma solo per il riscatto suddetto, per il viaggio e mantenimento dei giovani riscattati e dimoranti nel Seminario.

23. Ogni qualvolta si terrà il congresso degli amministratori, dopo la preghiera consueta, si aprirà la sessione colla lettura dei presenti regolamenti generali spettanti all’organizzazione del Seminario sino al presente numero.

F. 1126r

Regolamenti speciali

Del Direttore

Il Direttore è l’anima del Seminario, da cui dipende la vita e la riuscita del medesimo. Tutte le fatiche, le spese, ed i sacrifizii che costa lo stabilimento avendo per unico scopo l’educazione dei giovani, importa prima di tutto che il Direttore risponsabile di detta educazione abbia un’idea giusta della sublime missione che tiene dalla divina Providenza, e l’abbia continuamente presente, ne sia investito, e ne abbia ripieno il cuore della medesima per potervisi dedicare totalmente all’opera senza riserva; egli deve portare nel suo cuore tutti i giovani, i loro bisogni, le loro necessità, i loro difetti, il loro avvenire, e l’avvenire della missione a cui sono destinati; egli deve sentire in se una vera necessità e bisogno di frequentemente vederli, parlare con loro, e di trasfondere nei medesimi tutto il capitale di zelo, di timore e di amor di Dio e di desiderio della salute loro e dei popoli ai quali sono destinati; egli infine, come una madre deve talmente cercare d’impadronirsi del cuore dei suoi giovani, che la sua parola diventi un’oracolo, la sola sua presenza un’incentivo alla pietà ed al fervore, e la sola idea di avergli dispiaciuto sia per loro il più gran castigo.

Prevenuto da queste idee il Direttore deve prima di tutto pregare instantemente Dio, affinché si degni infiammare il suo cuore di quel zelo e carità, il quale non sa stare nascosto, ma suol prorumpere all’esterno, impadronirsi dei cuori, sollevargli, e direi quasi vulcanizzargli di amor divino; tutta sta qui la sorte dei giovani, l’esito del nostro Seminario, e quello della futura salute dei popoli Galla contenuto in questi germi di futuro apostolato ai medesimi.

Allo opposto se il Direttore sarà indifferente e freddo, ancorché buono nella sostanza, tutti gli altri prenderanno della sua freddezza; mancando l’ardore ed il fuoco nel capo saran deboli tutti gli altri che /54/ avvicinano i giovani; quindi sarà debole fiacca e nominale l’educazione dei giovani stessi; un’educazione fredda [f. 1126v] e priva di eccitamenti non è capace di fare una crisi e troncare o trattenere il corso alle passioni che pullulano coll’età giovanile e s’infiammano col contatto reciproco dei giovani, che si debbono supporre meno custoditi; quindi un gruppo di conseguenze e di complicazioni, delle quali il fine è un’ipocrisia fatale, oppure un’abbandono formale della carriera: è questa la malattia di molti dei nostri Seminarj, e la sorgente di tutti i mali che si scorgono nel clero dei nostri paesi medesimi.

Si suol dare grande importanza allo sviluppo della scienza e si suole misurare il progresso e la prosperità di un Seminario dai saggi che danno i giovani nella medesima; non si fa che raccomandare questo ramo eccitando anche le passioni materiali dell’onore per ottenerne lo scopo: grande sbaglio nell’educazione dei giovani al sacro ministero! La Chiesa ha quasi mai dovuto soffrire ecclissi e fatali paralisi di ministero per mancanza di scienza, sibbene per mancanza di pietà, di zelo, e di fuoco evangelico; l’ecclesiastico con una modica scienza, ma con un gran capitale di spirito evangelico farà sempre del gran bene, e dopo i suoi corsi concentrati come si deve supporre continuerà a studiare e meditare, e finirà per diventare anche gran sapiente; all’opposto se si propone al giovane primariamente lo studio e la scienza coverà nel cuore un’orgoglio e un’ambizione che lo spinge, e perché queste passioni restano mai sole, un’ipocrisia sottentrerà a coprire il suo progresso tutto mondano, quindi si avvanzerà negli ordini e nelle dignità per far due piaghe alla Chiesa, una quella di far regnare il mediocrismo o nullismo dello spirito nella gerarchia sacerdotale, e l’altra per produrre lo spirito di rivolta quando non sarà più necessaria l’ipocrisia per andare avanti. Se ben si riflette alla storia di qui son nati tutti i disordini e tutte le eresie. Se ciò si deve dire del clero dei nostri paesi cristiani cosa non si dovrà dire di quelli che devono essere missionarj?

Il nostro Direttore perciò si guardi da simil peste, egli si prefigga come scopo principale anzi quasi unico l’educazione religiosa nello spirito sacerdotale ed apostolico, e solo secondariamente la coltura della scienza. Quando noi avremo aquistati giovani ferventi e tutto spirito d’immolazione, di zelo, e pieni di fuoco evangelico noi avremo tanti apostoli in detaglio all’ordine della Chiesa per far guerra al paganesimo, benché mediocremente instruiti, laddove aquistando noi sapienti, ma senza il dovuto capitale di doppio spirito che di necessità [f. 1127r] debbono avere, noi avremo lavorato inutilmente nella loro educazione, perché non saranno più per noi, ne per la missione. Pochi dotti e santi, che Iddio ci darà, basteranno per l’assistenza dell’alta gerarchia, e per l’istruzione dei giovani nelle scuole indigene; per questi si penserà a suo tempo a scegliere i migliori e collocargli nei luoghi dove si coltivano le parti più sublimi della scienza; per ora abbiamo bisogno di fervidi sacerdoti o catechisti per il ministero della parola in detaglio.

/55/ Il Direttore quindi deve pensare e mettere in prattica tutti i mezzi possibili per conservare queste pianticelle alla missione a cui sono destinate, e farle in modo che possano corrispondere alla missione della divina providenza che gli attende. Per conservargli alla missione deve procurare di tenergli lontani da tutte le passioni europee, non escluso l’attacco ai nostri paesi, e l’amore eccessivo per le scienze, come cose che gli distaccano dai loro paesi che debbono evangelizzare, e che impediscono lo spirito di Dio, affinché non prenda possesso dei loro cuori; epperciò procuri[:] 1. Di tenere i giovani lontani e segregati dal mondo, sopratutto dalla gioventù del paese. 2. Sia difficile condurgli per diporto a case particolari, dove possono fare speciali conoscenze ed amicizie. 3. Non permetta ai secolari di visitare lo stabilimento troppo frequentemente, massime ai giovani. 4. Abbia cura di scegliere persone sicure, sia per l’istruzione che per il servizio. 5. Nell’insinuare i doveri si parli raramente di onore, ma sibbene della volontà di Dio, e del merito presso il medesimo. 6. Si procuri di insinuare ai giovani il disprezzo del mondo. 7. Si parli frequentemente del bisogno di evangelizzare i loro paesi e fargli cristiani. 8. Raccomandi ai giovani di conferire e parlare nelle proprie lingue, affinché non si perdano. 9. Mostri il Direttore predilezione piuttosto per i divoti e ferventi che per i studiosi, affinché l’amore alla pietà domini sopra tutto il resto. 10. I castighi non siano troppo frequenti, e quando necessarii consistano piuttosto in privazioni che in battiture. 11. Si servano raramente di formole precettive per non assuefarli alla disubbidienza, ma l’ordine si lascii mai innosservato.

F. 1127v

Esercizii Spirituali

I Giovani del collegio essendo portati in Europa a costo di grandi sacrifizii ad oggetto di farne col tempo dei sacerdoti o almeno dei buoni catechisti, non basterebbe un’esercizio spirituale ordinario a praticarsi in tutti i collegi di educazione, ma è necessario qualche cosa di più dell’ordinario, ciò principalmente, perché il genio di quei popoli ha bisogno particolarmente di una pietà esterna per sostenersi, fino a tanto che il capitale di pietà interna sia ben sviluppato.

La mattina, appena levati, si faranno le preghiere solite a farsi da tutti i Cristiani, e lo stesso si farà la sera dopo la cena e prima di andare a dormire; a queste preghiere dovranno intervenire tutti gli individui della casa, non esclusi i servi. La mattina dopo la preghiera suddetta si dirà Prima del breviario romano, quindi le litanie dei Santi, e poscia assisteranno alla celebrazione della S. Messa; alle due di sera prima che si incomincino gli esercizii scolastici vi sarà il vespro seguito da un poco di lettura spirituale; la sera mezz’ora prima della cena vi sarà compieta, le litanie della Madonna e un poco di meditazione. A tutti questi esercizii dovranno intervenire tutti i giovani; quelli che sapranno leggere faranno coro, e gli altri assisteranno.

Nelle domeniche ed altre feste di precetto i giovani dovranno recitare in comune tutte le ore diurne del breviario romano, cioè dopo Prima si aggiungerà Terza e Sesta, e poscia Nona prima del pranzo. Nelle grandi solennità è desiderabile che i giovani dicano /56/ innoltre ancora il mattutino in quell’ora che il Direttore crederà meglio.

Ogni mattina dopo la messa il Direttore, oppure altro sostituto, spiegherà la festa del giorno facendo qualche breve riflessione sul mistero oppure sulla vita del Santo. Mentre si celebra la S. Messa uno dei giovani leggerà ad alta voce qualche divoto libro in cui si accompagnano le parti della Messa, affinché i giovani imparino a meditare il gran mistero.

Le preghiere della mattina si faranno in lingua Francese, e quelle della sera in lingua Galla. La sera prima di dormire ed immediatamente avanti di spogliarsi nel dormitorio si diranno in comune le tre ave Maria colle rispettive preghiere per la purità, come si trovano scritte in Galla dopo le preghiere comuni.

F. 1128r Prima delle grandi solennità si facia un triduo di preparazione alle medesime, nel quale i giovani si debbono particolarmente preparare a ben confessarsi e comunicarsi; nel corso dell’anno i medesimi debbono presentarsi al Confessore almeno ogni quindeci giorni; la comunione frequente si permetta facilmente ai più ferventi, come in premio atto ad animare anche gli altri; si tengano indietro i più scorretti e meno diligenti. Così s’introduca l’uso di far servire la S. Messa ai più ferventi come in premio, tenendo indietro gli altri, e ciò per far loro concepire un’alta idea di questo ministero, e non accada che si prendano a noja, come suol accadere.

Vesti dei giovani e letto.

È sommamente necessario ed importante nell’educazione di questi giovani che abbiano i medesimi tutto il necessario per riparargli dal freddo, e per un’igienica proprietà necessaria alla salute, ma niente più del necessario, per schivare la troppa delicatezza ed il lusso, i quali sono piuttosto una vera malattia per questi nostri paesi, dalla quale suole nascere, come di conseguenza, la sensualità nemica delle opere grandi, ed incompatibile con un cuore generoso, come dovrebbe essere il cuore di ogni Sacerdote missionario, che si deve supporre avere per primo principio la propria immolazione per il bene delle anime infedeli; quindi molto più perché potrebbe produrre nei nostri giovani una ripugnanza per il ritorno ai loro paesi, dai medesimi conosciuti come paesi di privazioni e di sacrifizi materiali, e così frustrare quasi affatto lo scopo di questo Seminario, il quale tanto costa a noi ed ai benefattori. In vista di ciò si ordina

1. Che i giovani Seminaristi siano vestiti di drappi ordinarj poco presso nel modo stesso che vestono i cappuccini, come genere di vesti molto salubri, economiche, semplici, e più conformi alle vesti che si portano nei paesi, dove debbono ritornare dopo l’educazione.

2. Il colore dovrà essere o bigio, o nero, oppure altro, purché non bianco, perché meno proprio e troppo delicato per giovani che non sanno ben custodirsi. La forma dell’abito sia come [f. 1128v] /57/ quello dei terziarj cappuccini, ma in luogo della corda potranno avere una cinta di cuojo.

3. In luogo di camicie di lino o di cotone abbiano camiciuole di lana colorita, le quali dovranno cangiarsi almeno ogni otto giorni. Oltre la camicia abbiano mutande di tela, le quali pure dovranno lavarsi soventi.

4. Nell’estate non portino calzetti, ma solo scarpe, oppure anche sandali al modo dei Cappuccini; nell’inverno poi abbiano calzetti di lana oscura e forte.

5. Il letto sia perfettamente come quello dei Cappuccini senza stramazzo e senza lenzioli, ma un solo saccone di paglia con coperte sufficienti per riparargli dal freddo.

6. Dovranno dormire tutti in dormitorio, oppure due, ma ciascheduno in letto a parte, ed in distanza tale, che trovandosi in letto la mano dei ragazzi non possa arrivare per toccarsi a vicenda. Alla testa del dormitorio vi sia un letto per quello di guardia, il quale deve essere una persona di costumi molto sicuri.

7. In ciascun dormitorio vi dovrà essere tutta la notte un lume sufficiente, affinché la guardia possa vedere tutti i movimenti dei giovani pendente la notte. I giovani si metteranno in letto colla camiciuola e colle mutande.

8. Si dovranno corricare tutti nello stesso tempo dopo la recita in comune delle tre ave Maria, e la guardia non si corricherà, se non dopo che tutti o quasi tutti saranno addormentati. Lo stesso ordine si deve osservare la mattina nel levarsi, e la guardia non abbandonerà il dormitorio, se non dopo la sortita di tutti i giovani per andare al lavatorio e poscia alla preghiera.

Vitto dei Giovani

Quello che si è detto delle vesti e del letto, dover essere molto semplici per non allontanar troppo i giovani dal tenore di vita che hanno condotto nel loro paese, e che dovranno riprendere dopo la loro educazione, essendo ri[m]patriati, con maggior ragione deve dirsi del vitto e nutrimento, come cosa che tocca più da vicino la vita materiale e suscettibile [f. 1129r] di produrre un’abitudine più difficile a vincersi poi, e più capace d’imporre ai medesimi una maggior ripugnanza a ritornare nei loro paesi.

Le abitudini alimentarie sono presso di noi forze troppo perfezionate, complicate ed esaggerate, in modo che un gran numero di malattie presso di noi fatali e comuni, delle quali io neanche l’umbra ne viddi in quei paesi in tutti i moltissimi anni che vi ho dimorato, avrei forti ragioni per attribuirle alle abitudini e necessità che ci abbiamo creato di nodrirci più di quanto domandi il bisogno della nostra machina animale, semplicissima nelle sue funzioni organiche, e molto amica dei semplici. Per noi tali abitudini e necessità sono divenute come una vera schiavitù, la quale da un canto ci strascina ad una sensualità quasi pagana, mentre dall’altro canto genera uno sbilancio di forze materiali micidiale più che altro.

/58/ Noi portiamo qui giovani africani collo scopo d’iniziarli nell’educazione cristiana colla speranza che questi giovani la riporteranno ai loro paesi; ora non sarebbe egli un cattivissimo calcolo fabricare in essi delle necessità, le quali non sono la più bella parte della nostra educazione cristiana, per non dir peggio? Non sarebbe egli un cattivo calcolo concorrere a formare nei medesimi dei bisogni che non sono i più igienici per loro, bisogni d’altronde che non potranno poi soddisfare nei loro paesi, e che comprometterebbero tutto lo scopo del nostro Seminario? In vista di tali riflessi e di tanti altri che potrei qui addurre per corroborare il sistema economico del nostro Seminario, onde metterci al sicuro da certe critiche, tanto più delicate e sensibili, perché paliate da uno spirito di apparente carità o filantropia; in vista di tutto il sopradetto, essendo necessario che il nutrimento dei nostri giovani sia molto semplice, e per quanto si può conforme al vitto dei paesi di dove vengono, e dove debbono ritornare, si ordina[:] 1. Che il pane non sia limitato. 2. Il vino sia sempre adaquato, e che nelle sole solennità sia lecito al Superiore di darne qualche bicchiere puro, meno i casi di malattia. 3. Che nella collazione [f. 1129v] della mattina si dia raramente il caffé a uso europeo, come eccitante il nervo, e poco confacevole ai giovani; si dia invece abitualmente un pezzo di pane sufficiente con un poco di formaggio, oppure qualche frutto sano; ai piccoli e deboli si potrà dare un poco di latte, se pure potranno averlo. 4. Nel pranzo si dia una buona minestra solida, e una sola pietanza con qualche frutto o formaggio. 5. Riguardo ai piccoli, i quali non possono fare un pasto completo, verso le tre di sera si offra loro un poco di merenda consistente in un poco di pane con qualche frutto. 6. La cena consisterà in una minestra o brodosa o consistente, come meglio sarà desiderata; quindi un’insalata o cruda o cotta con alcuni frutti. 7. Si mangi carne solamente tre giorni la settimana, cioè Domenica, martedì, e giovedì, oppure nelle feste maggiori; negli altri giorni la pietanza sia di verdura, o di legumi, o di pesci, oppure altra cosa solida e sana. Con questi regolamenti però non s’intende di derogare alle ordinazioni dei medici che risguarderanno i casi e bisogni particolari; come pure non s’intende proibito al Superiore qualche generosità nelle circostanze straordinarie, purché la cosa non sia troppo frequente da passare in abitudine.

Studio, lavori, e divertimenti.

Nel dare al Direttore alcune regole generali di direzione si disse che l’educazione religiosa dei giovani era lo scopo primario a prefiggersi, e la scienza soltanto secondario; ciononpertanto è uopo confessare che lo studio deve essere la prima occupazione dei giovani dopo la preghiera, anzi deve essere quasi l’unica occupazione dei nostri Seminaristi. Lo studio sarà così distribuito: Nel primo anno il giovane si occuperà unicamente delle lingue Latina e Francese; nel secondo anno vi sarà lo studio della grammatica unito alla storia biblica ed ecclesiastica; nel terzo anno la filosofia; nei tre ultimi /59/ anni si studierà la teologia. Quei giovani, i quali nel corso dei sei anni avranno ottenuto sempre piene lodi nella pietà e nello studio saranno collocati altrove per aggiungere ancora due anni di studio di diritto ecclesiastico e canonico.

Essendo i seminaristi destinati per le missioni in paesi, dove conviene sapere un poco ancora dei lavori di mano i più comuni e domestici, nelle ore di libertà [f. 1130r] dallo studio e nei giorni di vacanza debbono occuparsi dei medesimi; tanto più che servono mirabilmente per sollevare lo spirito nel tempo stesso, ed allontanare l’ozio e le conversazioni inutili. I nostri giovani perciò dovranno fare e cucire le proprie vesti, lavarle, e rapezzarle; sarà bene pure che essi apprendano ancora a fare un poco di cucina; così parimenti servano gli ammalati loro colleghi, e si procuri di far loro imparare un poco di flebotomia e di medicina elementare; più dovranno apprendere a fare vesti sacre come paramenti di ogni genere, camici, rochetti, cotte, e simili oggetti di Chiesa. Anche qualche elemento di massoneria, come cottura della calce, modo di fare mattoni, di fabricare, e simili. Una qualche idea sulla fusione dei metalli, qualche cognizione di agricoltura, come l’innesto, la maniera di coltivare l’olivo, far l’olio, e simili. Non vi è cognizione di questo genere che non sia di grande utilità in paesi per se richissimi di produzioni, e poverissimi d’industria; a misura che si presenta l’occasione sono tutte cognizioni che si potranno dare, quando queste siano compatibili coll’educazione principale, e collo studio; quando occorresse di dover lasciare i giovani fuori dello stabilimento con pericolo che si guastino allora sarà meglio lasciare tutte queste cose secondarie per salvare il principale.

Per dire finalmente qualche cosa delle ricreazioni, terminerò con dire, che i giovani devono avere le loro ore di sollievo assegnate dal Direttore, ma è essenziale che le medesime siano custodite ed utilizzate per quanto sarà possibile; custodite, cioè misurate, fisse e non arbitrarie, quindi sotto la vigilanza di qualcheduno, affinché la ricreazione non si cangi in dissipazione ed occasione di corruzione; utilizzate, cioè cangiate industriosamente in conferenze spirituali o scientifiche, almeno la maggior parte delle volte, oppure con lavori di mano. L’essenziale è che nelle ricreazioni i giovani stiano radunati tutti insieme, e nessuno si allontani notabilmente col compagno favorito.