Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 160rIll.mo Signor d’Abbadie

Roma 10. Agosto 1867.

Essendomi arrivata jeri lettera dal nuovo Re dello Choa (o Scioha) Menelik, il quale mi scrive e mi fa la più gran premura di andare colà, il mio affare trovasi totalmente mutato.

Gli inviati del suddetto Re Menelik si trovano in Zejla dal principio di Luglio con ordine del loro Re di aspettarmi ad ogni costo; come vede, io debbo partire subito per poter arrivare al più presto in Novembre a Zejla; altrimenti tutta quella gente mi si potrebbe disgustare, e guastarsi quell’affare, da cui dipende la strada alla Missione.

In vista di ciò io ho deciso, ed ho già scritto in Aden che ritornerò [f. 160v] colà al più tardi sul fine di Settembre prossimo.

Come però non posso lasciare l’Europa senza vedere almeno di passaggio il nostro piccolo collegio di Marsilia, subito dopo l’Assunta lascierò Roma e vi anderò colà; dilà anderò a Lione per affari col Consiglio della Propagazione; non credo poter venire in Parigi, perché mi prenderebbe troppo tempo. Ella pensi un poco alla maniera con cui potremo ancora trovarci, avendo vero bisogno di parlare con Lei. Come Ella ben potrà immaginarsi, se ha luogo la mia entrata nello Scioha sarà certamente l’ultimo nostro incontro in questo mondo.

Se la grammatica fosse venuta prima, a quest’ora tutti i nostri affari sarebbero finiti; ora è inutile pensarci, perché non posso più aspettare; Iddio è stato con me tanto buono che ha vo- [f. 161r] luto privarmi dell’occasione di fare un atto di vanagloria, affinché il merito delle mie fatiche resti intatto tutto per lui; di tutto ne sia ringraziato.

Debbo poi dirLe che jeri ho potuto parlare a lungo col S. Padre, al quale ho parlato molto di Lei; finì con queste parole consegnandomi per Lei e per Madama due medaglie: gli dica che lo benedico /71/ di tutto cuore e che prego il Signore, affinché scriva in Cielo a caratteri d’oro i desideri suoi di giovare alla causa delle anime; la medaglia grossa è per Lei, la piccola è per Madama d’Abbadie; il resto poi che io desidero per Lei verrà immancabilmente, perché già ne ho parlato con chi a suo tempo ricorderà la cosa al Santo Padre. Se le grammatiche non sono ancora state spedite, Ella potrà spedirle direttamente come segue.

1. Tre esemplari, uno per il Papa, legato in tutto lusso, un’altro [altro] anche legato, [f. 161v] a M.r Pacca Maestro di Camera, ed un terzo parimenti legato a M.r Talbot inglese Cam.[eriere] di Sua Santità; per queste tre Ella farà una lettera d’accompagnamento a M.r Talbot suddetto, nella quale dirà ciò che crederà sul merito dell’opera.

2. Una seconda spedizione di cinque esemplari anche legati, uno per il Cardinale Barnabò, altro per M.r Cappalti Segretario, altro per M.r Simeoni Segretario dei riti orientali, altro per il professore Torroni nostro minutante, e l’ultimo per il Rettore del Collegio; anche questa spedizione la facia accompagnata con lettera a S. Eminenza.

3. Ne manderà quindi una al Cardinale Antonelli accompagnata da lettera, un’altra al Cardinale Pitra, anche con lettera, una terza alla nostra principessa Carolina Wittgenstein.

Facendo queste spedizioni Ella dirà che io l’ho pregata di farle prima di partire. La mia benedizione a Lei ed a Madama d’Abbadì, e sono

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o