Massaja
Lettere

Vol. 4

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A monsignore Carlo Filippo Place
vescovo diocesano – Marsiglia

F. 1169rEccellenza R.ma

Aden 20. Ottobre 1867.

Ho avuto l’onore di scriverLe tre lettere di quest’anno, una in Aprile dall’Egitto, un’altra in Roma sul principio di Luglio, ed una terza in Settembre scorso parimenti dall’Egitto; di nessuna avendo fin qui avuto risposta ho pensato di diriggerLe questa quarta ed ultima. Nelle tre anzidette mie, benché sempre molto afflitto e molto irritato dal di Lei modo di procedere, pure ho voluto sempre che dominasse la massima evangelica e scrissi sempre con stile d’umiliazione, benché sapessi di scrivere ad un vescovo molto più giovane di me. Con tutto questo vedendomi nessuna risposta e corrisposto con un disprezzo formale delle mie let- /99/ tere troppo umili fin qui, mi perdonerà se cangio stile in questa mia ultima, colla quale voglio farLe conoscere [f. 1169v] le ultime mie disposizioni relativamente a questa questione, la quale è un colpo mortale al cuore mio ed all’opera di Dio che rappresento.

Prima di tutto domando di passaggio se per avventura io non avrei motivo di lagnarmi di Lei perché non risponde alle mie lettere officiali; Ella pare che si facia forte col nome di S. Em: il Cardinale Barnabò come amico, ed io sono partito da Roma lasciando la questione nelle sue mani affidato alla sua giustizia; per ora nessuna risposta è stata data. Lasciando questa questione distinta, il non avermi risposto sarebbe una mancanza di rispetto alla mia persona come vescovo più vecchio; come Vicario apostolico sono suddito dell’Em.mo suddetto, ma come vescovo sono suddito immediato del Papa al pari di Lei, ed avanti di lui potremo trovarci entrambi con titolo eguale.

In secondo luogo Le domando a quale canone della Chiesa V. E. si è appoggiata per proibire le costruzioni a S. Barnabé sul mio terreno e con denaro mio; il canone è questo: avendo io appoggiato questi lavori ai poveri Cappuccini [f. 1170r] questi in Francia non possono lottare con Lei e devono stare quieti; è dunque un canone di dispotismo leonino; altrove non sarebbe stato così; postoché Ella si fa forte coll’appoggio della legislazione francese poco canonica, non potrei fare io lo stesso e dire: in facia alle leggi francesi io sono padrone del terreno di S. Barnabé ed in casa mia facio quello che mi piace, non è vero? Se io mando un procuratore di quelli che ignorano la porta del Suo vescovado, Ella cosa farebbe col Suo veto fuori del caso?

In terzo luogo domando sotto quale titolo ella vuole mischiarsi in questo affare; non si tratta di uno stabilimento publico destinato per educare giovani della diocesi Sua, ma una semplice casa privata mia destinata all’educazione di giovani che sono miei.

Per ultimo domando la spiegazione di quelle parole che Ella mi disse in Roma, e che è solita a ripetere a tutti; cioè, non permetto di construire se non mi fanno vedere i mezzi sufficienti che hanno per costruire e per nodrire i giovani; noti che prima diceva solo per costruire, ora dice per nodrire... Caro Monsignore mio, forze Ella, ancor molto giovane nel ministero, non ha fatta tutta [f. 1170v] la riflessione sul peso della massima che pare dominarLa nella questione attuale; se stesse il di Lei principio bisognerebbe chiudere tutti i conventi e stabilimenti che vivono di beneficenza, e tutte le missioni del mondo, le quali sussistono con soccorsi di nessuna certezza fuori della promessa di Dio; stando il di Lei principio gli apostoli stessi mandati in mundum universum da Cristo nostro Signore avrebbero dovuto rispondere, molto bene, ma dove sono i mezzi materiali per tanti viaggi?

Caro Monsignore, questa è la piaga del Sacerdozio del nostro secolo, motivo per cui Iddio ci ha già flagellati e minacia di flagellarci di più; ma lasciamo tutte queste questioni dolorose fra noi, e veniamo ad una risoluzione, perché è tempo ormai di finirla.

/100/ Nell’orrida persecuzione che Ella fa all’opera di Dio io voglio darLe vittoria completa, e lascio a Lei di sciegliere fra i due partiti ai quali io mi veggo costretto ad appigliarmi per non fare la guerra a Lei:

F. 1172r Per levare d’imbarazzo i poveri religiosi e mettergli in salvo da una persecuzione, io manderò un procuratore Lajco, il quale non avrà bisogno di Lei; col mezzo di un tale procuratore, o facio andare avanti l’opera mia della fabrica, come ho tutto il mio diritto di fare, riservandomi poi di prendere le misure con Roma quando la fabrica sarà fatta, oppure facio vendere il terreno per costrurre altrove; Ella pensi a tutte le conseguenze ed a tutta la risponsabilità per il bene che già ha impedito fin qui, e quello che impedirà; badi ancor di più a tutte le publicità che potrebbero occorrere certamente più al di Lei carico che al mio... pensi bene e mi risponda, perché se non mi risponderà sarà segno che Ella non vuole degnarsi di discendere tanto basso per intendersela con me, ed allora io sarò libero da ogni riguardo a Lei; [f. 1172v] Monsignore, La scongiuro di nuovo a riflettere a tante altre ragioni già toccate altra volta e che non ripeto, rifletta perché io sono molto irritato dal suo modo di procedere, ne giusto, ne polito; io ho incominciato legittimamente questa operazione, la quale costa già grandi sacrifizii personali e grandi spese; colla Sua testardaggine mi ha già fatto del gran male e vuole compirlo; badi bene [che] con Dio non si facezia, e col tempo il publico lo giudicherà, non dico altro.

I poveri religiosi temono Lei, epperciò non osano scrivermi, ma io in Marsilia ho amici e so tutto quello che si fa e che si dice; so che Ella impedisce ancora attualmente di fabricare, e so che si fa forte col nome di S. Em: il Cardinale Barnabò ancora attualmente; un giorno potrei rendere ostensive le lettere che mi obligano a scrivere in questo modo.

F. 1173r Ella dirà che aspetta la decisione di Roma, e fin là non lascierà fabricare; sappia che in Roma io non ho domandato affatto la facoltà di fabricare, ma sibbene la conferma dei regolamenti; per l’autorità di fabricari sul mio terreno e coi denari che stanno nelle mie mani, non ho creduto mai necessaria una licenza; Ella perciò ha nessun diritto di mischiarsene, anche sotto questo specioso titolo.

Sulla speranza intanto che Ella rifletterà più seriamente e non vorrà moltiplicarmi afflizioni nel momento in cui sto per intrapprendere una nuova campagna di tribolazioni nel mio già troppo lungo e pesante apostolato, La lascio ai piedi del crocifisso e sono tutto Suo

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o