Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Alessandro Barnabò
prefetto da Propaganda Fide – Roma

F. 1197rEminenza R.ma

Ambàbo di Tagiurra – costa orientale d’Africa
26. Décembre 1867.

Partito di Aden la sera del 28 Ottobre in compagnia del nostro Vice Prefetto Taurino, del P. Ferdinando da Jeri, e dei due più anziani collegiali galla di Marsilia, la sera del 1. Novembre eravamo qui in Ambabo, piccolo villaggio dipendente da Tagiurra, e patria del capo di Zejla e Tagiurra chiamato Abu Beker.

Ho lasciato per metà tutti gli affari sia in Europa che in Aden, perché tutte le lettere mi facevano premura di venir presto, ed io non voleva cagionare menomamente un’incaglio all’apertura di questa strada, per cui ho travagliato tanti anni, col mio ritardo importuno.

Appena arrivato qui non tardaj a conoscere [f. 1197v] che vi sarebbero state delle difficoltà; la pace tra i Dankali ed i Somauli che si supponeva conchiusa era ancora una vertenza, come lo è ancora attualmente; sono ora presto due mesi e preveggo almeno un’altro mese che dovremo attendere; ma finalmente si otterrà, e spero potere effettuare colla pazienza il progetto d’entrata e di apertura di questa strada; ecco lo stato delle cose qui per ora, il resto è tutto ancora nelle mani di Dio, ma giova sperare bene.

Le ultime lettere arrivatemi da Marsilia mi fanno conoscere che l’affare del Collegio è molto ammalato; quel monsignorino assuefatto a fare dei calcoli in denari contanti e poco amico di confidare nella providenza, più zelante degli affari miei che non degli affari suoi, fa tuttora dei passi più avvanzati; prima era solamente questione di non lasciare fabricare senza vedere in contanti la somma requisita; benché questa condizione fosse contraria alle promesse [f. 1198r] fattemi dai marsiliesi in Aprile 1846. [1866] quando ho benedetto la prima pietra fondamentale coll’assistenza delle autorità ecclesiastiche e civili, pure in Roma di quest’anno volendo transiggere con M.r Place, ho voluto lasciar passare questa condizione; ora /112/ ecco le condizioni che oppone: la prima è l’approvazione dei regolamenti, della quale pare che abbia molto di che da dubitarne... la seconda è quella di far vedere in avvanzo i mezzi non solo di fabricare ma di mantenere i giovani in avvenire. Rapporto alla prima condizione io ho domandato l’approvazione dei regolamenti in seguito a dicerie di Monsignore, il quale supponeva che io facessi lo stabilimento per fare un contraltare alla S. C. di Propaganda, del resto ne io l’avrei cercata ne la S. C. l’avrebbe pretesa. Relativamente alla seconda condizione, rende impossibile l’esecuzione dei miei progetti; io aveva prima ideato di farlo in Egitto ed ho lasciato perché colà avrei potuto fabricare, ma non mantenere [f. 1198v] lo stabilimento in seguito; ora che il zelantissimo nostro Place mi presenta la stessa difficoltà, come pare, disposto a proibire la generosità dei marsiliesi, io penso bene ritirarmi. Prima di tutto, se V. E. R.ma non ha ancora proposta l’approvazione agli Eminentissimi dei regolamenti lasciati, La prego di sospendere se prima non sarà accertata dal Vescovo Place sulla condizione suddetta, per non esporre cotesta S. C. a fare un passo inutile, ed anche per risparmiare a me il dispiacere di fare una triste figura, come nell’affare del catechismo galla; Iddio calcolerà tutti i miei sforzi, fare un miracolo dipende da lui solo, ne io lo pretendo. Io non scrivo più al Vescovo suddetto, il quale conosce molto bene la sua posizione di Vescovo titolare e la mia di semplice Vicecurato dell’Em: V. R.ma, motivo per cui [non] si è degnato mai di rispondermi. Come poi la mia persona stessa poco benevisa a cotesta S. C. potrebbe in qualche maniera essere di danno all’opera di Dio a me [f. 1199r] affidata, rinnovo le mie dimissioni già date, se non erro, sul principio dell’anno 1866 prossimo scorso, delle quali Ella deve tenerne ancora il documento. Avrei fatto questo passo in Roma, ma ho lasciato di farlo per due ragioni; primo perché sarebbe stata presa la cosa come un rifiuto di ritornare alla missione a cui sono legato con voto; secondariamente ho temuto di scoraggiare il publico ed i novelli missionarj. Se dunque Iddio sarà tanto buono di benedire questo viaggio, io metterò al posto loro i nuovi missionarj, e farò di tutto per istradarli e fargli conoscere; più Ella potrà essere sicura che io farò di tutto per ajutargli ed incoraggirgli, e come semplice missionario posso assicurarLa della mia buona volontà di lavorare sino alla morte; ma assolutamente io non voglio più saper nulla di amministrazione, e di risponsabilità; non creda questa mia una semplice velleità; perché assolutamente [f. 1199v] sono risoluto di nulla più volerne sapere. Resta inutile addurre ulteriori ragioni di questa mia assoluta rinunzia, la convinzione della mia insufficienza valga per tutte. Neanche voglio più mischiarmi a dirLe[:] metta questo o quello in luogo mio, Ella deve essere abbastanza informata di tutto, ed io sono dispostissimo a riconoscere per Superiore quello che diranno. Solamente Le dico che se al termine dell’anno prossimo entrante non arriveranno i documenti opportuni io mi considererò di fatto come esonerato, e manderò ogni questione a M.r Cocino, come quello che già possiede un titolo.

/113/ Benedica il nostro prossimo viaggio per lo Scioha, il quale non lascia di essere scabroso; benedica ancora il germe di disposizioni che vi sono, mentre assicurandoLa di tutta la venerazione mia per la Sua persona, Le bacio la S. porpora e sono figlio in Gesù Cristo

Fr: G. Massaja V.o I.