Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Fabiano Morsiani da Scandiano OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]Padre R.mo

Ambabo di Tagiurra – Costa orientale d’Africa
27. Décembre 1867.

Ella conosce le lettere ricevute da Scioha e da Aden, le quali mi facevano gran premura di partire; la stessa premura mi si faceva ancora in Aden dopo il mio arrivo colà, motivo per cui ho dovuto abbandonare tutti gli affari di quella missione da Lei raccomandatami; arrivato qui il 1. di Novembre, avrei creduto di partire subito per l’interno, ma le cose di questi paesi sono troppo contingenti per potervi fare un calcolo certo; appena arrivato qui ho veduto che la pace non era ben consolidata, ed alcune mene si erano poste di mezzo per mandare a monte il nostro progetto; ecco presto passati due mesi di brighe, [f. 1v] senza poter dire che il nembo minacioso sia affatto dissipato; ci consola una speranza ancora incerta di prossima partenza, perché il diavolo di questi paesi è molto più semplice, ancora molto codino, mentre quello dei nostri paesi fatto col progresso è molto più astuto e qualche volta si mette anche la mitra in capo per distruggere l’opera di Dio e far guerra alla Chiesa. Coll’ajuto di Dio spero di vincere quì coi mussulmani, ma Le dichiaro d’aver perduta la questione di Marsilia per la ragione suddetta.

Il Vescovo Place più superbo di prima è ritornato al suo veto di fabricare e mette due condizioni, delle quali la prima è l’approvazione dei regolamenti, e la seconda è quella di far vedere i mezzi non solo per fabricare, ma per nodrire i giovani. Io aveva domandata l’approvazione dei regolamenti unicamente perché quel [f. 2r] Vescovo nel suo veto spaciava che io faceva lo stabilimento per fare un controaltare alla Propaganda, del resto ne io l’avrei domandata, ne la S. C. l’avrebbe pretesa. La seconda condizione è direttamente contraria alle condizioni fattemi dai Marsiliesi quando ho benedetto la prima pietra fondamentale presenti tutte le autorità ecclesiastiche e civili; in Roma ho ceduto pro bono pacis in quanto ai mezzi di fabricare e promisi al Vescovo che perciò non avrei disturbato il publico; ora pretendendo ancora di rendere prima ostensivi i mezzi di sostentamento del collegio, rende il medesimo impossibile, perché /114/ mi getta nella stessa posizione in cui era quando si trattava di farlo in Egitto. Come questo prelato si fa forte coll’appoggio di S. Em: il nostro cardinale Prefetto, e pare che abbia già qualche [f. 2v] argomento da credersi vincitore, motivo per cui neanche si degna rispondere alle mie lettere, io mi trovo nel bisogno di cedere, come ho ceduto, non solo allo stabilimento di Marsilia, ma all’amministrazione del Vicariato avendo irremissibilmente dato le mie dimissioni, contento di rientrare nella sfera di semplice missionario sotto gli ordini di quello che piacerà a S. Em: di stabilire. Come Ella sa, poco contento del mio viaggio a Roma, dove sono stato chiamato per nulla fare, era tentato di rinunziare costà, ma il riflesso che la mia rinunzia sarebbe stata mal interpretata, e per altra parte avrei mandato a monte l’affare dello Scioha, e lasciato questi missionarj nell’impicio, me ne sono partito; ora è venuto il mio momento, ed è finita. Caro P. R.mo, pare venuto il momento della mia terza rinunzia al mondo, e di poter prendere alle buone la mia cara grotta, unico mio desiderio, che spero compito ben presto; quando Ella avrà inteso [f. 3r] che sono entrato effettivamente nell’interno, allora tenga per certo che Iddio mi ha accordata questa grazia. Con ciò non dico di abbandonare la missione, anzi all’opposto spero poter fare maggior bene alla medesima occupandomi colà a scrivere ed a coltivare il clero, se i superiori della missione crederanno opportuno. Allora non mi occuperò più di quanto potranno dire gli uni e gli altri, a tutti risponderò con alcuni manoscritti che si troveranno in morte presso di me.

Due parole della missione di Aden: Ella mi pregava di occuparmene nella suposizione di dovermi fermare colà, ma la cosa essendo andata diversamente ho dovuto limitarmi ad alcune esortazioni al P. Alfonzo e poi rimettere ogni cosa a lui, come già Le scrissi.

Questo Padre di costumi è sicurissimo, e non manca di buona volontà di fare del bene [f. 3v] ma ha certe prevenzioni, le quali avrebbero ceduto con poco più di tempo. Ho cercato di lasciare colà il P. Ferdinando da Ieri per alcuni mesi colla qualità di procuratore sino all’arrivo di un’altro dalla Francia a riempire questa posizione stessa; voleva far questo per accostumare il P. Alfonzo ed il governo ad avere Padri francesi, ma ho avuto il vento contrario da due parti, ed ho potuto ottenere un bel nulla; far venire direttamente di Francia uno prima che sia realizzata l’apertura del viaggio mi parve una cosa troppo avvanzata, e forze avrebbe dato nel naso al nostro caro Alfonzo, il quale è sempre fermo nel domandare un missionario italiano; ora facia V. P. R.ma ciò che crederà meglio.

Preghi per me affinché Iddio benedica il nostro viaggio; mi saluti tutti e mi creda sempre Suo

Divot.mo figlio
Fr: G. Massaja V.o

P. S. I saluti del nostro V. Prefetto Taurino e del P. Ferdinando.