Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 177rIll.mo Signor d’Abbadie in G. C. Amat.mo

Licee – Scioha 25. Maggio 1869.

Sono due mesi solamente dacché Le ho scritto col mezzo di un’indiano spedito dal Re alle costa del mare; colgo ora la circostanza della partenza probabile di un corriere domani per aggiungere queste poche linee alla lettera del P. Taurino.

Le cose dell’Abissinia vanno di male in peggio; la morte del detto Teodoro, e la partenza degli inglesi lasciò il paese in balia dei partiti. In Tigré regna un certo Kassà piccolo nipote di Ras Walde Selassie, dinastia che ha i suoi feudi in Cialikot; questi ottenne tutto il Tigré posseduto da Ubié, come Ella sa, e minacia tutto il Sud. In Beghemeder regna Govesié figlio di Waxum Ghebra Medin, dinastia di Soccota; è questi un giovane ardito, ma non sa governare, dimodoché il suo paese è pieno di rivoltosi. Il Gogiam sino a tutti gli Agau è posseduto da Desta figlio naturale di Tedla Gualu, ed è questi forze il più solido di tutti i suddetti.

F. 177v Il nostro Re Menilik, che naturalmente sarebbe il più solido, è un giovane di ottimi costumi (cosa unica in Abissinia), ma /153/ è giovane, e per sua disgrazia si è accoppiato con una donna fatta madre di molti ragazzi avuti da diversi mariti, e questa lo maneggia come vuole, dimodo che poco si può conchiudere con lui; è stato poco fortunato nella spedizione passata che durò quattro mesi; l’orgoglio della moglie che voleva essere imperatrice, gli fece fare dei passi falsi; ora si trova un poco umiliato e minaciato; il bonomo si fece dei nemici inutilmente al nord con pretendere di farsi imperatore, ed al sud, dove si sollevarono i Galla di sua dipendenza. Io l’aveva consigliato di proporre a tutti i principi abissini una lega di pace e di diffesa reciproca per dieci anni, onde dare un poco di riposo al paese, ma non mi ascoltò.

In materia di religione siamo anche molto male: presso il detto imperatore Govesie vi è Abba Joseph il fu confessore di Abba Salama, il quale vorrebbe essere Vescovo ed incomincia esercire [f. 178r] senza esserlo; questi minacia e perseguita i cattolici che può avere. Il principe del Tigré Kassà ha domandato un vescovo tutto solo in Egitto con calcoli di farsi imperatore; da ciò Ella ben vede dove andiamo.

Per ora noi siamo tranquillissimi qui in Scioha e liberi d’istruire come vogliamo non solo i Galla, ma anche i cristiani; giova sperare che durerà questo stato di libertà per molto tempo, i due partiti copti e politici dovranno prima o distruggersi a vicenda, oppure convenire prima di poterci far del male. Frattanto aspettiamo da Dio qualche provvidenza.

Nulla Le dico della missione, perche ho veduto che il P. Taurino scrisse molto. Le notizie delle nostre missioni del Sud sono più favorevoli che altro; sgraziatamente mi morì un sacerdote indigeno, su cui sperava molto per i paesi della razza Nonno Ilù al di là di Guma. In Gudrù il figlio di Gama Moras regna sulla maggior parte di quel paese e promette molto; egli è un mio allievo antico da me battezzato...

F. 178v Il P. Leone è sempre in Ghera, ma ha fatto una malattia molto grave, dalla quale ne è sortito dopo molti mesi. Il P. Ajlù Michele (abebaju) è sempre in Kafa col P. Matteo fratello di Stefano; là le cose non vanno male, ma poca speranza per ora di poter introdurre europei; il Re divenuto capo dei maghi è poco favorevole al partito cattolico; vi è da sperare dopo la sua morte –

EccoLe un sunto della storia nostra presente; cosa sarà dopo dipende da Dio, frattanto noi faciamo la nostra parte usque ad mortem e Dio farà il resto.

Ella non manchi di raccomandarci a Dio, e preghi Madama d’Abbadie a fare lo stesso; non dimentichino che sono entrambi parentes di questa povera missione. Se questa Le arriverà a Pariggi non manchi di salutare pure tutti gli amici, in specie M.r Faugère e M.r du Havelt. Abbracio tutti nel S. crocifisso e sono sempre divotissimo Servo

Fr: G. Massaja V.o