Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Innocenzo Giglioni d’Apiro OFMCap.
procuratore generale delle missioni – Roma

[F. 1r]Padre Reverendissimo

Gilogov – Scioha 17. Giugno 1872.

L’anno scorso Le ho scritto una lettera, se questa Le sia arrivata o no, non lo so; avendo ora una nuova occasione ripeto una seconda lettera, affinché Ella non creda che trovandomi qui lontano abbia dimenticato la mia posizione di figlio, come è mio dovere, ed anche per aprirLe alcune mie pene nell’amministrazione di questo mio Vicariato penibile, il quale conta già il 27. anno di un ministero pieno di spine. Come non bastassero le tribolazioni di ogni genere che gravitano sul mio cuore qui fra questi barbari, si aggiunge ancora la sollecitudine ed il pensiero della V. P. R.ma, e di tutto l’Ordine nostro, e mi domando soventi, cosa saranno divenuti fra i tanti torbidi che agitano la nostra patria, e Roma stessa? Noi qui preghiamo, gemiamo, ci affligiamo, ma poi rimettiamo a Dio ogni cosa col fiat voluntas tua cristiano, come faciamo nelle sovventissime e quasi quotidiane contrarietà e tribolazioni che ci presenta la nostra posizione di missionarii fra i barbari.

Venendo ora agli affari nostri, caro Padre R.mo mi permetta di esporLe qui una grande afflizione causata dai cangiamenti che ebbero luogo in Francia, non tanto per gli avvenimenti [f. 1v] politici, quanto per la divisione della provincia, e nomina dei Superiori. Il M. R. Padre Brunone divenuto Provinciale di Lione, di propria autorità ha annullato tutti gli atti di procura da me lasciati con tutte le istruzioni date al collegio da me fondato; ciò sarebbe stato ancora meno male, ed io avrei pazientato, quando avessi veduto sottentrarvi un’amministrazione ragionevole; ma tutto all’opposto, erettosi in padrone assoluto mi ha fatto delle operazioni che mi obligarono a sopprimere il collegio. Prima in gran parte il collegio era mantenuto dal convento, ed egli lo rimise tutto a spese della missione; fin qui aveva un certo diritto, ed io sarei stato obligato a pazientare; mandò in Egitto e fece comprare a caro prezzo altri nove ragazzi senza conoscere la gravità dell’operazione, e la delicatezza nel tempo stesso. Mi portò la famiglia del collegio a trenta circa, tutti a /212/ spese della missione; mi introdusse una quantità di giovani venuti da case mussulmane di Egitto molto sospetti, e minacianti di corrompere tutti gli altri... Tutto ciò senza dirmi una sola parola. Io ho veduto subito un gran precipizio; tutti i fondi di Marsilia esauriti, l’appuntamento di Lione neanche più sufficiente per mantenere il collegio. Per forza ho dovuto dichiarare il collegio trasportato per non vedermi con debiti, e tutta questa grande missione a morire di fame. In breve Le [f. 2r] dirò che in cinque anni dalla mia partenza, io non viddi più un soldo dell’appuntamento di Lione, i fondi antichi furono tutti finiti, e di venti giovani appena sortiranno tre o quattro buoni; noi qui tutti colla fame. Essendomi lagnato con espressioni che io non credo irragionevoli, egli non si degna neanche di rispondere: Ora sento che ha rinunziato la missione; sia lodato Iddio di tutto. Prova che io aveva ragione rimproverando il P. Brunone per la compra di nove giovani, come sopra Le dissi; al momento che scrivo posso dirLe, che di nove appena uno ha riuscito mediocremente; alcuni si sono fatti mussulmani, alcuni sono morti, e la maggior parte resteranno servi in Aden; questo è ancora meno male, mi guastaro[no] alcuni degli altri, i quali erano l’edificazione in Marsilia.

Venendo ora alla prattica Ella deve avvertire un pochino cotesto P. Brunone paternamente, perché io so che è stato sempre contrario a questa missione, ed alla fine è stato anche di rovina. La sola Provincia di Lione non può sostenere la missione, perché questa non sarà a carico di tutte tre le Provincie? Ella mi dirà che il titolo di Prefetto non può darsi ai tre Provinciali, bene, ma che necessità di questo titolo? Io ho stabilito un Procuratore o commissario nella persona del M. R. P. Domenico Provinciale di Tolosa, e ne ho domandato la conferma alla S. C. di Propaganda. Un commissario basta; questi avrà cura dei fondi della missione e di fare le spedizioni [f. 2v] a suo tempo; quindi trovando nelle tre Provincie qualche individuo aspirante alla Missione lo manderà con ubbidienza di Roma, e d’accordo col Vicario Apostolico. Ora non essendovi più il collegio, l’operazione è divenuta molto più semplice; per carità, Ella promova la cosa in questo senso, e si guardi di contrariare l’opera di Dio, altrimenti ci metterà in un grande imbarazzo.

La missione antica più al Sud è sofferente, mancante di soggetti; noi qui fra i Galla di Scioha abbiamo due case, una in Finfinnì dove si trova il P. V. Prefetto col P. Ferdinando sempre malaticcio; la seconda qui in Gilgovo, paese Galla di confine coi paesi Cristiani. Il P. Vice Prefetto si occupa dell’educazione dei giovani, ed essendo arrivati felicemente quattro dal collegio di Marsilia, gli prenderà sotto la sua disciplina; io qui mi occupo dei Cristiani in grande. Monsignore Cocino si è molto indebolito e domanda le sue dimissioni nella sua qualità di Coadjutore; ho scritto a Roma per dar la successione al Vice Prefetto, ma finora niente ho ricevuto in proposito; Ella, potendo, non manchi di promovere questo affare, da cui dipende l’avvenire –

/213/ Noi qui preghiamo per Lei e per l’Ordine. Ella preghi e facia pregare anche per noi tutti, e principalmente per me che di vero cuore mi professo.

D. P. V. R.ma

Figlio in S. Francesco
Fr: G. Massaja V.o