Massaja
Lettere

Vol. 4

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A monsignore Giovanni Marcello Touvier CM
Vicario apostolico dell’Abissinia – Keren

[F. 1r]Monsignore Carissimo

Gilogov – Choha 21. Giugno 1872.

Colla grazia di Dio, e mediante il buon’uffizio di V. E. i nostri ragazzi sono arrivati qui sani e salvi; di tutto ne siano rese grazie infinite a Dio misericordioso, il quale veglia sempre sopra di noi, e non lascia di proteggerci in tempore opportuno.

Venendo ora alla Sua lettera prima di tutto Le dirò che non posso tanto presto presentare al Re i di Lei saluti, perchè egli si trova fra i Wollo, ed io mi trovo fra i Galla del sud, e dal mese di ottobre dell’anno scorso non ci siamo più veduti, ne so quando ci vedremo; tuttavia lo farò la prima occasione che avrò, e parlerò di Lei in modo particolare. Non creda che il Re Menilik sia cattolico, egli è un divoto figlio del Vescovo eretico col quale è in continua relazione di messaggieri che vanno e vengono. Solamente debbo confessare che ha un buon cuore, epperciò speriamo che non si lascierà vincere dal vescovo [eretico] Atanasio, il quale continuamente lo spinge a caciarci.

Ancorché vi fosse nessun pericolo di persecuzione qui, debbo avvertirLa che ciò deve attribuirsi a due principali ragioni; [f. 1v] la prima, perchè io sono conosciuto da 27. anni in tutta l’Abissinia, e la mia posizione si trova come autenticata universalmente per i paesi Galla, essendomi trovato in relazione pacifica con tutti i principi dell’Abissinia, non escluso Teodoro stesso; la seconda ragione è che io venendo qui in Scioha ho protestato sempre che non cercava i paesi cristiani ma i soli paesi Galla; se domani cercassi di avere qualche chiesa, forze il clero stesso si levarebbe la visiera e si dichiarerebbe contro, e così il Re sarebbe forze obligato a procedere. Le dico ciò, affinchè Ella possa fare i suoi calcoli, affinchè non abbia poi a pentirsi di essere venuto, perchè venendo, deve rifletterei[:] 1. che non potrà più sortire, come non posso sortire io, e neanche andare alla missione del sud, dove io era diretto, e sono qui per forza. 2. che venendo qui potrà fare qualche cosa in grande nell’opinione publica, come spero di far io, ma in detaglio[;] i Cristiani di Scioha presi alla prattica sono i più duri di tutta l’Abissinia; prova in quattro anni ho appena cinque o sei persone che pratticano fra i cristiani, ed anche pochissimi fra i Galla, perchè sono guastati dai Cristiani che regnano. 3. Venendo qui sarà molto impiciato per vivere: il Re darà qualche piccola cosa, ma con speranza di ricevere il doppio, [f. 2r] e l’assicuro che mi trovo molto imbarazzato, perchè la strada di Massawah è affatto chiusa, non solo per noi, ma per il Re stesso, e quella degli Adel è divenuta micidiale, come avrà inteso da Workie; dimodoché io in quattro anni ho ricevuto 100. talleri dalla costa mandati da Mussingher, e nulla più; sperava di ricevere /217/ qualche cosa col mezzo di Workie, ma Ella sa che nulla è venuto, e per fortuna che non ha mandato, perchè altrimenti tutto sarebbe stato perduto.

Ora che Le ho presentato tutto questo, Le dirò che io sarò fortunato di riceverLa, e venendo Ella sarà padrone di tutte le nostre case e risorze; al suo arrivo Le darò conto il poco che ho potuto fare, e Le prometto che l’ajuterò per quanto posso; se non potrà fare fra i cristiani lavorerà fra i Galla, essendo questi tutti nelle di Lei mani; non dubiti per carità di tutto ciò, perchè io sono superiore a tutte le questioni di giurisdizione e di congregazione, come cose instituite dalla Chiesa come adminicoli ed auxiliarii della causa principale dell’apostolato, in facia a cui siamo tutti egualmente obligati a travagliare; Caro Monsignor mio, non abbiamo la fortuna di conoscerci, ma quando mi conoscesse sarebbe certamente fuori del caso di dubitare di ciò. Io ho sempre considerato [f. 2v] la missione Abissinia come la mia in tutto ciò che ho potuto fare nella mia infermità, e voglio che Ella consideri la mia come la sua propria in tutto ciò che potrà fare; solamente non Le nascondo un timore che ho: Ella è venuta alla missione con una persuasione di trovare un terreno avido della nostra parola, invece è tutto l’opposto; alcuni avendomi detto che Ella ha abbandonato i Bogoz perchè ha trovato colà poca soddisfazione, ciò mi spaventò, e dissi tra me, cosa sarà quando si troverà fra questi stupidoni di Cristiani che sentono mille volte, e mojono nell’infedeltà...! Quando il di Lei cuore sarà fatto sull’esperienza di questi paesi, allora comprenderà ciò che dico.

La ringrazio poi infinitamente di tutto ciò che ha fatto per i miei ragazzi arrivati qui felicemente, ma spogliati quasi di tutto; La prego di farci sempre da Padre, perchè noi qui siamo veri pupilli, che possiamo nulla per noi stessi; mandiamo dieci lettere alla costa ed in Europa, ed arriva appena una; la mia speranza è riposta in Lei e nei suoi collaboratori, quali tutti prego di pensare a noi, come a proprii figlii; come pensava M.r Dejacobis di S. memoria; L’abbracio in spiritu e sono sempre

Suo collega divot.mo
Fr. G. Massaja V.o