Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al padre Egidio Baldesi da Cortona OFMCap.
ministro generale – Roma

[F. 1r]R.mo Padre Generale

[Scioa, 28 maggio 1873]

Dal ritorno del corriere spedito da questo Re Minilik al Re Vittorio Emmanuele ho conosciuto la promozione della P. V. R.ma a ministro Generale della nostra amat.ma Congregazione. È inutile che io qui mi perda in semplici congratulazioni di uso; se Ella è persuasa che io amo la mia congr[eg]azione come Madre che mi ha generato alla vita religiosa, Ella di necessità deve suppormi di un cuore tale da goderne sinceramente nella di Lei promozione, persuaso, come sono, che Ella è stata certamente scielta da Dio per rilevare dall’imminente rovina la povera nostra congregazione, e rilevarla coi mezzi e per le vie che offre l’epoca burrascosa in cui viviamo, epoca che ci ricorda i tempi apostolici. Quando la Chiesa regnava nel mondo con tutto il decoro regalato dalla providenza Iddio aveva dato una missione tutta particolare al nostro Ordine di mantenere nella Chiesa lo spirito di povertà e di distacco dalle cose terrene; questa sublime missione dimenticata ha fatto sì che la nostra congregazione si era abbassata ed oscurata di molto, a segno che la Providenza permise una soppressione quasi generale, perché allontanatasi dal fine per cui Iddio l’aveva creata; il cercare motivi ad extra, ed [f. 1v] attribuire la soppressione medesima unicamente alla malizia dei nemici della Chiesa di Cristo, sarebbe questo un’argomento poco cristiano, come se Iddio non fosse abba- /230/ stanza potente per tenere in briglia qualunque siasi nemico, quando nell’ordine della Sua Providenza non fosse arrivato il momento di giusto castigo sopra di noi. Nella succeduta soppressione perciò dobbiamo vedere la mano di Dio, ed entrare potentemente nelle vie da Lui traciate senza esitare. V. P. R.ma essendo chiamata da Dio al governo dell’Ordine nostro, deve di necessità supporsi chiamata alla riforma del medesimo, nel modo più efficace e possibile che ci presenta l’epoca nostra. Io come vecchio figlio della congregazione che dopo Dio amo come madre mia, avrei un mare di cose da dirLe, cose che già ho dette e scritte a molti religiosi fratelli di mia conoscenza nell’ultimo viaggio che ho fatto in Europa, e che qui non potrei tutte ripetere in questa breve lettera; se la P. V. R.ma è tal quale io la suppongo, poche parole devono bastarLe; Ella facia un’appello ai veri Cappuccini figli del S. Padre, quali non mancano in tutte le provincie, e lasciando da una parte i spurii fra il mondo dove sono stati gettati dalla Providenza, guardi di organizzare qualche conventino in tutte le provincie nella vera osservanza della regola e delle costituzioni, senza concessioni, senza dispenze, senza privileggi, e simili, [f. 2r] cose tutte che ci hanno rovinato per il passato; che detto conventino sia o no un convento tutto secondo le leggi, o non lo sia, poco importa, una semplice casa posseduta da qualche benefattore secondo le leggi civili, essa basterà, perché il decoro dell’ordine non sta in questo, ma sibbene nella riforma dei cuori e della disciplina; che siano i conventi ed i religiosi riconosciuti o sconosciuti dai governi nulla importa, perché non sono i governi che legittimano lo stato religioso, ma bensì la Chiesa; secondo il mio debole parere la mancanza di tali e simili adminicoli esteriori non solo [non] deve essere per noi un motivo o pretesto per esimerci dal dovere di promuovere l’opera di Dio nella riforma dell’ordine, che anzi deve animarci di più, perché da un lato l’opera di Dio è più perfetta, e dall’altro l’epoca presenta più grave bisogno; nell’epoca passata il nostro ordine aveva speciale missione di predicare al clero secolare molto onorato e ricco, ora che da questo lato il bisogno non è più così grave sottentra il bisogno di predicare al popolo tutto materiale e sensuale.

R.mo Padre, sia o non sia reale questo mio pensiero o consiglio, si eseguisca o no, tutto è sulle Sue spalle, ed Ella ne sarà il responsabile avanti Dio; per parte mia basti notarglielo.

Non mi trattengo in altro, perché la mia vecchiaja, e l’isolamento totale dal mondo civile, rende il mio [cuore] sterile e secco per tutto ciò che sa di pura convenienza; mi perdoni se ho detto troppo, mi calcoli sempre come Suo figlio affezionatissimo, come mi pregio di esserLe

Fr: G. Massaja V.o Cappuccino