Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al signore Giuseppe Bienenfeld Rolph
vice console d’Italia – Aden

[F. 1r]Molto Illustre Signore Console

Licée – Scioha 7. Giugno 1873.

Con gran piacere ho ricevuto la Sua Carissima col ritorno di Abba Michele inviato [inviato] di questo Re Menilik al nostro Re Vittorio Emmanuele. Da parte dello stesso Re Menilik mi corre do- /233/ vere di ringraziarLa per la singolare sollecitudine Sua onde facilitare il viaggio del prefato messaggiere al Re d’Italia.

Le questioni che Ella mi fa nella prefata Sua carissima meritano gravi riflessioni. Prima di tutto il resto per darLe una risposta sulle relazioni commerciali Le dirò, che se la strada non si apre, queste relazioni non potranno essere che mediate, e dominate dal monopolio dei mercanti e sopratutto del Capo di Tagiurra. Questo Re Menilik può officiosamente assicurare il passaggio di qualche persona in particolare servendosi di tutta la sua influenza, ma non officialmente assicurare che la strada sia aperta a tutti senza l’ajuto di qualche potenza europea, la quale, anche solo diplomaticamente lo potrebbe ottenere, se forti ordini e minaccie venissero da Costantinopoli al capo di Zejla e di Tagiurra, che l’obligassero a dar il passaggio e lo facessero garante di qualunque siasi disordine che succedesse. I mercanti di Zejla e di Tagiurra vivono tutti sul commercio di Scioha, epperciò non hanno il loro interesse che si aprano relazioni di commercio immediato coll’Europa; questa è l’unica ragione che complica la strada, e se accade qualche inconveniente in fondo la ragione è questa unica: il commercio dei schiavi che noi Europei [f. 1v] non possiamo tollerare ha anche la sua gran parte in queste complicazioni. Quando la strada fosse aperta per tutti i commercianti europei, e che fosse solo questione di questo governo di Scioha, avrei gran motivo da sperare che poco per volta il paese si accostumerebbe, e dopo qualche anno il commercio potrebbe prendere un notabile sviluppo: Ho detto dopo qualche tempo, perchè le abitudini del paese son poco favorevoli alla libertà di commercio dei nostri paesi, ed il forestiere ha bisogno dell’assistenza e cooperazione del governo per le cose stesse di prima necessità. Qui per mangiare del pane bisogna pensare a far macinare la farina e poi fare il pane in casa; così se si vuole bere un poco di birra; la stessa casa non si trova, ma bisogna farla...; come vede tutte queste cose per un forestiero che vuole restare pochi giorni non si prestano; per questa ragione il grande albergo dello straniere è la città del Re, dove il medesimo riceve il vitto. In Scioha i fucili sono una proprietà riservata al Re, il quale solo gli compra e poi gli distribuisce ai suoi capi impiegati subalterni; quando io sono arrivato qui il Re comprava fucili ordinami dai mercanti di Tagiurra e gli pagava anche 50. talleri l’uno; dopo il prezzo è disceso a 20., ed ultimamente ne comprò duecento e gli pagò dodeci; la presenza degli Europei qui ha contribuito molto all’abbassamento del prezzo. Io ho parlato al Re del negoziante, di cui Ella mi fece parola, e questi dimostrò piacere di comprargli, ma a dirgliela sinceramente io non potrei risolvermi ad invitare questo mercante a venire, sia per le difficoltà della strada, sia ancora per il timore che non trovi il prezzo da lui desiderato; quando i mercanti di Tagiurra si accorgeranno di ciò gli susciteranno molte difficoltà, e non sarei stupito, [f. 2r] che accadesse qualche inconveniente; se non altro, come hanno fatto a me, il porto di un camelo che ad un’indigeno è di sei talleri o sette, a me è stato fissato 30. talleri; così il povero mercante sarebbe /234/ danneggiato. Da ciò Ella può comprendere la vera posizione delle cose relativamente al commercio e potrà così regolarsi quando fosse interrogato, o da qualche individuo, oppure dal governo del nostro Re.

In quanto alla posizione di Assab, di cui il governo ha fatto aquisto, io dal 1847. al 1850. sopra una barca araba ho visitato tutta quella costa da Babel-mandel sino a Massawah, ma ho nessuna idea di detto luogo in particolare; deve essere un luogo senza porto e senza abitanti, da quanto posso immaginarmi; quella costa ha nessuna relazione coll’interno; una compagnia stabilita colà con poca forza, al più con un centinajo di cameli da guerra ben armati di fucile, potrebbe impadronirsi di Aussa una ventina di leghe francesi all’ovest nell’interno, dove esiste un regolo senza fucili, il quale può fare una resistenza insignificante; in Aussa avvi un lago con una periferia molto fertile; in questo lago sbocca l’Awaz fiume navigabile, il quale monta ai confini est di Scioha e circuisce la frontiera sud sino al[l’]ovest di questo regno; se vi è qualche calcolo a fare per l’interno sarebbe questo, ma domanda un’avvanzamento di capitali. Una società stabilita in Aussa potrebbe impadronirsi di tutto il commercio di questi paesi col tempo. Poco distante da Aussa avvi il Lago del Sale per l’importazione all’interno di questo genere, cosa che potrebbe fruttare assai: le sponde dell’Awaz sono incolte e malsane, ma risanate sono di una fertilità unica; i paesi vicini mancano di pioggia e di aqua, ma sono pianure immense che con un poco d’industria sarebbero coltivabili ed ubertosissime. Ciò sarebbe nel supposto [f. 2v] che una società, oppure il governo volessero utilizzare la posizione di Assab già comprata. La posizione marittima più convenevole sarebbe l’ultima estremità della baja di Tagiurra, qualora colà si trovasse un luogo convenevole per un porto, ed il Governo potesse farne aquisto, cosa che io non ho potuto esaminare. L’estremità della baja suddetta è separata dal Lago del Sale da un piccolo istmo, spazio al più di un miglio Italiano; uno stabilimento colà s’impadronirebbe della pianura del Sale, di là con una mezza ora di strada ferrata, facilissima a farsi, porterebbe il sale in Aussa all’imboccatura dell’Awaz per caricarlo sulle barche che lo porterebbero sino allo Scioha ed ai paesi Galla, per ricambiarlo in altre mercanzie del paese.

Ecco in breve esposto tutto ciò che potrebbe avere di interessante la questione da Lei proposta; non vorrei che Ella appoggiasse un’operazione qualunque sopra queste mie relazioni, le quali sono inesatte; nel caso che il governo, oppure una compagnia volessero intrapprendere un’operazione qualunque, devono prima mandare persone perite e di buona fede per esplorare ogni cosa ed ottenerne colcoli più positivi. Io non ho tempo di scrivere molto, perchè sono occupato nel ministero mio, Ella potrà far parte al governo che mi interpellò in proposito, ed a molte altre persone che mi scrissero, fra le altre gli officiali del bastimento l’Arabia della compagnia Rubattini, ai quali non scrivo, perchè non saprei dove diriggermi. Ad ogni evento La prego di segretezza, perchè altrimenti non servi- /235/ rebbe ad altre che a farci dei nemici qui ed in Europa: noi siamo preti e non siamo accostumati a mischiarci nelle cose politiche fuori del nostro ministero apostolico.

Gradisca i sentimenti della più perfetta stima coi quali mi raffermo

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o