Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cavaliere Antonio Thomson d’Abbadie
esploratore dell’Etiopia – Parigi

F. 189rIll.mo Signor Antoine d’Abbadie

Licée – Choha 9. Giugno 1873.

Accuso ricevuta della Sua lettera unita al fascicolo sulla comune di Pariggi e le vittime della Roquette, un’abisso che ci parla vivamente al cuore, e ci fa travedere dove cammina l’attuale nostra Società europea, se Iddio non ci mette la Sua mano. Ciò che è più deplorabile è il vedere che con tutte queste lezioni la nostra Società non è diventata migliore, e non pensa a cangiare sistema, ma continua e progredisce nella via in cui entrò sul fine del secolo scorso, e che non lascierà sino alla totale rovina, la quale sola rammenera un rinascimento, come giova sperare; ho pianto la rovina di Pariggi, ma non mi stupì affatto, perché io vedeva prepararsi questo fuoco sotto il governo passato, ed il petroglio che incendiò è stato preparato nella fucina delle scuole sotto il governo precedente, come si sta preparando ancora, come mi risulta dai giornali venutimi ultimamente col ritorno di Abba Michele. Vicino alla mia casa di Gilogov un deftera nostro per spianare un terreno vicino alla casa fece zappare sotto un gran masso di pietra staccato; il paesano travagliava indefessamente in zappare e ritirare la terra sotto il masso, senza calcolare che il medesimo aveva bisogno di una base per sussistere sopra il suo capo; un bel giorno quando il poveretto si compiaceva a contemplare il bel piano e spazio ottenuto, aggiunse una zappata che determinò il masso a discendere, e diventò sul momento un’omelette, e vi fu il bisogno di lavoro di un giorno [e di] 50. e più persone per tirarne in pezzi il cadavere per seppellirlo; ora non saprei portare una figura più espressiva di ciò che sta facendo attualmente la nostra Società Europea; mi stupisco di una sol cosa ed è, come la pluralità essendo ancora di una filosofia sana non vegga il precipizio; oppure vedutolo, come non gridi in massa al fuoco, prima che il giorno fatale arrivi... io mi trovo qui frammezzo [f. 189v] una Società selvaggia che Ella ben conosce, e mi vergogno di parlare dei disordini arrivati in Pariggi; educato io fra una /236/ Società civilizzata, ed accostumati a tanti commodi della vita europea piango e gemo fra la miseria di questi paesi; l’unica mia consolazione è la speranza di vedere questi poveri paesi a migliorare col tempo e col mezzo unico della fede... S’immagini ora con quale cuore posso vedere i sforzi dell’odierno menzognero progresso della Società odierna europea per condurci di nuovo al barbarismo inevitabile coll’estinzione della fede e del vangelo! parliamo ora di altro.

Le cose politiche di questo paese sono ancora nello stato da me descritto l’anno scorso ad eccezzione di due fatti. Il primo è che Besbes Kassà principe del Tigré, il quale sulla fine di questo mese compisce due anni, dacché ha vinto e legato Govasié detto Ati Tekla Ghiorghis, e si è fatto proclamare imperatore sotto il nome di Ati Joannes, sino a Gennajo di quest’anno non possedeva che il semplice Tigré senza il Semien, Waggarà, e Wolkait, epperciò con pochissima gente, ma col prestigio dei cannoni ricevuti dagli inglesi, e del Vescovo Atanasio Copto eretico, nel mese di Gennajo suddetto venne a Gondar, dove Maggioregna molto più forte di lui ha fatto la sua sottomissione, e dopo una pace stabilita di due mesi fu legato colla maggior parte dei suoi capi aderenti: dimodoché attualmente è divenuto padrone di tutto il Beghemeder, sino alle frontiere del Gogiam (ancora nelle mani di Adel Tessama), e degli Eggiù posseduti da Aly Berrù. Però in Beghemeder si trovano molti suftà erranti, da quanto mi si dice.

Il secondo fatto, è fra i Wollo, dove il nostro Menilik aveva legato la principessa Mastayet col suo figlio Himam, come le riferiva l’anno scorso e nel mese [f. 190r] di Novembre scorso Menilik avendo messo in libertà Himam figlio di Mastayet, e dato a lui tutto il governo dei Wollo; Partito Menilik con tutta la sua armata per Aïk, e per gli Eggiu, Himam che doveva seguirlo colla sua armata Wollo, si rivoltò, e così obligò Menilik a ritornare, come fece; e la guerra di là in poi fu con lui, ed ancora attualmente. Menilik ha fatto la pace col Mahumed Aly figlio di Aly-Babola, a cui ha dato in isposa una figlia della regina Bafana avuta da precedente matrimonio, cosa che disgustò molto i Cristiani di Scioha. Temo che questa questione dei Wollo non sia per essere la rovina di Menilik, il quale in ciò non ha voluto ascoltare il consiglio di nessuno, ed ha distrutto il paese Wollo, stato sempre lo scudo del regno di Scioha, e che ora minacia di fargli venire l’imperatore Ati Joannes, cosa molto fatale, massime per noi, perché il medesimo è un Copto incarnato, ed ha fatto distruggere le nostre chiese del Tigré.

Rapporto ai Galla del Sud-Ovest, Le dirò in breve che il Gudrù ha scosso il giogo dei successori di Gamma Moras dopo la morte di Goxò Gamma; l’anno scorso Adel Principe del Gogiam passò il Nilo chiamato da un Galla rivoltoso del Gudrù, e sbaragliò i discendenti di Gamma; diede il fuoco a due nostre Chiese, e costituì colà un’altro Galla; il quale dopo le ultime notizie si batteva coi discendenti di Gamma; i nostri Preti e cristiani si rifugiarono in Gemma Nunnu presso Cadida il quale regna pacificamente sopra tutto Nunnu e Gombò, ed appoggia i discendenti di Gamma nella guerra col Gudrù.

/237/ Dopo la morte di Abba Baghibo l’Ennerea passata nelle mani di Abba Gommol suo figlio, persona fanatica mussulmana e nulla, quel paese ha perduto tutto il suo splendore ed influenza all’estero di quei paesi; [f. 190v] quel povero paese è battuto da tutti i Galla dei contorni e gli Aggalò sono arrivati a Sàka. Presentemente il Principe dominante da quelle parti e abba dula re di Guma, il quale ha vinto tutti i Galla dei contorni sino a Gabba all’Ovest, e sino alle vicinanze di Leca al Norò. Anche Gemma Abba Giffar è governato ma da Abba Gommol figlio di Abba Boka fratello di Abba Giffara, ha distrutto il Gengirò basso, e tutto il regnocolo di Garo sulle sponde del Goggieb, dove regna attualmente. Siamo con lui ora in trattativa per stabilirvi una missione domandata dagli abitanti di Gáro di razza Cristiana; Gemma Abba Giffare è minaciato da Menilik, il quale ha già portato le sue armi vicino alle sue frontiere, cioè di là dei Soddo all’Est del Guragué; così pure ad Addia al Sud del medesimo.

Del resto niente di nuovo; le nostre case di Missione di Kafa, di Ghera, di Gobbo, sono tutte sufficientemente tranquille. Il P. Hajlù è sempre in Kafa, P. Leone in Ghera, e Monsignore Cocino in Gobbo presso Lagamara.

Riguardo alle lettere della nostra reciproca corrispondenza, Ella può facilmente tenere il registro di tutto e quando ci scrive può mandarci lettere numerate, perché Ella è in casa Sua con tutte le commodità desiderate; noi all’opposto in uno stato precario e quasi sempre alla sfuggita ci riesce molto difficile a farlo, epperciò ci abbia per iscusati in questo punto.

I miei saluti a Madama d’Abbadie, alla quale dirà che non mi dimentico, come spero che essa non si dimenticherà di noi; Ella poi pensi a noi, e d’accordo col M. R. P. Domenico nostro commissario apostolico, non manchi di rappresentarci presso tutti gli amici in tutto ciò che ci occorre; con ciò La lascio dicendomi

D. S. V. Ill.ma e Carissima

Fr: G. Massaja V.o