Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al Marchese Orazio Antinori
capo della spedizione geografica Italiana – Aramba

[F. 1r]Ill.mo Signor Marchese

Fekerie Ghemb 31. Agosto 1876.

Ieri sera a notte oscura mi arrivò il piego da Lei speditomi, e ringraziai il Signore del loro felice arrivo a questo povero paese: dopo l’arrivo di M.r Poutier vedendoli in ritardo il mio cuore non riposava più temendo qualche sinistro fra cotesti selvaggi; sia dunque lodato Iddio del loro arrivo in buona salute.

Se avessi saputo il loro arrivo avrei fatto qualche preparativo, ma dopo entrato l’inverno io non sperava più di vederli; diceva fra me o che è arrivato loro qualche sinistro, oppure che hanno risoluto di tardare la loro partenza per arrivare qui dopo l’inverno, epperciò non ho pensato più a tenermi preparato. Ora prenderanno le cose come sono, e dal momento che hanno lasciato la nostra bella patria per venire in questi poveri

[f. 1v] paesi, mi giova sperare che saranno armati di un buon capitale di pazienza l’unica che potrà essere loro utile per ottenere lo scopo del loro viaggio; io corro il 31. anno dacché sono in questi paesi, ed ho veduto che la sola pazienza è quella che può essere utile.

Ho scritto due volte per correggere le esaggerazioni di Abba Michele, il quale in Italia mi fece troppo grande, mentre sono qui un vero poveraccio; ma dubito che le mie lettere non Le siano arrivate; ora vedranno coi loro proprii occhj la realtà.

Mi rincresce che il Re è lontano, e la stagione attuale è poco favorevole per venire, [in] prova M.r Pouttier non si è ancora trovato col Re, perché la piena dei fiumi toglie ogni communicazione col Re – Oggi però si avvicina la buona stagione, e fra due o tre settimane le strade saranno aperte, e permetteranno al Re di venire.

[F. 2r] Di questa mattina parte un corriere all’Azzage Walde Gabriele incaricato dal Re di ricevere onorabilmente le Loro Signorie, e spero che questi verrà subito; Walasma Abegaz [è] attualmente un poco distante, e verrà egli pure, fin là abbiano pazienza.

Io discenderò a ricevergli a Wanenamba, paese situato sul loro passaggio; colà avrò il piacere di abbraciargli, solamente mi rincresce che non ho potuto prendere tutte le misure convenienti; ma se non saremo ricchi di mezzi lo saremo di cuore, e colà parleremo di tutto. Non li facio venire qui, perché è un paese molto alto e freddo, epperciò pericoloso per chi viene dai paesi bassi, accostumati a tutt’altra temperatura; avrà luogo questo dopo che saranno acclimatati.

Non ho il piacere di conoscere i di Lei compagni, ma V. S. me li farà conoscere, e sarà il mio interprete presso dei medesimi, affinché sappiano passare sopra molte cose, essendo io un povero grossolano piemontese...

[F. 2v] Tutti i miei compagni sono lontani, ed attualmente non /288/ posso neanche far loro pervenire la notizia del loro fausto arrivo; mi trovo qui solo, vecchio, e senza ajuto, altrimenti, se non io, uno di noi sarebbe volato all’incontro sino a Farri; ma come già Le dissi, avremo il piacere d’incontrarci un poco più qui vicino.

L’abbracio anticipatamente, e con tutta l’effusione del cuore ho l’onore di segnarmi

D. S. V. Ill.ma

Divot.mo Servo
Fr. G. Massaja V.o