Massaja
Lettere

Vol. 4

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Al cardinale Alessandro Franchi
prefetto di Propaganda Fide – Roma

F. 1183rEminentissimo

Licée-Scioha 10. Ottobre 1876.

Debbo accusare all’Em. V. R.ma due veneratissime Sue, una per l’affare dei due vicariati in litigio, e l’altra di raccomandazione in favore del Marchese Antinori e compagni.

Rapporto alla prima debbo far notare all’Em. V. che la venuta della Sua lettera, lasciando a parte l’impossibilità di conciliare nel regno dello Scioha due giurisdizioni distinte, come già ho notato nella mia precedente, mi ha gettato in un grande imbarazzo, anche dalla parte della conscienza, trattandosi di giurisdizione. Dietro la Sua lettera che pare abrogare tutte le autorità statemi concesse da cotesta S. C. nel momento della ultima mia partenza, io sarei qui spogliato di tutte le mie autorità; per altra parte tutte le volte che ho scritto alla costa, giammai una lettera di risposta è arrivata prima di un’anno; qualche volta mi è più facile mandare in Europa, che non in Tigre. Per farLe conoscere poi la complicazione della giurisdizione locale Le dirò che la nostra casa di Haman si trova sull’alto piano frammezzo ed in pieno paese Galla; ha poi una grotta dieci minuti nel precipizio, dove abbiamo una cappella, [f. 1183v] dove nei momenti di torbidi possiamo ricoverarci, e questa è in pieno paese cristiani, perchè tutti i piani sono Galla ed i bassi sono cristiani; di modo che colà sarei incerto nelle mie facoltà; tutto il paese è concepito in questo senso. Io e Monsignore Coadjutore credevamo di avere abbastanza esposto la complicazione locale nelle nostre lettere a Monsignore Tauvier, tanto più poi che ho scritto più a lungo al nostro commissario, pregandolo di recarsi a Roma a questo proposito, ma questi non venuto, da quanto pare, V. Em: ha creduto bene di decidere senza sentire la questione dalle due parti senza prevedere gli inconvenienti gravissimi che ne potrebbero avvenire: supponga che Monsignore Touvier mandi qui un missionario un poco violento, ed ecco che mi viene sopra le fatiche di nove anni di pazienza, dove ho dovuto fare dei sacrifizii immensi, e passar sopra molte cose, questi sarebbe una vera rovina, oltre al pericolo di compromettere gravemente l’interesse della missione, perché questi selvaggi sono molto portati a giurare in verba magistri, come è arrivato nei tempi di M.r Bel in Tigré, dove gli allievi del fu M.r Dejacobis non volevano riconoscere il catechismo del suo successore.

Eminenza R.ma! io avrei mai creduto che Ella mi avrebbe trattato in questo modo. È vero che la Sua lettera non mi leva i poteri ricevuti nel tempo del Suo pre- [f. 1184r] decessore, ma non Le nascondo che ha gettato nel mio cuore delle pene, per una parte, e dall’altra la disanima in me e nei missionarii miei, potendo da un giorno all’altro [venire] un missionario straniero alle mie vedute per darci un solenne scacco e sollevare dei scandali di ogni genere, in un /292/ paese, dove appena la missione cattolica può dirsi tollerata con mille nemici che cercano di distrurla. Io non mi intendo con ciò d’imporre la legge a Chi mi comanda, ma tanto Ella nel comandarmi, quanto io nel dovere che ho di ubbidirLa dobbiamo calcolare le leggi di prudenza dalle quali dipende la vita o la morte della missione.

Mi giova sperare che questa mia lettera basterà per stabilire presso cotesta S. C. il principio dello statu quo attuale fatto dal Suo predecessore; in caso diverso non ha che scrivermi, ed io stesso ne scriverò a M.r Tauvier annunziandogli l’abbandono del campo, e se è necessario di tutti i paesi Galla ancora, perchè nel caso che Ella volesse dare ai due vicariati dei limiti in ragione del regno, allora posso dirLe che il mio Vicariato non vi sarebbe più, ed [f. 1184v] io diventerei un semplice missionario di Monsignore Tauvier dopo 31. anno di faticoso ministero, perchè Menilik ha portato le sue conquiste sino ai confini di Kafa.

Rapporto alla raccomandazione fattami in favore del Marchese Antinori e suoi compagni L’assicuro che gli ho ricevuto nella migliore maniera che ho potuto, e potrà essere tranquilla che farò per loro tutto il mio possibile, affinchè possano a suo tempo progredire verso il Sud, secondo gli ordini che tengono dal loro governo; ma io non posso tutto, e questo Re stesso non potrà fare gran cosa di più che munirgli di qualche raccomandazione che servirà loro per sortire dal suo regno e stabilirsi sulle frontiere, dove cercheranno altre raccomandazioni per i paesi al di là.

Tanto Le debbo in riscontro alle due precipitate, mentre pregandoLa di umiliare a S. S. i voti miei e di tutta la Missione, affinchè Iddio voglia degnarsi di prolungarli la vita per il bene della Chiesa universale, non che la Sua apostolica benedizione Le bacio la S. porpora e sono

D. Em. V.a R.ma

Figlio in Gesù Cristo
Fr: G. Massaja V.o