Massaja
Lettere

Vol. 4

/235/

1879

753

Al professore Giuseppe Dalla Vedova
segretario della Società geografica Italiana – Roma

[F. 1r]Ill.mo Signor segretario

Escia-Eloj – Scioha 1. Gennajo 1879.

Debbo rispondere alla Sua cortesissima lettera del 6. Luglio, pervenutami unitamente a tutte le altre del nostro ottimo Capitano Martini, del Console Italiano di Aden, e di un piego di giornali con alcuni oggetti diretti al Marchese Antinori, al quale è stata consegnata ogni cosa, come Egli stesso non mancherà di accusarlo a chi di ragione.

Rapporto ai viaggiatori Checchi e Chiarini sono partiti di qui nel mese di Maggio, e lasciarono nel mese di Giugno Rogghiè e la nostra casa di Finfinnì, dove Monsignore mio Coadjutore gli consegnò lettere per la nostra casa di Ghera, e di Kafa.

[F. 1v] Di là partirono accompagnati da Degiace Masciascià cugino del Re, armato di truppe, il quale gli portò sino al fiume Awaz, dove gli aspettava un’altro gran capo con truppe chiamato Omar Baxà, il quale gli ricevette e gli portò fra i Soddo, Galla tributarii di Menilik. Colà restarono più di un mese, pendente il quale si spedirono corrieri replicati al Re di Gemma abba giffar per farli passare colà; ma essendo quello un paese di governo mussulmano sotto la pressione dell’Egitto rifiutò di ricevergli. Perciò furono obligati a prendere la via Sud-ovest per fare il giro intorno del paese suddetto, ed inviarsi verso l’Ennerea per passare di la a Ghera e Kafa. Dalla prima Stazione di Omar Baxà hanno scritto una lettera ad Antinori, la quale non mancherà di pervenirLe. Dopo la partenza dai Soddo non si ebbero più notizie officiali, [f. 2r] ma solamente dicerie più o meno verisimili. Al di là dei Soddo hanno avuto qualche incontro e perdita di effetti, ma poca cosa, come sentiranno certamente da Antinori – devono passare colà [per] alcuni principati Galla sotto la pressione dei mussulmani della Mecca mercanti, ma della politica egiziana; se potranno passare questi entrano a Kafa, dove avranno difficoltà di altro genere.

Sgraziatamente nel mese di febbrajo dell’anno or passato morì in Kafa Monsignor Cocino, mio coadjutore in quel paese, e Vescovo di Marocco nostro piemontese, il quale avrebbe potuto scemare un poco le difficoltà con quel Rè; ora la missione si trova colà amministrata da due preti indigeni, i quali non sono capaci di entrare nelle /336/ viste della Società geografica per distruggere i pregiudizii che si possono sollevare contro di loro; ecco i miei timori.

[F. 2v] Dai Soddo, paese suddetto io gli aveva consigliati di tenere la via più all’est, per fuggire i paesi già visitati dall’Ill.mo d’Abbadie, ed anche perchè colà avrebbero avuto un campo immenso da scrivere, sia sull’Awaz, sia sulla catena di montagne, e sia ancora sulla direzione del fiume Goggieb, cognito all’ovest di cafa, ma incognito il suo corso completo ed imboccatura nel mare. Sgraziatamente i poveri viaggiatori non possono prendere la via che vogliono, e debbono consigliarsi con dei capi indigeni che non entrano nelle loro viste.

Ecco tutto quello che posso dirLe in proposito; sarei fortunato di darLe ulteriori detagli, ma nulla ne so, epperciò La prego di gradire la mia buona volontà, e farla gradire ai membri della Società assicurandoli tutti che io qui, e tutti i miei missionarii, mi pregio dichiararmi

D. V. S. e della Società

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o