Massaja
Lettere

Vol. 4

/355/

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Al professore Giuseppe Dalla Vedova
segretario della società geografica Italiana – Roma

[F. 1r]Ill.mo Signore

Escia Eloy – Scioha 1. Marzo 1879.

Dopo che il corriere nostro era già come chiuso, essendo venuta una disgustosa notizia rapporto ai due membri della Spedizione in viaggio per Kafa SS. Ciecchi e Chiarini, mi veggo obligato ad aggiungerLe questa letterina, onde metterLa al corrente delle cose nel loro vero senso, poiché io solo conosco quei paesi.

Prima di tutto Le dirò che io ho ancora qualche dubbio sulla verità di tale notizia, portata da un mercante a Monsignore Torino mio coadjutore a Finfinnì, il quale la scrisse al Marchese Antinori tal quale l’ha sentita dal mercante stesso, il quale si diceva testimonio oculare del fatto al medesimo Prelato.

[F. 1v] La notizia è così concepita: i due nostri viaggiatori non avendo potuto penetrare a Gemma Abba Giffara, dove quel Re aveva rifiutato di riceverli hanno preso la via più all’ovest, e nel mese di Novembre passato alcune notizie volanti li supponevano arrivati a Leca, paese di gran mercato Galla, dove un certo Gherbì si è fatto Re; questi invece di spedirli un poco più al Sud-ovest per la via di Gumma, dove si porta tutto il commercio attuale, e dove il Re è molto amico dei forestieri, segnatamente europei, volle spedirli per la via più diretta in Ennerea.

L’Ennerea è il paese, dove nel 1845. l’illustre viaggiatore Antoine d’Abbadie restò un’anno, e di là colla protezione di Abba Baghibo, allora Re di quel paese, e padre del Re attuale, potè arrivare sino a Kafa, e nel 1853. sotto la protezione dello stesso Re, la missione cattolica si era stabilita, e si mantenne fio- [f. 2r] rente sino al 1862., epoca in cui io era reduce da Kafa, e mi trovava colà alla /356/ morte di Abba Baghibo, e della successione dell’attuale Abba Gommol, il più innetto dei suoi figli, il quale, passati appena due mesi dalla morte di suo Padre, mi cacciò dal suo regno, e mise a pigliaggio la casa delle missione; questa storia basterebbe per darLe un’idea della situazione critica in cui si trovano i nostri due viaggiatori nel supposto. Questo Abba Gommol per la sua incapacità ha già perduto più della metà del regno avuto dal suo padre, e per immoralità, dietro malattia alle parti genitali è attualmente eunuco, epperciò senza cuore; è un mussulmano fanatico governato dai propagandisti della Mecca; da quanto si dice sono stati spogliati, messi in ferri, ed obligati a lavorare; i poveretti avranno perduto anche gli istromenti, ed i prodotti medesimi delle loro osservazioni.

Minilik farà certamente tutti i suoi sforzi per farli mettere in libertà, ma il suo potere non arriva fin là, e non è [f. 2v] che con diplomazie molto lunghe ed incerte che si potrà fare qualche cosa; minaccie troppo forti potrebbero anche esporre i nostri viaggiatori al pericolo della morte. Le nostre missioni sono tutte lontane; la più vicina è quella di Ghera sulle frontiere di Kafa, dove il P. Leone nostro missionario di Savoja non mancherà di fare tutto il suo possibile, ma è abbastanza lontano, e nel caso che il fatto avvenuto sia stato un consiglio di tutti quei regnocoli, allora anche il P. Leone avrebbe delle misure a prendersi per non compromettersi.

Un’inviato dell’Egitto per nome Agì Ammanu è stato quello che ha sollevato tutto questo fuoco contro la Spedizione; questi passò qui e gli conobbe, ed armato dei pregiudizii arabi con una certa missione politica che aveva per tutti quei paesi lo mise in caso di fare tutto questo male.

EccoLe dunque in breve lo stato della questione dolorosa attuale, che non mancherà di sentire da Antinori.

Gradisca di nuovo i miei saluti, e mi creda tutto Suo

Divot.mo Servo
Fr: G. Massaja V.o