CIRAAS
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6 maggio 1976. Alle ore 9 di sera, una violenta scossa di terremoto, d'intensità pari al 9°-10° grado della scala Mercalli, squassa tutto il Friuli per la durata di quasi un minuto. Il bilancio è molto pesante: 950 morti, 2400 feriti, 32.000 abitazioni distrutte, 157.000 lesionate, danni materiali valutati oltre i 4 mila miliardi di lire. L'area più colpita è quella dell’Alto Friuli, con una superficie di circa 4800 kmq su cui vivono - distribuite in 130 comuni - centomila persone. (Dopo quella scossa, in Friuli se ne registreranno, lungo i ventiquattro mesi seguenti, altre cinquecento circa d'intensità pari o superiore al 4° grado Mercalli).
Nel mese di giugno viene istituito dal Ministro per i Beni Culturali e Ambientali, on Mario Pedini (in visita in Friuli, dove tornerà successivamente ancora due volte) il Comitato paritetico fra Stato e Regione per il coordinamento degli interventi sul patrimonio storico-artistico e ambientale.
All’interno del Comitato paritetico, con D.M. 10.6.1976, si era costituito un Comitato tecnico, organizzato e diretto dall’Ispettore Centrale Enrica Fiandra, con compiti di rilevamento e analisi di dati tecnico-scientifici finalizzati alla programmazione degli interventi di cui all’art. 43 del D.L. n. 227. Dal giugno al novembre 1976 all’interno di questo Comitato tecnico lavorarono circa 300 operatori volontari (architetti, archeologi, storici dell’arte, restauratori, disegnatori, operai, custodi, ecc.).
In seguito alcuni componenti di questo gruppo di lavoro, e precisamente gli architetti Mirella Macera, Paola Salerno e Raffaele Madaro, soggiornarono per tre anni a Bagnasco per rilievi sul territorio, grazie a un progetto della Regione Piemonte.
Una mostra fotografica inaugurata a Bagnasco il 15 agosto 2006 rievoca gli eventi tragici di trent'anni fa, come furono registrati e descritti da questi testimoni.
Tra i documenti interessanti esposti nella mostra vi è una serie di foto panoramiche, realizzate con un'apparecchiatura costruita in unico esemplare su progetto dell’arch. Fiandra.
La macchina, denominata Pandora, era dotata di un obiettivo rotante, e realizzava foto su un angolo di 153° con messa a fuoco da 1 metro all’infinito.
Con questa macchina l’arch. Fiandra raccolse una vasta documentazione fotografica in Italia e all’estero, dal 1955 fino al maggio 1976, quando, proprio durante la sua missione in Friuli, le fu sottratta da ignoti.