Vita e missione del
Mons. Francesco Cagliero IMC
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1. Lettera autobiografica

Lettera del Rev. Mons. Francesco Cagliero IMC

A lode e gloria di Dio

Io sono sacerdote diocesano, mi chiamo Francesco Cagliero. Sono nato a Castelnuovo d’Asti il 26 febbraio 1875, e sono stato battezzato il giorno dopo la mia nascita, e cioè il 27 febbraio 1875, e i miei genitori mi diedero i seguenti nomi: Francesco Alessandro. Mio padre si chiamava Giuseppe Cagliero e mia madre si chiamava Francesca Pozzo. Tutti e due furono contadini che vivevano una vita comune. Per l’onore della verità, debbo dire che non si stancarono di inculcare nel mio cuore il corretto timor di Dio, aiutandomi ad evitare gli amici cattivi e il pericolo di sbagliare. Invece, mi educarono all’amore della virtù. In modo particolare, mio padre mi abituava alla vita virtuosa senza saperlo perché è lui stesso che metteva in pratica la virtù. È veritiero perciò il proverbio sulla guida e sul consiglio che dice a proposito dello Spirito che dà ai genitori: “Qui parcit virgae odit filium”. I miei genitori seguirono bene questo consiglio su come educarmi. Tante volte mi davano degli insegnamenti, dei rimproveri e a volte anche delle punizioni. Mi aiutarono a mettere le basi su come comportarmi nella vita e su come compiere bene i miei doveri. Soltanto ora mi accorgo la loro grande bontà che Dio mi diede attraverso i genitori, per questo li ringrazio e soprattutto al mio caro papà, ho ritenuto che fosse una cosa bella scrivere brevemente questo ricordo. Piaceva a mio padre che tra i suoi quattro figli, uno di loro si facesse sacerdote. Questo suo desiderio lo spinse molte volte a chiedere al nostro maestro di scuola elementare chi tra noi quattro figli potesse avere il desiderio di farsi sacerdote e chi dimostrava un buon carattere e proseguiva bene con gli studi. Il nostro maestro spesso gli diceva che io avevo questa qualità e che avevo anche delle capacità intellettuali e potevo continuare con gli studi senza nessun problema. Davvero Dio usò quel nostro maestro per far sì che maturasse in me la vocazione perché non ero degno. È una grazia che supera tutte le grazie, essere scelto per diventare sacerdote, non ero degno tra i miei compagni, anche perché i miei fratelli penso che erano più buoni di me.

Fui accolto nel seminario minore di Giaveno nel mese di febbraio del 1888. In questo seminario, tanti allievi si impegnavano molto negli studi e superavano gli esami, e pertanto diventavano dei modelli di tutti gli alunni della nostra diocesi di Torino. La dedizione dei seminaristi agli studi, mi stimolò ad amare gli studi e studiai con tutta la mia forza. Mi piaceva in modo speciale la materia della religione. In questo seminario coltivai molto la mia devozione al Sacratissimo Cuore di Gesù, alla Santissima Vergine Maria, e a rispettare particolarmente il Santo Padre. Studiai in quel seminario per quattro anni. In cinque anni che vissi in quel seminario, per tre anni ero il primo della classe, e nel quinto anno ero il quinto della classe. Dunque, dopo cinque anni della permanenza in seminario, dovevo fare una decisione su cosa fare nella vita. Non era facile nel decidere se continuare con la formazione sacerdotale o fare altro. Per fortuna chiesi un consiglio al mio padre confessore, e lui mi incoraggiò molto assicurandomi che Dio voleva che io diventassi prete. Gli obbedii, e quindi il 18 settembre 1892 nella festa della Vergine Maria Addolorata feci la vestizione della talare a Castelnuovo d’Asti.

Poi entrai nel seminario di Chieri per gli studi filosofici che durarono per due anni. Nel secondo anno filosofico, fui eletto come aiutante del leader (guida) del seminario al livello studentesco, anche se non ero degno di tutto ciò. Dopo aver finito la mia formazione e le prove del seminario di Chieri, mi fecero entrare nel seminario maggiore di Torino nel mese di ottobre 1894. Studiai molto bene a Torino per cinque anni. Nel primo anno a Chieri ci soffrii molto perché ebbi tanti dubbi circa la mia vocazione, comunque tutti i miei dubbi sparirono dopo aver parlato e ricevuto tanti e bei consigli dal mio padre confessore. Il mio grande desiderio era quello di studiare con molta serietà i miei studi teologici, per questo, mi impegnai di più nel mio dovere di imparare. Il risultato della mia serietà è che superavo benissimo tutti i miei esami di ogni anno. Nel mio quarto anno degli studi, all’inizio del mese di luglio 1898 conseguii la licenza in sacra teologia. Tra tutti i miei desideri, era più forte quello di farsi sacerdote. Dopo aver aspettato per tanti anni facendo gli studi, mi fecero la tonsura e insieme ricevetti gli ordini minori con le mani di sua eccellenza vescovo Bertagna il 13 dicembre 1897. Il 26 marzo 1898 ricevevo il diaconato minore con le mani di sua eccellenza arcivescovo Richelmy. Il 4 giugno 1898 ricevevo il diaconato maggiore con le mani di sua eccellenza Filipello d’Ivrea. Finalmente arrivai all’ultimo anno e cioè il quinto anno, il giorno che aspettavo con tanta ansia e cioè il 27 marzo 1899, nel quale fui ordinato sacerdote con le mani dell’arcivescovo Richelmy a Torino. Il giorno seguente, nella solennità della Santissima Trinità feci la mia prima messa e i parenti furono contentissimi per me. Quel giorno non lo dimenticherò mai. Cantai il cantico di Maria, e cioè il Magnificat.

I miei maestri mi amavano molto, e forse mi amavano e mi rispettavano senza guardare il lato negativo del mio carattere. I superiori del collegio e tutti gli altri responsabili del collegio mi amavano sempre anche se ritengo che non ero degno. Mi elessero come aiutante del responsabile maggiore del seminario. Ero molto consapevole che lo stato sacerdotale era di gran livello e di grande onore. La consapevolezza mi spinse ad impegnarmi di più nel prepararmi meglio nella mia formazione sacerdotale. Dopo aver ricevuto il sacramento dell’ordine sacro, crebbi veramente le parole che dicono: “labia sacerdotis custodient scientiam et legem populi requierent ex ore eius”, avevo il desiderio di salvare le anime delle persone, per due anni studiai il diritto canonico e la morale nel collegio della Consolata. Terminato questo corso, feci degli esami il 18 giugno 1901, conseguendo il dottorato in sacra teologia. Dopo aver finito gli studi, il vescovo mi nominò come vice parroco nella parrocchia di Santa Maddalena. Il 28 giugno 1901, andai subito in quella parrocchia, pronto nel servire il popolo di Dio. Servii quella parrocchia pei circa due anni, fino al mese di luglio 1903, quando passai dall’essere sacerdote diocesano all’istituto dei missionari della consolata (IMC), avevo il desiderio di andare nelle terre di missione all’estero, soprattutto in Africa, America del Sud, Asia ecc. La consapevolezza missionaria ebbe compimento in me quando ero nella parrocchia di Santa Maddalena. Veramente, questo pensiero si maturava pian piano per tanto tempo nella mia mente. Dal tempo che ero nel seminario maggiore di Torino, leggevo le riviste su “Propaganda Fide” e cioè la congregazione papale che si impegna a propagare il vangelo ai popoli; e tante volte che vedevo i missionari, desideravo anch’io di andare nei paesi pagani che non avevano ricevuto ancora il dono della fede, affinché potessi svolgere i piccoli servizi, almeno facendo il bene secondo le mie capacità. Perciò avevo un desiderio ardente di finire gli studi e allo stesso tempo fare delle prove per capire se avevo una buona salute per l’opera missionaria. Dalla parrocchia di Santa Maddalena ebbi una nuova nomina come vice parroco della parrocchia del “Servizio delle montagne”, dove ci lavorai per un anno intero. E lì decisi di parlare coi mio confessore circa il mio desiderio di andare in missioni. Mi disse che dovevo pregare senza pensare tropo a questa cosa, e mi consigliò che se dovessi continuare ancora a sentire questo desiderio missionario nel mio intimo, allora gli dovrò riferirlo nuovamente. Così feci, spiegandogli che sentivo ancora più forte il pensiero sulla mia vocazione missionaria. Il mio confessore mi fece tante prove per vedere se fosse vera ciò che gli dicevo. Le prove durarono per un anno intero. Alla fine mi permise di portare la lettera della mia richiesta al superiore dell’Istituto della Consolata dicendo che mi piaceva essere missionario per andare ad evangelizzare nei paesi dell’estero. La mia richiesta per fortuna fu accettata. Il 5 luglio 1903, giorno della domenica celebravo la santa messa per l’ultima volta e salutavo i miei cari parrocchiani. Il 9 luglio 1903 partii per Torino e fui accolto nella congregazione nel quale fino ad oggi ne faccio parte.

NOTA BENE: Ricordo bene che ho ricevuto il sacramento della Cresima con le mani di sua eccellenza vescovo Gastaldi nella parrocchia di Moriondo, però non ricordo né la data neanche l’anno.

Istituto della Consolata, corso di Genova
... ... 1903
Teol. Francesco Cagliero


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