Santa Lucia

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Santa Lucia
Santa Lucia, da Francesco del Cossa
Santa Lucia
Un particolare dell’immagine di sinistra

Santa Lucia
Vergine e Martire † 304

Memoria: 13 Dicembre

Leggenda di Santa Lucia, anonimo ca. 1480

Lucia era una fanciulla nata a Siracusa da una nobile famiglia cristiana. Seguendo l’esempio della madre Eutychia, studiava con assiduità le Sacre Scritture, e visitava le tombe dei martiri nelle catacombe della città.

Poiché la madre soffriva di un grave flusso di sangue, Lucia la convinse ad andare a Catania presso la tomba di Sant’Agata, che l’avrebbe sicuramente guarita. Lì la Santa apparve alla fanciulla, e le rivelò che la sua fede e la sua purezza avrebbero operato il miracolo. Da quel momento Lucia decise di consacrare la sua verginità a Cristo, e d’accordo con la madre donò tutti i suoi averi ai poveri.

Indispettito da questa conversione, un giovane che aspirava alla sua mano la denunciò come cristiana al prefetto Pascasio. Vigeva allora la persecuzione di Diocleziano, e alla fanciulla fu imposta la scelta fra l’abiura e la morte. Lucia rispose con fierezza che avrebbe affrontato qualunque tormento pur di non sacrificare ai falsi dèi.

Martirio di Santa Lucia
Martirio di Santa Lucia, anonimo fiammingo ca. 1500

Pascasio, per far crollare la sua fede, ordinò che fosse portata in un postribolo e le fosse usata violenza; ma i soldati incaricati di ciò non riuscirono a smuoverne il corpo, neanche quando cercarono di farla trascinare da una coppia di buoi. Fu deciso il supplizio del rogo, ma le fiamme accese intorno a lei non la sfiorarono neanche. Allora Pascasio le fece trafiggere la gola con un pugnale. Lucia ricevette l’Eucarestia, e spirò.

La Santa fu sepolta a Siracusa, e sulla sua tomba sorse in seguito un santuario. Nel 1039 il generale bizantino Giorgio Maniace, durante la campagna per strappare la Sicilia agli Arabi, occupò Siracusa e fece portare il corpo della Santa a Costantinopoli, da dove il doge Enrico Dandolo lo prelevò nel corso della Quarta Crociata (1204) per portarlo a Venezia.

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Il culto di Santa Lucia è diffusissimo in tutto l’Occidente cristiano, ed ancora oggi perfino la Svezia luterana le dedica una speciale celebrazione.

Naturalmente il culto popolare ha portato alla nascita di moltissime leggende e tradizioni. La Santa è spesso associata all’agricoltura, e alla speranza di buoni raccolti. Si dice che nel 1646, durante una grave carestia, la città sia stata salvata da un carico di grano arrivato nel porto proprio il 13 Dicembre. Un’altra leggenda ancora parla di una colomba che depose sul simulacro argenteo della Santa una spiga di grano; i chicchi furono sufficienti per sfamare l’intero popolo, e da allora i Siracusani cucinano, il giorno della festa, un dolce chiamato cuccìa.

Altre leggende sono legate al nome stesso di Lucia, la “lucente”. Il malvagio Pascasio le avrebbe fatto cavare gli occhi, per farli pervenire al pretendente deluso (o forse lei stessa se li strappò, in segno di rinuncia agli amori terreni). Da quest’evento (che non compare negli Atti, pur leggendari, del martirio) si sviluppa la più diffusa iconografia della Santa, rappresentata mentre mostra i suoi occhi in un piatto; e naturalmente il patronato sui ciechi, gli oculisti, e tutte le professioni che hanno a che vedere con la luce.

Nel Medioevo, un paesino della Sicilia era afflitto da una grave epidemia di cecità che colpiva soprattutto i bambini; i genitori si recarono, scalzi, in processione, al santuario della Santa; al ritorno trovarono che non solo i bimbi erano guariti, ma le loro scarpe erano piene di doni. Di qui la tradizione, in occasione della festa, dei doni ai bambini, spesso messi nelle scarpe o nelle calze. Sempre legata alla tradizione dei doni ai bambini è l’usanza di lasciare sul davanzale della finestra un piatto di crusca e farina; la Santa arriverà, nella notte della sua festa, in groppa ad un asino, che mangerà l’offerta; nel piatto vuoto i bimbi troveranno dei doni.

All’inizio dell’età moderna, la discrepanza tra il calendario giuliano e quello astronomico (errore poi corretto con la riforma di Gregorio XIII nel 1582) fece coincidere il solstizio d’inverno (“la notte più lunga che ci sia”) con la festa della Santa. Lucia divenne quindi il simbolo della luce che emerge dalle tenebre.

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