Un doppio martirio
Sebastiano, nato a Milano (secondo altre versioni a Narbona) era un ufficiale della guardia degli imperatori Diocleziano e Massimiano, e per la sua alta carica poteva assistere i cristiani incarcerati, ed operare molte conversioni. Per questo fu facilmente scoperto, e fu condannato ad essere trafitto a morte dalle fecce. Ma quando i suoi carnefici abbandonarono il suo corpo, Sebastiano era ancora vivo, e fu curato da Irene, una pia donna; appena guarito il giovane, anziché nascondersi, proclamò di nuovo apertamente la sua fede. Fu quindi condannato a morte per flagellazione; per disprezzo il suo corpo fu gettato in una cloaca. Ma la matrona Lucina, avvertita in sogno, lo ritrovò, e lo seppellì lungo la Via Appia, nelle catacombe che presero il suo nome.
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Patronati e iconografia
Il culto del Santo è molto diffuso in Europa; è patrono di Pest in Ungheria. Per il supplizio delle frecce Sebastiano è patrono di arcieri, archibugieri, e di tutti coloro che hanno a che fare con attrezzi acuminati: sarti, tappezzieri ecc. Le ferite sul corpo sono assimilate ai segni della peste, e quindi il Santo è invocato, insieme con San Rocco, contro le malattie contagiose.
Ciò che contraddistingue il Santo, oltre alla palma dei martiri, è la freccia, che a volte tiene in mano, come unico e discreto emblema. Tuttavia la rappresentazione del corpo nudo legato ad una colonna è stata per secoli, soprattutto nel Rinascimento e nel Barocco, tema pittorico prediletto di moltissimi artisti.
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