Libro dei Miracoli
di Santa Fede
Trad. Maurizio Pistone

Libro I

Latino →

28.

Santa Fede fa miracoli insigni nei concili.
Il ragazzo che ricevette un quadruplice miracolo.

Non si deve trascurare che fra i molti corpi di santi, che secondo l’uso di quella provincia vengono portati ai concili, Santa Fede brilla di gloria, come se avesse il primo posto. Anche se questi eventi sono numerosissimi, per non fare un libro troppo noioso mi limito a due. Il reverendissimo Arnaldo, vescovo di Rodez1, convocò un così grande concilio2 dei suoi fedeli, che diverse congregazioni di monaci e di canonici portarono corpi di santi, dentro delle cassette o delle immagini auree. L’esercito dei santi era schierato in tende e padiglioni, nel prato di San Felice3, circa un miglio fuori dalla città. Questo luogo era decorato dalla maestà aurea di San Mario, confessore e vescovo4, dalla maestà aurea di Sant’Amazio, come lui confessore e vescovo5, e dalla cassa aurea di San Saturnino martire6, dall’immagine d’oro di Santa Maria Madre di Dio, e dalla maestà aurea di Santa Fede. Vi erano inoltre molte reliquie di santi, il cui numero non verrà ricordato in questa pagina. Fra tutte le altre la bontà dell’Onnipotente si è degnata di glorificare con un evento mirabile ed insigne la sua serva. Fu portato dai genitori un ragazzo, che dalla nascita era cieco, zoppo, sordo e muto, e collocato sotto l’immagine che era posta onorevolmente in un luogo elevato; e dopo essere stato lì per quasi un’ora, ottenne la divina medicina. Ricevuta la grazia della completa guarigione, si alzò, capace di parlare, sentire, vedere, e camminava tranquillamente col suo piede risanato. E mentre il popolo strepitava per festeggiare un simile prodigio, gli anziani del concilio, che erano seduti un po’ più in là, cominciarono a chiedersi fra di loro: Che cos’è questa esultanza di popolo? E la contessa Bertilde7 rispose: Che altro volete che sia? È Santa Fede, che fa i suoi soliti scherzi! Allora tutti appresa la cosa, pieni di stupore e di gioia, spinsero tutta l’assemblea a innalzare lodi a Dio, ricordando con gioia tutte le volte che erano avvenuti quelli che la venerabile matrona aveva chiamato “scherzi” di Santa Fede.

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1. Arnaldo fu vescovo di Rodez fino al 1031; la citazione di Bernardo, che si riferisce al 1010-1012, costituisce la prima data certa del suo episcopato. Torna al testo ↑

2. Questo concilio si inserisce nel movimento della “pace di Dio” promosso dai vescovi, a partire dalla Francia meridionale, fra X e XI secolo. La presenza delle reliquie dei santi aveva lo scopo di rendere più pressanti e convincenti le esortazioni a porre fine alle violenze. Torna al testo ↑

3. Località a nord della collina su cui si trova la città di Rodez. Torna al testo ↑

4. San Mario di Avenches, Marius Aventicensis 532-596, era il patrono della chiesa di Vabres (oggi Comune di Conques en Rouergue). Torna al testo ↑

5. Sant’Amanzio fu vescovo di Rodez nella prima metà del V secolo. Torna al testo ↑

6. San Saturnino, apostolo e primo vescovo di Tolosa, fu martirizzato nel 257. Torna al testo ↑

7. Berthilde, contessa di Rouergue, era figlia di Bosone marchese di Toscana, e nipote di Ugo di Provenza re d’Italia. Sposò Bosone conte di Arles, poi, rimasta vedova, Raimondo marchese di Gothia e conte di Rouergue, che fu ucciso nel 961 sulla strada per San Giacomo di Compostella. Sopravvisse al figlio Raimondo III – più volte ricordato in questo Libro –, che morì nel 1010. Era considerata donna molto devota. Torna al testo ↑