Massaja
Lettere

Vol. 3

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344

A monsignore Giovanni Simeoni
segretario per i riti orientali – Roma

F. 601r

Sulla Missione dell’Affrica Centrale

Eccellenza R.ma

* Roma 25. Maggio 1864.

Per ubbidire ai cenni di V. E. R.ma dirò schiettamente alcune mie idee sopra la missione dell’Affrica centrale, alla quale ho sempre avuto molta simpatia, come missione stabilita nel medesimo tempo della missione Galla, il di cui → Annetto Casolani, nominato il 3 aprile 1846 e consacrato vescovo il 24 maggio, dimesso il 2 maggio 1847. Seguì un lungo periodo di vacanza; nel 1872 fu nominato pro-vicario → Daniele Comboni, consacrato vescovo il 12 agosto 1877, deceduto il 10 ottobre 1881. → Ignazio Knoblecher → Angelo Vinco → Bari popolazione sudanese L’incontro con la Missione dell'Africa Centrale è narrato in → Memorie I Cap. 25 p. 221 sgg. primo V.o Ap.o è stato consacrato con me la giornata d’oggi 24. Maggio 1846.

Nel 1850. reduce da un viaggio che aveva fatto in Europa, avendo tenuta la strada del Nilo, sono arrivato in Kartum sul principio di Ottobre, e le febbri colà incontrate mi obligarono a restarvi sino al mese di Decembre nella casa della missione, allora tenuta dai Padri Gesuiti, essendovi colà missionari un certo P. Pedemonte, ed un certo P. Zara, due angeli di costumi, molto rispettati in paese; due alumni di Propaganda, un certo Knobleker, ed un certo Angelo Vinco facevano parte della missione medesima, il primo era venuto in Europa, che poi ritornò colla qualità di Superiore, ed il secondo da un’anno trovavasi ai Bary sul fiume bianco, di cui non si sapevano notizie.

Trovandomi in Kartum in qualità di semplice viaggiatore secolare, conosciuto dal solo mio confessore P. Pedemonte, il quale secretamente mi somministrava tutto il necessario per la celebrazione della S. Messa nella mia stanza, ho potuto in quel frattempo mettermi al corrente di tutti i sbagli madornali stati commessi nell’impianto di quella missione, dei quali credo d’aver scritto qualche cosa a cotesta S. C. per mio discarico, benché senza dubbio mi sia astenuto allora dallo scrivere certi fatti che potevano essere a carico di qualcheduno in particolare, ma mi ricordo che non ho lasciato [f. 601v] di toccare tutte quelle cose, che potevano interessare la massima, nel senso da me veduta.

Sono rimasto di vedere allora due sbagli solenni, che qui riproduco, perché possono essere di lume all’avvenire, e far conoscere la posizione attuale di quella missione. Il primo sbaglio è stato quello di aver fatto causa comune colla società dei mercanti, e di essere stati loro medesimi, socii nel negozio, dal che naquero due inconvenienti gravissimi. 1. Gelosia dei mercanti medesimi, di cui io ho scritto a cotesta S. C. nell’anno suddetto 1850., quando senza essere profeta ho predetto la maggior parte dei mali avvenuti a quella missione in seguito. 2. I mercanti medesimi con delle viste di lucro, e senza nessun calcolo religioso di missione cattolica, avendo associato ogni sorta di gente, la maggior parte mussulmani nemici della missione medesima; tutta questa caterva col nome della missione in capo recatasi in quelle parti, e facendo schiavi ed amazzando indigeni /97/ senza nessun riguardo, hanno reso quella missione esacrata ed abominevole a tutti quei nomadi, i quali l’hanno calcolata com[e] missione più civile che religiosa; esecrazione che ancora dura attualmente fra quei popoli, e cammina d’accordo all’insalubrità del clima per rendere inutile ogni sforzo ancora per molto tempo.

Il secondo sbaglio solenne che ho scoperto nella mia dimora in Kartum nell’anno 1850. è stata la partenza di Angelo Vinco per i Bary mezzo mercante e mezzo missionario accompagnato da una caterva di servi quasi tutti fanatici mussulmani, e così egli solo e senza lingua per fare la missione, senza volerlo ha pagato le spese alla missione mussulmana; il missionario cattolico era uno, ed i missionarii mussulmani erano dieci pagati da lui; così quei paesi che erano ancora vergini dall’islamismo, non possono più dirsi così attualmente, e quei pochi mussulmani saran quelli che impediranno sempre l’avvanzamento del cristianesimo in quelle parti, che costa già tante vittime.

Non solamente dovevano i missionarii guardarsi di portare dei servi mussulmani ai Bary, ma guardarsene in Kartum medesimo nella casa madre, dove avevano una quantità di giovani per l’educazione; la mancanza di cautela in questo genere ha fatto sì che quasi tutti i giovani educati, sia nelle case [f. 602r] nelle case della missione sul fiume Bianco, sia in Kartum, han finito per farsi mussulmani, e presentemente sono colà i più potenti nemici del cattolicismo.

Potrei parlare qui di un terzo sbaglio colossale commesso, quale io non ho potuto prevedere nel 1850. perché tutta creazione posteriore, ma che ho sentito dopo la mia sortita attuale dai paesi Galla, ed è lo sfarzo di fabbriche e di barche che ha costato un mare di denari alla carità publica, dal che sono nati due inconvenienti. 1. Il governo locale ha dovuto adumbrarsi, perché spese così collossali facevano supporre dei calcoli politici; molti privati poi ingelositi di tante grandezze, certamente che gli uni, e gli altri hanno dovuto lavorare per atterrare l’opera di Dio; chi conosce il modo di agire nascosto e sordo della politica turca per distruggere un’operazione, anche quando finge di secondarla, non resterà stupito di questa mia asserzione. 2. Il secondo inconveniente è quello di avere stancato il publico contribuente, segnatamente il comitato di Vienna, con grave danno dell’onore delle missioni cattoliche; da ciò si spiegano certe lettere di detto comitato che io ho vedute, nelle quali pare che il medesimo sia inclinato a ritirarsi. Potrei sbagliarmi, ma prima di far fabbriche, bisogna fabbricare la Chiesa mistica; facendo fabbriche prima di aver cristiano da mettervi dentro, si corre pericolo che siano poi abitate dagli infedeli, ma intanto il denaro è stato consumato, e l’operazione delle fabbriche ha servito a niente altro che a tenere a bada i missionarj affinché non facessero proseliti, e far loro perdere il capitale di spirito che avevano; quando il missionario ha fatto dei cristiani nasce il bisogno di far fabbriche per mettergli dentro, e la fabbrica stessa non costerà più tanto, perché sarà sempre in parte fatta dai neofiti; la Chiesa ha passato tre secoli senza chiese, e non incomminciò queste che quando le turbe dei fedeli erano tali da dare lo scacco al mondo, una missione è bene che si /98/ mantenga nella sfera comune degli usi di quei paesi dove si trova, fino a tanto che gli indigeni stessi la cerchino.

Ritornando ora al 1850., in Decembre sono partito per il Fasuglu, dove sono rimasto sino al mese di Maggio dell’anno seguente 1851. facendo tentativi di ogni genere [f. 602v] di ogni genere per passare di là ai paesi Galla, dove era diretto; dal Fasuglu sono andato sino a Gassan ultima stazione Egiziana al Sud, dove il governo d’Egitto faceva scavare delle miniere dell’oro. In tutto il tempo che ho passato in quei paesi, mentre faceva i miei sforzi inutili per passare ai paesi Galla distanti niente più, che quattro o cinque giorni, stava meditando tutte quelle posizioni, e rilevando tutto il calcolo che si sarebbe potuto fare delle medesime relativamente al nostro ministero; i paesi della provincia di Fasuglu, e di Gassam, circa 15. leghe francesi più al Sud, ed al Nord-est delle popolazioni del fiume Bianco, la parte posseduta dai Turchi o Egiziani, che è minima presenta ben poche speranze, perché sono tutti mussulmani; i contorni dei medesimi sono tutti pagani della razza nera detta nubiana, ma sono innaccessibili affatto, perché gli Egiziani colle loro barbarie le hanno così irritate che allontanarsi un quarto d’ora solo si tratta di morte certa; il clima non è dei più cattivi, ma neanche è buono, perché vi sono colà le febbri, un poco più benigne però di quelle del Sennaar più a basso. Al ponente di Fasuglu trovasi un gruppo di montagne che si alzano quasi in mezzo alle pianure dei → Dinka Dinka che sono le popolazioni le quali posseggono i paesi sopra il Sennaar frammezzo ai due fiumi Bianco, e Bleu. Questo gruppo di montagne era l’oggetto delle mie perquisizioni, perché l’unico luogo salubre in tutti quei contorni; detto gruppo di montagne è chiamato Tabi → Ingessana Tabi, dove abita una razza molto ardita con tipo diverso da tutte le popolazioni del contorno, e con lingua a parte, che non è la lingua dei Dinka, sebben forse un poco affine; quello, secondo il mio calcolo, sarebbe l’unico luogo, dove la missione godrebbe salute, e colà stabilita come luogo centrale, potrebbe col tempo dare l’attacco a tutte quelle regioni poste tra i due Nili sino ai paesi Galla dove siamo noi. Questo Tabi però si trova più di tutti feroce, e più di tutti accanito contro i Turki, e si può dir quello che gli ha sloggiati da molti luoghi, il potergli approssimare perciò è un’affare molto delicato; una persona molto capace, di quelle che possono resistere a tutte le prove di ogni genere potrebbe tentare questa operazione; se io non avessi avuto delle operazioni incomminciate dalla parte dell’Abissinia, gli impegni che ho fatto per entrare nei paesi Galla, gli avrei fatti certamente per entrare colà; la porta trovasi vicina alle cataratte di Rosseres, dove avvi un mercato indigeno a cui qualche [f. 603r] a cui qualcheduno di detto paese discende secretamente per i suoi negozii; il missionario suddetto, con sembianze da mercante potrebbe restare qualche tempo colà in cerca di questa gente, e prese tutte le informazioni, se gli riuscisse con qualche stratagemma di penetrare colà, la vittoria è come riportata, perché i selvaggj sono di tal natura, che una volta fatti amici non tradiscono, tanto più, quando dopo qualche tempo, avranno capito che lui non è turco, anzi nemico dei /99/ turchi; tutto sta nel guadagnare tanta fiducia che basti per i primi giorni, ed una persona di testa non manca [di] stratagemmi; quando io era là aveva già fatto il piano di fingermi perseguitato a morte, e di voler fuggire in quei paesi per salvare la vita, perché con un titolo simile sarei stato certo di guadagnare un poco di fiducia per potervi arrivare; una volta arrivato là, dopo poco tempo potrà incominciare le sue operazioni di corrispondenza con Kartum, dove si suppone sempre la casa abitata da missionarii; anzi appena sarebbe riuscito al primo di entrare, subito un’altro, tenendo sempre la stessa regola, dovrebbe recarsi al suddetto luogo per le corrispondenze, ed il bisogno di avere dei compagni fra quei selvaggj farà che di necessità si occuperà fare venire anche il secondo; così bel bello la cosa si stabilirà, e stabilita sarà salvata la missione dell’Affrica centrale.

Fuori di questo stratagemma io non veggo altra operazione da farsi; fino a tanto che questo non si farà, e non sarà riuscito, rapporto a quella missione non avvi altra operazione da fare, che conservare la casa di Kartum tenendo colà un Prete o al più due per la cura dei pochi cristiani che si trovano colà, e per non abbandonare quella posizione per la speranza suddetta; anche la casa di Sellan potrebbe essere conservata in questo senso, benché poco o nulla vi sia da fare in quei luoghi, dove la popolazione è mussulmana, ad eccezzione di pochissimi Copti eretici; in quei deserti dei contorni vi sono alcune tribù erranti che si dicono ancora pagane, ma credo che siano frazioni da nulla, ed anche già molto inclinanti all’islamismo, dimodoché ben poco vi sarebbe da sperare.

Nel caso che l’operazione suddetta di Tabi avesse luogo, sarebbe essenziale che si tenesse la cosa segreta, e che il missionario che si prenderà questo incarico si guardasse bene di portare con se dei mussulmani, perché [f. 603v] perché questi saranno i suoi principali nemici che lo metteranno male, appena egli aprirà la bocca per farsi conoscere prete; sarebbe desiderabile che andasse solo, oppure che si prendesse qualcheduno di quelli che sono Cristiani e sicurissimi, e se fosse possibile di quelli che neanche lo conoscano per prete; come ho fatto io nell’epoca suddetta, e ciò solamente fino a tanto che lui abbia potuto guadagnare fiducia. Io credo che in Tabi non vi siano mussulmani affatto, come mi assicurò uno che ho trovato in Fasuglu; tuttavia qualcheduno traditore fuggito dai Turchi potrebbe essere che sia glissato colà, ma è difficile che abbia fatto seguaci, perché i mussulmani considerati come Turchi tanto odiati, difficilmente avranno fatto proseliti.

Venendo il caso che si trattasse di piantare qualche missione nel Fasuglu, oppure una casa di corrispondenza, per norma di cotesta S. Congregazione dirò, che la città di Fasuglu presentemente non deve essere più stazione di soldati Turchi, avendo sentito ultimamente che sono state ri[ri]tirate tutte le truppe di là, e che il governo manda solamente qualche volta a fare delle scorrerie per esiggere i tributi, epperciò non vi sarebbe più tutta la sicurezza che vi era all’epoca che sono andato io; forse però sarebbe ancor meglio per riuscire nel piano suddetto, perché vi sarebbe meno sospetto /100/ per parte degli indigeni; dico ciò, perché nel 1851. l’esser stato io coi Turchi mi fece più del male che del bene per il piano che aveva, ma sono stato costretto a farlo dalle forti raccomandazioni che aveva, le quali fecero sì, che le persone del governo non mi lasciavano andare a mio talento per paura che mi arrivasse qualche cosa. Facio osservare ancora che le vicinanze del Nilo a Fasuglu presentano ancora qualche grado di più di salubrità.

Parlando di Kartum dirò ancora una piccola cosa, la quale è bene che si sappia da cotesta S. C. Quel luogo è malsano non solo per il corpo, ma molto più per l’anima del missionario, ed ecco il perché: vi sono in Kartum circa dieci o dodeci famiglie di Europei, tutta gente dell’infima feccia senza nessuna religione affatto; se il missionario è un deboluccio resterà vittima dei medesimi, perché non avendo altri da conversare, di necessità deve sempre essere in contatto coi medesimi, coi quali non è possibile che possa fare il menomo discorso religioso; incomincierà di necessità a star quieto, e poi poco per volta beverà il loro razionalismo e si guasterà; quando il missionario ha qualche buon cristiano per pochi che siano, sono per lui tanti angeli custodi, che lo guardano [f. 604r] e lo obligano a tenersi un poco in sesto nei suoi doveri per poco d’amor proprio che abbia, ma guai se fosse solo, e solamente con simile razza di gente, se non sarà di quei campioni temprati a olio sarà una persona sacrificata; come è Kartum, è Gedda sul mare rosso, nel caso che venisse interessata a mandare dei sacerdoti; in simili luoghi, o due, o nessuno, perché altrimenti, non solo non si ottiene lo scopo, ma tutto all’opposto non vi sarà che semplice passività di ogni genere.

Dirò ora qualche parola di osservazione sopra le lettere del → Nicola Mazza P. Nicola Mazza di Verona statemi comunicate. Si vede che questo Sacerdote ha un’ottimo spirito, ed è alla Chiesa uno di quegli elementi stati preparati da Dio per qualche suo dissegno; quando sono esseri di questo calibro il contraddirli fa pensare due volte, perché per lo più sono di quelli che dovunque cadono mancheranno mai di fare del bene, essendo veri regali della Providenza a quel luogo; come sono esseri che si lasciano guidare, per diriggerli fa pensare due volte per non sbagliare il luogo voluto dalla Providenza.

Bramerei sapere solamente, se questo buon Sacerdote ha cognizione di tutti due i luoghi che domanda; se ha cognizione di tutti, allora bisogna dire che ha già fatto dei calcoli e piani che dovranno essere benedetti da Dio; ad ogni evento per assicurar meglio la cosa si potrebbe avvertire di quanto occorre, affinché non accada che trovando poi un terreno più secco di quello che credeva, non accada che si disanimi. Il paese che egli domanda è nella più parte mussulmano, anzi quasi tutto, et quidem più fanatico dalla parte del mare rosso; qualche provincietta confinante coll’Abissinia si trova ancora quasi pagana con qualche tradizione cristiana; la parte vicina al Nilo, è quasi disabitata, il poco che vi è è mussulmano. La parte Nord dell’Abissinia è vicina ai soldati Turchi, e frequentata dagli arabi della Mecca molto fanatici; il suo clima, poco salubre; la parte verso il Nilo più sana, ma presenta pochissime speranze.

/101/ F. 604v Il piano concepito di fare qualche cosa al Cairo, non sarebbe cattivo, anche nel caso che il paese suddetto non si prestasse, perché nel supposto che quel uomo sia, tal quale io lo penso, in mezzo a quell’arsenale di eterodossi un campione di simili fatta, non farà che del bene, ed ai suoi elementi, una volta maturi, si potrà dare quella direzione che si vorrà. Ecco il mio parere a questo riguardo, solamente, in caso che il suddetto non fosse informato di tutto il sopra detto, sarebbe bene informarlo.

In quanto alla lettera di risposta fatta alle lettere suddette dal P. G. dei M.[inori] O.[sservanti] M. O. io non veggo come lo stabilirsi del suddetto in Cairo possa esservi cosa contraria agli interessi della Missione, nel caso la cosa sarebbe piuttosto a Monsignore Delegato; come però sia i diritti di Monsignore, siano quelli di Terra Santa, nulla avvi di titolare, ma tutto e delegazione precaria della S. C., essa può legittimare ogni cosa, come però io non conosco le istruzioni particolari a ciascheduno, non saprei cosa dire. Il levante cresce ogni giorno in popolazione europea, ed ho sentito che Monsignor Delegato vorrebbe fare delle parrochie, potrebbe darsi che l’affare in discorso possa ancora essere utile, ed amato anche da quel M.re Delegato...

† Fr: G. M. V. di C.
V.o Ap.o dei G.

P. S. Mi sono dimenticato di dire che la Missione dei PP. Riformati arriva sino a Kenné al dissotto di Tebe, da Kenné sino alle vicinanze di Kartum deve essere ancora paese libero; la provincia di Kartum è sotto il Vicariato dell’Affrica centrale; nella distanza da Kenné sino al Vicariato dell’Affrica centrale, come non presenta avvenire, che sopra i Copti, non converrebbe separarla da quella dell’alto Egitto, accostumata a coltivare questo elemento, e ciò stando al sistema tenuto sin qui; io però crederei che fissare il territorio ad un’ordine non sia il sistema migliore, perché la debolezza umana è tale, che se non vi si mette un poco di concorrenza a scuotere l’amor proprio, avvi pericolo che la missione dorma; in questo caso, come le missioni dei regolari non sono sedi vescovili titolari, ma tutto è delegazione, la S. C. può fare ciò che vuole –