Vita, martirio, iconografia
Il nome riportato nei Sinottici significa in aramaico “Figlio” (Bar) di Talmai (l’“Ardito”); viene solitamente identificato con il Natanaele, che nel vangelo di Giovanni compare al suo posto nella lista degli Apostoli.
Quando Filippo gli parla di Gesù, prima diffida (“Può mai venire qualcosa di buono da Nazareth?”), poi crede con entusiasmo e sottomissione.
La leggenda posteriore lo vuole inviato ad evangelizzare varie regioni asiatiche. Non sono certe le circostanze della sua morte: secondo la versione più diffusa esorcizzò la figlia del re dei Parti, che per tutto ringraziamento lo fece scorticare vivo.
Viene rappresentato nell’atto del martirio, oppure mentre porta la sua stessa pelle, come se fosse un mantello, oppure un coltello. Spesso sulla pelle è raffigurato il suo volto, e l’immagine fu ripresa da Michelangelo, che nel Giudizio Universale in quella pelle rappresentò sé stesso. È patrono di conciatori, calzolai e di tutti quelli che hanno a che fare con il cuoio, nonché dei sarti. Viene invocato come guaritore da spasmi, convulsioni, possessioni.
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