Santi Giuliano e Basilissa

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Santi giulilano e Basilissa, Valloadolid
Santi Giuliano e Basilissa, immagini nella chiesa loro dedicata a Valladolid (Spagna)

Santi Giuliano e Basilissa
Martiri in Tebaide
Memoria: 6 gennaio / 21 maggio

Patroni dei Coltivatori di Chieri

Giuliano e Basilissa sono ricordati, insieme con altri martiri, dagli antichi martirologi. Erano della città di Antinoe, nella Tebaide egiziana (non di Antiochia, errore indotto nelle fonti dall’abbreviazione Ant.). Il giovane Giuliano, di nobile famiglia, ricevette un’ottima educazione; divenuto fervente cristiano, desiderò dedicarsi alla vita religiosa, ma i genitori gli imposero il matrimonio. Accettò di sposare la giovane Basilissa (il nome in greco significa regina), anch'essa cristiana, ma di comune accordo gli sposi convissero in assoluta castità, facendo voto di rimanere vergini. Fondarono due monasteri, uno maschile, l’altro femminile, e si diedero ad opere di carità, spendendosi soprattutto nell’assistenza agli infermi.

Non conosciamo le circostanze della morte di Basilissa; le fonti non dicono esplicitamente che abbia conosciuto il martirio. Sappiamo invece che Giuliano fu imprigionato, per ordine del governatore Marciano, ai tempi della persecuzione di Diocleziano (304-305). Dopo aver convertito alla fede alcuni membri della famiglia dello stesso governatore, Giuliano con altri cristiani fu torturato e decapitato.

Molti particolari della vicenda dei due sposi sono incerti, anche per le frequenti confusioni con altri santi dallo stesso nome. La loro festa è posta dal martirologio Romano al 6 gennaio, da altre fonti al 9 gennaio, o ancora in altre date.

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Santi giulilano e Basilissa, processione
Il passaggio del carro con le reliquie dei Santi per le vie di Chieri

Le reliquie sono custodite in varie chiese, fra cui la Basilica Ostiense a Roma, e il Duomo di Chieri. Secondo la leggenda, furono portate da un cavaliere che era stato crociato in Terrasanta, e sistemate in una cappelletta della campagna fra Chieri e Andezeno, e poi disperse. Vennero poi ritrovate nel 1187, ma sorse una disputa fra Chieri e Andezeno per il loro possesso, e si affidò la decisione al giudizio divino; i buoi che tiravano il carro su cui era poggiata l’urna, lasciati liberi, si diressero con sicurezza verso il Duomo chierese, varcarono il portone d’ingresso e si fermarono davanti all’altar maggiore. In ricordo di questo miracolo il 21 maggio di ogni anno gli agricoltori chieresi fanno una processione e portano le reliquie su un carro tirato da due buoi bianchi, invocando la protezione per i campi e i raccolti.

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