Santi Vincenzo e Anastasio

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San Vincenzo
San Vincenzo, da una stampa popolare spagnola del 1830-1840

San Vincenzo da Huesca
Diacono e Martire † 304

Sant’Anastasio
Martire † 628

Memoria: 22 Gennaio

San Vincenzo è patrono di Casorzo e Vinchio
Insieme sono patroni di Cambiano

Vincenzo è il più illustre martire spagnolo. Il nome, Vincens “vincitore” è segno dell’appartenenza ad una nobile famiglia. Nato a Huesca in Spagna, si trasferì a Saragozza, dove divenne diacono. Durante la persecuzione di Diocleziano, il prefetto Daciano lo fece arrestare insieme al suo vescovo Valerio, e lo sottopose a crudeli torture per ottenerne l’abiura. Sottoposto alla fustigazione, alla pena del cavalletto, a quella degli uncini di ferro, della graticola e delle lamine infuocate, infine gettato in una cella cosparsa di cocci taglienti, continuò a proclamare la sua fede e il suo desiderio di martirio; i suoi persecutori non sarebbero riusciti a piegare la sua anima ma il suo corpo, un “vaso di coccio” destinato a spezzarsi: risposta interessante, perché attesta nel Santo (o nel suo biografo) la conoscenza del repertorio retorico classico.

Dopo la sua morte, il suo corpo fu dato in pasto agli animali selvatici, che però furono tenuti in disparte da un corvo; gettato nel fiume, appesantito da una grossa pietra di macina, continuò miracolosamente a galleggiare, permettendo ai fedeli di recuperarlo e di dargli degna sepoltura.

Nell’VIII secolo le sue spoglie furono portate a Roma, e collocate accanto a quelle di Sant’Anastasio.

L’iconografia lo ritrae per lo più con la veste dalmatica, emblema dei diaconi, o in vari momenti del martirio.

È patrono della città di Lisbona, dove il suo corpo fu conservato durante l’invasione dei Mori in Spagna, e di moltissime altre città spagnole, portoghesi e italiane. È protettore degli orfani, delle vedove e dei poveri.

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Paliotto d’altare
Paliotto d’altare, dalla cripta di Sant’Anastasio ad Asti

La vicenda di Sant’Anastasio ha per teatro le guerre tra gli ultimi imperatori persiani e l’impero bizantino. Nel 614 il persiano Cosroe II invase Mesopotamia, Siria e Palestina; occupata Gerusalemme saccheggiò le chiese, e portò in Persia le reliquie della Passione, fra cui la Vera Croce.

Nell’esercito persiano vi era un soldato, di nome Magundat, istruito nell’antica religione zoroastriana; egli era colpito dal fatto che i cristiani venerassero la Croce, uno strumento di supplizio, ed ammirava l’eroismo dei martiri. Recatosi a Gerusalemme ebbe il battesimo, e mutato il nome in Anastasio, cioè “Risorto”, per lungo tempo condusse vita monastica. Recatosi a Cesarea di Palestina, fu catturato e condotto alla presenza dell’imperatore insieme ad altri cristiani. Sottoposto a terribili tormenti rifiutò di abiurare, e predisse la fine del regno di Cosroe. Alla fine fu strangolato e decapitato.

Intanto l’imperatore Eraclio guidava già la riscossa bizantina. Esattamente dieci giorni dopo il supplizio di Anastasio, Cosroe, sconfitto, fu ucciso da una rivolta dei suoi. Nel 629 la Vera Croce fu restituita a Gerusalemme, e nel 640 le reliquie di Sant’Anastasio furono portate a Roma, e collocate nel monastero delle Aquae Salviae; la Chiesa, detta poi dei Santi Vincenzo ed Anastasio, fa parte del complesso abbaziale delle Tre Fontane, nel luogo che ricorda il martirio di San Paolo.

L’unione dei due Santi in un’unica memoria, il giorno 22 gennaio, fu sancita nel Nuovo Messale Romano del 1570.

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Una chiesa dedicata a Sant’Anastasio sorse ad Asti nella prima metà dell’VIII secolo, forse per iniziativa del re longobardo Liutprando; la chiesa fu poi inglobata agli inizi dell’XI secolo in un monastero femminile benedettino. I successivi rifacimenti, e soprattutto la costruzione di una grande chiesa barocca, cancellarono quasi completamente le tracce della costruzione originaria. Nel 1907 l’edificio fu abbattuto per permettere un ampliamento del liceo Alfieri; in quell’occasione fu riscoperta la cripta romanica, con tracce delle strutture altomedievali.

La presenza di questa chiesa spiega l’antica devozione per Sant’Anastasio diffusa in tutto il Monferrato.

Per altre informazioni vai alla pagina della Parrocchia di Cambiano →

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